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Patriarchi e profeti - Contents
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    Capitolo 1: L’origine del male

    “Dio è amore”. 1 Giovanni 4:16. Il suo carattere e la sua legge manifestano l’amore. Questa è una verità eterna: così è stato, così sarà per sempre. “...Colui che è l’Alto, l’eccelso, che abita l’eternità” le cui “...vie son quelle d’un tempo” non muta. Isaia 57:15; Abacuc 3:6. In lui “...non c’è variazione né ombra prodotta da rivolgimento”. Giacomo 1:17.PP 21.1

    Ogni manifestazione della sua potenza creatrice esprime un amore infinito. L’autorità di Dio accorda a tutte le sue creature benedizioni illimitate: “Tu hai un braccio potente; la tua mano è forte, alta è la tua destra. Giustizia e diritto son base del tuo trono, benignità e verità van davanti alla tua faccia. Beato il popolo che conosce il grido di giubilo; esso cammina, o Eterno, alla luce del tuo volto; festeggia del continuo nel tuo nome, ed è esaltato dalla tua giustizia. Perché tu sei la gloria della loro forza; e la nostra potenza è esaltata dal tuo favore. Poiché il nostro scudo appartiene all’Eterno, e il nostro re al Santo d’Israele”. Salmi 89:13-18.PP 21.2

    La storia del conflitto tra il bene e il male è iniziata in cielo e si concluderà con la vittoria finale sulla ribellione e l’eliminazione definitiva del male. Essa è una dimostrazione dell’immutabilità dell’amore di Dio.PP 21.3

    Il Sovrano dell’universo non era solo mentre creava il mondo per manifestare il suo amore. Aveva un collaboratore che poteva apprezzare i suoi obiettivi e partecipare alla sua gioia di donare la felicità agli esseri creati. “Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio”. Giovanni 1:1, 2. Il Cristo era uno con il Padre — essi costituivano un’unità per essenza, carattere e scopi — era l’unico che potesse comprendere e condividere i pensieri e i propositi di Dio. Egli, “...le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni” (Michea 5:1), “...sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace”. Isaia 9:5.PP 21.4

    Il Padre, tramite il Figlio, creò tutti gli esseri del cielo. “...In lui sono state create tutte le cose... siano troni, siano signorie, siano principati, siano potestà; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui”. Colossesi 1:16. Gli angeli collaborano con Dio risplendendo della luce che si diffonde per la sua presenza, essi volano veloci per eseguirne gli ordini. Ma il Figlio, l’Unto di Dio, “lo splendore della sua gloria”, “l’impronta della sua essenza”, colui che sostiene “tutte le cose con la parola della sua potenza”, ha la supremazia su di loro. Ebrei 1:3. Il suo santuario è un “trono di gloria, eccelso fin dal principio...” (Geremia 17:12); lo scettro del suo regno è uno “scettro di rettitudine” (Ebrei 1:8); “splendore e maestà stanno dinanzi a lui, forza e bellezza stanno nel suo santuario” (Salmi 96:6); “...benignità e verità van davanti alla tua faccia”. Salmi 89:14.PP 21.5

    La legge dell’amore è il fondamento del governo di Dio: la felicità di tutte le creature intelligenti dipende dalla loro perfetta adesione ai suoi princìpi. Dio desidera un’ubbidienza fondata sull’amore, che nasca da una vera comprensione del suo carattere. Non desidera una sottomissione forzata; ogni essere è libero di scegliere se seguirlo o meno.PP 22.1

    Fino a quando le creature riconobbero questo patto d’amore, vi fu un’assoluta armonia in tutto l’universo. Gli angeli erano pronti a soddisfare con gioia i desideri del loro Creatore: erano felici di riflettere la sua gloria e le loro lodi esprimevano questi sentimenti. L’amore per Dio era assoluto, l’altruismo e la fiducia caratterizzavano ogni rapporto; nessuna nota discordante turbava questo equilibrio. Ma qualcuno travisò la libertà che Dio aveva concesso alle sue creature. Il male si manifestò nell’essere più importante, glorioso e potente dopo il Cristo: Lucifero, il “figliuol dell’aurora”, il cherubino più potente, santo e puro. Egli stava alla presenza del Creatore e rifletteva lo splendore della sua gloria. “...Così parla il Signore, l’Eterno: Tu mettevi il suggello alla perfezione, eri pieno di saviezza, di una bellezza perfetta; eri in Eden il giardino di Dio; eri coperto d’ogni sorta di pietre preziose... Eri un cherubino dalle ali distese, un protettore. Io t’avevo stabilito, tu stavi sul monte santo di Dio, camminavi in mezzo a pietre di fuoco. Tu fosti perfetto nelle tue vie dal giorno che fosti creato, perché non si trovò in te la perversità”. Ezechiele 28:12-15.PP 22.2

