Capitolo 58: La venuta di un liberatore
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- Introduzione — La vigna del Signore
- Capitolo 1: Salomone
- Capitolo 2: Il tempio e la sua consacrazione
- Capitolo 3: L’orgoglio della ricchezza
- Capitolo 4: Le conseguenze della trasgressione
- Capitolo 5: Il pentimento di Salomone
- Capitolo 6: La divisione del regno
- Capitolo 7: Geroboamo
- Capitolo 8: L’apostasia nazionale
- Capitolo 9: Elia di Tisbe
- Capitolo 10: Severi rimproveri
- Capitolo 11: Il monte Carmelo
- Capitolo 12: Da Izreel a Oreb
- Capitolo 13: “Cosa fai qui?”
- Capitolo 14: Lo Spirito e la potenza di Elia
- Capitolo 15: Giosafat
- Capitolo 16: La rovina della casa di Acab
- Capitolo 17: Il profeta Eliseo
- Capitolo 18: Eliseo risana le acque del Giordano
- Capitolo 19: Un profeta di pace
- Capitolo 20: Naaman
- Capitolo 21: La conclusione del ministero di Eliseo
- Capitolo 22: Ninive, la grande città
- Capitolo 23: La deportazione in Assiria
- Capitolo 24: Conoscere per vivere
- Capitolo 25: L’appello di Isaia
- Capitolo 26: “Ecco il vostro Dio”
- Capitolo 27: Acaz
- Capitolo 28: Ezechia
- Capitolo 29: Gli ambasciatori di Babilonia
- Capitolo 30: La liberazione dell’Assiria
- Capitolo 31: La speranza dei pagani
- Capitolo 32: Manasse e Giosia
- Capitolo 33: Il libro della legge
- Capitolo 34: Geremia
- Capitolo 35: Il momento del giudizio si avvicina
- Capitolo 36: L’ultimo re di Giuda
- Capitolo 37: La deportazione a Babilonia
- Capitolo 38: Luce nelle tenebre
- Capitolo 39: Alla corte di Babilonia
- Capitolo 40: Il sogno di Nabucodonosor
- Capitolo 41: La fornace ardente
- Capitolo 42: La vera grandezza
- Capitolo 43: Lo spettatore invisibile
- Capitolo 44: Nella fossa dei leoni
- Capitolo 45: Il ritorno dall’esilio
- Capitolo 46: Il ruolo dei profeti di Dio
- Capitolo 47: Giosuè e l’angelo
- Capitolo 48: “...non per la tua potenza e per la tua forza, ma grazie al mio Spirito”
- Capitolo 49: L’epoca della regina Ester
- Capitolo 50: Esdra: sacerdote e scriba
- Capitolo 51: Risveglio spirituale
- Capitolo 52: L’uomo chiave
- Capitolo 53: Il restauratore di brecce
- Capitolo 54: La condanna delle estorsioni
- Capitolo 55: Complotti dei pagani
- Capitolo 56: Lettura solenne della legge di Dio
- Capitolo 57: Un’opera di riforma
- Capitolo 58: La venuta di un liberatore
- Capitolo 59: “La casa d’Israele”
- Capitolo 60: Visioni della gloria futura
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Capitolo 58: La venuta di un liberatore
Nel corso dei lunghi secoli di “terrore e oscurità terrificante” e di “angoscia” (Isaia 8:22) che hanno caratterizzato la storia dell’umanità dal giorno in cui i nostri progenitori furono cacciati dal giardino dell’Eden fino al tempo in cui il Figlio di Dio apparve per salvare i peccatori, la speranza dell’umanità decaduta si è concentrata sulla venuta di un liberatore. Egli avrebbe liberato uomini e donne dalla schiavitù del peccato e della morte.PR 346.1
Il primo annuncio di questa speranza fu dato ad Adamo ed Eva nella sentenza pronunciata contro il serpente in Eden quando il Signore dichiarò a Satana: “Metterò inimicizia fra te e la donna, fra la tua e la sua discendenza. Questa discendenza ti colpirà al capo e tu la colpirai al calcagno”. Genesi 3:15.PR 346.2
Quando i due colpevoli udirono queste parole, un barlume di speranza si accese in loro perché nella profezia relativa alla distruzione del potere di Satana vedevano una promessa di liberazione. Essi potevano sfuggire alla rovina provocata dalla loro trasgressione. Nonostante avessero dovuto soffrire a causa del potere del nemico di cui avevano subito l’influsso e avessero violato il comandamento di Dio, Adamo ed Eva non dovevano cadere in preda alla disperazione. Il Figlio di Dio avrebbe offerto il suo sangue per sottrarli alle conseguenze della loro colpa. Venne loro concesso un periodo di prova durante il quale sarebbero potuti diventare nuovamente figli di Dio mediante la fede nella potenza salvifica di Cristo.PR 346.3
