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Profeti e re - Contents
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    Capitolo 44: Nella fossa dei leoni

    Quando Dario il Medo salì sul trono, fino allora occupato dai sovrani babilonesi, provvide immediatamente a riorganizzarne l’amministrazione. “Dario decise di nominare centoventi satrapi in tutto il regno... Stabilì pure tre sovrintendenti... Daniele era uno dei tre sovrintendenti, ma, per le sue qualità eccezionali, superava gli altri due e tutti i satrapi. Il re aveva perfino pensato di affidargli la responsabilità di tutto il regno”. Daniele 6:2-4.PR 272.1

    Gli onori tributati a Daniele suscitarono la gelosia dei capi e dei satrapi i quali cercarono un’occasione per poterlo accusare. Ma non ne trovarono alcuna “perché egli era integro nella sua onestà e non gli si poteva rimproverare nulla”. Daniele 6:5.PR 272.2

    La condotta irreprensibile di Daniele suscitò ancor più la gelosia dei suoi nemici, i quali furono costretti a riconoscere: “Non possiamo scoprire alcun motivo per accusare Daniele, se non il fatto che ubbidisce alla legge del suo Dio”. Daniele 6:6.PR 272.3

    Così i capi e i satrapi si consultarono ed escogitarono un piano mediante il quale speravano di riuscire a eliminare il profeta. Decisero di chiedere al re di emanare un decreto, redatto da loro stessi, che vietava a ogni suddito del regno di rivolgere richieste a Dio o a qualsiasi altro uomo, ma di rivolgerle soltanto al re Dario per lo spazio di trenta giorni. Chi avesse violato il decreto sarebbe stato gettato nella fossa dei leoni.PR 272.4

    I capi e i satrapi prepararono il decreto e lo sottoposero al re perché lo firmasse. Facendo appello alla sua vanità cercarono di dimostragli che l’emanazione di questo decreto avrebbe accresciuto il suo prestigio e la sua autorità. Ignorando l’astuto obiettivo di quegli uomini, il re non si rese conto dell’odio che aveva ispirato il decreto e, cedendo alle loro lusinghe, lo firmò.PR 272.5

    Allora i nemici di Daniele si ritirarono felici di aver teso un tranello al servitore dell’Eterno. In quel complotto Satana aveva avuto un ruolo importante. Il profeta occupava nel regno una posizione di prestigio e gli angeli malefici temevano che il suo influsso potesse indebolire il loro controllo sui governanti. Essi suscitarono quindi nei satrapi l’invidia e la gelosia; suggerirono loro l’elaborazione di questo decreto per sbarazzarsi di Daniele e i prìncipi, lasciandosi utilizzare come strumenti del male, realizzarono il loro obiettivo.PR 272.6

    Per il successo del piano i nemici del profeta contavano sulla sua fedeltà ai princìpi e la loro valutazione si rivelò esatta. Considerando la formulazione del decreto Daniele capì quale fosse il loro obiettivo ma non mutò minimamente il suo comportamento. Perché avrebbe dovuto smettere di pregare ora che aveva più bisogno della preghiera? Avrebbe piuttosto rinunciato alla propria vita anziché alla speranza nell’aiuto di Dio. Con la calma abituale disbrigò i suoi impegni come capo dei satrapi e, giunta l’ora della preghiera, entrò in casa sua e con le finestre aperte verso Gerusalemme, come sempre, presentò le sue richieste al Dio del cielo. Daniele non cercò affatto di nascondere il suo atto di culto. Pur sapendo quali sarebbero state le conseguenze della sua fedeltà a Dio il suo spirito non vacillò. Egli non avrebbe mai permesso che coloro che complottavano per la sua rovina credessero che il suo rapporto con Dio si fosse interrotto.PR 273.1

    In tutti i casi in cui il re aveva il diritto di impartire ordini Daniele ubbidiva, ma né Dario né il suo decreto potevano farlo deviare dalla fedeltà al Re dei re. Così il profeta dichiarò coraggiosamente ma umilmente e silenziosamente che nessun potere umano ha il diritto di interporsi fra l’uomo e Dio. Nell’ambiente idolatra in cui viveva rese una fedele testimonianza alla verità. La sua ferma adesione a giusti princìpi era una luce che risplendeva nell’oscurità morale della corte pagana.PR 273.2

    Per un giorno intero i capi e i satrapi spiarono Daniele. Per tre volte lo videro andare in casa sua e per tre volte udirono la sua fervente preghiera. La mattina seguente si presentarono al re per denunciarlo. Daniele, il suo funzionario più onorato e fedele, aveva sfidato il decreto reale. Cfr. Daniele 6:13. Esultanti, informarono Dario della condotta del suo leale consigliere: “...maestà, quel Daniele, deportato dalla regione di Giuda, non ha rispettato né te né il tuo decreto: tre volte al giorno egli prega il suo Dio”. Daniele 6:14.PR 273.3

