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Il gran conflitto - Contents
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    Capitolo 40: La liberazione del popolo di Dio

    Quando coloro che osservano la legge di Dio saranno privi della protezione delle leggi umane, si produrrà simultaneamente nei vari paesi un movimento con lo scopo di distruggerli. All’avvicinarsi del tempo fissato dal decreto, la gente cospirerà per annientare l’odiata setta. Sarà scelta una certa notte per sferrare il colpo decisivo, che ridurrà definitivamente al silenzio la voce del dissenso e del rimprovero.GC 497.1

    I figli di Dio — in parte in carcere o nascosti nei rifugi delle foreste e delle montagne — pregano per ricevere la protezione divina, mentre ovunque gruppi di uomini armati, sollecitati da schiere di demoni, sono pronti per compiere la loro opera. Però, nel momento più critico, il Dio d’Israele interverrà per liberare i suoi eletti. Dice il Signore: “Allora intonerete de’ canti, come la notte quando si celebra una festa; e avrete la gioia nel cuore, come colui che cammina... per andare al monte dell’Eterno, alla Rocca d’Israele. E l’Eterno farà udire la sua voce maestosa, e mostrerà come colpisce col suo braccio nel furore della sua ira, tra le fiamme d’un fuoco divorante, in mezzo alla tempesta, a un diluvio di pioggia, a una gragnuola di sassi”. Isaia 30:29, 30.GC 497.2

    Con grida che esprimono trionfo, sarcasmo e imprecazione, folle di uomini malvagi stanno per precipitarsi sulla loro preda, quando una densa oscurità, più fitta delle tenebre della notte, scende sulla terra. Poi un arcobaleno, che riflette la gloria del trono di Dio, squarcia il cielo e sembra circondare ogni gruppo di persone in preghiera. Le bande furibonde si fermano improvvisamente. Le loro grida selvagge cessano per incanto. Con paurosi presentimenti osservano il simbolo del patto di Dio e desiderano sfuggire al suo splendore abbagliante.GC 497.3

    I figli di Dio odono una voce chiara e melodiosa che dice: “Guardate in alto!” Alzando gli occhi verso il cielo, essi vedono l’arcobaleno della promessa. Le nuvole scure e minacciose che coprivano il cielo scompaiono e come Stefano, essi contemplano la gloria di Dio e il Figlio dell’uomo seduto sul suo trono. Essi scorgono sul suo corpo divino i segni della sua umiliazione e odono le sue labbra formulare una richiesta alla presenza del Padre e degli angeli: “Padre, io voglio che dove son io, siano meco anche quelli che tu m’hai dati...” Giovanni 17:24. Echeggia una voce melodiosa che con tono di trionfo esclama: “Vengono! Vengono! Santi, innocenti, irreprensibili. Hanno accettato la promessa della mia pazienza e quindi cammineranno in mezzo agli angeli”. Dalle labbra pallide e tremanti di coloro che sono rimasti fedeli esce un grido di vittoria.GC 497.4

    È a mezzanotte che Dio manifesta la sua potenza per liberare il suo popolo. Il sole appare in tutto il suo splendore e segni e prodigi si susseguono rapidamente. Gli empi osservano la scena con meraviglia e terrore, mentre i giusti contemplano con immensa gioia i segni della loro liberazione. Tutto nella natura appare sconvolto. I fiumi cessano di scorrere, grosse nubi oscure si ammassano e cozzano le une contro le altre. Nel cielo si nota uno spazio chiaro, di una gloria indescrivibile, da cui proviene la voce di Dio, simile al suono di molte acque, che dice: “... È fatto!” Apocalisse 16:17.GC 498.1

    Quella voce scuote i cieli e la terra. C’è “...un gran terremoto, tale, che da quando gli uomini sono stati sulla terra, non si ebbe mai terremoto così grande e così forte”. Apocalisse 16:18. Il cielo sembra aprirsi e chiudersi. La gloria che procede dal trono di Dio pare debba esplodere sul mondo. Le montagne oscillano come le canne al vento e le rocce schiantate vengono proiettate in ogni direzione. Si ode un boato come di una tempesta che sta per sopraggiungere. Il mare è infuriato. Il fragore dell’uragano è simile a voci di demoni che compiono un’opera di distruzione. La terra intera si solleva e si abbassa come le onde del mare. La superficie terrestre si schianta. Gli stessi fondamenti della terra sembrano crollare. Intere catene di montagne sprofondano. Isole abitate scompaiono. I porti delle città di mare, diventate simili a Sodoma in quanto a corruzione, sono inghiottiti dalle onde infuriate. Dio si è ricordato di “Babilonia la grande per darle il calice del vino del furor dell’ira sua...” Grandine “...del peso di circa un talento...” compie la sua opera di sterminio. Apocalisse 16:19, 21. Le città più importanti della terra sono rase al suolo. I palazzi maestosi, dove i grandi uomini del mondo hanno accumulato le loro ricchezze, crollano sotto i loro occhi. Le mura delle prigioni si sfasciano, rendendo la libertà al popolo di Dio, incarcerato per la sua fede.GC 498.2