Grazie al successo conseguito, dopo aver allontanato l’uomo dalla via dell’ubbidienza, Satana diventò “il dio di questo mondo”. 2 Corinzi 4:4. Il dominio che aveva detenuto Adamo passò all’usurpatore. Il Figlio di Dio sarebbe dovuto venire su questa terra per riscattare l’uomo dal peccato e quindi non solo per redimerlo, ma anche per recuperare il dominio perduto.PR 346.4
Questa speranza della redenzione mediante la venuta del Figlio di Dio come Salvatore e Re non si è mai spenta nel cuore degli uomini. Fin dalle origini del mondo alcuni hanno dimostrato una fede che superando le ombre del presente ha raggiunto le realtà del futuro. Tramite Adamo, Set, Enoc, Matusalemme, Noè, Sem, Abramo, Isacco e Giacobbe, e altri suoi fedeli seguaci, il Signore ha trasmesso le preziose rivelazioni della sua volontà. Nello stesso modo il Signore fece conoscere ai figli d’Israele il popolo eletto tramite il quale doveva essere trasmessa al mondo la promessa del Messia, le esigenze della sua legge e la certezza della salvezza che si sarebbe realizzata mediante il sacrificio espiatorio di suo Figlio.PR 346.5
La speranza d’Israele si era concretizzata nella promessa fatta in occasione della chiamata di Abramo e quindi ripetutamente rinnovata alla sua progenie: “...Per mezzo tuo io benedirò tutti i popoli della terra”. Genesi 12:3. Quando il piano di Dio relativo alla redenzione dell’uomo fu rivelato ad Abramo, il Sole di giustizia brillò nel suo cuore. Quando infine il Salvatore stesso venne e parlò ai figli degli uomini, diede agli ebrei la testimonianza della meravigliosa speranza di liberazione ottenuta tramite la venuta del Redentore: “Abramo, vostro padre, si rallegrò nella speranza di vedere il mio giorno” dichiarò Cristo. Giovanni 8:56.PR 347.1
Questa stessa beata speranza fu enunciata nella benedizione pronunciata dal patriarca Giacobbe in punto di morte su suo figlio Giuda: “Giuda: i tuoi fratelli canteranno le tue lodi! Obbligherai i tuoi nemici a piegar la schiena. Anche i tuoi fratelli si inchineranno dinanzi a te... Lo scettro rimarrà nella casa di Giuda, il bastone di comando non le sarà mai tolto finché verrà colui al quale appartiene: a lui saranno sottoposti tutti i popoli”. Genesi 49:8-10.PR 347.2
La venuta del Redentore fu nuovamente predetta all’ingresso della terra promessa, nella profezia pronunciata da Balaam: “Vedo quel che accadrà, ma non in questi giorni; scorgo un avvenimento, ma avverrà più tardi: ecco, compare un astro tra i discendenti di Giacobbe, sorge un sovrano in mezzo al popolo d’Israele: con lo scettro colpisce alla tempia i Moabiti, spacca il cranio a tutti i discendenti di Set”. Numeri 24:17.PR 347.3
Il piano di Dio di inviare suo Figlio come Redentore dell’umanità decaduta fu riproposto a Israele tramite Mosè. In una certa occasione, poco prima della sua morte, Mosè dichiarò: “Il Signore, vostro Dio, farà sorgere un profeta come me, e sarà uno del vostro popolo. A lui dovrete dare ascolto”. Deuteronomio 18:15. Egli aveva ricevuto delle precise istruzioni per il popolo d’Israele a proposito dell’opera che avrebbe dovuto compiere il Messia promesso. Cfr. Deuteronomio 18:16-18.PR 347.4
