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Il gran conflitto - Contents
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    Prefazione

    Il gran conflitto è certamente un libro che vuole scuotere. O lo si ama o lo si detesta, raramente lascia indifferenti. Più che informare, vuole formare nel lettore una prospettiva della storia ed è questa sua caratteristica che costituisce uno dei motivi del suo fascino ma anche il suo limite più evidente, specialmente se cerchiamo in questo libro ciò che esso non può darci. Il gran conflitto non è un libro di storia, anche se la prima parte di quest’opera si sofferma su alcuni momenti significativi della storia occidentale. Inoltre si tratta di un’opera che risente profondamente del clima religioso, sociale e politico del suo tempo (la fine del XIX secolo) ed è sullo sfondo di quel periodo che vanno valutati giudizi e prospettive che l’autrice esprime sulla storia della chiesa.GC 5.1

    Nella seconda metà dell’Ottocento, infatti, l’ecumenismo era appena agli albori e il Vaticano si trovava arroccato sulle posizioni ultra-reazionarie del Sillabo di Pio IX, almeno fino alle encicliche Libertas (1888) e Rerum novarum (1891) di Leone XIII che ne mitigano alquanto l’asprezza.1Il Sillabo (1864) o “catalogo dei principali errori del nostro tempo” raccoglieva una serie di 80 proposizioni, già condannate in allocuzioni e lettere apostoliche precedenti [...] Il Sillaboribadiva la condanna del principio della libertà di coscienza, della libera ricerca filosofica e scientifica, rifiutava categoricamente il socialismo, il liberalismo e lo stesso cattolicesimo liberale. Ecco alcune delle proposizioni che il Sillabocondannava recisamente: “I sacri ministri della chiesa e lo stesso Romano Pontefice debbansi al tutto rimuovere da ogni curia e dominio delle cose temporali... Si deve separare la Chiesa dallo Stato, e lo Stato dalla Chiesa... Il Romano Pontefice può e deve col progresso, col liberalismo e con la moderna civiltà venire a patti e conciliazione” (A. Camera, R. Fabietti, L’età contemporanea, Zanichelli, Bologna, 217). Il libro non è neppure un’esegesi puntuale dell’Apocalisse, pur descrivendo a lungo le scene finali dell’umanità nella prospettiva delle profezie apocalittiche... Eppure Il gran conflitto continua a essere letto e tradotto in moltissime lingue: si calcola che sia stato letto da oltre venti milioni di persone. Sorge quindi spontanea una domanda: a cosa deve questa sua continua “rilevanza” (addirittura a livello mondiale) in un’epoca così lontana, per tanti aspetti, da quella che ne ha visto la nascita?GC 5.2

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