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Parole di vita - Contents
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    Capitolo 20: Il guadagno che è una perdita

    Cristo era intento ad ammaestrare, e come di consueto, vari altri ascoltatori gli si erano riuniti intorno oltre ai suoi discepoli. Aveva appena descritto il compito che attendeva i suoi seguaci in un prossimo futuro: proclamare ovunque le verità ricevute affrontando il conflitto con le autorità di questo mondo. Per la loro fede in Cristo sarebbero stati trascinati in tribunale, di fronte a re e magistrati, ma Egli aveva assicurato loro una saggezza che nessuno avrebbe potuto contraddire. Le sue stesse parole, che commuovevano le folle e confondevano i suoi astuti avversari, dimostravano la potenza di quello Spirito che aveva promesso ai suoi seguaci.PV 169.1

    Ma molti desideravano la grazia celeste solo per raggiungere i propri scopi egoistici. Riconoscevano la meravigliosa capacità di Cristo di esporre chiaramente la verità e gli avevano sentito promettere ai suoi discepoli la sapienza necessaria per saper parlare dinanzi ai sovrani e ai magistrati. Non avrebbe potuto mettere questa potenza a disposizione dei loro interessi temporali?PV 169.2

    “Or uno della folla gli disse: Maestro, dì a mio fratello che divida con me l’eredità”. Luca 12:13. Tramite Mosè Dio aveva impartito delle norme sulle trasmissioni ereditarie dei beni secondo le quali il figlio maggiore riceveva una parte doppia dell’eredità paterna (Deuteronomio 21:17), mentre agli altri fratelli spettavano parti uguali. L’interlocutore di Gesù ritiene di essere stato defraudato dal fratello. Aveva tentato inutilmente di far valere le sue rivendicazioni, ma se fosse intervenuto Cristo, ci sarebbe riuscito sicuramente. Aveva ascoltato i vibranti appelli e la solenne denuncia di Gesù contro gli scribi ed i Farisei, e se Cristo avesse rivolto parole di tanta autorità anche a suo fratello, non avrebbe osato negargli ancora la sua parte.PV 169.3

    Mentre Cristo è intento a dare solenni moniti e consigli, quest’uomo tradisce i suoi sentimenti egoistici. Apprezza la capacità di Gesù, che potrebbe tornargli utile per i suoi affari temporali, ma le verità spirituali che Egli annuncia non gli toccano ne il cuore né la mente. Gli premeva soltanto ottenere la sua parte di eredità! Gesù, il Re della gloria, che era ricco e si è fatto povero per noi, gli offriva i tesori dell’amore divino, e lo Spirito Santo lo invitava ad afferrare un’eredità “incorruttibile, immacolata ed immarcescibile”. 1 Pietro 1:4. Quest’uomo aveva avuto chiare prove della potenza di Cristo e ora gli si offriva l’occasione di esprimere al grande Maestro il suo desiderio più intenso. Ma, come l’uomo col rastrello nell’allegoria di Bunyan, anche i suoi occhi erano incollati a terra e non vedevano la corona che aveva sulla testa. Come Simon mago, voleva approfittare dei doni divini solo per lucro.PV 169.4

    La missione terrena del Salvatore volgeva rapidamente alla fine e gli rimanevano ormai pochi mesi per concludere l’opera che sì era prefissa — stabilire il regno della sua grazia —, eppure l’avidità umana voleva distoglierlo dalla sua opera per coinvolgerlo in una bega relativa ad un appezzamento di terreno. Ma Gesù non si lasciò distrarre dal suo compito e gli rispose: “O uomo, chi mi ha costituito su voi giudice o spartitore?” Luca 12:14.PV 170.1

    Gesù avrebbe potuto benissimo dividere il torto e la ragione di fronte a quest’uomo perché conosceva esattamente il caso, ma i due fratelli si trovavano in lite perché erano entrambi avidi e Cristo in sostanza voleva dire: non è compito mio appianare controversie di questo tipo. Io sono venuto per un altro scopo: predicare l’Evangelo e suscitare negli uomini il senso delle realtà eterne.PV 170.2

