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Profeti e re - Contents
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    Capitolo 59: “La casa d’Israele”

    Nel proclamare le verità del Vangelo eterno a ogni nazione, tribù, lingua e popolo, la chiesa di Dio oggi adempie l’antica profezia: “In futuro il popolo d’Israele, metterà radici, fiorirà e germoglierà come un albero. Con i suoi frutti riempirà tutta la terra”. Isaia 27:6.PR 356.1

    I discepoli di Gesù, in collaborazione con gli esseri celesti, stanno rapidamente raggiungendo anche le regioni più desolate della terra e come risultato dei loro sforzi ci saranno tantissime conversioni. Oggi, come mai prima, la proclamazione delle verità bibliche da parte di una chiesa fedele assicura ai figli degli uomini le benedizioni promesse secoli fa ad Abramo e alla sua discendenza. Il Signore aveva dichiarato al patriarca: “...Ti benedirò. Sarai fonte di benedizione”. Genesi 12:2.PR 356.2

    Questa promessa divina doveva realizzarsi pienamente nel corso dei secoli successivi al ritorno degli ebrei in Palestina. Il piano di Dio prevedeva che tutta la terra fosse pronta per la prima venuta del Cristo, così come oggi dovrebbe essere pronta per la sua seconda venuta.PR 356.3

    Alla fine dell’umiliante esilio, Dio rassicurò il popolo tramite Zaccaria, con queste parole: “...tornerò a Gerusalemme, ed essa sarà chiamata “Città fedele”; abiterò di nuovo a Sion, e il monte del Signore dell’universo sarà chiamato “Montagna santa””. Del suo popolo Dio disse: “...io sarò il suo Dio, con fedeltà e giustizia”. Zaccaria 8:3, 8.PR 356.4

    Queste promesse erano condizionate dall’ubbidienza. I peccati che avevano caratterizzato gli israeliti prima della cattività non dovevano ripetersi. Cfr. Zaccaria 7:9, 10; 8:16.PR 356.5

    Ricche ricompense temporali e spirituali erano promesse a coloro che avrebbero messo in pratica questi princìpi di giustizia. Il Signore, infatti, aveva detto: “Diffonderò la pace, nelle vigne crescerà l’uva, la terra darà i suoi frutti, il cielo regalerà la pioggia. Darò tutto questo ai sopravvissuti del mio popolo. Gente di Giuda e d’Israele, le nazioni ti hanno considerata un popolo maledetto. Ma ora io ti salvo e sarai un popolo benedetto...”. Zaccaria 8:12, 13.PR 356.6

    La deportazione babilonese aveva fatto sparire fra gli israeliti il culto degli idoli. Dopo il ritorno essi attribuirono molta importanza allo studio della legge e dei profeti. La restaurazione del tempio li mise in grado di svolgere pienamente i servizi rituali del santuario. Sotto la guida di Zorobabele, di Esdra e di Neemia promisero ripetutamente di osservare tutti i comandamenti e gli ordini dell’Eterno. I successivi periodi di prosperità dimostrarono pienamente che Dio aveva accettato e perdonato i suoi figli; ma nella loro miopia si allontanarono ripetutamente dal loro glorioso destino e si appropriarono egoisticamente di quei benefici che avrebbero garantito guarigione e benessere spirituale a tanti altri popoli.PR 356.7

    Il fatto che gli israeliti non avessero adempiuto il piano divino apparve chiaramente al tempo di Malachia. I messaggeri del Signore rimproveravano con severità i peccati che privavano Israele della prosperità temporale e della potenza spirituale. Censurando i trasgressori il profeta non risparmiò né i sacerdoti né il popolo; la “Parola del Signore” rivolta a Israele per mezzo di Malachia affermava che le lezioni del passato non dovevano essere dimenticate e che il patto fatto da Dio con la casa d’Israele doveva essere mantenuto con fedeltà. Solo mediante un sincero pentimento potevano realizzarsi le benedizioni di Dio. Il profeta raccomandò: “Ed ora provate a supplicare me, il vostro Dio, perché abbia pietà di voi!” Malachia 1:9.PR 357.1

