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Profeti e re - Contents
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    Capitolo 10: Severi rimproveri

    Per un certo periodo di tempo Elia rimase nascosto vicino al torrente Cherit dove ricevette miracolosamente del cibo. Quando, però, a causa della persistente siccità il torrente si prosciugò, Dio ordinò al suo servitore di emigrare in terra straniera. Gli disse: “Va’ a Sarepta, nel territorio di Sidone, e fermati là, perché ho ordinato ad una vedova di provvedere al tuo mantenimento”. 1 Re 17:9.PR 75.1

    Quella donna non era israelita e non aveva mai goduto né dei privilegi né delle benedizioni del popolo eletto di Dio, ma credeva nel vero Dio ed era fedele al messaggio che aveva conosciuto. Ora che il profeta non era più al sicuro in Israele, Dio lo mandò in casa di quella donna affinché trovasse protezione e assistenza. “Elia partì dunque per Sarepta. Giunto alle porte della città, vide una vedova che raccoglieva legna e le disse: Ti prego, portami una brocca con un po’ d’acqua da bere. Mentre la donna andava a prendergli l’acqua, Elia gridò: Portami anche un pezzo di pane!” 1 Re 17:10, 11.PR 75.2

    In questa famiglia, caduta in miseria, gli effetti della carestia erano terribili e le scarse provviste della vedova erano sul punto di esaurirsi. L’arrivo di Elia, il giorno stesso in cui ella si chiedeva con ansia se avesse dovuto abbandonare la lotta, mise a dura prova la fede di questa povera donna che contava sulla potenza del Dio vivente che avrebbe sopperito ai suoi bisogni. Anche nella sua crudele miseria, manifestò la sua fede rispondendo positivamente alla domanda dello straniero che gli chiedeva di dividere con lui il suo ultimo mezzo di pane.PR 75.3

    Alla richiesta di acqua e pane fatta da Elia, la vedova disse: “Com’è vero che il Signore, il tuo Dio, vive, ti assicuro che non ho più pane! Ho soltanto un pugno di farina e un po’ d’olio in una brocca. Adesso raccolgo due pezzi di legna e vado a cuocere una focaccia per me e mio figlio; mangeremo e poi non ci resterà che morire!” Elia le disse: Non preoccuparti! Fa’ pure come hai detto, ma prima cuoci una focaccia per me e portamela. Dopo ne farai anche per te e tuo figlio. Infatti il Signore, il Dio d’Israele, ha detto: Il vaso della farina non si svuoterà, nella brocca non mancherà olio fino al giorno in cui io manderò di nuovo la pioggia sulla terra”. 1 Re 17:12-14.PR 75.4

    Non ci si poteva aspettare una prova di fede maggiore di questa. Fino ad allora la vedova aveva trattato tutti gli stranieri con gentilezza e generosità. Ora, senza tener conto delle ripercussioni di questa scelta sulla sua vita e su quella di suo figlio, e confidando nel Dio di Israele che avrebbe sopperito a ogni sua necessità, accettò di essere ospitale facendo quanto Elia le chiedeva.PR 76.1

    L’ospitalità offerta al profeta di Dio da questa donna sirofenicia fu straordinaria e la sua fede e la sua generosità furono meravigliosamente ricompensate. “Ebbero abbastanza cibo per molto tempo. Il vaso della farina e la brocca dell’olio non si svuotarono, come il Signore aveva annunziato per mezzo di Elia”. 1 Re 17:15, 16; cfr. 17:17-24.PR 76.2

    La vedova di Sarepta divise il suo pezzo di pane con Elia e in cambio la sua vita e quella di suo figlio furono risparmiate. Dio ha promesso una grande benedizione a tutti coloro che nei momenti difficili offrono simpatia e assistenza a chi è particolarmente svantaggiato: egli non è cambiato. Oggi la sua potenza non è inferiore a quella manifestata all’epoca di Elia. È ancora valida la promessa fatta dal Salvatore: “Chi accoglie un profeta per il fatto che è profeta di Dio, riceverà una ricompensa degna di un profeta”. Matteo 10:41.PR 76.3

    “Non dimenticate di ospitare volentieri chi viene da voi. Ci furono alcuni che, facendo così, senza saperlo ospitarono degli angeli”. Ebrei 13:2. Queste parole non hanno perso la loro importanza con il passare dei secoli. Il nostro Padre celeste continua a presentare ai suoi figli delle opportunità che nascondono delle potenziali benedizioni e coloro che ne approfittano proveranno grandi gioie. “...Se dividi il tuo cibo con chi ha fame e sazi il povero, la luce del pieno giorno ti illuminerà. Il Signore ti guiderà sempre: ti sazierà anche in mezzo al deserto e ti restituirà le forze: Sarai rigoglioso come un giardino ben irrigato, come una sorgente che non si prosciuga”. Isaia 58:10, 11.PR 76.4

