Capitolo 53: Il restauratore di brecce
Il viaggio di Neemia a Gerusalemme si svolse senza problemi. Le lettere del re ai governatori delle province situate sul percorso gli assicurarono una buona accoglienza e una premurosa assistenza. Nessuno osò opporsi a un funzionario protetto del re di Persia e trattato con grande rispetto dai governatori delle province.PR 321.1
Il suo arrivo a Gerusalemme con una scorta militare indicava che era venuto per un’importante missione e suscitò la gelosia delle tribù pagane che abitavano vicino alla città. Esse avevano spesso manifestato ostilità per i giudei insultandoli apertamente; si distinsero in quest’opera malvagia certi capi tribù: Sanballat il coronita, Tobia l’ammonita e Ghesem l’arabo. Fin dall’inizio essi considerarono con diffidenza le iniziative di Neemia e cercarono con ogni mezzo di far fallire i suoi piani e di ostacolare la sua opera.PR 321.2
Neemia però continuò a mantenere lo stesso atteggiamento prudente e riservato che aveva caratterizzato la sua condotta fino a quel momento. Sapendo che i suoi mortali nemici erano pronti a opporsi a lui, tenne loro nascosta la natura della sua missione fino a quando, esaminando la situazione, non fu in grado di elaborare i suoi piani. In questo modo sperava di assicurarsi la collaborazione del popolo e di metterlo al lavoro prima che si manifestasse l’opposizione dei suoi antagonisti.PR 321.3
Scegliendo alcuni uomini che riteneva degni di fiducia, Neemia parlò loro delle circostanze che lo avevano condotto a Gerusalemme, dell’obiettivo che desiderava raggiungere e dei piani che si proponeva di seguire. Suscitò così il loro interesse per l’iniziativa e si assicurò il loro aiuto.PR 321.4
La terza notte dopo il suo arrivo, Neemia si alzò a mezzanotte e con pochi uomini fidati uscì per esaminare personalmente lo stato di desolazione in cui si trovava Gerusalemme. Salito sul suo mulo, attraversò la città ispezionando le mura diroccate e le porte della città dei suoi padri. Il suo spirito era pervaso da tristi riflessioni. Mentre guardava le rovine della sua amata Gerusalemme, con il cuore spezzato, i ricordi della grandezza di Israele si affacciavano alla sua mente in stridente contrasto con quelle testimonianze dell’attuale desolazione.PR 321.5
In segreto e in silenzio Neemia completò il giro delle mura. Neemia 2:16. Trascorse il resto della notte in preghiera perché sapeva che la mattina seguente avrebbe avuto bisogno di molta forza per incoraggiare e riunire i suoi compatrioti demoralizzati e divisi.PR 322.1
Neemia era in possesso di un mandato reale che richiedeva agli abitanti di collaborare con lui nella ricostruzione delle mura della città. Egli però non ricorse all’esercizio di tale autorità. Cercò piuttosto di guadagnarsi la fiducia e la simpatia del popolo sapendo quanto fosse necessaria sia l’intesa degli animi sia quella delle energie da impiegare nella grande opera che li attendeva. Quando la mattina convocò i suoi uomini, presentò loro le argomentazioni necessarie a risvegliare le loro potenziali capacità e a ritrovare la loro unione.PR 322.2
Gli interlocutori di Neemia non sapevano nulla della sua ispezione notturna ed egli stesso non la rivelò loro. Il fatto di aver visitato la città contribuì ampiamente al suo successo perché egli era in grado di parlare della situazione con una precisione e un’abbondanza di dettagli che stupirono i suoi uditori. L’impressione provata dalla visione delle rovine di Gerusalemme dava forza e potenza alle sue parole. Rimproverò ai suoi patrioti la loro condotta fra i pagani: la religione disonorata, il loro Dio bestemmiato. Spiegò che nel paese in cui abitava aveva sentito parlare della loro disperazione. Disse che aveva pregato per loro e deciso, durante la preghiera, di chiedere al re il permesso di aiutarli. Aveva supplicato Dio di permettergli di ottenere dal re non soltanto questo permesso ma anche l’autorità e i mezzi necessari per adempiere il suo compito. La sua preghiera era stata esaudita e aveva capito che i suoi piani erano in armonia con quelli del Signore.PR 322.3