    Le tombe si aprono e “...molti di coloro che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni per la vita eterna, gli altri per l’obbrobrio, per una eterna infamia”. Daniele 12:2. Tutti coloro che sono morti credendo nel messaggio del terzo angelo escono dai sepolcri glorificati e odono il patto di pace di Dio concluso con chi ha osservato la sua legge. “...Anche quelli che lo trafissero...” (Apocalisse 1:7), coloro che disprezzarono e derisero l’agonia mortale di Gesù e i più violenti oppositori della sua verità e del suo popolo, risusciteranno per contemplare la sua gloria e l’onore conferito ai fedeli.GC 498.3

    Fitte nubi coprono ancora il cielo, ma di tanto in tanto il sole si affaccia, come se volesse rappresentare l’occhio di Dio. I lampi solcano il cielo, avvolgendo la terra come un manto di fuoco. Al di sopra del terrificante fragore del tuono, voci misteriose e lugubri annunciano la sorte degli empi. Le parole non sono comprensibili a tutti, ma sono chiaramente percepite dai falsi maestri. Coloro che fino a poco tempo prima erano temerari, vanagloriosi e insolenti, esultanti della loro crudeltà nei confronti dei fedeli osservatori dei comandamenti di Dio, ora sono in preda al panico e tremano. I loro gemiti superano il frastuono degli elementi sconvolti. I demoni riconoscono la divinità del Cristo e tremano davanti alla sua potenza, mentre gli uomini implorano misericordia e strisciano al suolo in preda al terrore.GC 499.1

    I profeti dell’antichità, contemplando in visione il giorno di Dio, dissero: “Urlate, poiché il giorno dell’Eterno è vicino; esso viene come una devastazione dell’Onnipotente”. Isaia 13:6. “Entra nella roccia, e nasconditi nella polvere per sottrarti al terrore dell’Eterno e allo splendore della sua maestà. Lo sguardo altero dell’uomo del volgo sarà abbassato, e l’orgoglio de’ grandi sarà umiliato; l’Eterno solo sarà esaltato in quel giorno. Poiché l’Eterno degli eserciti ha un giorno contro tutto ciò ch’è orgoglioso ed altero, e contro chiunque s’innalza, per abbassarlo... In quel giorno, gli uomini getteranno ai topi e ai pipistrelli gl’idoli d’argento e gl’idoli d’oro, che s’eran fatti per adorarli; ed entreranno nelle fessure delle rocce e nei crepacci delle rupi per sottrarsi al terrore dell’Eterno e allo splendore della sua maestà, quand’ei si leverà per far tremar la terra”. Isaia 2:10-12, 20, 21.GC 499.2

    Attraverso uno squarcio nelle nubi si affaccia una stella il cui splendore è quadruplicato dal contrasto con le tenebre circostanti. Essa trasmette speranza e gioia ai fedeli, ma manifesta giustizia e collera ai trasgressori della legge di Dio. Coloro che hanno sacrificato tutto per il Cristo ora sono al sicuro, protetti dal Signore. Messi alla prova, essi hanno manifestato al mondo e ai contestatori della verità, la loro fedeltà a colui che è morto per loro. Un meraviglioso cambiamento si è verificato in coloro che sono rimasti fedeli anche davanti alla morte. Liberati improvvisamente dall’oscura e terribile tirannia di uomini trasformati in demoni, i loro volti un tempo pallidi, ansiosi e smarriti, ora risplendono di meraviglia, di fede e di amore. Le loro voci si elevano in questo canto di trionfo: “Dio è per noi un rifugio ed una forza, un aiuto sempre pronto nelle distrette. Perciò noi non temeremo, anche quando fosse sconvolta la terra, quando i monti fossero smossi in seno ai mari, quando le acque del mare muggissero e schiumassero, e per il loro gonfiarsi tremassero i monti”. Salmi 46:1-3.GC 499.3

    Mentre queste parole, che esprimono una profonda fiducia salgono fino a Dio, le nubi gradatamente si allontanano e appare il cielo tempestato di stelle, luminoso, in contrasto con l’oscura e minacciosa zona dall’altra parte dell’orizzonte. Attraverso le porte aperte si scorge la gloria della città eterna. Poi, stagliata sullo sfondo del cielo, appare una mano che regge due tavole di pietra piegate insieme. Dice il profeta: “E i cieli proclameranno la sua giustizia; perché Dio stesso sta per giudicare”. Salmi 50:6. Quella santa legge, che manifesta la giustizia di Dio, proclamata sul monte Sinai in mezzo a tuoni e lampi fiammeggianti come guida di vita, è rivelata ora agli uomini come l’unica regola del giudizio. La mano apre le due tavole e su di esse si vedono i precetti del decalogo scritti a caratteri di fuoco. Le parole sono talmente chiare che tutti le possono leggere. La memoria si risveglia. Le tenebre della superstizione e dell’eresia sono dissipate da ogni spirito e i dieci comandamenti di Dio, brevi ma di vasta portata e autorevoli, sono visibili a tutti gli abitanti della terra.GC 500.1

