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Parole di vita - Contents
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    Capitolo 12: “Chiedete e vi sarà dato”

    Cristo riceveva continuamente dal Padre i doni che poi trasmetteva a noi uomini. “La parola che voi udite non è mia, ma è dal Padre che mi ha mandato”. Giovanni 14:24. “Il Figliuol dell’uomo non è venuto per esser servito ma per servire”. Matteo 20:28. Non pensava a se stesso, ma pregava e viveva per gli altri. Dopo ore di intima comunione con Dio usciva ogni mattina a recare agli uomini la luce celeste. Riceveva quotidianamente il battesimo dello Spirito Santo. La mattina presto il Padre lo svegliava dal sonno ungendo le sue labbra e la sua anima di grazia perché la trasmettesse agli altri. Il cielo gli ispirava direttamente le parole con cui consolare, al momento opportuno, gli stanchi e oppressi: “Il Signore, l’Eterno, m’ha dato una lingua esercitata perch’io sappia sostenere con la parola lo stanco; egli risveglia ogni mattina, risveglia il mio orecchio, perch’io ascolti, come fanno i discepoli”. Isaia 50:4.PV 88.1

    Il modo di pregare e di coltivare la comunione col Padre da parte di Cristo impressionava profondamente i discepoli. Un giorno, ritornando dopo una breve assenza, lo trovarono assorto in orazione. Apparentemente inconsapevole della loro presenza, continuò a pregare ad alta voce e i discepoli rimasero cosi commossi che quando finì esclamarono: “Signore, insegnaci a pregare”. Luca 11:1.PV 88.2

    Cristo ripeté allora il Padrenostro, che già aveva pronunciato nel Sermone sulla montagna, e illustrò poi con una parabola la lezione che voleva impartire.PV 88.3

    “Se uno d’infra voi ha un amico e va da lui a mezzanotte e gli dice: Amico, prestami tre pani, perché m’è giunto di viaggio in casa un amico, e non ho nulla da mettergli dinanzi; e se colui dal dì dentro gli risponde: Non mi dar molestia; già è serrata la porta, e i miei fanciulli son meco a letto, io non posso alzarmi per darteli, io vi dico che quand’anche non s’alzasse a darglieli perché gli è amico, pure, per la importunità sua, si leverà e gliene darà quanti ne ha di bisogno”. Luca 11:5-8.PV 88.4

    Gesù mette qui in evidenza qualcuno che chiede per dare poi ad altri. L’uomo della parabola ha bisogno di qualche pane per rifocillare un viandante stanco e giunto a tarda ora. Nonostante l’irritazione del vicino per il disturbo, non desiste dalla sua richiesta: il suo ospite deve ricevere da mangiare a tutti i costi. Alla fine la sua insistenza importuna viene ricompensata e lui riceve quello che vuole.PV 89.1

    Allo stesso modo i discepoli dovevano implorare i doni divini. Con la moltiplicazione dei pani e con il sermone sul pane disceso dal cielo, Cristo intendeva spiegar loro quale missione avrebbero dovuto assolvere in qualità di suoi rappresentanti: dispensare il pane della vita all’umanità. Ma colui che aveva stabilito il loro compito prevedeva anche quante volte la loro fede sarebbe stata messa alla prova e quante volte si sarebbero venuti a trovare in situazioni impreviste, rendendosi conto della loro limitatezza umana. Gli sì sarebbero presentate anime affamate del pane della vita mentre loro stessi si sarebbero sentiti poveri ed impotenti. I discepoli dovevano ricevere il nutrimento spirituale, altrimenti non potevano dare niente agli altri. E siccome non dovevano mandare nessuno a mani vuote, Gesù rivelò loro da dove viene il pane vivente. Il padrone di casa della parabola non respinse l’ospite che andò a chiedergli ricovero ad un’ora così inopportuna, in piena notte. Non avendo niente da offrirgli, sì recò da chi aveva qualche riserva di cibo ed insistette nella sua richiesta fino a ricevere il necessario. E Dio, che ha inviato i suoi servitori a saziare gli affamati, non sopperirà ad ogni loro bisogno?PV 89.2

    Tuttavia il vicino egoista della parabola non rappresenta il carattere di Dio, e la lezione che se ne trae è non per somiglianza ma per contrasto. Questo individuo egoista soddisfa la richiesta urgente solo per liberarsi di un importuno che viene a turbare il suo riposo, Dio invece dà ben volentieri. Egli ha tanta compassione e desidera ardentemente esaudire le implorazioni dì quanti si rivolgono a lui in fede. Egli ci dà dei doni affinché ne facciamo partecipi gli altri e diveniamo così più simili a lui.PV 89.3