    Quando il monarca udì queste parole si rese subito conto del tranello che era stato teso al suo servitore. Si rese conto che la proposta di un decreto reale non era stata motivata dallo zelo per la gloria e l’onore del re ma dalla gelosia nei confronti di Daniele. “...il re... fu profondamente addolorato...” di aver avuto un ruolo in questo complotto. “Fino al tramonto egli cercò ogni mezzo per salvarlo”. Daniele 6:15.PR 273.4

    I satrapi, però, ritornarono precipitosamente dal re e dissero: “Maestà, tu sai bene che secondo la legge dei Medi e dei Persiani un decreto o una decisione firmata dal re è irrevocabile”. Daniele 6:16. Il decreto, anche se emanato in modo avventato, era inalterabile e doveva essere attuato. “Allora, per ordine del re, Daniele fu preso e gettato nella fossa dei leoni. Il re gli disse: “Solo il tuo Dio che tu servi con tanto amore può salvarti!””. Una pietra fu posta sulla bocca della fossa. “Il re vi applicò il suo sigillo personale e quello dei suoi alti funzionari perché nessuno potesse cambiare la sorte di Daniele. Il re rientrò poi nel suo palazzo per trascorrere la notte. Respinse ogni cibo e, benché non riuscisse a dormire, rifiutò qualunque diversivo”. Daniele 6:17-19.PR 273.5

    Dio non impedì ai nemici di Daniele di gettarlo nella fossa dei leoni; egli permise ai demoni e a quegli uomini malvagi di attuare il loro piano per rendere più spettacolare la liberazione del suo servitore e più completa la sconfitta dei nemici della verità e della giustizia. Il salmista afferma: “Anche i più violenti ti daranno gloria”. Salmi 76:11. Grazie al coraggio di Daniele, che scelse di restare fedele ai suoi princìpi a costo di perdere la stima del re, Satana fu sconfitto e il nome di Dio esaltato e onorato.PR 274.1

    Il mattino successivo, all’alba, il re Dario si recò subito alla fossa e “...chiamò Daniele con voce triste: “Daniele, servo del Dio vivente, il tuo Dio che servi con amore ti ha liberato dagli artigli dei leoni?” Daniele gli rispose: “Lunga vita a te, maestà! Sì, il mio Dio ha mandato il suo angelo a chiudere le fauci dei leoni ed essi non mi hanno fatto alcun male. Infatti, agli occhi del mio Dio, sono innocente e anche nei tuoi riguardi non ho commesso alcuna colpa, maestà!” Pieno di gioia, il re diede ordine di tirare fuori Daniele dalla fossa. Appena fuori, si potè notare che egli non aveva nessuna ferita, perché aveva avuto fiducia nel suo Dio. Il re fece poi arrestare quegli uomini che avevano denunziato Daniele, ed essi furono gettati nella fossa dei leoni con le mogli e i figli. I leoni li afferrarono e ne stritolarono le ossa ancor prima che essi raggiungessero il fondo della fossa”. Daniele 6:20-25.PR 274.2

    Ancora una volta un sovrano pagano emanò un decreto per esaltare il Dio di Daniele come il vero Dio. “...il re Dario rivolse questo messaggio alla gente di ogni popolo, nazione e lingua che abita su tutta la terra: “Vi auguro una pace perfetta! Questo è il mio decreto: in tutto il mio regno ognuno deve avere un rispetto assoluto per il Dio di Daniele. Egli è il Dio vivente, regna per sempre. Il suo regno non verrà mai distrutto, il suo dominio dura per sempre. Egli libera e salva, compie prodigi e miracoli nel cielo e sulla terra. Egli ha liberato Daniele dagli artigli dei leoni”. Daniele 6:26-28.PR 274.3

    L’opposizione incontrata dal servitore di Dio era stata completamente infranta. “Daniele occupò in seguito un posto importante nel regno di Dario e poi in quello di Ciro, re dei Persiani”. Daniele 6:28.PR 274.4

    Questa liberazione di Daniele ci insegna che nei periodi di prova e di difficoltà i figli di Dio devono continuare a comportarsi come se potessero contare sulle prospettive migliori e tutto dovesse svolgersi come previsto. Daniele nella fossa dei leoni era lo stesso Daniele che aveva assunto per il re il ruolo di primo ministro ed era anche profeta dell’Altissimo. Un uomo fedele a Dio rimarrà tale sia nell’ora della prova sia nei momenti migliori quando la luce di Dio e l’approvazione degli uomini lo favoriranno. La fede afferra l’invisibile e si impadronisce delle realtà eterne.PR 274.5

    Il cielo è molto vicino a coloro che soffrono per amore della giustizia. Cristo identifica i suoi interessi con quelli dei suoi fedeli, soffre insieme a loro, e chiunque fa loro del male è come se lo facesse a lui. La potenza che è pronta a liberare l’uomo dal pericolo fisico o dall’angoscia morale è pronta anche a salvaguardarlo da mali peggiori; egli permette ai servitori di Dio di salvaguardare la loro integrità in ogni circostanza e di trionfare tramite la grazia divina.PR 275.1

