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Capitolo 15: Una questione di onestà CEC 55

Un meschino egoismo sembra impedire agli uomini di dare a Dio ciò che gli spetta. Il Signore, stipulando un patto, si impegnava a benedirli abbondantemente e gratificarli senza limiti se, da parte loro, avessero restituito regolarmente ciò che era destinato a realizzare l’instaurazione del regno di Gesù Cristo. Ma se gli uomini trattengono per loro ciò che appartiene a Dio Egli dichiara: “Voi siete colpiti di maledizione...” Malachia 3:9. CEC 55.2

Coloro che sono coscienti della loro dipendenza da Dio comprenderanno che devono essere onesti con i loro simili e soprattutto con Dio, da cui ricevono tutte le benedizioni. Il fatto di disconoscere le indicazioni divine relative alla decima e alle offerte è annotato nel registro celeste come un furto nei confronti di Dio. CEC 55.3

Nessun uomo, se manca di onestà nei confronti di Dio e dei suoi simili può conoscere la vera prosperità. L’Iddio Altissimo, proprietario del cielo e della terra dichiara: “Non avrai nella tua sacchetta due pesi, uno grande e uno piccolo. Non avrai in casa due misure, una grande e una piccola. Terrai pesi esatti e giusti, terrai misure esatte e giuste, affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra che l’Eterno, l’Iddio tuo, ti dà. Poiché chiunque fa altrimenti, chiunque commette iniquità, è in abominio all’Eterno, al tuo Dio”. Deuteronomio 25:13-16. Tramite il profeta Michea il Signore esprime nuovamente la sua avversione per la disonestà: “Nelle case dei malvagi ci sono ancora tesori accumulati con inganno, misure falsificate che io detesto! Come potrei considerare innocente chi usa bilance e pesi truccati? I ricchi di questa città si danno alla violenza, gli abitanti sono bugiardi e si ingannano tra loro. Per questo io ho cominciato a colpirvi, a distruggervi per le vostre colpe”. Michea 6:10-13 (Tilc). — The Review and Herald, 17 dicembre 1889. CEC 55.4