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Un’angoscia inesprimibile TT1 157

Possiamo avere solo una pallida idea dell’inesprimibile angoscia del Figlio di Dio nel Getsemani, quando egli sentì la sua separazione dal Padre a causa del peccato dell’uomo. Egli aveva assunto questa responsabilità per l’umanità decaduta. La sensazione di abbandono da parte del Padre suggeriva al suo spirito queste parole angosciate: “...L’anima mia è oppressa da tristezza mortale... se è possibile, passi oltre da me questo calice!” Poi, con assoluta sottomissione alla volontà del Padre: “Ma pure, non come voglio io” disse “ma come tu vuoi”. Matteo 26:38, 39. TT1 157.6

Il divino Figlio dell’Altissimo era allo stremo delle forze. Il Padre, allora, inviò un suo messaggero perché lo incoraggiasse e lo aiutasse a percorrere la via del sacrificio. Se gli uomini avessero potuto vedere la sorpresa e la tristezza delle schiere angeliche mentre in silenzio osservavano il Padre che privava il Figlio della sua luce, del suo amore e della sua gloria, avrebbero compreso meglio quanto il peccato fosse insopportabile agli occhi di Dio. La spada della giustizia si abbatteva sull’Unigenito che, tradito con un bacio e consegnato nelle mani dei nemici, fu trascinato davanti a un tribunale terreno dove fu deriso e condannato a morte. Il Figlio di Dio fu “...trafitto a motivo delle nostre trasgressioni, fiaccato a motivo delle nostre iniquità...” Egli sopportò insulti, scherni e oltraggi: “...tanto era disfatto il suo sembiante sì da non parer più un uomo, e il suo aspetto sì da non parer più un figliuol d’uomo”. Isaia 53:5; 52:14. TT1 158.1