All’epoca dei patriarchi i sacrifici di espiazione erano destinati a ricordare costantemente la venuta di un Salvatore. La stessa cosa si era verificata con il rituale dei servizi del santuario nel corso della storia di Israele. Tramite il tabernacolo prima e il tempio dopo, venivano insegnate al popolo ogni giorno, per mezzo di tipi e di ombre, le grandi verità relative all’avvento di Cristo come Redentore, Sacerdote e Re. Una volta all’anno venivano ricordati agli israeliti gli eventi conclusivi del grande conflitto fra Cristo e Satana, la purificazione finale dell’universo liberato finalmente dalla presenza del peccato e dei peccatori.PR 347.5
I sacrifici e le offerte del rituale mosaico si riferivano a un servizio migliore, quello celeste. Il santuario terrestre era “una figura per il tempo presente” nel quale venivano offerti doni e sacrifici. Il luogo santo e quello santissimo erano una raffigurazione del santuario del cielo, perché Cristo, il nostro grande Sommo Sacerdote, è oggi “...entrato in una tenda più grande e perfetta non costruita dagli uomini e non di questo mondo”. Ebrei 9:11.PR 348.1
Fin dal giorno in cui il Signore, in Eden, disse al serpente: “Metterò inimicizia fra te e la donna, fra la tua e la sua discendenza”, Satana ha saputo che non avrebbe mai potuto esercitare un dominio assoluto sugli abitanti di questo mondo. Quando Adamo e i suoi figli cominciarono a offrire i sacrifici cerimoniali ordinati da Dio, come tipi del futuro Redentore, Satana vide in essi un simbolo della comunione fra il cielo e la terra. Durante i lunghi secoli che seguirono ha cercato costantemente di interrompere questa comunione. Si è accanito continuamente per mettere Dio sotto una falsa luce e per alterare il valore dei riti che annunciavano la venuta del Salvatore e ha trionfato sulla maggior parte dei membri della famiglia umana.PR 348.2
Mentre il Signore insegnava agli uomini che grazie al suo amore possiamo essere riconciliati con lui, il grande nemico dell’umanità ha cercato di presentare Dio come un essere che si compiace della distruzione degli esseri umani. Così il significato dei sacrifici e delle disposizioni destinati a rivelare l’amore divino è stato falsato. Erano diventati dei sistemi tramite i quali si cercava semplicemente di placare l’ira di un Dio offeso.PR 348.3
Satana ha anche cercato di risvegliare e moltiplicare le passioni degli uomini affinché, mediante ripetute trasgressioni, intere folle fossero trascinate sempre più lontano da Dio e trattenute senza speranza nei ceppi del peccato.PR 348.4
Quando la volontà di Dio fu rivelata tramite i profeti, Satana studiò accuratamente i messaggi che parlavano del Messia. Con cura notò le parole che sottolineavano con inconfondibile chiarezza l’opera di Cristo fra gli uomini come vittima espiatoria e come re trionfante. Nei rotoli dell’Antico Testamento, vide che il Messia sarebbe apparso come “un agnello condotto al macello”, il suo viso “era sfigurato e il suo volto non aveva più nulla di umano”. Il Salvatore dell’umanità sarebbe stato “...rifiutato e disprezzato; come un uomo pieno di sofferenze e di dolore...” come se “...Dio lo avesse castigato, percosso e umiliato”. Isaia 53:7; 52:14; 53:2-4. Eppure questo Salvatore doveva esercitare il suo potere per difendere i diritti dei poveri, salvare i bisognosi e schiacciare i violenti. Cfr. Salmi 72:4. Queste profezie intimorirono Satana e lo fecero tremare, però egli non rinunciò al suo proposito di ostacolare e, se possibile, di impedire i piani di Dio per la redenzione dell’umanità perduta. Decise di offuscare la mente degli uomini sul vero significato delle profezie messianiche per prepararli a rifiutare Cristo quando sarebbe venuto.PR 348.5