    È impossibile descrivere l’orrore e la disperazione di coloro che hanno rigettato i princìpi divini. Il Signore aveva dato loro la sua legge: essi avrebbero potuto meditarla e rendersi conto dei propri limiti mentre c’era ancora il tempo per pentirsi e riformarsi. Invece, per assicurarsi il favore del mondo, essi hanno accantonato quei santi precetti e insegnato ad altri a trasgredirli. Non solo, ma hanno anche cercato di costringere il popolo di Dio a profanare il sabato. Ora sono condannati proprio da quella legge che hanno disprezzato. Si rendono conto chiaramente di non avere scuse. Essi hanno scelto l’oggetto del loro culto. “E voi vedrete di nuovo la differenza che v’è fra il giusto e l’empio, fra colui che serve Dio e colui che non lo serve”. Malachia 3:18.GC 500.2

    I nemici della legge di Dio, dai pastori fino ai più semplici fedeli, hanno ora un nuovo concetto della verità e del dovere. Troppo tardi, però, si accorgono che il sabato del quarto comandamento è il suggello del Dio vivente. Troppo tardi scorgono la natura del loro falso giorno di riposo e si rendono conto di aver edificato sulla sabbia. Capiscono di avere lottato contro Dio. I capi religiosi hanno condotto gli uomini alla perdizione pur dicendo di guidarli verso le porte del paradiso. Solo nel giorno del giudizio finale si saprà quanto sia stata grande la responsabilità di uomini che occupavano posizioni di sacra responsabilità e quanto siano stati gravi i risultati della loro infedeltà. L’eternità rivelerà ciò che significa anche la perdita di un solo uomo. Sarà terribile la sorte di colui al quale Dio dirà: “Vattene da me, malvagio servitore!”GC 500.3

    La voce di Dio risuona in cielo, annunciando il giorno e l’ora della venuta di Gesù e proclamando al suo popolo il patto eterno. Simili al fragore di un violento tuono, le sue parole echeggiano in tutta la terra. I figli di Dio le ascoltano e volgono il loro sguardo in alto. I volti dei credenti sono illuminati dalla sua gloria e risplendono come il volto di Mosè quando scese dal Sinai. Gli empi non possono sopportare la loro vista. E quando la benedizione viene pronunciata su coloro che hanno onorato Dio, santificando il suo santo sabato, si ode un grande grido di vittoria.GC 501.1

    Presto appare verso oriente una piccola nuvola nera, grande come la mano di un uomo. È la nube che circonda il Salvatore e che, a distanza, sembra avvolta dalle tenebre. Il popolo di Dio sa che questo è il segno della venuta del Figlio dell’uomo. La osserva in silenzio solenne mentre essa si avvicina sempre più alla terra facendosi via via più luminosa e splendente fino a diventare una grande nuvola bianca alla cui base c’è un fuoco ardente, mentre sopra di essa si scorge l’arcobaleno della promessa. Gesù avanza come un conquistatore. Non è più l’“uomo di dolore” che viene a bere l’amaro calice della sofferenza e dell’infamia. Vincitore in cielo e sulla terra, egli viene per giudicare i vivi e i morti. “...Il Fedele e il Verace... giudica e guerreggia con giustizia”. È seguito dagli “eserciti che sono nel cielo...” Apocalisse 19:11, 14. È scortato da una numerosa schiera di angeli che cantano. Il cielo sembra vibrare di “mille migliaia e diecimila miriadi” di questi esseri gloriosi. Nessuna penna umana può descrivere la scena e nessuna mente mortale può concepirne lo splendore. “...La sua gloria copre i cieli, e la terra è piena della sua lode. Il suo splendore è pari alla luce...” Abacuc 3:3, 4. Mentre la nuvola si avvicina, ogni occhio contempla il Principe della vita. Nessuna corona di spine deturpa la sua fronte. La luce del suo volto fa impallidire quella del sole a mezzogiorno. “E sulla veste e sulla coscia porta scritto questo nome: Re dei re, Signor dei signori”. Apocalisse 19:16.GC 501.2

    In sua presenza “...tutte le facce son diventate pallide” (Geremia 30:6) e coloro che hanno respinto la misericordia di Dio provano il terrore della disperazione eterna. “...I cuori si struggono, le ginocchia tremano... tutti i volti impallidiscono”. Nahum 2:10. I giusti, vacillando, gridano: “Chi può reggere in piè?” Il canto degli angeli cessa e segue un periodo di terribile silenzio. Ma si ode la voce di Gesù che dice: “La mia grazia ti basta”. I volti dei giusti, allora, si illuminano e la gioia inonda i loro cuori. Gli angeli intonano di nuovo il loro canto che si fa sempre più forte a mano a mano che si avvicinano alla terra.GC 501.3