    Cristo dichiara: “Chiedete, e vi sarà dato; cercate e troverete; picchiate, e vi sarà aperto. Poiché chiunque chiede riceve, chi cerca trova, e sarà aperto a chi picchia”.PV 90.1

    Poi il Salvatore continua: “E chi è quel padre tra voi che, se il figliuolo gli chiede un pane, gli dia una pietra? O se gli chiede un pesce, gli dia invece una serpe? Oppure anche se gli chiede un uovo, gli dia uno scorpione? Se voi dunque, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figliuoli, quanto più il vostro Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo domandano!” Luca 11:9-13.PV 90.2

    Per fortificare la nostra fiducia in Dio, Cristo ci invita a rivolgersi a lui con un nome nuovo, un nome legato ai più dolci sentimenti del cuore umano: Egli ci accorda infatti il privilegio di chiamare “Padre nostro” il Dio infinito. Parlando con lui o di lui, questo nome è un segno dell’amore e della fiducia che proviamo per il Signore, un pegno delle sue premure e del tipo di relazione che vorrebbe stabilire con noi. Pronunciato, quando gli chiediamo un favore o qualche benedizione, il nome di “Padre” è una musica alle sue orecchie. Dio stesso ha ripetutamente applicato questo nome a se stesso affinché non pensiamo di essere presuntuosi chiamandolo così. Egli desidera piuttosto che il termine ci sia familiare.PV 90.3

    Dio ci considera suoi figli. Egli ci ha redenti da questo mondo indifferente facendo di noi membri della famiglia reale, figli e figlie del Re celeste. Egli ci invita ad avere in lui una fiducia più forte e profonda di quella che si può riporre nel proprio padre terreno. I genitori amano i figli, eppure l’amore divino è più grande, vasto e profondo di quello umano, è immenso! Se perciò i genitori terreni sanno dare dei buoni doni ai propri figli, quanto più il Padre celeste potrà dare lo Spirito Santo a quanti glielo chiedono!PV 90.4

    Quello che Cristo ha insegnato in merito alla preghiera merita tutta la nostra attenzione. La preghiera è una scienza divina, e l’illustrazione che Cristo ne ha fatto evidenzia dei principi che tutti dovremmo comprendere. Egli ci mostra il vero spirito di preghiera e ci insegna la necessità di perseverare quando presentiamo le nostre richieste a Dio, assicurandoci che Dio è pronto ad ascoltarci ed esaudirci.PV 90.5

    Le nostre orazioni non siano pure richieste egoistiche, dirette solo a nostro vantaggio: dobbiamo chiedere per dare ad altri. Il principio che ispirava la vita di Cristo sia la norma anche della nostra vita. “E per loro”, diceva riferendosi ai suoi discepoli, “io santifico me stesso, affinché anch’essi siano santificati in verità”. Giovanni 17:19. La stessa devozione, il medesimo spirito di sacrificio e di obbedienza alle norme della Parola di Dio che caratterizzavano Cristo, debbono manifestarsi anche nei suoi servitori. La nostra missione nel mondo non consiste nel servire o compiacere noi stessi, bensì nel glorificare Dio collaborando con lui nella salvezza dei peccatori. Dobbiamo implorare le benedizioni divine per comunicarle al prossimo. Solo se diamo agli altri potremo ricevere continuamente, altrimenti non è possibile ricevere le ricchezze celesti senza farne parte a quanti ci circondano.PV 91.1

    Il richiedente della parabola viene respinto varie volte, ma non per questo abbandona il suo intento. Allo stesso modo le nostre preghiere non sempre sembrano ottenere una risposta immediata, ma Cristo ci insegna a non smettere di pregare. Lo scopo della preghiera non è quello di produrre un cambiamento in Dio, bensì di metterci in armonia con lui. Dio vede forse, quando gli chiediamo qualcosa, che è necessario per noi esaminare il nostro cuore e pentirci dei peccati, perciò ci fa passare per la prova e l’umiliazione, per farci capire che cosa ostacola l’opera dello Spirito Santo in noi.PV 91.2

    Dio ha legato le sue promesse a condizioni e doveri ben precisi che la preghiera non può assolutamente sostituire: “Se voi mi amate”, conclude Cristo, “osserverete i miei comandamenti... Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io l’amerò e mi manifesterò a lui”. Giovanni 14:15, 21. Chi presenta le sue suppliche a Dio appellandosi alle sue promesse, senza adempiere le condizioni relative, non fa che insultare Geova. Invoca il nome di Cristo quale autorità e garante dell’adempimento delle sue promesse, ma non fa niente che dimostri vera fede in Cristo e amore per lui!PV 91.3