    L’esperienza di Daniele come funzionario nei regni di Babilonia e Medo-Persia rivela il fatto che un uomo d’affari non è necessariamente un intrigante o un ambizioso ma che può essere un uomo che si lascia guidare e istruire da Dio costantemente. Daniele, primo ministro del più grande dei regni terreni, era nello stesso tempo un profeta dell’Altissimo e riceveva luce dall’ispirazione divina. Naturalmente non era perfetto; era un uomo simile a noi, ma la Parola di Dio lo descrive come irreprensibile. Anche i suoi peggiori nemici non potevano trovare nulla da ridire sul modo in cui adempiva il suo dovere. Il suo esempio dovrebbe mostrare agli uomini di Stato come comportarsi quando si è convertiti e consacrati al Signore.PR 275.2

    Una scrupolosa ubbidienza alle esigenze divine è fonte di benedizioni temporali e spirituali. Daniele fu sempre fedele a Dio e non perse mai l’autocontrollo. Grazie alla sua nobile dignità e alla sua assoluta integrità, quando era ancora molto giovane, seppe conquistarsi il favore e l’affetto dell’ufficiale a cui era stato affidato. Le stesse caratteristiche distinsero la sua esperienza successiva per cui raggiunse rapidamente la posizione di primo ministro dell’impero babilonese. Durante il regno dei monarchi successivi, il crollo della nazione e la nascita di un altro impero mondiale, la sua saggezza, la sua competenza di governo, il suo tatto, la sua cortesia, la sua sincera bontà, la sua fedeltà ai princìpi furono tali che perfino i suoi nemici furono costretti a confessare che non riuscivano a trovare nessuna occasione per accusarlo perché “...era integro nella sua onestà e non gli si poteva rimproverare nulla”. Daniele 6:5. Onorato come uomo politico, detentore di segreti di stato la cui portata rivestiva carattere universale, Daniele fu onorato da Dio come suo ambasciatore e gli furono trasmesse molte rivelazioni sui misteri del futuro. Queste straordinarie profezie, contenute nei capitoli da sette a dodici del libro che porta il suo nome, non furono completamente comprese da lui, ma prima di concludere la sua carriera ricevette la certezza che quando la storia del mondo si sarebbe conclusa avrebbe ricevuto la sua ricompensa.PR 275.3

    Non fu in grado di comprendere tutto quello che Dio gli aveva rivelato. Riguardo ai suoi scritti profetici gli fu detto: “...conserva segreto questo messaggio, non svelare il contenuto di questo libro prima del tempo della fine”. Daniele 12:4. L’angelo disse al fedele messaggero dell’Eterno: “Ora va’, Daniele. Questo messaggio resterà accuratamente nascosto fino al momento della fine”. Daniele 12:9. Quindi aggiunse: “E tu, Daniele, sii fedele sino alla fine. Allora ti riposerai e poi ti alzerai per ricevere alla fine del tempo la tua ricompensa”. Daniele 12:13.PR 276.1

    Nella misura in cui ci si avvicina alla fine della storia del mondo è necessario rivolgere un’attenzione speciale alle profezie di Daniele in quanto si riferiscono al tempo in cui viviamo. A esse sono collegati gli insegnamenti dell’ultimo libro del Nuovo Testamento. Satana ha indotto molti a credere, nel corso dei secoli, che le predizioni profetiche degli scritti di Daniele e di Giovanni siano incomprensibili. Invece fu detto a Daniele: “...i saggi comprenderanno quel che avviene”, a proposito delle visioni che sarebbero state riscoperte negli ultimi giorni. Questa è la promessa relativa alla rivelazione che Cristo diede a Giovanni per la guida del popolo di Dio nel corso dei secoli: “...beato dunque chi legge e chi ascolta questo messaggio profetico, e fa tesoro di quanto qui è scritto”. Apocalisse 1:3.PR 276.2

    Dal sorgere delle nazioni e dal loro crollo, chiaramente descritti nei libri di Daniele e dell’Apocalisse, possiamo imparare quanto vana sia la gloria di questo mondo. Babilonia, in tutta la sua potenza e la sua magnificenza, mai uguagliata in seguito, sembrava dover durare in eterno, ma è scomparsa! Essa è svanita nel nulla “come un fiore di campo”. Giacomo 1:10. Così crollarono i regni della Medo-Persia, della Grecia e di Roma. Così sarà distrutto tutto ciò che non ha Dio come suo fondamento. Può sussistere solo ciò che rientra nei suoi piani ed esprime il suo carattere. I suoi princìpi sono le sole cose sicure in questo mondo.PR 276.3

    Un attento studio dell’adempimento del piano divino nella storia delle nazioni e delle profezie relative agli avvenimenti futuri ci aiuterà a valutare le cose visibili e invisibili e comprendere qual è il vero scopo della vita. Considerando dunque gli avvenimenti terreni alla luce dell’eternità possiamo, come Daniele e i suoi compagni, vivere per ciò che è vero, nobile e duraturo. Imparando in questa vita ad applicare i princìpi del regno del nostro Signore e Salvatore — regno che deve durare in eterno — saremo pronti, quando egli apparirà una seconda volta, a partecipare con lui alla sua gloria.PR 276.4

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