    A poco a poco Lucifero iniziò ad accarezzare il desiderio di ottenere una gloria personale. Le Scritture dicono: “Il tuo cuore s’è fatto altero per la tua bellezza; tu hai corrotto la tua saviezza a motivo del tuo splendore...”. Ezechiele 28:17. “Tu dicevi in cuor tuo: ... eleverò il mio trono al disopra delle stelle di Dio, ... sarò simile all’Altissimo”. Isaia 14:13, 14.PP 22.3

    Egli doveva a Dio il suo ruolo, ma finì per attribuirne i meriti solo a se stesso. Non contento della sua posizione, che lo rendeva superiore a ogni creatura del cielo, egli osò aspirare a quell’adorazione che era dovuta soltanto al Creatore. Invece di incoraggiare in tutti gli esseri creati l’amore e la fedeltà nei confronti di Dio, cercava di assicurarsi l’ubbidienza di tutte le creature. Egli desiderava per sé gli onori e la gloria che il Padre infinito aveva attribuito a suo Figlio. Il principe degli angeli aspirava ai poteri che solo il Cristo poteva esercitare con pieno diritto. L’armonia del cielo era stata infranta. La volontà di Lucifero di anteporre i propri interessi e la propria persona al Creatore stesso, allarmò quanti consideravano di suprema importanza il rispetto di Dio. Gli angeli si riunirono e supplicarono Lucifero: il Cristo presentò la grandezza, la bontà e la giustizia del Creatore, il carattere sacro e immutabile della sua legge. Dio stesso aveva stabilito una gerarchia; Lucifero, non rispettandola, lo avrebbe disonorato e attirato su di sé la rovina. Ogni avvertimento, ispirato da amore e compassione, incontrò soltanto resistenze. Infine il cherubino, sempre più deciso, permise che la sua gelosia per Gesù prevalesse.PP 22.4

    L’obiettivo del principe degli angeli era contestare la suprema autorità del Figlio di Dio, per mettere in dubbio la saggezza e l’amore del Creatore. Per raggiungere questo scopo si servì di tutta la sua intelligenza, inferiore solo a quella del Cristo. Ma Dio voleva assicurare la libertà alle sue creature e per questo non lasciò nessuno indifeso di fronte ai sorprendenti sofismi di Lucifero e ai suoi tentativi di giustificare una ribellione. Prima che scoppiasse un vero conflitto, tutti dovevano avere una chiara dimostrazione della saggezza e della bontà delle intenzioni di Dio: questa certezza, infatti, era alla base della loro felicità.PP 23.1

    Il Re dell’universo convocò gli angeli per mostrare loro la vera posizione di suo Figlio in rapporto al creato. Il Figlio di Dio condivideva il trono con il Padre; entrambi erano circondati dalla gloria della divinità, eterna e non creata. Intorno al trono si raccolsero dunque i santi angeli; essi costituivano una folla enorme, incalcolabile, “...il numero loro era di miriadi di miriadi, e di migliaia di migliaia”. Apocalisse 5:11. Quelli che occupavano una posizione più importante, collaborando con Dio e servendolo, gioivano alla luce della sua presenza. Davanti a tutti gli abitanti del cielo, il Re dichiarò che nessuno, al di fuori del Cristo, il suo Figlio unigenito, poteva conoscere pienamente le sue intenzioni. Egli aveva il compito di eseguire importanti decisioni. Il Cristo aveva compiuto la volontà del Padre nel creare l’universo. A lui come al Padre spettavano onori e fedeltà. Egli doveva quindi continuare a esercitare l’autorità divina, creando la terra e gli uomini: il suo obiettivo non era ottenere potere e prestigio personali, ma esaltare la gloria del Padre e realizzarne gli intenti ispirati dalla generosità e dall’amore.PP 23.2