    Il Re dei re scende sopra la nuvola avvolta da fiamme di fuoco. Il cielo si ritira “...come una pergamena che si arrotola...”, la terra trema davanti a lui e “...ogni montagna e ogni isola fu rimossa dal suo luogo”. Apocalisse 6:14. “L’Iddio nostro viene e non se ne starà cheto: lo precede un fuoco divorante, lo circonda una fiera tempesta. Egli chiama i cieli di sopra e la terra per assistere al giudicio del suo popolo”. Salmi 50:3, 4.GC 502.1

    “E i re della terra e i grandi e i capitani e i ricchi e i potenti e ogni servo e ogni libero si nascosero nelle spelonche e nelle rocce dei monti; e dicevano ai monti e alle rocce: Cadeteci addosso e nascondeteci dal cospetto di Colui che siede sul trono e dall’ira dell’Agnello; perché è venuto il gran giorno della sua ira, e chi può reggere in piè?” Apocalisse 6:15-17.GC 502.2

    Le beffe e gli scherni sono finiti. Le labbra bugiarde sono ridotte al silenzio. Il rumore delle armi, il tumulto della battaglia “...ogni mantello avvoltolato nel sangue...” (Isaia 9:4) sono cessati. Si odono solo preghiere, pianti e lamenti. Dalle labbra, che fino a poco prima si aprivano per schernire, esce il grido: “È venuto il gran giorno della sua ira e chi può reggere in piè?” Gli empi chiedono alle rocce dei monti di seppellirli, piuttosto che affrontare lo sguardo di colui che hanno disprezzato e respinto.GC 502.3

    Essi conoscono bene quella voce che giunge fino alle orecchie dei morti. Quante volte i suoi accenti dolci e teneri li avevano invitati al ravvedimento! Quante volte l’avevano udita nelle affettuose esortazioni di un amico di un fratello e dello stesso Redentore! Per coloro che hanno rifiutato la sua grazia, nessuna voce potrebbe essere più severa, più terribile di quella che per tanto tempo ha esortato: “...convertitevi dalle vostre vie malvage! E perché morreste voi, o casa d’Israele?” Ezechiele 33:11. Oh, se questa voce fosse per loro quella di un estraneo! Gesù dice: “Ma poiché, quand’ho chiamato avete rifiutato d’ascoltare, quand’ho steso la mano nessun vi ha badato, anzi avete respinto ogni mio consiglio e della mia correzione non ne avete voluto sapere”. Proverbi 1:24, 25. Quella voce risveglia ricordi che essi vorrebbero poter cancellare: avvertimenti disprezzati, inviti respinti, privilegi trascurati.GC 502.4

    Ci sono anche coloro che schernirono il Cristo nella sua umiliazione. Con irrefrenabile potenza ritornano alla loro mente le parole di Gesù sofferente, quando, scongiurato dal sommo sacerdote, dichiarò: “...da ora innanzi vedrete il Figliuol dell’uomo sedere alla destra della Potenza, e venire su le nuvole del cielo”. Matteo 26:64. Ora essi lo contemplano nella sua gloria e ancora non l’hanno visto seduto alla destra della potenza divina.GC 502.5

    Coloro che derisero la sua affermazione di essere il Figlio di Dio, ora sono senza parole. C’è il superbo Erode che ridicolizzò il suo titolo regale ordinando ai beffardi soldati di incoronarlo. Vi sono coloro che con mani sacrileghe lo rivestirono di un mantello rosso, gli posero sulla fronte una corona di spine e nella sua docile mano uno scettro per poi inchinarsi davanti a lui con disprezzo e bestemmie. Quegli uomini, che picchiarono il Principe della vita e gli sputarono addosso, ora si sottraggono al suo sguardo penetrante e cercano di fuggire davanti all’irresistibile gloria della sua presenza. Coloro che gli conficcarono i chiodi nelle mani e nei piedi, che gli forarono il costato, osservano quei segni con terrore e con rimorso.GC 503.1

    Gli eventi del Calvario ritornano alla mente dei sacerdoti e dei capi con spaventosa chiarezza ed è con un vivo senso di sgomento che rievocano il momento in cui, scuotendo la testa, dissero su ispirazione di Satana: “Ha salvato altri e non può salvar se stesso! Da che è il re d’Israele, scenda ora giù di croce, e noi crederemo in lui. S’è confidato in Dio; lo liberi ora, s’Ei lo gradisce...” Matteo 27:42, 43.GC 503.2

    Ricordano bene la parabola dei vignaioli che rifiutarono di dare al padrone il frutto della vigna, maltrattarono i suoi servi e uccisero suo figlio. Ricordano anche il verdetto che essi stessi pronunciarono: “...il padron della vigna... farà perir malamente, cotesti scellerati...” Matteo 21:40, 41. Nel peccato e nel castigo di quegli uomini infedeli, i sacerdoti e gli anziani riconoscono il proprio comportamento e la propria giusta sorte. Allora si sente un grido di angoscia mortale. Più alto del grido: “Crocifiggilo, crocifiggilo!” che echeggiò per le vie di Gerusalemme, sale il lamento disperato: “Il Figlio di Dio! È il vero Messia!” Invano cercano di sottrarsi alla presenza del Re dei re; invano cercano di nascondersi nei crepacci aperti nella roccia dalla furia degli elementi.GC 503.3