    Il piano di Dio riguardante la redenzione dell’umanità non avrebbe potuto essere annullato a causa dell’infedeltà d’Israele. Coloro a cui si rivolgeva il profeta potevano anche non ascoltare il suo messaggio ma l’adempimento del piano divino non ne sarebbe stato in alcun modo turbato.PR 357.2

    Il Signore proponeva di rinnovare il patto di “vita e pace” che Dio aveva concluso con i figli di Levi, patto che se fosse stato osservato avrebbe assicurato grandi benedizioni a coloro che un tempo erano stati i capi spirituali ma che, in seguito alla trasgressione, erano diventati “spregevoli ed erano stati umiliati davanti a tutto il popolo”. Malachia 2:5, 9.PR 357.3

    I trasgressori furono avvertiti solennemente del giorno del giudizio e dell’intenzione dell’Eterno di punire ogni peccatore. Nessuno, però, fu lasciato senza speranza. Le profezie di Malachia relative al giudizio furono accompagnate dall’invito di riconciliarsi con Dio che li sollecitava: “Ritornate a me e io ritornerò a voi”. Malachia 3:7.PR 357.4

    Oguno dovrebbe rispondere a tale invito. Il Dio del cielo esorta quei figli che si sono allontanati a ritornare a lui, a collaborare con lui per sviluppare la sua opera sulla terra. Egli tende la mano per afferrare quella d’Israele e aiutarlo a seguire lo stretto sentiero della rinuncia e del sacrificio per condividere con lui l’eredità dei figli di Dio.PR 357.5

    Come è triste la storia che risale ai tempi di Malachia che ci presenta gli israeliti vittime del loro orgoglio e che non sanno più dimostrare una tenera ubbidienza e una sincera collaborazione. Cercano di difendersi rispondendo: “Come possiamo ritornare a te?”PR 357.6

    Il Signore rivela allora al suo popolo uno dei suoi peccati e chiede: “È giusto frodare Iddio? Eppure voi mi frodate!” Ma non convinti dei loro peccati i trasgressori domandano: in che cosa ti abbiamo frodato? La risposta del Signore è esplicita: “Nel versamento della decima parte dei vostri beni e nelle vostre offerte. Siete stati colpiti da una grande maledizione perché voi, tutto il popolo, mi frodate. Se portate invece tutta la decima parte dei vostri beni al mio tempio, perché ci sia sempre del cibo di riserva, certamente aprirò le porte del cielo e riverserò su di voi abbondanti benedizioni. Ve lo prometto io, il Signore dell’universo. Mettetemi pure alla prova in questo. Io non permetterò agli insetti di distruggere i vostri raccolti e di rendere improduttive le vostre vigne. Ve lo prometto. Tutte le nazioni straniere riconosceranno che siete felici, perché si vivrà bene nella vostra terra”. Malachia 3:7-12.PR 358.1

    Dio benedice il lavoro degli uomini ma desidera che essi gli restituiscano ciò che gli spetta. Egli dà loro il sole e la pioggia, la salute e la possibilità di procurarsi il necessario per il loro sostentamento. Ogni benedizione scaturisce dalla sua generosità ed egli desidera che uomini e donne manifestino la loro gratitudine restituendogli decime e offerte: offerte di ringraziamento, offerte volontarie, offerte per il peccato.PR 358.2

    Essi devono mettere le loro risorse al suo servizio affinché la sua opera progredisca. È necessario che si chiedano ciò che Gesù farebbe al loro posto e gli sottopongano tutte le loro difficoltà. Dimostreranno così la loro generosità nel partecipare allo sviluppo dell’opera di Dio che si realizza su tutta la terra.PR 358.3

