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Con Tutto Il Cuore - Contents
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    Il Compromesso Di Daniele Con Dio, 24 settembre

    Egli era fedele e non si poté trovare in lui alcun errore o corruzione. Daniele 6:4CTC 289.1

    Piacque a Dario di stabilire sul regno centoventi satrapi, i quali furono preposti su tutto il regno, e sopra di loro tre prefetti, di cui uno era Daniele, ai quali quei satrapi dovevano render conto, perché il re non ne soffrisse alcun danno. “Ora questo Daniele eccelleva sugli altri prefetti e satrapi, perché in lui c'era uno spirito superiore, e il re pensava di stabilirlo sopra tutto il regno”. Ma gli angeli malvagi, temendo l'influenza di questo brav'uomo sul re e negli affari del regno, incitarono presidenti e principi invidiosi. Questi uomini malvagi osservavano attentamente Daniele, al fine di trovare qualche colpa in lui che potevano riferire al re; ma fallirono, perché “egli era fedele e non si poté trovare in lui alcun errore o corruzione”. (V.4) Allora Satana cercò il modo di convertire la fedeltà di Daniele a Dio nella causa della sua distruzione. I satrapi e i principi andarono tutti insieme al re e dissero: “Tutti i prefetti del regno, i governatori, i satrapi, i consiglieri e i comandanti si sono consultati insieme per promulgare un editto reale e fare un fermo decreto, in base al quale chiunque durante trenta giorni rivolgerà una richiesta a qualsiasi dio o uomo all'infuori di te, o re, sia gettato nella fossa dei leoni”. (V.7) L'orgoglio del re fu lusingato. Ignorava il danno che si prospettava contro Daniele e accolse la loro richiesta. Il decreto fu firmato e divenne una delle leggi irrevocabili dei Medi e dei Persiani. Questi uomini invidiosi non credevano che Daniele sarebbe stato sleale al suo Dio né che avrebbe vacillato nella sua ferma adesione al princìpio, e non si sbagliarono nella stima del suo carattere. Daniele conosceva il valore della comunione con Dio. Conosceva bene il decreto del re, ciononostante egli si inchinava ancora in preghiera tre volte al giorno, “con le sue finestre aperte verso Gerusalemme”. (V. 10) Non cercò di nascondere il suo atto, pur conoscendo bene le conseguenze che la sua fedeltà a Dio avrebbe portato. Vide i pericoli che affliggevano il suo cammino, ma non vacillò... Di fronte a coloro che tramavano la sua rovina, non avrebbe permesso nemmeno apparentemente che il suo legame con il Cielo fosse stato troncato. Egli sapeva che nessun uomo, nemmeno il suo re, aveva il diritto di collocarsi tra la sua coscienza e il suo Dio e interferire con l'adorazione dovuta al suo Creatore. Signs, Nov. 4. 1886 CTC 289.2

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