    Il Cristo dice oggi ai suoi discepoli fedeli: “Chi accoglie voi accoglie me; e chi accoglie me accoglie il Padre che mi ha mandato”. Matteo 10:40. Ogni atto di bontà fatto in nome suo non rimarrà senza ricompensa. Il Signore manifesterà la stessa riconoscenza nei confronti dei più umili e dei più deboli della famiglia di Dio. “Chi darà anche solo un bicchier d’acqua fresca, a uno di questi piccoli perché è mio discepolo, vi assicuro che riceverà la sua ricompensa”. Matteo 10:42.PR 76.5

    Durante gli anni della siccità e della carestia, Elia pregò con fervore affinché gli israeliti abbandonassero gli idoli e si rivolgessero a Dio. Il profeta attendeva pazientemente questo risveglio mentre l’Eterno colpiva la terra. Pensando alle sofferenze e alla miseria dei suoi compatrioti, provava un profondo dolore e avrebbe desiderato realizzare una rapida riforma fra gli idolatri. Ma Dio stesso attuò il suo piano: il profeta doveva soltanto perseverare nella preghiera e attendere il momento in cui sarebbe entrato coraggiosamente in azione.PR 76.6

    L’apostasia del tempo di Acab era il risultato di molti anni di progressivo allontanamento da Dio. A poco a poco Israele aveva abbandonato la via indicata dal Signore. Per generazioni aveva rifiutato di seguire la via del bene, e alla fine quasi tutto il popolo aveva ceduto all’influsso del male.PR 77.1

    Circa un secolo era trascorso da quando, sotto il regno di Davide, Israele si era unito al re per innalzare inni di lode all’Altissimo riconoscendo la sua totale dipendenza da colui che, giorno dopo giorno, lo colmava delle sue benedizioni. Ecco le parole di adorazione che erano salite verso il cielo: “...Ti prendi cura della terra, la rendi fertile e molto ricca; i tuoi canali sono ricolmi d’acqua, assicuri agli uomini il frumento...”. Salmi 65:10, 11-14.PR 77.2

    Israele, allora, aveva riconosciuto Dio come colui che aveva “gettato le fondamenta della terra” e aveva espresso la sua fede con questo canto: “Hai fissato la terra su solide basi... L’oceano la ricopriva con il suo manto, le acque superavano le cime dei monti. Sotto la tua minaccia fuggirono, scapparono al fragore del tuo tuono. Scalarono i monti, discesero valli fino al luogo che tu hai fissato. Hai segnato per loro un confine da non superare perché non tornino a coprire la terra”. Salmi 104:59; cfr. Deuteronomio 28:12; Salmi 104:10-14, 24-28.PR 77.3

    Israele aveva avuto molte occasioni in cui rallegrarsi. La terra nella quale il Signore lo aveva condotto era una terra dove scorrevano latte e miele. Durante le peregrinazioni nel deserto Dio aveva promesso agli israeliti un paese dove non avrebbero mai sofferto la siccità.PR 77.4

    “In questa terra che state per possedere, non sarà come nell’Egitto, da dove siete usciti: là quando seminavate i campi, dovevate irrigarli con fatica, come si fa per un orto; ma nella terra in cui andate ci sono monti e valli e il suolo è irrigato dalla pioggia. Il Signore, vostro Dio, si prende cura di questa terra e la rende sempre rigogliosa dall’inizio alla fine dell’anno”. Deuteronomio 11:10-12.PR 77.5

    La promessa di abbondanza e fertilità era stata fatta a condizione che essi ubbidissero. “Se ubbidirete veramente agli ordini che oggi vi comunico: se amerete il Signore, vostro Dio, e lo servirete con tutto il cuore e con tutta l’anima, egli farà scendere la pioggia sui vostri campi nella stagione giusta, in autunno e in primavera, e voi ne ricaverete frumento, vino e olio. Il Signore farà crescere nei pascoli l’erba per il vostro bestiame. Avrete sempre da mangiare e da saziarvi”. Deuteronomio 11:13-15.PR 77.6

    Dio aveva dato al popolo questo avvertimento: “State attenti e non lasciatevi ingannare: non allontanatevi dal Signore, non servite dèi stranieri e non adorateli. Altrimenti il Signore andrà in collera contro di voi: chiuderà il cielo e non vi sarà più pioggia. Allora la terra non darà più raccolti, e voi scomparirete presto dalla terra fertile che il Signore sta per assegnarvi”. Deuteronomio 11:16, 17; cfr. anche 28:15, 23, 24. Questi avvertimenti erano molto chiari eppure, con il passare dei secoli e con l’avvicendarsi delle generazioni, i consigli divini per il benessere spirituale del popolo vennero dimenticati e gli influssi deleteri dell’apostasia minacciarono di far crollare le barriere protettive della grazia divina.PR 77.7

    Ecco perché Dio colpiva il suo popolo con i più severi giudizi. Per tre anni il messaggero che annunciava la sventura fu cercato in ogni città e nazione. In seguito alla richiesta di Acab molti governanti avevano data la loro parola d’onore affermando che il profeta non si trovava sul loro territorio. Comunque la ricerca proseguì: Gezabele e i profeti di Baal odiavano Elia e non trascuravano nessun tentativo per poterlo catturare. Nel frattempo la siccità continuava.PR 78.1