    Tramite messaggi come quello di Malachia — l’ultimo dei profeti dell’Antico Testamento — e anche a causa dell’oppressione dei nemici pagani, gli israeliti finirono con l’imparare che la vera prosperità dipende dall’ubbidienza alla legge di Dio. Però l’ubbidienza di molti non era motivata dalla fede e dall’amore ma da un’ambizione egoistica: il conseguimento della supremazia nazionale. Il popolo eletto, invece di diventare la luce del mondo, si rinchiuse in se stesso, separandosi dal resto dell’umanità per evitare le seduzioni dell’idolatria. Le restrizioni imposte da Dio riguardo ai matrimoni o a qualsiasi rapporto con i pagani furono esasperate a tal punto che si venne a creare un muro di separazione fra gli israeliti e le altre nazioni. In questo modo non trasmisero ad altri le grandi benedizioni che Israele, su incarico di Dio, avrebbe dovuto trasmettere al mondo.PR 358.4

    Gli ebrei si stavano separando da Dio anche a causa dei loro peccati. Erano incapaci di comprendere il profondo significato spirituale dei loro rituali simbolici. Nella loro presunzione confidavano nelle loro opere, nei sacrifici, nelle leggi invece di appoggiarsi sui meriti di colui che prefiguravano tutte queste cerimonie. Così “...cercando di stabilir la loro propria... giustizia” (Romani 10:3, Luzzi) essi si chiusero in un presuntuoso formalismo. Privi dello Spirito e della grazia di Dio essi cercarono di compensare la loro miseria spirituale tramite una rigorosa osservanza del cerimoniale e dei riti religiosi. Non soddisfatti delle leggi che il Signore aveva stabilito, appesantirono i comandamenti con una lunga serie di cavilli inventati da loro. Più si allontanavano da Dio, più si mostravano rigorosi nell’osservanza di queste forme.PR 358.5

    A causa di tutte queste minuziose e pesanti imposizioni il popolo era praticamente incapace di osservare la legge. I grandi princìpi di giustizia espressi dal Decalogo e le gloriose verità del servizio simbolico furono oscurate e sepolte da un gran numero di tradizioni umane. Coloro che desideravano realmente servire il Signore e si sforzavano di osservare tutta la legge, così come veniva intesa dai sacerdoti e dai capi, erano oppressi da un pesante fardello.PR 359.1

    In quanto nazione, il popolo d’Israele, pur desiderando la venuta del Messia, era talmente lontano da Dio sia col cuore sia con la mente, da non poter avere una chiara visione del carattere o della missione del Redentore promesso. Anziché aspirare alla santità e abbandonare il peccato, gli israeliti pensavano soltanto a liberarsi dai loro nemici e a riconquistare la loro autonomia. Essi aspettavano un Messia conquistatore che avrebbe spezzato ogni giogo e innalzato Israele fino a fargli avere il dominio su tutte le nazioni. In questo modo Satana era riuscito a predisporre i cuori del popolo a respingere il Salvatore quando sarebbe apparso. L’orgoglio degli israeliti e il loro concetto falsato del carattere e della missione del Cristo impediva loro di riconoscere le evidenti caratteristiche della sua messianicità.PR 359.2

    Il popolo ebraico aveva atteso per più di mille anni la venuta del Salvatore promesso. Le sue più grandi speranze si erano concentrate su questi avvenimenti. Per più di mille anni aveva esaltato il nome del Messia nel canto e nella profezia, nei riti del tempio e nella preghiera di famiglia; eppure quando venne, non lo riconobbero come il Messia lungamente atteso. “È venuto nel mondo che è suo ma i suoi non lo hanno accolto”. Giovanni 1:11. Per i loro cuori legati al mondo l’Amato del Cielo fu “come una radice in terra arida”. Agli occhi loro “Non aveva dignità né bellezza, per attirare gli sguardi. Non aveva prestanza per richiamare l’attenzione”. Isaia 53:2. Tutta la vita di Gesù di Nazaret in seno al popolo ebraico rappresentò un rimprovero al suo egoismo che gli impediva di riconoscere le legittime esigenze del padrone della vigna nella quale egli lo aveva posto come vignaiolo. Gli ebrei odiarono il suo esempio di coerenza e di santità e quando finalmente giunse la prova che implicava ubbidienza in vista della vita eterna o disubbidienza per la morte eterna, essi rigettarono il Santo d’Israele e si resero responsabili della sua morte sulla croce del Calvario.PR 359.3