    Molti si giocano la possibilità di essere accettati dal Padre. Occorre che esaminiamo con cura su quali basi si fonda la fede con cui ci avviciniamo a Dio. Se siamo disobbedienti presentiamo, per così dire, al Signore una cambiale da pagare senza che abbiamo assolto le condizioni che la renderebbero esigibile. Ricordiamo a Dio le sue promesse chiedendogli di adempierle, ma se lo facesse disonorerebbe il proprio nome!PV 91.4

    La sua promessa è: “Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quel che volete e vi sarà fatto”. Giovanni 15:7. E Giovanni dichiara: “E da questo sappiamo che l’abbiamo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: Io l’ho conosciuto e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo, e la verità non è in lui; ma chi osserva la sua parola, l’amor di Dio è in lui veramente compiuto”. 1 Giovanni 2:3-5.PV 92.1

    Uno degli ultimi comandamenti che Cristo ha lasciato ai discepoli è stato: “Com’io v’ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri”. Giovanni 13:34. Obbediamo a questo ordine, o il nostro comportamento è segnato dall’asprezza e da tratti di carattere poco cristiani? Se in qualche modo abbiamo urtato o ferito gli altri, è nostro dovere confessare la colpa e cercare la riconciliazione. Questo passo preparatorio è essenziale per presentarsi fiduciosamente di fronte a Dio e chiedere le sue benedizioni.PV 92.2

    C’è un altro punto troppe volte trascurato da quanti si presentano al Signore in preghiera: l’onestà. Sei stato onesto con lui? Per bocca del profeta Malachia Egli lamenta: “Fin dai giorni de’ vostri padri voi vi siete scostati dalle mie prescrizioni, e non le avete osservate. Tornate a me, ed io tornerò a voi, dice l’Eterno degli eserciti. Ma voi dite: ‘In che dobbiam tornare?’ L’uomo dev’egli derubare Iddio? Eppure voi mi derubate. Ma voi dite: ‘In che t’abbiam noi derubato?’ Nelle decime e nelle offerte”. Malachia 3:7, 8.PV 92.3

    Essendo il dispensatore di ogni benedizione, Dio reclama una parte di tutto ciò che possediamo per sostenere la proclamazione evangelica. Restituendo questa parte a Dio dimostriamo il nostro apprezzamento per i suoi doni; ma come possiamo d’altro canto pretendere le sue benedizioni se gli neghiamo quanto gli spetta? Se siamo amministratori infedeli dei beni terreni, come possiamo aspettarci che ci affidi quelli celesti? Ecco perché, forse, certe preghiere non sono esaudite!PV 92.4

    Ma nella sua grandezza Dio è sempre pronto a perdonarci e ci invita: “Portate tutte le decime alla casa del tesoro, perché vi sia del cibo nella mia casa, e mettetemi alla prova in questo... s’io non v’apro le cateratte del cielo e non riverso su voi tanta benedizione, che non vi sia più dove riporla. E, per amor vostro, io minaccerò l’insetto divoratore; ed egli non distruggerà più i frutti del vostro suolo, e la vostra vigna non abortirà più nella campagna... E tutte le nazioni vi diranno beati, perché sarete un paese di delizie, dice l’Eterno degli eserciti”. Malachia 3:10-12.PV 93.1

    Altrettanto vale per tutte le altre richieste di Dio: tutti i suoi doni sono promessi a condizione che obbediamo. Il cielo è pieno di benedizioni ed è pronto a riversarle su quanti desiderano collaborare con lui. Tutti coloro che gli ubbidiscono possono attendersi fiduciosamente l’adempimento delle sue promesse.PV 93.2

    Dobbiamo però dimostrare una fiducia ferma ed incrollabile in Dio. Spesso Egli non ci esaudisce subito per provare la nostra fede o la sincerità dei nostri desideri. Ma se preghiamo secondo la sua Parola, dimostriamo di credere alla sua promessa e presentiamo le nostre suppliche con una fermezza che non sarà respinta.PV 93.3

    Dio non dice: Chiedete una volta e riceverete. Anzi ci invita a chiedere e a perseverare instancabilmente nella preghiera. La persistenza nell’orazione induce il supplicante ad un fervore più intenso ed accresce in lui il desiderio di ricevere quello che chiede. Alla tomba di Lazzaro Gesù disse a Marta: “Se credi, tu vedrai la gloria di Dio”. Giovanni 11:40.PV 93.4

