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Nella buona terra PV 32

Il seminatore non sempre subisce delusioni. Il Salvatore disse che il seme caduto nella buona terra “è colui che ode la Parola e l’intende; che porta del frutto e rende l’uno il cento, l’altro il sessanta e l’altro il trenta”. Matteo 13:23. “E quel ch’è in buona terra, son coloro i quali, dopo aver udita la Parola, la ritengono in un cuore onesto e buono, e portan frutto con perseveranza”. Luca 8:15. PV 32.3

Il “cuore onesto e buono” di cui parla la parabola non è un cuore senza peccato, perché l’Evangelo deve essere predicato ai perduti. Cristo ha detto: “Io non son venuto a chiamare de’ giusti, ma dei peccatori”. Marco 2:17. Ha un cuore onesto chi si lascia convincere dallo Spirito Santo e confessa le sue colpe, chi sente il bisogno della misericordia e dell’amore divino e nutre il sincero desiderio di conoscere la verità per obbedirle. Il cuore buono è un cuore credente e fiducioso nella Parola di Dio. Senza fede è impossibile accettare la Parola, “poiché chi s’accosta a Dio deve credere ch’Egli è, e che è il rimuneratore di quelli che lo cercano”. Ebrei 11:6. PV 33.1

“Ma quei che ha ricevuto la semenza in buona terra, è colui che ode la Parola e l’intende”. I Farisei al tempo di Cristo chiudevano gli occhi per non vedere e le orecchie per non sentire, perciò la verità non raggiungeva i loro cuori e dovettero pagare cara la loro ostinata ignoranza e cecità volontaria. Cristo insegnò invece ai discepoli ad essere aperti alle istruzioni e pronti a credere, e pronunciò una benedizione su di loro per aver visto con gli occhi e sentito con le orecchie della fede. PV 33.2

L’ascoltatore simile al buon terreno riceve la Parola “non come parola d’uomini, ma quale essa è veramente, come parola di Dio”. 1 Tessalonicesi 2:13. Solo chi riceve la Scrittura come voce di Dio che gli parla personalmente imparerà davvero. Egli trema dinanzi a questa Parola, essendo per lui una realtà vivente, ed apre il cuore e la mente per capirla. Ascoltatori di questo tipo erano Cornelio e i suoi amici che dissero all’apostolo Pietro: “Ora dunque siamo tutti qui presenti davanti a Dio, per udir tutte le cose che ti sono state comandate dal Signore”. Atti 10:33. PV 33.3

Il riconoscere la verità non dipende tanto dalla profondità intellettuale quanto da intenzioni pure e da una fede semplice, ardente e fiduciosa. Gli angeli di Dio si avvicinano a tutti quelli che, umilmente, cercano la guida divina e lo Spirito Santo apre loro i ricchi tesori della verità. PV 33.4

Gli ascoltatori paragonati alla buona terra conservano la Parola dopo averla udita e Satana con tutti i suoi accoliti non può rapirgliela. PV 33.5

Non basta semplicemente ascoltare o leggere la Parola: chi desidera trarre profitto dalle Scritture deve meditare la verità che gli è stata presentata e apprendere, con viva attenzione e in preghiera, il senso delle parole della verità e dissetarsi fino in fondo alla sorgente degli oracoli sacri. PV 34.1

Dio c’invita a nutrire il nostro spirito di pensieri nobili e puri, desidera che meditiamo sul suo amore e la sua misericordia e studiamo la sua opera meravigliosa nel grande piano della redenzione. La nostra percezione della verità si farà sempre più limpida ed il desiderio di avere un cuore puro e idee chiare sarà più elevato e più santo. L’anima che vive nell’atmosfera pura di pensieri nobili e santi rimarrà trasformata dalla comunione con Dio tramite lo studio delle Scritture. PV 34.2

“E portaron frutto”. Coloro che hanno udito la Parola e la conservano porteranno il frutto dell’obbedienza: la Parola di Dio, accolta nell’anima, si manifesterà con opere buone, in un carattere e in una vita cristiani. Gesù ebbe a dire di se stesso: “Dio mio, io prendo piacere a far la tua volontà, e la tua legge è dentro il mio cuore”. Salmi 40:8. “Io... cerco non la mia propria volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato”. Giovanni 5:30. E la Scrittura aggiunge: “Chi dice di dimorare in lui, deve, nel modo ch’egli camminò, camminare anch’esso”. 1 Giovanni 2:6. PV 34.3

La Parola di Dio si scontra spesso con i tratti di carattere ereditari o acquisiti e con le abitudini della vita quotidiana, ma l’ascoltatore rappresentato dalla buona terra accetta la Parola, con tutte le sue condizioni ed esigenze, sottoponendole le sue tendenze e abitudini. Ai suoi occhi i comandamenti degli uomini mortali e fallaci perderanno significato di fronte alla Parola del Dio infinito. Con tutto il cuore e un solo proposito cercherà la vita eterna e obbedirà alla verità a costo dei beni, di persecuzioni e della morte stessa. PV 34.4

“E portan frutto con perseveranza”. Nessuno di coloro che accettano la Parola di Dio è risparmiato da prove e difficoltà, ma il vero cristiano non si agita dinanzi all’afflizione, non perde il coraggio né si dispera. Anche se non possiamo prevedere l’esito della prova né comprendere i disegni divini a nostro riguardo, non perdiamo la fiducia, anzi, consapevoli della bontà e misericordia del Signore, gettiamo su di lui le nostre preoccupazioni aspettando con pazienza la sua liberazione! PV 34.5

La vita spirituale si fortifica nel conflitto: le prove ben sostenute sviluppano la fermezza di carattere e le preziose virtù spirituali. Il frutto perfetto della fede, della dolcezza e della carità sovente matura meglio in mezzo alle tempeste e all’oscurità. PV 35.1

“Ecco, l’agricoltore aspetta il prezioso frutto della terra pazientando, finché esso abbia ricevuto la pioggia della prima e dell’ultima stagione”. Giacomo 5:7. Allo stesso modo il cristiano deve attendere con pazienza il frutto della Parola di Dio nella sua vita. Molte volte, quando imploriamo i doni dello Spirito, Dio esaudisce le nostre orazioni suscitando intorno a noi delle circostanze atte a sviluppare questi frutti, ma noi non capiamo il suo proposito e rimaniamo stupiti e scoraggiati, eppure nessuno potrà sviluppare questi doni della grazia se non crescendo e portando frutto. Il nostro compito è di accettare la Parola di Dio, aggrappandoci fermamente ad essa e sottomettendoci pienamente al suo controllo: allora si realizzerà il suo piano in noi. PV 35.2

“Se uno mi ama”, disse Cristo, “osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui”. Giovanni 14:23. In noi si manifesterà l’influenza dominante di uno spirito più forte e perfetto, essendo in comunione vivente con quella fonte che tutto sostiene. Nella nostra vita spirituale rimarremo prigionieri di Gesù Cristo e non vivremo più egoisticamente per noi stessi, ma sarà Cristo a vivere in noi! Il suo carattere si rifletterà nella nostra natura e così porteremo i frutti dello Spirito Santo “qual trenta, qual sessanta e qual cento”. PV 35.3