    Nella parabola della vigna, Cristo, verso la fine del suo ministero terreno, richiamò l’attenzione degli anziani e dei sacerdoti d’Israele sulle ricche benedizioni riversate su Israele e sul legittimo diritto di Dio alla loro ubbidienza. Espose chiaramente il glorioso piano divino che avrebbero potuto realizzare se fossero stati fedeli. Sollevando il velo che nasconde il futuro, il Salvatore mostrò loro che se questo piano fosse fallito tutta la nazione avrebbe perso le benedizioni divine provocando la sua rovina.PR 360.1

    Cristo disse: “C’era un proprietario che piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio dell’uva e costruì una torretta di guardia; poi affittò la vigna ad alcuni contadini e andò lontano”. Matteo 21:33. Il Salvatore si riferiva alla “vigna dell’Eterno degli Eserciti” che, secoli prima, il profeta Isaia aveva dichiarato essere “Israele”. Isaia 5:7. “Quando fu vicino il tempo della vendemmia Cristo continuò — mandò dai contadini i suoi servi per ritirare il suo raccolto. Ma quei contadini presero i suoi servi e, uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo colpirono con le pietre. Il padrone mandò di nuovo altri servi più numerosi dei primi, ma quei contadini li trattarono allo stesso modo. Alla fine mandò suo figlio, pensando: Avranno rispetto di mio figlio. Ma i contadini, vedendo il figlio, dissero tra loro: “Ecco, costui sarà un giorno il padrone della vigna. Coraggio, uccidiamolo e l’eredità l’avremo noi!” Così lo presero, lo gettarono fuori della vigna e lo uccisero”. Matteo 21:34-39.PR 360.2

    Dopo aver così descritto davanti ai sacerdoti l’atto supremo della loro malvagità Cristo rivolse loro la domanda: “Quando verrà il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?” I sacerdoti avevano seguito il racconto con molto interesse senza accorgersi della relazione fra questo racconto e la loro situazione. Si unirono alla folla per rispondere: “Ucciderà senza pietà quegli uomini malvagi e darà in affitto la vigna ad altri contadini che, alla stagione giusta, gli consegneranno i frutti”. Matteo 21:40, 41.PR 360.3

    Inconsapevolmente avevano pronunciato la loro condanna. Gesù li osservò e il suo sguardo acuto leggeva i segreti dei loro cuori. La sua divinità si rivelò davanti a loro con inconfondibile potenza. Essi videro nei vignaioli un quadro di loro stessi e involontariamente esclamarono: “Dio non voglia!” Con tono solenne, velato di rimpianto, Cristo domandò: “Non avete mai letto quel che dice la Bibbia? La pietra che i costruttori hanno rifiutato è diventata la pietra più importante. Questo è opera del Signore ed è una meraviglia per i nostri occhi. Per questo vi assicuro che il regno di Dio sarà tolto a voi e sarà dato a gente che farà crescere i suoi frutti. E se qualcuno cadrà su questa pietra si sfracellerà, e colui sul quale essa cadrà sarà schiacciato”. Matteo 21:42-44.PR 360.4

    Se gli israeliti avessero accolto il Signore, egli avrebbe risparmiato loro il castigo. Ma l’invidia e la gelosia li resero implacabili e decisero di non accettare Gesù di Nazaret come Messia. Essi avevano rifiutato la luce del mondo e quindi erano circondati dalle tenebre, più spesse di quelle della notte. Il castigo predetto si abbatté su di loro. Le loro passioni violente e sfrenate li portarono alla rovina. Nel suo cieco furore il popolo giunse all’autodistruzione.PR 361.1

    Il loro orgoglio inflessibile e ribelle attirò su di loro l’ira dei conquistatori romani. Gerusalemme fu distrutta, il tempio raso al suolo e il luogo dove sorgeva arato come un campo. I figli di Giuda subirono morti orribili. Milioni di ebrei furono venduti come schiavi nelle terre dei pagani.PR 361.2