    Gli angeli riconobbero e accettarono con gioia la supremazia di Gesù e si inchinarono davanti a lui, manifestando il loro amore e la loro adorazione. Lucifero s’inchinò insieme a loro, ma nel suo cuore era nato un terribile conflitto. La verità, la giustizia e la lealtà lottavano contro l’invidia e la gelosia, ma in un primo tempo si lasciò contagiare dall’influsso degli angeli fedeli. Quando migliaia di voci intonarono armoniosi canti di lode, egli provò un amore immenso: sembrava che lo spirito del male fosse scomparso. Il suo animo si univa alle lodi degli angeli, ignari del peccato, alla loro devozione per il Padre e il Figlio.PP 23.3

    Ma ben presto l’orgoglio, la brama di onore e potere, l’invidia per il Cristo ebbero nuovamente il sopravvento. Lucifero non considerava gli importanti incarichi che gli erano stati conferiti come un dono speciale di Dio: egli non provava quindi nessuna gratitudine nei confronti del Creatore. Al contrario, si vantava del suo splendore e della sua posizione e aspirava a essere uguale a Dio. Le altre creature lo trattavano con amore e rispetto ed eseguivano volentieri i suoi ordini; egli possedeva una gloria e una saggezza uniche nel creato. Tuttavia il Figlio di Dio gli era superiore: condivideva la potenza e l’autorità del Padre e partecipava alle sue decisioni. Lucifero ne era escluso. “Perché — si chiese questo angelo potente — il Cristo dovrebbe avere la supremazia? Perché Egli è onorato più di me?”PP 24.1

    Abbandonando il ruolo che gli era stato conferito da Dio, Lucifero cercò di fomentare il malcontento fra gli angeli. Agì segretamente e per un po’ di tempo mascherò le sue vere intenzioni con una sottomissione formale. Cominciò a insinuare dubbi sulle leggi a cui ubbidivano gli angeli. Sosteneva che tali leggi erano necessarie solo per gli abitanti dei mondi dell’universo; gli angeli, come esseri superiori, non avevano bisogno di restrizioni: la loro saggezza costituiva una guida sufficiente. Infatti, per natura, essi non potevano disonorare Dio; tutti i loro pensieri erano santi e quindi erano infallibili come il Creatore stesso.PP 24.2

    Lucifero considerava un’ingiustizia il fatto che il Cristo esercitasse la stessa autorità del Padre: reclamava per sé il diritto agli stessi privilegi e onori. Si diffuse l’idea che se egli avesse potuto occupare la posizione a cui legittimamente aspirava, tutti gli abitanti del cielo ne avrebbero tratto grandi benefici: il suo scopo era infatti quello di assicurare la libertà a tutti. La nomina di un sovrano assoluto, a cui tributare omaggio, avrebbe rappresentato certamente la fine della libertà di cui avevano goduto fino ad allora. Questi erano i subdoli inganni e le astuzie che Lucifero diffondeva nelle corti del cielo.PP 24.3

    Non vi era stato nessun cambiamento nella posizione e nell’autorità del Cristo. L’invidia, la mistificazione e le rivendicazioni di potere del principe degli angeli resero necessaria una dichiarazione formale, da parte di Dio, circa l’autorevolezza e l’immutabilità della posizione di suo Figlio. Nonostante ciò, molti angeli furono accecati dalle falsità di Lucifero.PP 24.4

    Approfittando della fiducia e della lealtà degli angeli sottoposti ai suoi ordini, seminò in loro la diffidenza e lo scontento e nessuno comprese le sue vere intenzioni, così abilmente dissimulate. Lucifero aveva presentato i propositi di Dio sotto una falsa luce, li aveva travisati e distorti in modo da suscitare discordia e insoddisfazione e con l’astuzia indusse quanti lo ascoltavano a manifestare liberamente i propri sentimenti. Ciò avrebbe evidenziato il disaccordo degli angeli nei confronti dell’autorità divina. Pur affermando la sua lealtà nei confronti di Dio, insisteva sulla necessità di modificare l’organizzazione e le leggi del cielo per ottenere una maggiore stabilità nel governo di Dio. Voleva provocare la rivolta nei confronti della legge divina, tentando di formarsi un seguito tra gli angeli. La sua apparente intenzione era eliminare il dissenso e ricomporre l’unità degli angeli intorno all’ordine stabilito da Dio. In realtà istigava alla discordia e alla ribellione: con grande astuzia faceva apparire la sua azione come finalizzata unicamente a promuovere la fedeltà, l’armonia e la pace.PP 25.1