Nel corso dei secoli che precedettero immediatamente il diluvio, Satana era riuscito a far regnare sulla terra uno spirito di ribellione nei confronti di Dio. Le terribili lezioni del diluvio non erano rimaste impresse a lungo nel ricordo degli uomini. Tramite abili insinuazioni Satana li aveva spinti a poco a poco verso una vera e propria ribellione. Sembrava stesse per trionfare, ma il piano di Dio in favore dei peccatori non fu abbandonato. Tramite la progenie del fedele Abramo e la discendenza di Sem, la conoscenza dei piani dell’Eterno doveva essere conservata in vista delle generazioni future. Di tanto in tanto Dio scelse dei messaggeri della verità per richiamare l’attenzione degli uomini sul significato delle cerimonie propiziatorie e, in modo particolare, sulle promesse dell’Eterno relative all’avvento di colui che rappresentava il fulcro di tutte le cerimonie mosaiche. Il mondo fu così preservato da un’apostasia universale.PR 349.1
Il piano di Dio fu adempiuto suscitando però una forte opposizione. Il nemico della verità e della giustizia fece tutto il possibile per far dimenticare ai discendenti di Abramo la nobile e sacra missione che dovevano adempiere e si sforzò di trascinarli verso il culto di falsi dei. I tentativi dell’avversario furono coronati dal successo. Nei secoli che precedettero il primo avvento di Cristo, le tenebre coprirono la terra. Satana gettava la sua ombra infernale sulla vita degli uomini per impedire loro di giungere alla conoscenza di Dio e dell’eternità. Folle intere erano in attesa della morte. Solo se Dio fosse stato finalmente rivelato avrebbero potuto avere ancora una speranza.PR 349.2
In una visione profetica Davide, l’unto di Dio, aveva predetto che la venuta di Cristo sarebbe stata “...come il sole che spunta al mattino, brilla nel cielo senza nubi”. 2 Samuele 23:4. Il profeta Osea aveva dichiarato: “...la sua venuta è certa come l’aurora...”. Osea 6:3. Essa appare silenziosamente e lentamente; dissipa le tenebre e risveglia l’universo alla vita. Il Sole di giustizia si alzerà nello stesso modo e “...la guarigione sarà nelle sue ali”. Malachia 4:2 (Luzzi). La folla che viveva nelle “...tenebre ha visto una gran luce...”. Isaia 9:2.PR 349.3
Il profeta Isaia, contemplando rapito questa gloriosa liberazione, esclamò: “È nato un bambino per noi! Ci è stato dato un figlio! Gli è stato messo sulle spalle il segno del potere regale. Sarà chiamato: “Consigliere sapiente, Dio forte, Padre per sempre, Principe della pace”. Diventerà sempre più potente, e assicurerà una pace continua. Governerà come successore di Davide. Il suo potere si fonderà sul diritto e sulla giustizia per sempre. Così ha deciso il Signore dell’universo nel suo ardente amore, e così sarà”. Isaia 9:5, 6.PR 349.4
Negli ultimi secoli della storia d’Israele, prima della venuta di Cristo, questa profezia annunciava chiaramente la venuta del Messia. Cfr. Isaia 49:6; 40:5. È di questa luce degli uomini che Giovanni Battista testimoniò coraggiosamente quando dichiarò: “...Io sono la voce di uno che grida nel deserto: spianate la strada per il Signore. Così ha detto il profeta Isaia”. Giovanni 1:22.PR 350.1
Riguardo a Cristo fu fatta questa promessa profetica: “...ti ho formato e protetto, perché per mezzo tuo voglio fare un’alleanza con tutti i popoli...”. Isaia 49:8; cfr. 49:9, 10.PR 350.2
Coloro che nel popolo ebraico erano rimasti fedeli rafforzarono la loro fede. Discendenti di quella stirpe che aveva preservato la conoscenza di Dio, si appoggiavano a questi passi delle Scritture e ad altri simili. Con quale gioia leggevano le parole che indicavano come il Signore avrebbe unto colui che doveva portare “...una buona novella agli umili... fasciare quelli che hanno lo spirito contrito... proclamare la libertà a quelli che sono in cattività... proclamare l’anno di grazia dell’Eterno...”. Isaia 61:1, 2.PR 350.3