    Quello che Dio si proponeva di fare per il mondo tramite Israele, la nazione eletta, lo compirà tramite la sua chiesa. Darà la sua vigna ad altri vignaioli, a coloro che rispetteranno il suo patto e che presenteranno il prodotto della vigna in occasione del raccolto. Il Signore non è mai stato senza rappresentanti che abbiano curato i suoi interessi su questa terra. Questi testimoni di Dio fanno parte dell’Israele spirituale e grazie a loro si adempiranno tutte le promesse del patto concluso fra il Signore e il suo popolo.PR 361.3

    Oggi la chiesa di Dio può liberamente adempiere il piano divino per la salvezza di un mondo perduto. Per molti secoli il popolo di Dio ha subito restrizioni alla sua libertà. La predicazione del messaggio del Vangelo nella sua purezza era proibita; le pene più severe colpivano coloro che osavano contravvenire alle leggi degli uomini. Per questo motivo la vigna del Signore fu quasi completamente abbandonata. I figli di Dio erano stati privati della luce del messaggio del Vangelo, l’errore e la superstizione minacciavano di cancellare la conoscenza della vera religione. Durante questo lungo periodo di persecuzioni la chiesa fu esiliata come i figli di Israele in Babilonia.PR 361.4

    Grazie a Dio però la sua chiesa non è più nella schiavitù. All’Israele spirituale sono stati restituiti i privilegi accordati al popolo di Dio all’epoca della sua liberazione da Babilonia. In ogni parte del mondo, uomini e donne rispondono al messaggio inviato dal Signore, quel messaggio che deve essere proclamato prima della seconda venuta del Salvatore, come annunciava il libro dell’Apocalisse: “Temete Dio e dategli gloria poiché l’ora del suo giudizio è venuta...”. Apocalisse 14:7 (Luzzi).PR 361.5

    Satana e i suoi angeli non possono più tener prigioniera la chiesa perché: “È caduta la grande Babilonia, quella che aveva fatto bere a tutti i popoli il vino inebriante della sua prostituzione”. All’Israele spirituale è inviato il messaggio: “Uscite da Babilonia, popolo mio, per non diventare complici dei suoi peccati; fuggite, per non subire insieme con lei il castigo che la colpisce”. Apocalisse 14:8; 18:4. Come gli esuli in cattività udirono il messaggio: “Fuggite lontano da Babilonia” (Geremia 51:6) e fu loro restituita la terra promessa, così coloro che oggi temono Dio prestano ascolto al messaggio che li invita ad allontanarsi dalla Babilonia spirituale. Presto si presenteranno come trofei della grazia divina nella nuova terra, la Canaan celeste.PR 361.6

    Con quale solennità il profeta Malachia rispose alla domanda ironica dei malvagi: “Dov’è il Dio che giudica con giustizia?... Chi potrà sopravvivere al giorno in cui egli arriverà? Chi potrà restare in piedi, quando apparirà? Egli sarà come il fuoco che raffina i metalli, come il sapone che lava i vestiti”. Malachia 2:17; 3:2, 3.PR 362.1

    Ecco il messaggio che proclamava il precursore prima della sua apparizione: “Cambiate vita” pubblicani, peccatori, saduccei e farisei “perché il regno di Dio è ormai vicino”. Matteo 3:2.PR 362.2

    Oggi i collaboratori di Dio animati dallo spirito e dalla potenza di Elia e di Giovanni Battista attirano l’attenzione di un mondo destinato al giudizio divino sui solenni avvenimenti che si verificheranno ben presto, avvenimenti che precederanno le ultime ore della prova suprema e dell’apparizione di Gesù Cristo il Re dei re e il Signore dei signori. Ben presto ognuno di noi sarà giudicato secondo le sue opere. L’ora del giudizio è vicina ed è compito dei membri della chiesa di Dio avvertire gli uomini che rischiano di perdere la vita eterna. Deve essere chiaramente annunciato a ogni uomo che ci sono dei princìpi in gioco nel gran conflitto che si combatte fra Cristo e Satana, princìpi da cui dipende il destino dell’umanità.PR 362.3