    Il malcontento si diffuse con rapidità insieme ai suoi effetti negativi. Superficialmente sembrava regnare una vera armonia, ma a poco a poco le divisioni tra gli angeli divennero più profonde. Alcuni ritenevano valide le insinuazioni di Lucifero contro il governo divino; la precedente adesione all’ordine stabilito da Dio era stata completa, ma ora essi contestavano la superiorità del Cristo: essere esclusi dalle decisioni di Dio era per loro un motivo di profondo disappunto. Avrebbero quindi appoggiato Lucifero nella sua richiesta di pari poteri con il Cristo. Gli angeli rimasti fedeli difesero invece la giustizia e la saggezza dei decreti divini e tentarono di riconciliare i dissidenti alla volontà divina.PP 25.2

    Il Cristo era il Figlio di Dio, unico essere con il Creatore prima che gli angeli stessi fossero chiamati all’esistenza; era sempre stato il principale sostegno del Padre. Per quanti erano sottoposti a questa autorità, il suo primato era stato fonte di ricche benedizioni: prima di allora ciò non era mai stato messo in dubbio. Tutti in cielo erano sempre vissuti in armonia. Perché ora doveva sorgere la discordia? Gli angeli fedeli, di fronte alle potenziali, terribili conseguenze di questo dissenso, implorarono gli scontenti di rinunciare alle loro intenzioni e di mantenere la loro devozione a Dio e alla sua autorità.PP 25.3

    Per il suo carattere misericordioso, Dio sopportò a lungo Lucifero. In cielo non erano mai esistiti il malcontento e l’ostilità: si avvertiva un’atmosfera nuova, strana, misteriosa e inspiegabile. Del resto, all’inizio, nemmeno Lucifero aveva compreso la vera natura dei suoi sentimenti; per qualche tempo aveva temuto di esprimere i suoi pensieri ma non li aveva respinti. Non sapeva dove lo avrebbe condotto tutto questo. Solo un amore e un’intelligenza infiniti avrebbero potuto concepire i tentativi che Dio compì per convincerlo del suo errore. Dimostrò che la sua insoddisfazione era ingiustificata: Dio gli svelò quale sarebbe stato il risultato della sua ribellione e, infine, Lucifero si convinse del suo errore. Egli comprese che “l’Eterno è giusto in tutte le sue vie e benigno in tutte le sue opere”. Salmi 145:17. Riconobbe la giustizia delle leggi divine e accettò di dichiararlo pubblicamente, davanti a tutti gli abitanti del cielo. Se avesse continuato in questa direzione avrebbe salvato se stesso e molti angeli: infatti, non aveva ancora infranto totalmente il suo legame con Dio. Anche se aveva rinunciato alla sua posizione di cherubino protettore, sarebbe stato reintegrato nella sua funzione se, riconciliandosi con il Creatore, ne avesse riconosciuto la saggezza, accontentandosi del ruolo che gli era stato riservato nel suo grande piano. Venne il momento della decisione definitiva: Lucifero doveva cedere alla sovranità di Dio o dichiarare apertamente la sua ribellione. Egli fu quasi sul punto di ritornare sui suoi passi, ma l’orgoglio glielo impedì: per lui, che aveva ricevuto in passato grandi onori, era un sacrificio troppo grande cedere a un’autorità contestata in precedenza come ingiusta, confessare il suo errore e la falsità delle sue insinuazioni.PP 25.4

    Nella sua compassione per Lucifero e per i suoi seguaci, il Creatore voleva salvarli dall’imminente rovina. Ma la sua generosità fu fraintesa. Lucifero la considerò come una prova della propria superiorità: il Re dell’universo avrebbe presto ceduto alle sue pretese. Se gli angeli fossero rimasti risolutamente al suo fianco, dichiarò, avrebbero ottenuto tutto quello che desideravano. Difendendo con ostinazione il suo comportamento, Lucifero entrò irrimediabilmente in contrasto con il Creatore. Il “portatore di luce”, colui che aveva condiviso la gloria di Dio stando sempre vicino al suo trono, a causa della trasgressione divenne Satana, l’“avversario” di Dio e dei suoi fedeli, la rovina di coloro che il Creatore aveva affidato alla sua guida e alla sua tutela.PP 26.1