    Nella vita di tutti coloro che rifiutano la verità, vi sono momenti in cui la coscienza si risveglia, in cui la memoria rievoca il ricordo doloroso di una vita di ipocrisia, in cui l’anima è torturata dal rimpianto. Però che cosa sono tutte queste cose di fronte al rimorso di quel giorno “quando lo spavento vi piomberà addosso come una tempesta, quando la sventura v’investirà come un uragano...”? Proverbi 1:27. Coloro che avrebbero voluto eliminarli ora contemplano la gloria del Cristo e del suo popolo fedele. Con terrore odono le voci dei santi che esclamano con gioia: “Ecco, questo è il nostro Dio: in lui abbiamo sperato, ed egli ci ha salvati...” Isaia 25:9.GC 503.4

    Mentre la terra trema, i lampi squarciano le nubi e il tuono fa udire il suo rumore sordo, la voce del Figlio di Dio richiama in vita i santi che dormono. Egli contempla le tombe dei giusti e alzando le mani verso il cielo grida: “Svegliatevi e giubilate, o voi che abitate nella polvere!” Isaia 26:19. In ogni angolo della terra, i morti udranno la sua voce e ritorneranno in vita. La terra intera risuonerà dei passi di quella folla immensa che viene da ogni nazione, tribù, lingua e popolo. I redenti lasciano la prigione della morte rivestiti di una gloria immortale ed esclamano: “O morte, dov’è la tua vittoria? O morte, dov’è il tuo dardo?” 1 Corinzi 15:55. Poi i giusti viventi e i santi risuscitati uniscono le loro voci in un lungo e trionfante grido di vittoria.GC 504.1

    Tutti escono dalle tombe con la statura che avevano quando vi entrarono. Adamo, che è in mezzo alla folla dei risuscitati, si distingue per la sua altezza e per il suo portamento maestoso. Di statura leggermente inferiore a quella del Figlio di Dio, egli è in stridente contrasto con gli uomini delle ultime generazioni e ciò rivela la degradazione verificatasi nel genere umano. Ognuno, però, risuscita con la freschezza e con il vigore di un’eterna giovinezza. L’uomo era stato creato a immagine di Dio, non soltanto dal punto di vista del carattere, ma anche nella forma e nell’apparenza. Il peccato deturpò e quasi cancellò l’immagine divina. Ma il Cristo essendo venuto a restaurare ciò che l’uomo aveva perso, trasformerà il nostro corpo mortale e lo renderà simile al suo corpo glorioso. Il corpo corruttibile, privo di bellezza, un tempo contaminato dal peccato, diventerà bello, perfetto e immortale. Ogni difetto, ogni deformità saranno lasciati nella tomba. Riammessi a nutrirsi dell’albero della vita, nell’Eden da tanto tempo perso, i redenti cresceranno (cfr. Malachia 4:2) fino a raggiungere la statura perfetta della struttura originale. Eliminate le ultime tracce della maledizione provocata dal peccato, i fedeli del Cristo appariranno nella bellezza dell’Eterno, il nostro Dio, riflettendo nella mente, nell’anima e nel corpo l’immagine perfetta del Signore. Questa redenzione meravigliosa, di cui tanto si è parlato, nella quale tanto si è sperato e che è stata attesa così a lungo, con impazienza ma mai pienamente compresa, si è finalmente realizzata!GC 504.2

    I giusti viventi sono trasformati “in un momento, in un batter d’occhio”. Alla voce di Dio essi erano stati glorificati, ora sono resi immortali e, insieme con i santi risuscitati, innalzati a incontrare il Signore nell’aria. Gli angeli raduneranno “i suoi eletti dai quattro venti, dall’un capo all’altro de’ cieli”. I bambini sono portati dagli angeli nelle braccia delle loro madri. Gli amici da tempo separati dalla morte sono nuovamente ricongiunti per non separarsi più, e tutti insieme, con canti di gioia, salgono verso la città di Dio.GC 504.3

    Il carro formato dalla nuvola, con ai lati ali e ruote viventi, sale verso il cielo. Via via che si innalza, le ruote e le ali esclamano: “Santo!” La scorta degli angeli, a sua volta, ripete: “Santo, santo, santo è il Signore Dio, l’Onnipotente!” Apocalisse 4:8. I redenti gridano: “Alleluia!”, mentre il carro procede in direzione della nuova Gerusalemme.GC 505.1