    Purtroppo molti hanno una fede morta che gli impedisce di vedere la potenza divina. La loro debolezza è il risultato dell’incredulità. Preferiscono confidare più nelle proprie capacità che nell’aiuto di Dio, vogliono essere in prima persona gli artefici del proprio destino, fanno piani e riflettono molto, ma pregano poco e nutrono ben poca fiducia in Dio. S’illudono di avere fede, ma è solo l’impulso di un momento. Non rendendosi conto del proprio bisogno né della disponibilità di Dio a dare quel che chiedono, non perseverano nel presentare le loro suppliche al Signore.PV 93.5

    Le nostre preghiere devono essere ardenti e perseveranti come quella dell’amico della parabola che in piena notte va a chiedere del pane in prestito. Quanto maggiore è il fervore e la costanza con cui chiediamo, tanto più intima risulterà la nostra comunione spirituale con Cristo. Cresceranno le benedizioni perché è cresciuta la nostra fede.PV 94.1

    Il nostro compito è di pregare e di credere. Vegliate e orate, e collaborate con colui che esaudisce le nostre preghiere, e tenete presente che “noi siamo collaboratori di Dio”. 1 Corinzi 3:9. Parlate e agite in armonia con le vostre preghiere e si vedrà allora l’enorme differenza al momento della prova: se pregate con fede genuina o per pura forma!PV 94.2

    Quando sorgono problemi e difficoltà, non cercate aiuto negli uomini ma in Dio! L’abitudine di raccontare le nostre difficoltà agli altri indebolisce noi e non fortifica loro, anzi così facendo addossiamo loro il fardello delle nostre miserie che essi non possono alleviare. Perché cercare soccorso nell’uomo debole e limitato quando possiamo ricevere forza da un Dio onnipotente ed infallibile?PV 94.3

    Non c’è bisogno che tu vada a cercare saggezza ai confini della terra perché Dio è vicino. Non saranno le tue capacità presenti o future a procurarti il successo, bensì quello che il Signore farà per te. Dobbiamo confidare meno in ciò che possono fare gli uomini e di più in quel che può fare Dio per il credente. È suo vivo desiderio che gli tendiamo le mani in fede aspettandoci grandi cose da lui. Egli anela elargirci intelligenza sia nelle questioni materiali che in quelle spirituali. Dio può affinare l’intelletto e dare tatto e abilità. Consacrate i vostri talenti all’opera di Dio, chiedetegli saggezza e la riceverete!PV 94.4

    Fate della Parola di Cristo la vostra sicurezza. Non ci ha invitati ad andare a lui? Che motivo abbiamo quindi di lasciarci sopraffare dallo scoraggiamento o dalla disperazione? Così facendo perderemmo molto: guardando le apparenze e lamentandoci sotto l’incalzare delle difficoltà, dimostriamo una fede debole e malata. Piuttosto, parliamo ed agiamo come se la nostra fede fosse invincibile. A Dio non mancano i mezzi e le risorse, perché tutto l’universo è suo. Con fede, eleviamo lo sguardo al cielo, a colui che possiede luce, forza ed efficacia!PV 94.5

    Nella fede genuina c’è uno slancio ed una fermezza di principi e di propositi che né il tempo né le prove riescono a scuotere. “I giovani s’affaticano e si stancano; i giovani scelti vacillano e cadono, ma quelli che sperano nell’Eterno acquistan nuove forze, s’alzan a volo come aquile; corrono e non si stancano, camminano e non s’affaticano”. Isaia 40:30, 31.PV 94.6

    Molti vorrebbero ben volentieri aiutare gli altri, ma si rendono conto di non avere forza spirituale o luce da dare: presentino le loro suppliche al trono della grazia implorando lo Spirito Santo e Dio manterrà tutte le sue promesse! Bibbia alla mano diciamo: ho agito secondo la tua Parola e mi appello alla tua promessa: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; picchiate e vi sarà aperto”. Matteo 7:7.PV 95.1

    Non dobbiamo solo pregare nel nome di Cristo, occorre anche chiedere l’ispirazione dello Spirito Santo. Paolo intende dire proprio questo quando scrive che lo Spirito “intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili”. Romani 8:26. Dio si compiace di esaudire preghiere simili. Quando eleviamo una preghiera ardente in nome di Gesù, c’è già in questo fervore un pegno che Dio ci esaudirà “infinitamente al di là di quel che domandiamo o pensiamo”. Efesini 3:20.PV 95.2

