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Profeti e re - Contents
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    Capitolo 56: Lettura solenne della legge di Dio

    Era il periodo della festa delle Trombe e molti membri del popolo erano riuniti a Gerusalemme. Lo scenario era desolante. Le mura della città erano state ricostruite, le porte ripristinate, ma gran parte della città era ancora in rovina.PR 337.1

    Su una pedana di legno eretta in una delle vie più larghe e circondata dalle vestigia della passata gloria di Giuda, c’era Esdra, ormai in età avanzata. Accanto a lui vi erano i leviti. Da questo palco si poteva scorgere una grande folla. Gli israeliti erano accorsi dall’intero paese circostante. “Esdra lodò il Signore, il grande Dio, e tutti alzarono le mani e risposero: “Amen, Amen!” Si inchinarono fino a terra per adorare il Signore”. Neemia 8:6.PR 337.2

    Eppure anche in quella folla si potevano constatare le prove del peccato d’Israele. In seguito ai matrimoni contratti con cittadini di altre nazioni la lingua ebraica risultava alterata ed era quindi necessario spiegare la legge nella lingua del popolo in modo che tutti la potessero capire. Cfr. Neemia 8:8. “La gente sentì quel che la legge richiedeva...” (Neemia 8:9), tutti ascoltavano con rispetto le parole dell’Altissimo. Durante la lettura essi si convinsero della loro colpa e piansero per le loro trasgressoni. Ma quel giorno era un giorno di festa, una santa convocazione alla quale partecipare con gioia e letizia; per questo furono invitati a frenare la loro tristezza e a rallegrarsi per la grande misericordia di Dio nei loro confronti. Neemia disse: “Questo è un giorno santo, è il giorno del Signore vostro Dio, non dovete essere tristi e piangere”. Neemia 8:9. Esdra aggiunse: “Dovete far festa, preparare un pranzo con buone carni e buon vino e mandate una porzione a chi non ne ha. Oggi è un giorno consacrato al Signore. Non dovete essere tristi, perché la gioia che viene dal Signore vi darà forza”. Neemia 8:10.PR 337.3

    La prima parte della giornata fu consacrata ai servizi religiosi e il popolo trascorse il resto del tempo a esprimere la propria gratitudine per le benedizioni ricevute e a goderne i frutti condividendoli con i poveri che non avevano potuto preparare nulla. Erano tutti felici perché le parole della legge erano state lette e comprese.PR 337.4

    Il giorno seguente trascorse nello stesso modo e al momento stabilito, il decimo giorno del settimo mese, furono celebrati solennemente i riti del giorno delle Espiazioni, secondo le indicazioni date da Dio. Fra il quinto e il ventiduesimo giorno di questo mese, il popolo e i capi giudei celebrarono la festa delle Capanne. Neemia 8:15-18.PR 337.5

    Ascoltando, ogni giorno, la lettura della legge, il popolo si convinse delle sue trasgressioni e di quelle delle generazioni precedenti. Essi capirono che allontanandosi da Dio i discendenti di Abramo avevano rinunciato alla sua protezione ed erano stati dispersi in terre lontane; decisero quindi di fare appello alla sua misericordia e impegnarsi a osservare i suoi comandamenti. Prima di celebrare questo rito solenne, il secondo giorno dopo la festa delle Capanne, presero la decisione di separarsi dai pagani che si trovavano fra loro.PR 338.1

    Quando s’inchinarono davanti al Signore, confessando i propri peccati e invocando il perdono, i capi li incoraggiarono a credere in Dio che, secondo la sua promessa, esaudisce le preghiere. Essi non dovevano solo addolorarsi, piangere e pentirsi ma anche credere che Dio li perdonava. Dovevano esprimere la loro fede raccontando le benedizioni di cui erano stati l’oggetto e lodandolo per la sua grande bontà. Cfr. Neemia 8:5, 6ss.PR 338.2