    Prima di entrare nella città di Dio, il Salvatore consegna agli eletti gli emblemi della vittoria e le insegne della regalità. Le schiere salgono, formando un quadrato, con al centro il loro Re, che si erge maestoso al di sopra dei santi e degli angeli. Egli volge il suo sguardo verso di loro con un’espressione di indicibile amore. Questa innumerevole folla di salvati, con gli occhi fissi su lui, contempla la gloria di colui il cui volto “...era disfatto... sì da non parer più un uomo, e il suo aspetto sì da non parer più un figliuol d’uomo”. Isaia 52:14. Il Cristo, con la sua mano destra pone la corona della gloria sulla fronte dei vincitori. Per ciascuno di essi c’è una corona che reca il suo “...nome nuovo...” (Apocalisse 2:17), e l’iscrizione “santità al Signore”. In ogni mano viene posta la palma della vittoria e un’arpa scintillante. Poi, degli angeli danno la nota e ogni mano tocca abilmente le corde dell’arpa ricavandone una musica dolce e melodiosa. Ogni cuore esulta e ogni voce esprime lodi e ringraziamenti. “...A lui che ci ama, e ci ha liberati dai nostri peccati col suo sangue, e ci ha fatti essere un regno e sacerdoti all’Iddio e Padre suo, a lui siano la gloria e l’imperio nei secoli dei secoli. Amen”. Apocalisse 1:5, 6.GC 505.2

    Gli eletti sono giunti alla santa città. Il Cristo spalanca le porte di perle e le nazioni che sono rimaste fedeli alla verità entrano e contemplano il paradiso di Dio, la dimora di Adamo prima del peccato. Poi la voce più melodiosa e più soave che mai abbiano udito orecchie umane, dice: “Le vostre lotte sono finite. “Venite, voi, i benedetti del Padre mio; eredate il regno che v’è stato preparato sin dalla fondazione del mondo”. Matteo 25:34.GC 505.3

    Si adempie, allora, la preghiera del Salvatore per i suoi discepoli: “Padre, io voglio che dove son io, siano meco anche quelli che tu m’hai dati...” Giovanni 17:24. Essi sono “...Davanti alla sua gloria irreprensibili, con giubilo” (Giuda 24), il Cristo presenta al Padre i riscattati dal suo sangue, dicendo: “Ecco me e i miei figliuoli che tu mi hai dati. Quelli che tu mi hai dati io li ho anche custoditi”. Cfr. Giovanni 18:9. Come descrivere questo amore meraviglioso che redime! Che sensazioni straordinarie si proveranno nel momento in cui il Padre, contemplando i redenti, vedrà in essi la sua immagine, perché il peccato e il suo influsso sono stati eliminati e l’umano ha ritrovato la perfetta armonia con il divino.GC 505.4

    Con una voce che esprime un profondo affetto, Gesù invita i suoi fedeli a partecipare alla gioia del loro Signore. La felicità del Salvatore deriva dal vedere nel suo regno di gloria, gli uomini salvati grazie alla sua sofferenza e alla sua umiliazione. I redenti parteciperanno alla sua gioia incontrando, fra i salvati, coloro che sono stati condotti al Cristo in seguito alle loro preghiere, alla loro opera e al loro sacrificio. Mentre essi si riuniscono intorno al grande trono bianco, una gioia profonda riempie i loro cuori quando si rendono conto che coloro che essi hanno condotto al Cristo, a loro volta hanno salvato altri. Tutti hanno ricevuto il dono della vita eterna: essi gettano le loro corone ai piedi di Gesù e lo lodano per l’eternità.GC 506.1

    Mentre i redenti ricevono il benvenuto nella città di Dio, nell’aria si ode un grido di esultanza e di adorazione. I due Adami stanno per incontrarsi. Il Figlio di Dio apre le sue braccia al padre del genere umano, all’essere da lui creato, che peccò contro il proprio Creatore e il cui errore ha lasciato sul corpo del Salvatore i segni della crocifissione. Quando Adamo scorge le cicatrici delle ferite prodotte dai chiodi non si getta fra le braccia del suo Signore, ma umilmente si prostra ai suoi piedi esclamando: “Degno è l’Agnello che è stato immolato...” Apocalisse 5:12. Il Salvatore lo rialza teneramente e lo invita a visitare nuovamente l’Eden, da cui era stato esiliato per così tanto tempo.GC 506.2

    Dopo che Adamo fu scacciato dall’Eden, la sua vita sulla terra fu caratterizzata dalla tristezza. Ogni foglia che seccava, ogni vittima che veniva offerta in sacrificio, ogni alterazione della natura, ogni imperfezione morale: tutto rappresentava un ricordo costante del suo peccato. Fu terribile l’angoscia del suo rimorso nel vedere che il male progrediva e si diffondeva e nel ricevere, in risposta ai suoi avvertimenti, parole di rimprovero e di disprezzo che gli rinfacciavano di essere la causa del peccato. Con paziente umiltà egli sopportò per quasi mille anni le conseguenze della sua trasgressione. Sinceramente pentito del proprio peccato, confidò nei meriti del Salvatore promesso e morì con la speranza della risurrezione. Il Figlio di Dio riscattò l’uomo dal peccato e grazie alla sua opera di espiazione, Adamo è stato reintegrato nel suo dominio.GC 506.3