    In queste ore finali del tempo di grazia in cui la sorte di ogni essere umano sta per essere decisa per l’eternità, il Signore si aspetta che la sua chiesa si risvegli per impegnarsi al massimo delle sue possibilità.PR 362.4

    Coloro che sono stati liberati in Cristo tramite la conoscenza della verità sono considerati dal Signore come suoi eletti, favoriti fra tutti gli altri popoli della terra ed egli conta su di loro per proclamare le lodi di colui che li ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce. Le benedizioni che sono state accordate loro così generosamente devono essere comunicate agli altri. La buona notizia della salvezza deve essere proclamata a ogni nazione, tribù, lingua e popolo. Nelle visioni degli antichi profeti Dio è rappresentato in atto di riversare una luce speciale sulla sua chiesa nei giorni precedenti la sua seconda venuta, caratterizzati dall’oscurità e dall’incredulità. Come Sole di giustizia egli si leverà sulla sua chiesa “...e i suoi raggi porteranno la guarigione”. Malachia 4:2. Da ogni sincero discepolo si sprigionerà un influsso vivificante che infonderà coraggio, impegno e benessere.PR 362.5

    La venuta di Cristo avverrà nel periodo più oscuro della storia della terra. I giorni di Noè e di Lot si ripeteranno prima del ritorno del Figlio dell’uomo. Le Scritture, riferendosi a quel tempo, dichiarano che Satana opererà con tutta la sua potenza e “Userà ogni genere di inganno maligno...”. 2 Tessalonicesi 2:9, 10. La sua azione si manifesta chiaramente nell’ignoranza crescente, negli errori, nelle menzogne e nelle eresie di questi ultimi tempi. Satana non solo cerca di impadronirsi del mondo ma i suoi sofismi attecchiscono nelle chiese che dicono di essere di Gesù Cristo. Si verificherà una tale apostasia paragonabile alle fitte tenebre della mezzanotte. Per il popolo di Dio sarà una notte di prova, pianto e persecuzione per amore della verità. Ma in quella notte di profonda oscurità risplenderà la luce di Dio.PR 363.1

    Il Signore fa splendere la luce nelle tenebre. Cfr. 2 Corinzi 4:6. Quando “Il mondo era vuoto e deserto, le tenebre coprivano gli abissi e un vento impetuoso soffiava su tutte le acque. Dio disse: “Vi sia la luce!” E apparve la luce”. Così avviene per la notte spirituale: la Parola di Dio ordina che ci sia la luce. Il Signore dice al suo popolo: “Alzati, Gerusalemme, brilla di luce: perché la gloria del Signore risplende su di te e ti illumina. Isaia 60:1. E il profeta continua dicendo: “Le tenebre coprono la terra, l’oscurità avvolge i popoli. Ma su di te risplende la presenza del Signore che ti riempie di luce”. Isaia 60:2. Cristo, lo splendore della gloria del Padre, venne nel mondo per esserne la luce. Venne per presentare Dio agli uomini e di lui è scritto: “...che Dio ha consacrato con lo Spirito Santo e con la sua potenza. Egli poi è passato dovunque facendo del bene...”. Atti 10:38. Nella sinagoga di Nazaret, Gesù disse: “Il Signore ha mandato il suo Spirito su di me. Egli mi ha scelto per portare il lieto messaggio ai poveri. Mi ha mandato per proclamare la liberazione ai prigionieri e il dono della vista ai ciechi, per liberare gli oppressi, per annunziare il tempo nel quale il Signore sarà favorevole”. Luca 4:18, 19. Questa è l’opera che affidò ai discepoli. Cfr. Matteo 5:14, 16; Isaia 58:7, 8.PR 363.2