    Respingendo con sdegno i consigli e le suppliche degli angeli che erano rimasti fedeli a Dio, Satana li definì schiavi e illusi: scegliendo il Cristo, essi compivano un’ingiustizia contro la sua persona e contro tutti gli abitanti del cielo. Inoltre, egli dichiarò che non avrebbe più sopportato l’usurpazione dei suoi diritti e di quelli degli angeli: non avrebbe più riconosciuto l’autorità del Figlio di Dio. Aveva deciso di ottenere comunque i privilegi che gli erano dovuti, assumendo il comando di coloro che erano disposti a seguirlo: a questi ultimi egli prometteva un governo nuovo e migliore, che avrebbe garantito la libertà. Molti angeli espressero l’intenzione di accettarlo come capo. Lusingato da queste adesioni, sperò di convincere tutti a seguirlo; così sarebbe diventato uguale a Dio e avrebbe dominato su tutto il creato.PP 26.2

    Ancora una volta gli angeli fedeli a Dio lo scongiurarono di sottomettersi, insieme ai suoi sostenitori; solo così essi avrebbero evitato l’irreparabile. Colui che li aveva creati, infatti, poteva annientare il loro potere e punire severamente la loro audace ribellione. Nessun angelo poteva opporsi con successo alla legge perché essa era sacra come Dio stesso; gli angeli fedeli invitarono tutti i compagni a non seguire il subdolo ragionamento di Lucifero: egli e i suoi seguaci dovevano invece presentarsi al più presto davanti a Dio per confessare il loro errore nell’aver dubitato della sua saggezza e autorità.PP 27.1

    Molti dei dissidenti ascoltarono questo consiglio e, pentiti per la loro ribellione, cercarono la riconciliazione con Dio e con suo Figlio. Ma Lucifero pensava già a un altro inganno. Sostenne che gli angeli che si erano uniti a lui erano andati troppo in là per tornare indietro. Egli diceva di conoscere bene la legge di Dio: il perdono era impossibile. Inoltre, affermò che quanti si fossero sottomessi all’autorità del cielo sarebbero stati umiliati e abbassati di rango. Per quanto lo riguardava, aveva deciso di non riconoscere più l’autorità del Cristo; l’unica cosa che gli rimaneva da fare, insieme ai suoi seguaci, era rivendicare la libertà. Così avrebbe ottenuto con la forza ciò che gli era stato negato. A questo punto la ribellione di Satana era diventata aperta: era davvero troppo tardi per tornare indietro. Ma le vittime dei suoi inganni e delle sue accuse non erano nella stessa situazione; i consigli e le preghiere degli angeli fedeli aprirono loro una via di speranza. Se avessero ascoltato gli avvertimenti avrebbero potuto ancora sfuggire alla trappola di Satana. Tuttavia l’orgoglio, la devozione per il loro capo e il desiderio di una libertà illimitata prevalsero; l’amore e la misericordia divini furono respinti.PP 27.2

    Dio permise l’azione di Satana finché lo scontento non si trasformò in aperta rivolta. Era necessario che il piano dei ribelli si sviluppasse completamente per poterne svelare con chiarezza la natura e gli obiettivi. Lucifero era un cherubino potente, molto amato dalle creature del cielo: il suo influsso era notevole. Il governo di Dio non comprendeva però soltanto gli abitanti del cielo, ma anche quelli di altri mondi. Satana pensò che se fosse riuscito a trascinare gli angeli nella ribellione, in seguito la rivolta si sarebbe potuta estendere altrove. Per raggiungere i suoi obiettivi aveva presentato la sua posizione in modo molto abile: aveva una straordinaria capacità di convinzione, basata su sofismi e inganni. Fino ad allora il suo atteggiamento ipocrita e falso gli aveva assicurato un vantaggio: il mistero aveva circondato ogni suo atto e così era stato difficile dimostrare agli angeli la vera natura del suo comportamento. Finché non si fosse rivelato completamente, il male non sarebbe apparso nella sua realtà e le proteste di Satana non sarebbero state considerate atti di ribellione. Perfino gli angeli fedeli non avrebbero compreso pienamente il carattere e le conseguenze della sua azione.PP 27.3