Però i loro cuori erano colmi di tristezza pensando alle sofferenze che il Messia avrebbe dovuto sopportare per adempiere il piano divino. Umiliati, essi si soffermavano sulle parole del profeta: “Chi di noi ha creduto alla notizia che abbiamo ricevuto? Chi di noi vi ha visto la mano di Dio? Davanti al Signore infatti il suo servo è cresciuto come una pianticella, come una radice in terra arida. Non aveva né dignità né bellezza, per attirare gli sguardi. Non aveva prestanza, per richiamare l’attenzione. Noi l’abbiamo rifiutato e disprezzato; come un uomo pieno di sofferenze e di dolore. Come uno che fa ribrezzo a guardarlo, che non vale niente, e non lo abbiamo tenuto in considerazione. Eppure egli ha preso su di sé le nostre malattie, si è caricato delle nostre sofferenze, e noi pensavamo che Dio lo avesse castigato, percosso e umiliato. Invece egli è stato ferito per le nostre colpe, è stato schiacciato per i nostri peccati. Egli è stato punito, e noi siamo stati salvati. Egli è stato percosso, e noi siamo guariti. Noi tutti eravamo come pecore smarrite, ognuno seguiva la sua strada. Ma il Signore ha fatto pesare su di lui le colpe di tutti noi. Egli si è lasciato maltrattare, senza opporsi e senza aprir bocca, docile come un agnello condotto al macello, muto come una pecora davanti ai tosatori... È stato sepolto con i criminali, si è trovato con i ricchi nella tomba. Eppure non aveva commesso alcun delitto, non aveva ingannato nessuno”. Isaia 53:1-9.PR 350.4
Tramite il profeta Zaccaria, parlando delle sofferenze del Salvatore, Dio dichiarò: “Spada colpisci il pastore, mio compagno!...”. Zaccaria 13:7.PR 351.1
Il Cristo doveva subire la giustizia divina, prendere il posto del peccatore e riscattarlo. Era necessario che comprendesse il significato della giustizia celeste e ciò che significa per l’uomo comparire davanti a Dio senza intercessore.PR 351.2
Per mezzo del salmista il Redentore aveva profetizzato di se stesso: “L’oltraggio mi ha spezzato il cuore e mi sento venir meno. Attendevo conforto, ma invano, un po’ di pietà, e non l’ho trovata. Nel mio cibo hanno messo veleno, avevo sete, mi hanno offerto aceto”. Salmi 69:21, 22. E del trattamento che avrebbe ricevuto, profetizzò: “Una banda di malvagi mi circonda, mi accerchiano come un branco di cani, mi hanno legato mani e piedi. Sono ridotto a pelle e ossa: mi stanno a guardare soddisfatti. Già si dividono i miei vestiti e la mia tunica tirano a sorte”. Salmi 22:17-19.PR 351.3
Queste descrizioni dell’amara sofferenza del Messia e della sua morte crudele, per quanto tristi, erano ricche di promesse. Il Signore “...ha voluto castigarlo e lo ha fatto soffrire. Lui, suo servo, ha dato la vita, come un sacrificio per gli altri... Dopo tante sofferenze, egli, il mio servo, vedrà la luce e sarà soddisfatto di quel che ha compiuto. Infatti renderà giusti davanti a me un gran numero di uomini, perché si è addossato i loro peccati. Perciò lo pongo tra i grandi, e parteciperà alla gloria dei potenti. Perché si è consegnato alla morte e si è lasciato mettere tra i malfattori. Ha preso su di sé le colpe di tutti gli altri ed è intervenuto a favore dei peccatori”. Isaia 53:10, 12.PR 351.4
Fu il suo amore per i trasgressori a indurre Cristo a pagare il prezzo della redenzione. Cfr. Isaia 59:16; 42:1.PR 351.5
Nella sua vita non vi era posto per l’arroganza. L’omaggio che il mondo tributa alla posizione, alla ricchezza e al talento lasciava indifferente il Figlio di Dio. Egli non avrebbe impiegato nessun mezzo umano per rimanere fedele o per imporsi. La sua totale rinuncia è stata così predetta: “Egli non griderà né alzerà la voce, non farà grandi discorsi nelle piazze. Se una canna è incrinata, non la spezzerà, se una fiamma è debole, non la spegnerà”. Isaia 42:2, 3.PR 351.6
