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Capitolo 11: Lezioni di vita PEC 60

Il grande Maestro metteva i suoi uditori in contatto con la natura perché potessero udire quella voce che parla attraverso tutte le cose create, e via via che i loro cuori si facevano sensibili e le loro menti ricettive, li aiutava a interpretare l’insegnamento spirituale delle scene che i loro occhi contemplavano. Le parabole, per mezzo delle quali insegnava lezioni di verità, rivelano come la sua mente fosse aperta all’influsso della natura, e come provasse piacere ad attingere insegnamenti spirituali dalle circostanze della vita di tutti i giorni. PEC 60.1

Gli uccelli dell’aria, i gigli dei campi, il seminatore e il seme, il pastore e la pecora: con queste immagini Cristo rendeva chiare verità eterne. Nelle sue illustrazioni si serviva anche degli eventi della vita, dell’esperienza quotidiana di coloro che lo ascoltavano: il lievito, il tesoro nascosto, la perla, la rete da pesca, la dramma perduta, il figlio prodigo, la casa sulla roccia e quella sulla sabbia. Nelle sue lezioni c’era qualcosa che interessava ogni mente e che faceva appello a ogni cuore. Il lavoro quotidiano, perciò, invece di essere qualcosa di meccanico, privo di profonde riflessioni, era illuminato e nobilitato dal costante richiamo a ciò che è spirituale e invisibile. PEC 60.2

È così che noi dovremmo insegnare. Che i bambini imparino a vedere nella natura un’espressione dell’amore e della saggezza di Dio. Che il pensiero di lui sia messo in relazione con gli uccelli, i fiori e gli alberi; che tutte le cose visibili diventino interpreti di quelle invisibili, e che tutti gli eventi della vita siano uno strumento di formazione divina. PEC 60.3

Mentre essi imparano a studiare le lezioni che si trovano in tutte le cose create e in tutte le esperienze della vita, mostrate che le stesse leggi che regolano queste cose, devono governare ognuno di noi; che sono state date per il nostro bene, e che solo ubbidendo a esse possiamo trovare la vera felicità e il successo. PEC 60.4