    Così nella notte delle tenebre spirituali la gloria di Dio risplenderà tramite la sua chiesa per rialzare chi è oppresso e dare conforto a coloro che piangono. Attorno a noi si odono i gemiti di dolore del mondo. Ovunque vi sono persone bisognose e disperate. Spetta a noi aiutarle a risollevarsi e a rendere più sopportabili le avversità e le miserie della vita. Solo l’amore di Cristo può rispondere ai bisogni dello spirito. Se egli è in noi, i nostri cuori saranno ricolmi della tenerezza di Dio e zelanti sotto l’impulso di un amore simile a quello di Cristo. Molti oggi non sperano più. Offriamo loro un po’ di gioia e di luce! Molti sono scoraggiati. Offriamo loro parole di conforto. Preghiamo per loro. Alcuni hanno bisogno del pane della vita. Leggiamo loro la Parola di Dio. Altri sono malati spiritualmente e nessuna medicina può guarirli. Avviciniamo queste persone a Gesù.PR 363.3

    La luce è una benedizione universale che viene diffusa su un mondo ingrato, malvagio e senza ideali. La stessa cosa si verifica per il Sole di giustizia. La terra è immersa nelle tenebre del peccato, della tristezza e della sofferenza; essa deve essere illuminata dalla conoscenza dell’amore di Dio. La luce che scaturisce dal trono celeste non potrebbe escludere nessun gruppo, nessun ceto, nessuna classe.PR 364.1

    Il messaggio di speranza e di misericordia deve essere proclamato fino alle estremità della terra. Tutti coloro che desiderano possono godere delle benedizioni della potenza celeste e riconciliarsi con Dio. I pagani non devono più essere vittime dell’ignoranza; l’oscurità sparirà davanti ai raggi splendenti del Sole di giustizia.PR 364.2

    Cristo ha fatto il possibile affinché la sua chiesa fosse un corpo trasformato, illuminato dalla luce celeste e rivestito della gloria dell’Emanuele. Egli desidera che ogni cristiano viva in un’atmosfera spirituale di luce e di pace. Egli desidera che le nostre vite rivelino la sua gioia.PR 364.3

    Il profeta Isaia afferma: “Alzati, Gerusalemme, brilla di luce: perché la gloria del Signore risplende su di te e ti illuminerà”. Isaia 60:1. Cristo sta per venire con potenza e gran gloria. Verrà con la propria gloria e con quella del Padre, accompagnato da un corteo di santi angeli. Mentre tutto il mondo è immerso nelle tenebre, la luce brilla nelle case dei santi. Essi percepiranno i primi bagliori della sua seconda venuta. Una luce eclatante diffonderà la gloria celeste e il Cristo, il Redentore, riempirà di ammirazione tutti coloro che avranno collaborato con lui. Mentre i malvagi fuggiranno, i discepoli del Salvatore manifesteranno la loro gioia.PR 364.4

    I redenti riceveranno allora l’eredità promessa. Il piano di Dio per Israele si adempirà letteralmente. L’uomo non può annullare i progetti divini. Nonostante l’opera di Satana, i piani di Dio si realizzeranno sicuramente. Tutto ciò è accaduto per la casa d’Israele durante le alterne vicende della monarchia e si verificherà anche per l’Israele spirituale.PR 364.5

    Il veggente di Patmos, percorrendo con lo sguardo il corso dei secoli, vide la restaurazione d’Israele nella nuova terra: “Dopo vidi ancora una grande folla di persone di ogni nazione, popolo, tribù e lingua, che nessuno riusciva a contare. Stavano di fronte al trono e all’Agnello, vestite di tuniche bianche, e tenendo rami di palma in mano gridavano a gran voce: “La salvezza appartiene al nostro Dio, a lui che siede sul trono, e all’Agnello”...”. “Udii allora una voce simile a quella di una folla numerosa, al rombo dell’oceano e allo scoppio del tuono. Diceva: “Alleluia! Il Signore, il nostro Dio, dominatore dell’universo, ha stabilito il suo regno. Rallegriamoci ed esultiamo, diamogli onore e lode...””. “...egli è Signore sopra tutti i signori e Re sopra tutti i re. Quelli che lo accompagnano nella vittoria sono stati chiamati e prescelti e gli sono fedeli”. Apocalisse 7:9-12; 19:6, 7; 17:14.PR 364.6

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