La condotta del Salvatore fra gli uomini fu in netto contrasto con quella dei maestri del suo tempo. Nella sua vita non vi furono mai accese contestazioni, ostentazione negli atti di culto, gesti che miravano a ottenere onori terreni. Il Messia era “nascosto in Dio” e Dio si rivelò nel carattere di suo Figlio. Senza la conoscenza di Dio l’umanità si sarebbe persa per sempre. Senza l’aiuto divino, uomini e donne sarebbero sprofondati sempre più in basso. La vita e la forza sono trasmesse da colui che ha fatto il mondo. In nessun altro modo possono essere soddisfatte le necessità degli uomini.PR 351.7
La parola profetica afferma ancora: “Non perderà né la speranza né il coraggio, finché non avrà stabilito la mia legge sulla terra...”. Isaia 42:4; cfr. 42:21. Egli non era venuto per sminuire l’importanza di questa legge ma per esaltarla. Il Salvatore avrebbe anche liberato i comandamenti divini da quei pesanti obblighi imposti dagli uomini, obblighi che avevano condotto molti credenti a scoraggiarsi mentre si sforzavano di offrire al Signore un servizio accettabile.PR 352.1
Riferendosi alla missione del Salvatore, la parola dell’Eterno affermava: “Io, il Signore, ti ho chiamato e ti ho dato il potere di portare giustizia sulla terra. Io ti ho formato e per mezzo tuo farò un’alleanza con tutti i popoli e porterò la luce alle nazioni. Aprirai gli occhi ai ciechi, metterai in libertà i prigionieri, e tutti quelli che si trovano in un’oscura prigione. Sono il Signore, questo è il mio nome. Non cederò ad altri la mia gloria, né agli idoli l’onore che mi è dovuto. Quel che avevo predetto è già accaduto; ora annunzio cose nuove. Prima che accadano ve le faccio conoscere”. Isaia 42:6-9.PR 352.2
Tramite la posterità promessa il Dio d’Israele avrebbe liberato Sion: “Spunterà un nuovo germoglio: nascerà nella famiglia di lesse, dalle sue radici, germoglierà dal suo tronco”. “Ebbene il Signore vi darà lui stesso un segno. Avverrà che la giovane incinta darà alla luce un figlio e lo chiamerà Emmanuele (Dio con noi). Egli si nutrirà di panna e di miele finché non sarà in grado di distinguere il bene dal male”. Isaia 11:1; 7:14, 15; cfr. 11:2-5, 10. “...L’uomo chiamato “Germoglio” fiorirà dove si trova e ricostruirà il tempio del Signore. Lo ricostruirà, e per questo avrà gloria e onore. Dal suo trono governerà il popolo”. Zaccaria 6:12, 13.PR 352.3
Una fonte doveva essere aperta “...per eliminare i peccati e ogni idolatria” (Zaccaria 13:1) e gli uomini avrebbero udito il meraviglioso invito: “Chiunque ha sete, venga a bere! Anche chi è senza soldi, venga a mangiare. Tutto è gratuito: c’è vino e latte e non si paga. Perché spendere i soldi per un cibo che non sazia? Perché date tutto quel che avete per qualcosa che non soddisfa? Datemi retta e mangerete bene, vi sazierete di cibi deliziosi. Datemi retta e venite a me! Ascoltatemi e vivrete. Mi impegno per sempre a garantirvi tutti i benefici che ho promesso a Davide”. Isaia 55:1-3.PR 352.4
A Israele fu fatta la promessa: “Io l’ho fatto diventare re, signore tra i popoli e testimone della mia potenza. E ora anche tu, Israele, chiamerai popoli a te sconosciuti, e verranno a te popolazioni che non ti conoscevano...”. Isaia 55:4, 5.PR 352.5
Nel corso del suo ministero il Messia, con la parola e con l’azione, doveva rivelare all’umanità la gloria di Dio Padre. Ognuno dei suoi atti, delle sue parole, dei suoi miracoli dovevano far conoscere all’umanità perduta l’amore infinito di Dio. Cfr. Isaia 40:9, 11; 29:18, 19, 24.PR 353.1