    Cessato il canto di lode, i capi raccontarono la storia d’Israele: quanto grande era stata la bontà di Dio nei loro confronti e quanto grande l’ingratitudine del popolo. Allora tutto il popolo si impegnò a osservare i comandamenti di Dio. Essi erano stati puniti per i loro peccati e ora riconoscevano la giustizia del comportamento di Dio nei loro confronti e si impegnavano a ubbidire alla sua legge. Affinché questo patto restasse valido nel tempo e venisse conservato come ricordo dell’impegno preso, fu scritto e firmato dai sacerdoti, dai leviti e dai prìncipi. Esso doveva rappresentare un ricordo e una barriera contro la tentazione. Il popolo fece “...questo giuramento sotto pena di maledizione: “Seguiremo la legge che Dio ci ha dato per mezzo di Mosè suo servitore, la rispetteremo e metteremo in pratica tutti i comandamenti, le leggi e le prescrizioni del Signore nostro Dio””. Neemia 10:30. Inoltre gli israeliti promisero di non contrarre matrimoni con gli abitanti del paese.PR 338.3

    Prima della conclusione di questa giornata di digiuno l’assemblea manifestò il desiderio di ritrovare la comunione con il Signore e si impegnò a non profanare più il sabato. Neemia in quella circostanza non intervenne, come fece più tardi, per impedire ai commercianti stranieri di entrare a Gerusalemme; ma per evitare al popolo la tentazione, fece promettere loro con un impegno solenne di non acquistare nulla da questi venditori durante il sabato. Sperava che questo avrebbe scoraggiato i mercanti e posto fine al loro traffico.PR 338.4

    Si pensò anche a come sostenere il culto pubblico. Oltre alla decima, l’assemblea si impegnò a contribuire annualmente con una determinata somma di denaro al servizio del santuario. “Ogni anno offriremo al tempio i primi prodotti dei campi e i primi frutti delle piante. Presenteremo ai sacerdoti, che prestano servizio nel tempio del nostro Dio, i nostri primogeniti e anche i primi nati del nostro bestiame, delle nostre vacche e delle nostre pecore, come prescrive la legge”. Neemia 10:36, 37.PR 339.1

    Israele aveva ristabilito il suo legame con Dio manifestando una profonda tristezza per il fatto di essersi allontanato da lui. Aveva confessato piangendo i suoi peccati. Aveva riconosciuto la giustizia del comportamento dell’Eterno e aveva promesso di ubbidire alla sua legge. Ora doveva manifestare la sua fede nelle promesse divine. Dio aveva accettato il suo pentimento, ora poteva rallegrarsi nella certezza del perdono dei suoi peccati e per il fatto che si era ristabilito il suo legame con Dio.PR 339.2

    I tentativi fatti da Neemia per ripristinare il culto del vero Dio erano stati coronati da successo. Nella misura in cui il popolo sarebbe rimasto fedele e avesse ubbidito alla Parola di Dio, il Signore avrebbe mantenuto la sua promessa di colmarlo delle sue ricche benedizioni.PR 339.3

    Gli insegnamenti che si possono trarre da questo racconto dovrebbero servire a tutti coloro che sono convinti dei propri errori e sono oppressi da un senso di indegnità. La Bibbia presenta fedelmente le conseguenze dell’apostasia di Israele, però descrive anche la profonda umiliazione e il pentimento, la sincera devozione e il generoso sacrificio che manifestò quando ristabilì il suo legame con il Signore.PR 339.4

    Ogni vero pentimento provoca nella vita una gioia duratura. Quando un peccatore risponde positivamente all’influsso dello Spirito Santo, si rende conto quanto la propria colpa e la propria malvagità siano in contrasto con la santità di colui che parla al cuore degli uomini. Sa di essere condannato come trasgressore, ma non deve per questo cedere alla disperazione perché il perdono gli è stato garantito e può rallegrarsi dell’amore di un Padre celeste che è disposto a perdonare. Per Dio è un privilegio circondare con le tenere attenzioni del suo amore gli esseri umani pentiti dei loro errori, fasciare le loro ferite, lavare le loro piaghe e rivestirli con gli abiti della salvezza.PR 339.5

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