    Pieno di gioia, egli guarda gli alberi che un tempo erano stati la sua delizia e di cui aveva raccolto il frutto nei giorni felici prima del peccato. Vede le viti che le sue mani avevano coltivato e i fiori che amava tanto curare. È profondamente colpito dalla scena e comprende che questo è veramente l’Eden restaurato: ancora più bello di quando lo aveva lasciato. Il Salvatore lo accompagna verso l’albero della vita, ne coglie il magnifico frutto e lo invita a mangiarlo. Adamo si guarda intorno e vede, nel paradiso di Dio, la folla di redenti della sua famiglia. Allora depone la sua corona scintillante ai piedi del Signore e si getta fra le sue braccia. Poi fa vibrare le corde dell’arpa d’oro e il cielo riecheggia del grido esultante: “Degno, degno, degno è l’Agnello che è stato immolato e che è ritornato in vita!” La famiglia di Adamo si unisce a questo canto e tutti gettano le loro corone ai piedi del Salvatore, davanti al quale si inchinano in atto di adorazione.GC 506.4

    Gli stessi angeli che piansero alla caduta di Adamo e si rallegrarono quando Gesù, dopo la risurrezione, salì al cielo, che hanno aperto la tomba a tutti coloro che hanno creduto nel suo nome, ora contemplano l’opera della redenzione e uniscono le loro voci al canto di lode.GC 507.1

    Sul mare di vetro che è davanti al trono e che i riflessi della gloria di Dio fanno somigliare a vetro mescolato al fuoco, è riunita la folla di coloro che hanno “...ottenuta vittoria sulla bestia e sulla sua immagine e sul numero del suo nome...” Apocalisse 15:2. Con l’Agnello, sul monte di Sion, suonando “le arpe di Dio” ci sono i 144.000 riscattati dalla terra. Si ode “...una voce dal cielo come rumore di molte acque e come rumore di gran tuono; e la voce che udii era come il suono prodotto da arpisti che suonano le loro arpe. E cantavano un cantico nuovo davanti al trono...”, un canto che soltanto i 144.000 possono imparare. È il canto di Mosè e dell’Agnello: è il canto della liberazione. Nessuno, ad eccezione dei 144.000 lo può imparare, perché è il canto della loro esperienza, che solo loro hanno vissuto. “...Essi son quelli che seguono l’Agnello dovunque vada”. Traslati dalla terra fra i viventi, essi sono considerati “primizie a Dio ed all’Agnello...” Apocalisse 14:1-4. “...Essi son quelli che vengono dalla gran tribolazione” (Apocalisse 7:14), hanno affrontato il “tempo di distretta” quale “non se n’ebbe mai da quando esistono le nazioni“: essi hanno conosciuto l’angoscia del tempo di “distretta di Giacobbe”, hanno resistito senza intercessore allo scatenarsi del giudizio finale ma sono stati liberati perché “...hanno lavato le loro vesti, e le hanno imbiancate nel sangue dell’Agnello”. Apocalisse 7:14. “E nella bocca loro non è stata trovata menzogna: sono irreprensibili”. Apocalisse 14:5. Essi hanno visto la terra devastata dalla carestia, dalla pestilenza e dal calore di un sole divorante; hanno dovuto sopportare la sofferenza, la fame e la sete. Però “Non avranno più fame e non avranno più sete, non li colpirà più il sole né alcuna arsura; perché l’Agnello che è in mezzo al trono li pasturerà e li guiderà alle sorgenti delle acque della vita; e Iddio asciugherà ogni lagrima dagli occhi loro”. Apocalisse 7:16, 17.GC 507.2

    In ogni epoca, gli eletti del Salvatore sono stati educati e disciplinati alla scuola della prova; hanno percorso gli stretti sentieri del mondo e sono stati purificati dall’afflizione. Per amore del Cristo hanno sopportato l’opposizione, l’odio e la calunnia; hanno seguito il Signore attraverso dure lotte; hanno accettato la rinuncia e hanno assaporato l’amarezza della delusione. Dalla loro personale, dolorosa esperienza, hanno imparato la malvagità del peccato, la sua potenza, la sua gravità e la sua infamia, considerandolo con un vivo senso di orrore. La consapevolezza del sacrificio infinito, affrontato per redimerli, li rende umili e riempie i loro cuori di quella gratitudine che non potrebbe provare chi non ha mai peccato. Essi amano molto perché a loro è stato perdonato molto. Partecipi delle sofferenze del Cristo, sono in grado di condividere la sua gloria.GC 508.1