Dopo aver terminato il suo racconto e dimostrato di essere sostenuto dall’autorità del Dio d’Israele e dal re persiano, Neemia interpellò i presenti per sapere se intendevano approfittare di questa opportunità per impegnarsi a ricostruire le mura. L’appello di Neemia toccò i loro cuori. Dopo aver compreso come Dio li avesse benedetti, vergognandosi dei loro timori e con rinnovato coraggio esclamarono tutti insieme: “... “Al lavoro! ricostruiamo la città!” E si misero all’opera con impegno”. Neemia 2:18.PR 322.4
Neemia si era dato anima e corpo al compito che aveva intrapreso. La sua speranza, la sua energia, il suo entusiasmo, la sua determinazione erano contagiosi e ispiravano negli altri il suo stesso coraggio e il suo nobile proposito. Ogni uomo divenne un altro Neemia e si impegnò a incoraggiate il suo prossimo. Quando i nemici di Israele udirono quello che gli ebrei speravano di realizzare, risero di loro disprezzandoli e dissero: “Che cosa pensate di fare? Volete mettervi contro il re?” Neemia rispose: “Voi non avete niente a che fare con Gerusalemme; nessun diritto, nessuna proprietà, nessun ricordo. Noi ci mettiamo a ricostruire perché siamo sicuri che il Dio del Cielo ci aiuterà fino alla fine. Siamo i suoi servi”. Neemia 2:19, 20.PR 322.5
I primi che si lasciarono conquistare dallo zelo e dal fervore di Neemia furono i sacerdoti. Considerata la loro posizione influente, essi potevano contribuire a far progredire o ad ostacolare l’opera e quindi la loro collaborazione fu determinante, fin dall’inizio, per il suo successo. La maggior parte dei prìncipi e dei capi d’Israele si impegnarono attivamente nel lavoro. Questi fedeli collaboratori sono citati nel libro di Dio. Ma alcuni fra loro, i nobili della tribù dei Tekoiti “...non piegarono i loro colli a lavorare all’opera del Signore”. Il ricordo di questi collaboratori infingardi è marchiato di vergogna ed è stato tramandato come avvertimento a tutte le generazioni successive.PR 323.1
In ogni movimento religioso vi sono di quelli che, pur non potendo negare che l’opera è di Dio, mantengono le distanze rifiutando di collaborare. Dovrebbero ricordarsi del registro tenuto in cielo, quel libro nel quale non vengono fatte né omissioni né errori e in base al quale saranno giudicati. In esso viene registrata ogni occasione trascurata ma anche ogni atto di fede e di amore il cui ricordo diventa immortale.PR 323.2
L’esempio offerto dai nobili della tribù dei Tekoiti aveva scarsa importanza rispetto al crescente influsso di Neemia. Il popolo in generale manifestava il suo zelo e il suo patriottismo. Uomini capaci e influenti organizzarono le varie classi di cittadini in gruppi. Il capo di ogni gruppo si assumeva la responsabilità di erigere una parte delle mura. È scritto che costruirono “ciascuno vicino a casa sua”.PR 323.3
Ora che l’opera era iniziata, il coraggio di Neemia si rafforzava. Instancabilmente sorvegliava la costruzione, guidava gli operai, considerava le difficoltà e provvedeva a soddisfare le varie necessità. Lungo tutte queste mura di cinque chilometri era presente ovunque per esercitare il suo influsso. Sapeva incoraggiare i timidi, scuotere i tentennanti, gratificare coloro che si impegnavano. Inoltre non dimenticava mai di sorvegliare i movimenti dei nemici che, tenendosi a distanza, discutevano come se tramassero un complotto e a volte si avvicinavano agli operai per cercare di distrarli dalle loro occupazioni.PR 323.4
