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Parole di vita - Contents
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    Il dono della parola

    Il linguaggio è un talento che merita di essere coltivato con ogni cura. Di tutti i doni ricevuti dal Creatore è quello che può avere i più benefici effetti in quanto con la parola convinciamo gli altri, preghiamo e lodiamo Dio o raccontiamo al prossimo dell’amore del Redentore. Com’è importante quindi curare questo dono nel modo migliore!PV 229.4

    Perfino cristiani intelligenti e impegnati trascurano spesso la cura della voce. Molti parlano o leggono così piano o con tale rapidità che è quasi impossibile capirli. Alcuni hanno una pronuncia cupa e indistinta, altri parlano con toni così acuti e penetranti che è una sofferenza per gli ascoltatori. C’è chi legge i testi, gli inni, i rapporti e i vari annunci fatti in pubblico in un modo incomprensibile che li svuota spesso della loro forza ed efficacia.PV 229.5

    Si tratta di un difetto che si può e si deve correggere e sul quale la Bibbia ci fornisce chiare indicazioni. I Leviti, che al tempo di Esdra spiegavano le Scritture al popolo, “leggevano nel libro della legge di Dio distintamente; e ne davano il senso, per far capire al popolo quel che s’andava leggendo”. Neemia 8:8.PV 230.1

    Con uno sforzo perseverante, chiunque può arrivare a leggere a voce alta e chiara e parlare in modo intelligibile ed incisivo. Così facendo miglioreremo sensibilmente la nostra efficienza al servizio del Maestro.PV 230.2

    Ogni cristiano è chiamato a far conoscere agli altri le insondabili ricchezze di Cristo, perciò dovrebbe adoperarsi a perfezionare la propria dizione. Presenti la Parola di Dio in modo da toccare i cuori degli ascoltatori. Non è nei disegni di Dio che i suoi testimoni siano persone incolte e grossolane, né nella sua volontà che essi sminuiscano o degradino la grazia che Egli vuole trasmettere al mondo tramite loro.PV 230.3

    Guardiamo a Gesù, modello perfetto, imploriamo l’aiuto dello Spirito Santo e coltiviamo, con la sua forza, ogni nostra facoltà per realizzare un’opera perfetta!PV 230.4

    Tutto questo si applica in particolare a coloro che sono chiamati a lavorare in pubblico. Il predicatore e l’insegnante tengano presente che annunciano agli altri un messaggio dalle conseguenze eterne. Nel giorno del giudizio saranno giudicati loro stessi secondo la verità che hanno predicato. Molti accettano o respingono il messaggio secondo il modo in cui gli viene presentato, perciò parlate cercando di toccare sia la mente che il cuore, parlate piano, con chiarezza e solennità, con la gravità richiesta dal caso.PV 230.5

    La cultura e il giusto uso della parola sono importanti in ogni settore dell’attività cristiana, nella vita familiare e in tutti i nostri rapporti interpersonali. Dovremmo abituarci ad usare toni gradevoli, un linguaggio puro e corretto, parole cortesi. Le espressioni gentili e amabili sono una dolce rugiada per l’anima. La Scrittura dice di Cristo: “La grazia è sparsa sulle tue labbra” affinché “sappia sostenere con la parola lo stanco”. Salmi 45:2; Isaia 50:4. E il Signore ci invita. “Il vostro parlare sia sempre con grazia”, “affinché conferisca grazia a chi l’ascolta”. Colossesi 4:6; Efesini 4:29.PV 230.6

    Quando cerchiamo di correggere o riformare gli altri dobbiamo sorvegliare il nostro linguaggio con la massima cura, perché le nostre parole saranno un fattore di vita o di morte. Nell’impartire una riprensione o un consiglio molti ricorrono ad espressioni aspre e severe che mal si adattano a curare un’anima ferita. Queste parole maldestre esasperano l’animo e spingono alla rivolta. Bisogna che i paladini dei principi della verità siano stati unti con l’olio dell’amore di Dio. In qualunque circostanza deve essere impregnato di carità, e allora le nostre parole riusciranno a correggere l’altro senza esasperarlo. Tramite lo Spirito Santo Cristo ci darà la forza e la capacità necessaria. La sua opera è proprio questa.PV 231.1