Così, per mezzo dei patriarchi e dei profeti come pure mediante tipi e simboli, Dio parlò al mondo della venuta di un Liberatore. Una lunga serie di profezie ispirate segnalavano la venuta del “Desiderato di tutte le genti”. Aggeo 2:7 (Ricciotti). Perfino il luogo della sua nascita e il momento della sua venuta furono specificati molto accuratamente.PR 353.2
Il figlio di Davide nascerà nella città di Davide. Da Betlemme, disse il profeta, “...uscirà colui che deve guidare il popolo d’Israele a nome mio. Le sue origini risalgono ai tempi più antichi”. Michea 5:1; cfr. Matteo 2:6.PR 353.3
Il tempo della prima venuta e di alcuni fra i principali eventi relativi all’opera svolta dal Salvatore furono resi noti dall’angelo Gabriele a Daniele. L’angelo disse al profeta: “Per il tuo popolo e per la città santa è stato fissato un tempo di settanta periodi di sette anni. Questo tempo è necessario perché termini la disubbidienza, cessino le colpe e i peccati siano perdonati, la giustizia eterna si manifesti, le visioni e le profezie si realizzino e il Luogo Santissimo sia di nuovo consacrato”. Daniele 9:24. Nella profezia, un giorno sta per un anno. Cfr. Numeri 14:34; Ezechiele 4:6. Le settanta settimane o 490 giorni, rappresentano 490 anni. Riguardo al punto di partenza di questo periodo sta scritto: “...dal momento in cui è stato pronunziato il messaggio che riguarda il ritorno dall’esilio e la ricostruzione di Gerusalemme fino all’apparizione di un condottiero consacrato devono passare sette periodi di sette anni e sessantadue periodi di sette anni” (Daniele 9:25), quindi sessantanove settimane pari a 483 anni. L’ordine di riedificare Gerusalemme, completato dal decreto di Artaserse Longimano (cfr. Esdra 6:14; 7:1, 6) divenne operante nell’autunno del 457 a.C. Partendo da questa data, i 483 anni ci portano all’autunno del 27 d.C. Secondo la profezia, in questo periodo si sarebbe presentato l’Unto. Infatti, nell’anno 27, Gesù, al suo battesimo, ricevette l’unzione dello Spirito Santo e poco dopo iniziò il suo ministero. Allora fu proclamato il messaggio: “Il tempo della salvezza è venuto”. Marco 1:15.PR 353.4
L’angelo disse ancora a Daniele: “Durante l’ultimo periodo questo condottiero confermerà un patto per un gran numero di persone”. Per sette anni, a partire dall’inizio del ministero del Salvatore, l’evangelo doveva essere predicato principalmente agli ebrei; per tre anni e mezzo dallo stesso Cristo e dopo dagli apostoli. “E a metà della settimana, farà cessare anche i sacrifici e le offerte”. Daniele 9:26. Nella primavera dell’anno 31 della nostra era, Cristo, il vero sacrificio, venne offerto sul Calvario. In quella circostanza la cortina del tempio si squarciò in due da cima a fondo, in questo modo la santità e il significato del servizio propiziatorio umano avevano perso la loro importanza, ormai i sacrifici terreni e le relative offerte cessavano di essere presentati.PR 353.5
L’ultima settimana — sette anni — finì nel 34. Con la lapidazione di Stefano gli ebrei suggellarono il loro rifiuto del messaggio del Vangelo. I discepoli, sparpagliati in seguito alla persecuzione, “...si dispersero nelle regioni della Giudea e della Samaria”. Atti 8:4. Poco dopo Saulo il persecutore fu convertito e diventò Paolo, l’apostolo dei gentili.PR 354.1
Le numerose profezie relative alla prima venuta del Salvatore avevano spinto gli ebrei a vivere in un clima di costante attesa. “Nella fede morirono tutti questi uomini, senza ricevere i beni che Dio aveva promesso: li avevano visti e salutati solo da lontano. Essi hanno dichiarato di essere su questa terra come stranieri, in esilio”. Ebrei 11:13. Fin dai giorni di Enoc le promesse ripetute dai patriarchi e dai profeti hanno mantenuto viva la speranza dell’apparizione del Salvatore promesso.PR 354.2