    Il modo di affrontare questo caso da parte di Cristo contiene una lezione per tutti coloro che sono al suo servizio. Inviando in missione i dodici discepoli aveva detto: “E andando, predicate e dite: Il regno de’ cieli è vicino. Sanate gl’infermi, risuscitate i morti, mondate i lebbrosi, cacciate i demoni; gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Matteo 10:7, 8. Il loro compito non era quello di regolare gli affari temporali della gente, bensì di convincere gli uomini a riconciliarsi con Dio. Dedicandosi a questa missione potevano essere una benedizione per l’umanità. Cristo è l’unico rimedio per i peccati e i dolori del mondo, e solo l’Evangelo della sua grazia può eliminare i mali che tormentano la società. Sia l’ingiustizia dei ricchi contro i poveri che l’odio dei poveri verso i ricchi affondano le radici nell’egoismo che si può estirpare soltanto sottomettendosi a Cristo. Solo lui può dare, in cambio di un cuore egoista e peccatore, un cuore nuovo e caritatevole. I servi di Cristo predichino dunque l’Evangelo con lo Spirito disceso dal cielo e lavorino come Gesù per il bene del prossimo; allora si vedranno dei risultati e l’umanità riceverà benefici ed una elevazione, tali che sarebbe impossibile conseguirli con le sole forze umane.PV 170.3

    Gesù andò alla radice del problema che agitava il suo interlocutore e che costituisce la causa di contrasti simili: “Badate e guardatevi da ogni avarizia; perché non è dall’abbondanza de’ beni che uno possiede ch’egli ha la sua vita.PV 171.1

    “E disse loro questa parabola: La campagna d’un certo uomo ricco fruttò copiosamente; ed egli ragionava così fra sé medesimo: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Questo farò: demolirò i miei granai e ne fabbricherò dei più vasti, e vi raccoglierò tutto il mio grano e i miei beni, e dirò all’anima mia: Anima, tu hai molti beni riposti per molti anni; riposati, mangia, bevi, godi. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa l’anima tua ti sarà ridomandata; e quel che hai preparato, di chi sarà? Così è di chi tesoreggia per sé, e non è ricco in vista di Dio”. Luca 12:15-21.PV 171.2

    Con la parabola del ricco insensato Cristo mise in evidenza la follia di coloro che ripongono tutti i loro affetti nelle cose terrene. Quest’uomo aveva ricevuto tutto da Dio: il sole splendeva sui suoi terreni, perché i suoi raggi illuminano sia i giusti che gli ingiusti, e la pioggia del cielo cade sui campi dei buoni come su quelli dei malvagi. Il Signore aveva fatto prosperare la vegetazione e fruttificare i campi abbondantemente. Il protagonista, ormai ricco, sì chiedeva perplesso che cosa fare di tutto quel raccolto: i suoi granai traboccavano e non aveva posto per le eccedenze. Non pensava minimamente a Dio che lo aveva colmato di tanta benedizione, non si rendeva conto che Dio aveva fatto di lui un amministratore dei suoi beni affinché aiutasse i bisognosi. Gli si offriva la splendida occasione di agire da dispensatore di Dio, ma egli pensava solamente al suo benessere personale.PV 171.3

    Quest’uomo ricco conosceva la situazione dei poveri, degli orfani, delle vedove, dei sofferenti e degli afflitti e aveva varie possibilità di fare del bene. Avrebbe potuto facilmente cedere una parte dei suoi beni alleviando il bisogno di molte famiglie, saziando gli affamati, vestendo gli ignudi, rallegrando molti cuori. Così avrebbe esaudito molte preghiere e un concerto di lodi e di gratitudine sarebbe salito al cielo. Il Signore aveva sentito le implorazioni dei bisognosi, e nella sua bontà aveva preso dei provvedimenti per aiutarli. Salmi 68:10. I beni acquisiti dal ricco contadino dovevano servire ad aiutare molti che si trovavano nel bisogno, ma egli chiuse il cuore al grido dei miseri dicendo ai suoi servi: “Questo farò: demolirò i miei granai e ne fabbricherò dei più vasti, e vi raccoglierò tutto il mio grano e i miei beni, e dirò all’ anima mia: Anima, tu hai molti beni riposti per molti anni; riposati, mangia, bevi, godi”.PV 172.1