    Non bisogna pronunciare una sola parola sconsideratamente. Chi segue Cristo non si lascerà sfuggire maldicenze, pettegolezzi, mormorii o illusioni impure. Sotto l’influsso dello Spirito Santo l’apostolo Paolo scrive: “Niuna mala parola esca dalla vostra bocca”. Efesini 4:29. Per “mala parola” non bisogna intendere solamente espressioni volgari, ma qualunque espressione contraria ai sacri principi della religione pura e immacolata, insinuazioni lascive e velati suggerimenti al male. Chi non reprime tutto questo immediatamente finirà per commettere peccati ben più gravi.PV 231.2

    Ogni famiglia, ogni cristiano ha il dovere di chiudere la strada alle conversazioni impure. Trovandoci in compagnia di gente frivola è nostro compito stornare possibilmente l’argomento della conversazione. Con l’aiuto e la grazia di Dio facciamo cadere tranquillamente qualche parola o introduciamo un discorso che dia una svolta proficua.PV 231.3

    È compito dei genitori educare i figli a parlare correttamente, e la migliore scuola per farsi questo tipo di cultura è proprio il focolare domestico. Sin dai primi anni i bambini dovrebbero imparare a rivolgersi ai genitori e l’uno all’altro con rispetto e amabilmente. Bisognerebbe insegnargli che dalle loro labbra devono uscire solo parole gentili, vere e pure. I genitori stessi apprendano quotidianamente alla scuola di Cristo e poi, col precetto e l’esempio, potranno indurre i figli ad un “parlar sano, irreprensibile”. Tito 2:8. Si tratta di uno dei compiti più gravi e responsabili.PV 231.4

    Da seguaci di Cristo serviamoci solo di parole che siano di aiuto e incoraggiamento reciproco nella vita cristiana, parliamo di più delle nostre esperienze positive, della bontà e misericordia di Dio, dell’insondabile e profondo amore del Salvatore! Esprimiamo parole di lode e di ringraziamento. Se il cuore e la mente sono pieni dell’amor di Dio, lo dimostreremo nei nostri discorsi e non sarà difficile trasmettere agli altri ciò che arricchisce la nostra vita spirituale. Il tesoro nascosto nelle profondità di un cuore cristiano si manifesterà nell’espressione di pensieri elevati, aspirazioni nobili, una chiara percezione della verità, obiettivi disinteressati, un desiderio ardente di pietà e di santità. Chi manifesta Cristo in questo modo nel suo linguaggio, avrà anche la capacità di guadagnare delle anime per lui.PV 232.1

    Parliamo di Cristo a coloro che non lo conoscono! Facciamo come lui. Dovunque si trovasse — nella sinagoga, per strada, in barca a qualche distanza dalla sponda, alla mensa del fariseo o a tavola col pubblicano — parlava alla gente della vita eterna. Il regno della natura e le vicende della vita quotidiana gli offrivano spunti sufficienti per parlare della verità. Gli ascoltatori si sentivano attratti a lui perché Egli guariva i loro infermi, li confortava nelle loro amarezze, prendeva in braccio i bambini per benedirli. Bastava che aprisse la bocca per conquistare la loro attenzione e ogni sua parola era per loro una fonte di vita.PV 232.2

    Così dovremmo fare anche noi, approfittando di ogni occasione per raccontare agli altri del Salvatore. Se imitiamo Cristo nel fare del bene, come lui arriveremo ad aprire la porta dei cuori e a parlare — non bruscamente ma con quel tatto che scaturisce dalla carità divina — di colui che “si distingue fra diecimila” e la cui “persona è un incanto”. Cantico dei Cantici 5:10, 16. Ecco il compito più grande per il quale dobbiamo impiegare il dono della parola. Questo talento ci è stato dato affinché annunciamo Cristo, il Salvatore che perdona i peccati.PV 232.3

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