    Cristo ha promesso: “Perciò vi dico: Tutte le cose che voi domanderete pregando, crediate che le avete ricevute, e voi le otterrete”. Marco 11:24. “E quel che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figliuolo”. Giovanni 14:13. E Giovanni, il discepolo prediletto, spinto dallo Spirito Santo ci assicura chiaramente: “Se domandiamo qualcosa secondo la sua volontà, Egli ci esaudisce; e se sappiamo ch’Egli ci esaudisce in quel che gli chiediamo, noi sappiamo di avere le cose che gli abbiamo domandate”. 1 Giovanni 5:14, 15. Presentate perciò la vostra supplica al Padre nel nome di Gesù e Dio onorerà questo nome!PV 95.3

    L’arcobaleno che sovrasta il trono divino ci garantisce che Dio è fedele e che in lui non c’è variazione né ombra di mutamento. Noi abbiamo peccato contro di lui e non meritiamo il suo amore, eppure lui stesso ci ha messo sulle labbra questa supplica meravigliosa: “Per amore del tuo nome, non disdegnare, non disonorare il trono della tua gloria; ricordati del tuo patto con noi; non lo annullare!” Geremia 14:21. Quando andiamo a lui confessandogli la nostra indegnità ed il nostro peccato, Egli ha impegnato se stesso ad ascoltare le nostre invocazioni e l’onore del suo trono nel mantenere la parola data.PV 95.4

    Come Aaronne, simbolo di Cristo, il nostro Salvatore porta nel luogo santo i nomi di tutto il suo popolo che ha nel cuore. Il nostro Sommo Sacerdote ricorda tutte le parole d’incoraggiamento che ci ha rivolte e non dimentica il suo patto.PV 96.1

    Tutti coloro che lo cercano lo troveranno e a chi picchia sarà aperto. Non sentiranno la scusa della parabola: “Lasciami in pace, la porta è chiusa e non ho voglia di aprirla!” A nessuno sarà detto: “Non posso aiutarti”. Quanti in piena notte vanno a chiedere pane per sfamare gli affamati non rimarranno delusi.PV 96.2

    Nella parabola il vicino che va a chiedere il pane ne riceve “quanti ne ha di bisogno”. E in che misura Dio ci darà i suoi doni affinché li trasmettiamo agli altri? “Secondo la misura del dono elargito da Cristo”. Efesini 4:7. Gli angeli osservano con vivo interesse in che modo trattiamo i nostri simili, e quando rilevano la nostra simpatia cristiana per chi sbaglia, si affrettano a mettersi accanto a noi per ricordarci le parole da dire che saranno per l’anima come il pane della vita. Così si avvererà la promessa: “E... Iddio... supplirà ad ogni vostro bisogno secondo le sue ricchezze e con gloria, in Cristo Gesù”. Filippesi 4:19. Egli renderà potente la nostra testimonianza sincera e reale con la forza della vita eterna, e la Parola di Dio sarà nella nostra bocca un messaggio di verità e giustizia.PV 96.3

    Gli sforzi personali per gli altri devono essere preceduti da un’intensa vita di preghiera in segreto, perché il saper salvare le anime richiede una grande saggezza. Prima di parlare alla gente, coltiviamo la comunione con Cristo! Implorate di fronte al trono della grazia la capacità di aiutare gli altri spiritualmente.PV 96.4

    Il nostro cuore trabocchi dell’anelito del Dio vivente! La vita di Cristo dimostra chiaramente che cosa può fare l’umanità quando è partecipe della natura divina. Anche noi possiamo avere tutto quello che Cristo riceveva dal Padre, perciò chiediamo e riceveremo! Armati della tenace fede di Giacobbe e dell’irremovibile costanza di Elia, rivendichiamo per noi tutte le promesse divine!PV 96.5

    La gloriosa concezione che abbiamo di Dio animi tutto il nostro pensiero, e la nostra vita sia legata a quella di Gesù da legami invisibili. Colui che ha ordinato alla luce di splendere nelle tenebre desidera illuminare anche il nostro cuore, facendo risplendere la luce della conoscenza di Dio manifestata in Gesù Cristo. Lo Spirito Santo ci rivelerà il mondo divino che diverrà una potenza vivente nel cuore di chi obbedisce. Cristo ci condurrà alle soglie dell’eternità e noi potremo contemplare la gloria che è al di là del velo e annunciare agli uomini l’onnipotenza di colui che vive sempre per intercedere per noi. PV 97.1

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