Inizialmente Dio non aveva rivelato il momento esatto del primo avvento, e anche quando fu reso noto dalla profezia di Daniele, non tutti seppero dare al suo messaggio la giusta interpretazione. Trascorsero vari secoli e alla fine le voci dei profeti si spensero. La mano dell’oppressore gravava su Israele. Nella misura in cui gli ebrei si allontanavano da Dio, la fede diminuiva e la speranza cessava di illuminare il futuro. Le parole del profeta erano incomprensibili a molti e chi continuava ad avere una fede profonda era giunto a esclamare: “Passano i giorni e non si avvera nessuna visione”. Ezechiele 12:22. Però nel consiglio celeste l’ora della venuta di Cristo era stata stabilita e così “Dio quando fu giunto il tempo stabilito mandò suo Figlio... per liberare quelli che erano sotto la legge e farci diventare figli di Dio”. Galati 4:4, 5.PR 354.3
Dobbiamo trasmettere all’umanità dei messaggi in un linguaggio umano. Il messaggero del patto parlerà: la sua voce si sentirà nel suo tempio. L’autore della verità separerà la verità dalle parole ingannatrici dell’uomo che l’hanno privata della sua efficacia. I princìpi del governo divino e il piano della salvezza devono essere definiti chiaramente. È necessario che gli uomini conoscano bene le lezioni dell’Antico Testamento.PR 354.4
Quando alla fine il Salvatore apparve, “diventò come un servo” (Filippesi 2:7) e cominciò il suo ministero: Satana gli poté solo ferire il calcagno, mentre l’umiliazione e le sofferenze di Cristo gli schiacciavano la testa. L’angoscia provocata dal peccato opprimeva colui che era senza peccato. Mentre subiva l’opposizione dei peccatori, Cristo pagava il debito per l’uomo e spezzava i legami del peccato che vincolavano l’umanità. Ogni tormento, ogni insulto, tutto ha contribuito alla liberazione degli uomini.PR 354.5
Se Satana fosse riuscito a indurre Cristo a cedere anche a una sola tentazione, se avesse potuto spingerlo a compiere un atto o ad avere un pensiero che potesse contaminare la sua perfetta purezza, il principe delle tenebre avrebbe trionfato sul Garante dell’uomo e sarebbe riuscito a dominare l’intera umanità. Mentre Satana fu in grado di scoraggiarlo non ebbe però successo nel tentativo di corromperlo; riuscì a provocarne l’agonia ma non la corruzione. Egli rese la vita di Cristo un lungo percorso di lotte e di prove. Tuttavia in ognuno di questi attacchi perdeva il suo potere sull’umanità.PR 355.1
Nel deserto della tentazione, nel giardino del Getsemani e sulla croce il nostro Salvatore affrontò il principe delle tenebre. Le sue ferite divennero il trofeo della sua vittoria in favore del genere umano. Quando agonizzava sulla croce e i demoni esultavano, Gesù fu effettivamente ferito al calcagno da Satana, ma in quello stesso istante schiacciò il capo del serpente. Cristo con la sua morte “...ha potuto distruggere il demonio, che ha il potere della morte”. Ebrei 2:14. Questo atto decise il destino del ribelle e assicurò per sempre il successo del piano della salvezza. Gesù tramite la sua morte riportò la vittoria; risuscitando spalancò le porte della tomba a tutti i suoi seguaci. In quell’ultimo grande conflitto fu adempiuta la profezia: “Questa discendenza ti colpirà al capo e tu la colpirai al calcagno”. Genesi 3:15.PR 355.2
“Miei cari, ora siamo figli di Dio; quel che saremo ancora non si vede. Ma quando Gesù ritornerà, saremo simili a lui, perché lo vedremo come è realmente”. 1 Giovanni 3:2. Il nostro Redentore ha permesso anche al peggiore essere umano, al più miserabile, al più oppresso e disprezzato di accedere al Padre.PR 355.3
“Signore, tu sei il mio Dio, voglio lodarti ed esaltarti. Fedele ai progetti che avevi pensato da tempo, tu hai fatto cose meravigliose”. Isaia 25:1.PR 355.4