    Le aspirazioni di quest’uomo non erano più elevate di quelle di un animale. Viveva come se non esistesse né Dio, né il cielo, né una vita futura, come se tutto ciò che possedeva appartenesse proprio a lui e non dovesse alcunché a Dio o agli uomini. Ecco come il salmista descrive questo tipo di persone: “Lo stolto ha detto nel suo cuore: Non c’è Dio”. Salmi 14:1.PV 172.2

    Quest’uomo vive e fa piani solo per se stesso. Ora che ha riccamente assicurato il suo avvenire, non gli rimane che conservare e godere i frutti del suo lavoro. Si ritiene un individuo particolarmente favorito dal destino e attribuisce questa fortuna alla sua abile amministrazione. I suoi concittadini lo tengono in grande considerazione in quanto uomo accorto e benestante. Infatti accade proprio che “la gente ti lodi per i godimenti che ti procuri”. Salmi 49:18.PV 172.3

    Ma “la sapienza di questo mondo è pazzia presso Dio”. 1 Corinzi 3:19. Mentre il ricco si attende anni di piacere, il Signore fa piani ben diversi e rivolge questo messaggio all’economo infedele: “Stolto, questa notte stessa l’anima tua ti sarà ridomandata”. A nulla serve il denaro contro una simile sentenza, e non c’è somma che valga per ottenere una proroga! In un istante, ciò che aveva ammassato con fatica per tutta la vita diventa inutile: “E quel che hai preparato, di chi sarà?” I suoi immensi campi, i granai traboccanti passano ad altri. “Egli ammassa, senza sapere chi raccoglierà”. Salmi 39:6.PV 172.4

    Non si era assicurata l’unica cosa che avrebbe potuto essergli utile. La sua vita egoista aveva respinto l’amore di Dio che voleva manifestarsi tramite lui sotto forma di atti misericordiosi a favore del prossimo. Aveva respinto la vita, perché Dio è amore e l’amore è vita. Aveva preferito i beni terreni alle ricchezze spirituali e dovette perire con i suoi beni terreni. “L’uomo ch’è in onore e non ha intendimento è simile alle bestie che periscono”. Salmi 49:20.PV 173.1

    “Così è di chi tesoreggia per sé, e non è ricco in vista di Dio”. Questa parabola è valida in tutti i tempi. Tu puoi fare piani unicamente per il tuo benessere personale, ammassare le più grandi ricchezze e costruire case imponenti come quelle dell’antica Babilonia, ma non riuscirai a costruire mura sufficientemente alte o porte tanto robuste da poter respingere i messaggeri della morte. “Il re Belsatsar fece un gran convito a mille de’ suoi grandi... e lodarono gli dei d’oro, d argento, di rame, di ferro, di legno e di pietra”. Ma la mano di un essere invisibile scrisse la sua condanna a morte sulla parete, e alle porte del suo palazzo non tardarono a sentire il clamore degli eserciti nemici: “In quella stessa notte, Belsatsar, re de’ Caldei, fu ucciso” e un altro sovrano occupò il trono. Cfr. Daniele 5:1, 4, 30.PV 173.2

    Vivere per se stessi significa perire. L’avidità e la sete di lucro separano l’uomo dalla sorgente della vita. E lo spirito di Satana che induce a possedere tutto, a legare tutto a sé. Lo spirito di Cristo è invece quello di dare e sacrificarsi per il bene degli altri. “E la testimonianza è questa: Iddio ci ha data la vita eterna, e questa vita è nel suo Figliuolo. Chi ha il Figliuolo ha la vita; chi non ha il Figliuolo di Dio, non ha la vita”. 1 Giovanni 5:11, 12.PV 173.3

    Perciò Cristo ci ricorda: “Badate e guardatevi da ogni avarizia; perché non è dall’abbondanza de’ beni che uno possiede, ch’egli ha la vita”. PV 173.4

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