Il talento tolto
Contro il servo pigro fu pronunciata questa sentenza: “Toglietegli dunque il talento, e datelo a colui che ha i dieci talenti”. Matteo 25:28. Come per la retribuzione degli operai fedeli, c’è qui un simbolo non solo del giudizio finale, ma anche del graduale processo di retribuzione che avviene in questa vita. Nell’ambito spirituale è come nella natura: ogni facoltà inutilizzata si indebolisce e muore. L’attività è la legge della vita, mentre l’ozio conduce alla morte. “Or a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per l’utile comune”. 1 Corinzi 12:7. Se li impieghiamo per il bene degli altri, i nostri doni aumenteranno, se li usiamo invece per i nostri scopi egoistici diminuiranno e alla fine ci saranno tolti completamente. Chi rifiuta di dare agli altri quello che ha, si accorgerà un giorno di non aver più niente da dare, avendo tollerato in sé una tendenza che finirà per atrofizzare e distruggere le facoltà dell’anima.PV 253.1
Nessuno si illuda di poter coltivare per tutta la vita i propri interessi egoistici e di entrare un giorno nella gioia del suo Signore! Simili persone non potrebbero condividere la gioia dell’amore disinteressato e sarebbero fuori posto in cielo. Non saprebbero apprezzare la pura atmosfera della carità che pervade il cielo, rimarrebbero indifferenti nell’udire le voci angeliche e le melodie delle loro arpe, la scienza celeste rimarrebbe per loro un mistero incomprensibile.PV 253.2
Nel gran giorno del giudizio chi non ha fatto niente per Cristo, chi ha seguito la corrente, rifiutando ogni responsabilità, pensando solo a se stesso, ai propri interessi e piaceri, si ritroverà insieme con gli empi e riceverà dal gran Giudice di tutta la terra la loro stessa condanna.PV 253.3
Molti sedicenti cristiani ignorano semplicemente le richieste divine e tuttavia non ci trovano niente di male. Sanno che il bestemmiatore, l’omicida e l’adultero meritano la punizione, ma quanto a loro, godono il piacere di partecipare al culto, ascoltano volentieri la predicazione evangelica e perciò si ritengono cristiani. Pur avendo trascorso tutta la vita curandosi solo di se stessi, rimarranno un giorno non poco stupiti, come il servo infingardo della parabola, di udire la sentenza: “Toglietegli dunque il talento”. Come gli Ebrei, confondono il godimento per se dei beni ricevuti con l’uso che dovrebbero farne a favore degli altri.PV 253.4
Molti eludono l’impegno cristiano scusandosi di non essere capaci, ma è stato Dio a crearli veramente incapaci? Assolutamente no! Questa incapacità è il prodotto della loro inattività e di una precisa scelta. Già ora si fa sentire in loro l’esito della sentenza: “Toglietegli dunque il talento”. Il continuo abuso dei loro talenti finirà per allontanare da loro lo Spirito Santo, l’unica luce. “E quel servitore disutile, gettatelo nelle tenebre di fuori”. Matteo 25:30. Con questo verdetto il cielo suggella la scelta che questi uomini hanno fatto per l’eternità.PV 254.1