    Gli eredi di Dio provengono dalle soffitte, dai tuguri, dalle prigioni, dai patiboli, dalle montagne, dalle caverne della terra e dalle profondità del mare. Sulla terra furono privati di ogni cosa, afflitti, tormentati. Morirono a milioni coperti d’infamia, perché avevano rifiutato con fermezza di cedere alle lusinghe ingannevoli di Satana. I tribunali umani li condannarono come vili criminali. Ma ora “...Dio stesso sta per giudicare...” (Salmi 50:6) e il verdetto della terra viene capovolto: “...il Signore... torrà via di su tutta la terra l’onta del suo popolo...” Isaia 25:8. “Quelli saran chiamati “Il popolo santo”, I redenti dell’Eterno”...” Isaia 62:12. Egli darà loro “...un diadema in luogo di cenere, l’olio della gioia in luogo di duolo, il manto della lode in luogo d’uno spirito abbattuto...” Isaia 61:3. Essi non sono più deboli, afflitti, dispersi e oppressi. Da ora in poi saranno sempre con il Signore. Essi sono davanti al trono rivestiti di abiti più ricchi di quelli indossati dagli uomini più importanti della terra; portano diademi più preziosi di quelli dei re terreni. I giorni del dolore e del pianto sono finiti per sempre. Il Re della gloria ha asciugato le lacrime da ogni volto e ogni motivo di tristezza è stato eliminato. Agitando rami di palma, essi cantano un inno di lode, chiaro, dolce e armonioso. Ogni voce si unisce alla loro e nel cielo si diffondono le potenti note dell’inno: “...La salvezza appartiene all’Iddio nostro il quale siede sul trono, ed all’Agnello”. Tutti gli abitanti del cielo fanno eco dicendo: “Amen! All’Iddio nostro la benedizione e la gloria e la sapienza e le azioni di grazie e l’onore e la potenza e la forza, nei secoli dei secoli! Amen”. Apocalisse 7:10, 12.GC 508.2

    In questa vita abbiamo soltanto una comprensione parziale del tema meraviglioso della redenzione. La nostra limitata intelligenza può considerare con la più profonda attenzione l’infamia e la gloria, la vita e la morte, la giustizia e la misericordia che si incontrano alla croce, ma nonostante il massimo impegno delle nostre facoltà mentali, non riusciamo ad afferrarne il pieno significato. Essa comprende solo in maniera imperfetta la lunghezza e la larghezza, la profondità e l’altezza dell’amore del Redentore. I salvati non capiranno perfettamente il piano della redenzione neppure quando vedranno come sono stati visti e conosceranno come sono stati conosciuti; ma nell’eternità nuove verità verranno rivelate alla loro mente meravigliata e rapita. Sebbene i dolori, le angosce e le tentazioni di questa terra non esistano più e ne sia stata eliminata la causa, il popolo di Dio avrà sempre un’esatta e intelligente nozione del prezzo della sua salvezza.GC 509.1

    L’esperienza di Gesù sarà approfondita e cantata dai redenti nell’eternità. Nel Cristo glorificato, essi vedranno il Cristo crocifisso. Essi non dimenticheranno mai che colui, che con la sua potenza ha creato e sostiene i mondi nell’immenso regno dello spazio, il Figlio diletto di Dio, la Maestà del cielo, colui che i cherubini e i serafini adorano con gioia, si umiliò per rialzare l’uomo caduto, prese su di sé la colpa e subì l’infamia del peccato. Egli sopportò la separazione dal Padre e soffrì così tanto per i peccati di un mondo perso che, sulla croce del Calvario, il suo cuore ne fu spezzato e morì. Il pensiero che il Creatore di tutti i mondi, l’Arbitro di tutti i destini, abbia acconsentito a rinunciare alla sua gloria e umiliarsi per amore dell’uomo, susciterà sempre la meraviglia e l’adorazione dell’universo. Quando i redenti contempleranno l’eterna gloria del Padre che risplende sul viso del Salvatore, quando vedranno il suo trono che di eternità in eternità non avrà mai fine, allora intoneranno il canto: “Degno, degno è l’Agnello che è stato ucciso e che ci ha riscattati col suo prezioso sangue!”GC 509.2

    Il mistero della croce spiega tutti gli altri misteri. Alla luce che scaturisce dal Calvario, il carattere di Dio che ci aveva riempito di timore e di spavento, ci apparirà in tutta la sua bellezza. In Dio, la misericordia, la tenerezza e l’amore paterno si ritrovano uniti alla santità, alla giustizia e alla potenza. Nel contemplare la maestà del suo trono, alto ed eccelso, si nota l’amore che determina il suo carattere e si comprende, come mai prima, la portata di quel nome affettuoso “Padre nostro”.GC 509.3

    Si vedrà allora che colui che è infinito in sapienza poteva salvarci soltanto tramite il sacrificio del Figlio. La ricompensa per questo sacrificio sarà la gioia di poter popolare la terra con esseri redenti, santi, felici e immortali. Il conflitto fra il Salvatore e le potenze delle tenebre terminerà con la felicità dei salvati che renderà completa la gloria di Dio per l’eternità. Il valore dell’uomo è così grande che il Padre sarà soddisfatto del prezzo pagato e Cristo stesso, vedendo i frutti del suo immenso sacrificio, sarà anche lui appagato.GC 509.4

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