Nonostante i vari impegni Neemia non dimenticava la fonte da cui attingeva la sua forza. Il suo cuore si elevava costantemente verso colui che veglia su tutti. Egli affermava: “Il Dio dei cieli ci darà il successo”. Queste parole riecheggiavano facendo sussultare i cuori degli operai.PR 323.5
La ricostruzione delle mura di Gerusalemme non continuò senza ostacoli. Satana infatti stava lavorando per suscitare l’opposizione e provocare lo scoraggiamento. Sanballat, Tobia e Ghesem, suoi principali istigatori in questo movimento, decisero di intervenire per bloccare i lavori. Si sforzarono di provocare la divisione fra gli operai mettendo in ridicolo gli sforzi dei costruttori, dicendo che la loro impresa era destinata al fallimento.PR 323.6
I costruttori incontrarono ben presto un’opposizione ancora più forte. Furono costretti a vigilare costantemente per difendersi dai complotti dei loro avversari che, spacciandosi per amici, cercavano con ogni mezzo di provocare confusione e perplessità e suscitare la sfiducia. Fecero tutto il possibile per scoraggiare gli ebrei cercando di attirare Neemia nella loro trappola. Addirittura ci furono degli israeliti sleali disposti a collaborare con loro in questa campagna disfattista. Si cercò di far credere che Neemia stesse complottando contro il re persiano con l’intenzione di diventare re d’Israele e quindi tutti coloro che lo sostenevano sarebbero stati dei traditori.PR 324.1
Neemia però continuò a ricercare in Dio il soccorso e la guida, e “la gente lavorava con slancio”. In questo modo il programma di ricostruzione continuò a procedere, le brecce furono riparate e la cinta di mura ricostruita fino alla metà dell’altezza prevista.PR 324.2
Quando i nemici di Israele videro l’inutilità dei loro sforzi si arrabbiarono moltissimo. Fino a quel momento non avevano osato utilizzare la violenza perché sapevano che Neemia e i suoi compagni agivano per mandato del re e temevano che un’aperta opposizione potesse provocare il malcontento del monarca. Ora, però, spinti dalla collera commisero il crimine di cui avevano accusato Neemia: “...si misero d’accordo per venire ad assalire Gerusalemme e crearvi confusione”. Neemia 4:2.PR 324.3
Mentre i samaritani cospiravano contro Neemia e la sua opera alcuni capi giudei iniziarono a lamentarsi e cercarono di scoraggiare l’uomo di Dio esagerando le difficoltà che sarebbero sorte in un’impresa simile. Neemia 4:4.PR 324.4
Lo scoraggiamento aveva anche un’altra motivazione. Quegli ebrei che non avevano preso parte al lavoro raccolsero le affermazioni e i rapporti dei loro nemici e li utilizzarono per scoraggiare i fratelli e suscitare il malcontento.PR 324.5
Ma scherno e ridicolo, opposizione e minacce sembravano rafforzare le convinzioni di Neemia e spingerlo a una maggiore vigilanza. Egli era cosciente dei pericoli di questa lotta contro i suoi nemici, ma il suo coraggio era indomito. “Noi pregammo il Signore di aiutarci — egli dichiara — e stabilimmo turni di guardia di giorno e di notte per difenderci da quella gente... Incaricai i vari gruppi familiari di organizzarsi per la difesa con spade, lance e archi e di mettersi sotto le mura, dietro qualche riparo, là dove c’erano spazi indifesi. Considerai la situazione, poi mi rivolsi alle autorità, ai capi e al popolo: “Non spaventatevi — dissi — per questi nemici. Non dimenticate che nessuno può resistere alla grandezza del Signore. Combattete per le vostre case, i vostri fratelli, le vostre mogli, i vostri figli e le vostre figlie!” I nostri nemici si resero conto che noi avevamo scoperto i loro piani. Così Dio mandò all’aria i loro progetti e noi potemmo tornare tutti ai nostri lavori sulle mura. Ma, da quel momento, solo metà delle persone lavorava per la ricostruzione; l’altra metà faceva la guardia, protetta da corazze e armata di lance, di scudi e di archi. I capi sorvegliavano tutto il popolo. Anche quelli che lavoravano sulle mura o trasportavano il materiale tenevano gli attrezzi per il lavoro in una mano, e un’arma nell’altra...”