    All’inizio Lucifero aveva diffuso le sue insinuazioni in modo da non risultare compromesso in prima persona; ora accusava tutti quegli angeli che non era riuscito a coinvolgere di essere indifferenti al bene delle altre creature: li accusava proprio di quello che egli stesso stava compiendo. Il suo scopo era infatti di spingerli a dubitare delle intenzioni di Dio. Questa semplice verità venne avvolta nel mistero: nella sua abile mistificazione Satana riuscì a sovvertire le più chiare affermazioni dell’Eterno. Il prestigio della sua posizione, così vicina a Dio, diede maggior forza alle sue proteste. Il Creatore aveva sempre agito in base alla verità e alla giustizia: Satana si avvaleva invece dell’adulazione e dell’inganno. Egli aveva cercato di deformare il senso delle parole di Dio, ponendo sotto una falsa luce i princìpi ispiratori dell’autorità divina: Dio era ingiusto nell’imporre agli angeli delle leggi; la sua richiesta di sottomissione e ubbidienza aveva come scopo principale l’autoesaltazione. Con queste affermazioni, Satana tentava di apparire come il difensore del bene nell’universo. Era quindi necessario dimostrare a tutti gli abitanti del cielo e degli altri pianeti la giustizia del governo di Dio e la perfezione della sua legge. Il vero carattere dell’usurpatore e i suoi reali obiettivi dovevano essere riconosciuti da tutti: con il tempo le sue azioni malvage avrebbero rivelato la verità.PP 28.1

    Nelle sue affermazioni, Lucifero attribuì al malgoverno di Dio il diffondersi della discordia e del male che egli stesso aveva causato. Il suo scopo dichiarato sembrava essere la riforma dell’ordinamento stabilito da Dio; per questo motivo il Signore permise che il capo della rivolta arrivasse a manifestare la vera natura delle sue rivendicazioni e gli effetti dello stravolgimento delle leggi divine. Dovevano essere i fatti a condannare Satana. Egli aveva sempre affermato di non essere un ribelle: l’universo intero doveva assistere al suo smascheramento.PP 28.2

    Con saggezza, Dio non distrusse Satana neppure quando fu cacciato dal cielo. Poiché Egli accetta solo un’ubbidienza basata sull’amore, il legame che lo univa a ogni creatura doveva fondarsi sulla fiducia nella giustizia e nella bontà dei suoi propositi. Gli abitanti del cielo e degli altri mondi, non potendo comprendere la natura e le conseguenze del peccato, non avrebbero considerato giusta la distruzione di Satana. Se fosse stato eliminato subito, molti avrebbero servito Dio per paura e non per amore. Il suo ascendente non sarebbe stato del tutto neutralizzato e lo spirito della rivolta avrebbe continuato a diffondersi. Per tutelare, in eterno, il bene dell’intero universo, egli doveva avere la possibilità di realizzare pienamente le sue intenzioni, affinché tutti potessero constatare la falsità delle sue accuse contro il governo divino. Solo così si sarebbe confermata in maniera inequivocabile e definitiva la validità della giustizia, della misericordia di Dio e dell’immutabilità della sua legge.PP 28.3

    La ribellione di Satana avrebbe rappresentato una lezione per tutto l’universo e in ogni tempo una testimonianza continua della natura del peccato e dei suoi terribili effetti. Le conseguenze del dominio di Lucifero sugli uomini e sugli angeli avrebbero indicato quali sono le conseguenze del rifiuto dell’autorità di Dio, dimostrando con chiarezza come la felicità di tutte le creature dipenda dalla loro sottomissione alla volontà divina. Questo terribile esempio di ribellione avrebbe quindi rappresentato un costante avvertimento per ogni essere inconsapevole degli inganni della trasgressione e una protezione dalla condanna del peccato.PP 29.1

    Il Sovrano dei cieli prevede fin dal principio le conseguenze delle azioni; davanti a lui i misteri del passato e del futuro sono come un libro aperto. Egli scorge la realizzazione dei suoi progetti di amore e di benedizione al di là del dolore, delle tenebre e della rovina causati dal peccato. Anche se “nuvole ed oscurità lo circondano; giustizia ed equità son le basi del suo trono”. Salmi 97:2. Un giorno tutti gli abitanti dell’universo lo conosceranno, sia i fedeli sia i ribelli. “...L’opera sua è perfetta poiché tutte le sue vie sono giustizia. È un Dio fedele e senza iniquità; Egli è giusto e retto”. Deuteronomio 32:4.PP 29.2

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