. Neemia 4:3-11.PR 324.6
Accanto a Neemia c’era un uomo che avrebbe dovuto suonare la tromba in caso di pericolo e sulle mura c’erano dei sacerdoti con le loro trombe sacre. Il popolo era sparso in tutto il cantiere, ma all’avvicinarsi del pericolo l’allarme veniva dato in qualsiasi punto e tutti accorrevano immediatamente. Neemia dice: “Così continuammo a lavorare, dalle prime luci dell’alba fino a notte, e metà degli uomini si teneva pronta con la spada in mano”. Neemia 4:15.PR 325.1
A coloro che abitavano in cittadine e villaggi lontano da Gerusalemme fu richiesto di alloggiare dentro le mura, sia per sorvegliare il lavoro sia per essere pronti a riprendere l’attività il mattino seguente. In questo modo si evitavano inutili ritardi e si fronteggiavano gli attacchi dei nemici che sarebbero stati favoriti dagli spostamenti dei lavoratori. Neemia e i suoi compagni affrontarono la fatica e le privazioni. Di giorno come di notte, nel breve tempo che si concedevano per dormire, rimanevano vestiti e armati di tutto punto.PR 325.2
L’opposizione e lo scoraggiamento che i costruttori affrontarono al tempo di Neemia a causa dei nemici e dei falsi amici sono simili alle difficoltà incontrate anche oggi da quanti lavorano per il Signore. I cristiani sono provati, non solo dall’ira, dal disprezzo e dalla crudeltà dei loro nemici, ma anche dall’indolenza, dall’incoerenza, dalla tiepidezza e dal tradimento di quanti si dicono amici e collaboratori. Vengono criticati, coperti di ridicolo. Questi avversari, che arrivano a disprezzare i credenti, sono ricorsi a volte a misure crudeli e anche violente.PR 325.3
Satana sfrutta ogni metodo per realizzare i suoi obiettivi. Fra coloro che si presentano come sostenitori dell’opera di Dio ve ne sono alcuni che si uniscono ai suoi nemici e la espongono agli assalti dei suoi più acerrimi avversari. Capita anche che coloro che desiderano veder realizzato il regno di Dio scoraggino i suoi servitori ripetendo le calunnie e le minacce dei nemici del Signore. Satana ottiene così un vero successo e tutti coloro che subiscono il suo influsso sono soggetti a una potenza seduttrice che annulla anche la saggezza dell’uomo più prudente. Ma, come Neemia, il popolo di Dio non deve né temere né disprezzare i suoi nemici. È necessario che confidi in Dio, prosegua coraggiosamente compiendo la sua opera con disinteresse e lasciando al Signore il compito di difendere la causa per cui lotta.PR 325.4
In mezzo a innumerevoli difficoltà Neemia ripose la sua fiducia in Dio che rappresenta il suo sicuro punto di riferimento. Colui che sostenne il suo servitore è stato in ogni tempo un aiuto costante per il suo popolo che, in ogni difficoltà, può affermare con fiducia: “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?” Romani 8:31. Per quanto insidiose possano essere le macchinazioni di Satana e dei suoi seguaci, il Signore può smascherare i suoi nemici e svelare i loro piani. La risposta degli uomini di fede oggi sarà come quella di Neemia: “Il nostro Dio combatterà per noi”. Il Signore opera potentemente e nessuno può opporsi al successo della sua opera.PR 326.1