    “Qualche tempo dopo” il Signore si rivolse a Elia: “Presentati al re Acab perché sto per far cadere la pioggia sulla terra”. Ubbidendo all’ordine “Elia andò dal re Acab”. 1 Re 18:1, 2. Mentre il profeta si metteva in viaggio diretto a Samaria, Acab propose ad Abdia, il maggiordomo della sua casa, di cercare accuratamente vicino a “tutte le sorgenti e i corsi d’acqua” per trovare dell’erba per le greggi e le mandrie affamate. Perfino nei pressi della corte reale l’effetto della prolungata siccità si faceva sentire in modo acuto. Il re, seriamente preoccupato per la sua stessa famiglia, decise di unirsi personalmente nella ricerca dei pascoli. “...Acab e Abdia si divisero le zone del territorio da esplorare e partirono ognuno in direzione diversa. Mentre Abdia era in cammino, all’improvviso vide Elia venirgli incontro. Lo riconobbe, si inchinò fino a terra e gli disse: ‘Sei proprio tu, Elia, mio signore?’”.PR 78.2

    Durante l’apostasia d’Israele Abdia era rimasto fedele. Il re non era riuscito a fargli rinunciare alla fedeltà al Dio vivente. Ora riceveva l’onore di portare un messaggio di Elia: “Va’ a riferire al tuo padrone che mi hai visto qui”.PR 78.3

    Terrorizzato, Abdia esclamò: “Che cosa ho fatto di male? Vuoi proprio che Acab mi uccida?” Trasmettere un simile messaggio al re significava incorrere in una morte sicura. Abdia spiegò al profeta: “Com’è vero che il Signore il tuo Dio, vive, non c’è nazione o regno della terra in cui il re Acab non ti abbia fatto cercare! Quando rispondevano che non c’eri, Acab pretendeva addirittura un giuramento! Come puoi chiedermi di dire ad Acab che tu, Elia, sei qui? Quando io me ne sarò andato, lo Spirito del Signore ti trasporterà non so dove. Io intanto andrò a dire ad Acab quel che mi hai detto; lui non ti troverà e mi ucciderà!” 1 Re 18:13, 14. Abdia supplicò il profeta di non insistere.PR 78.4

    Elia allora, con un solenne giuramento rispose: “Com’è vero che il Signore dell’universo vive, io, suo servo, ti assicuro che oggi stesso mi farò vedere dal re!” 1 Re 18:15. Abdia dunque, rassicurato, andò da Acab e glielo disse.PR 79.1

    Con stupore misto a terrore il re ascoltò il messaggio dell’uomo che temeva e odiava e che aveva cercato instancabilmente. Si rendeva conto che Elia non avrebbe messo in pericolo la propria vita semplicemente per incontrarsi con lui. Il profeta stava forse per pronunciare un’altra sentenza contro Israele? Il re era terrorizzato. Ricordava il braccio paralizzato di Geroboamo; non poteva rifiutare un incontro con l’uomo di Dio e neanche pensare di fargli del male. Così, scortato dalla sua guardia del corpo, il re tremante andò incontro al profeta.PR 79.2

    Eccoli l’uno di fronte all’altro. Sebbene Acab nutrisse un odio profondo per Elia, in presenza del profeta sembrava privo di energia, disarmato. Con le sue prime parole esitanti: “Sei tu la causa di tutte le disgrazie di Israele!” inconsciamente rivelò gli intimi sentimenti del suo cuore. 1 Re 18:17. Acab sapeva che era Dio che aveva decretato la siccità ma cercò di fare ricadere sul profeta la responsabilità dei giudizi abbattutisi sul paese.PR 79.3

    Chi si comporta male considera i messaggeri di Dio responsabili delle disgrazie che si verificano in seguito alla trasgressione delle leggi divine. Coloro che cedono al potere di Satana sono incapaci di vedere le cose come le vede Dio. Quando viene loro presentata la verità, essi sono indignati al pensiero di dover ricevere un rimprovero. Accecati dal peccato, rifiutano di pentirsi; pensano che i servitori di Dio si siano schierati contro di loro e siano quindi degni dei più terribili castighi.PR 79.4

    Consapevole della sua innocenza Elia non cercò né di scusarsi né di adulare il re. Non cercò neanche di placare la sua ira comunicandogli la buona notizia che la siccità stava per finire. Non aveva nessuna scusa da presentare. Indignato e preoccupato soltanto per l’onore di Dio, respinse l’accusa di Acab dicendogli, senza timore, che erano stati i suoi peccati e quelli dei suoi padri ad attirare sul popolo d’Israele quella terribile calamità: “Non sono io! La causa delle disgrazie d’Israele siete voi, tu e la tua famiglia, perché avete smesso di osservare i comandamenti del Signore e avete adorato gli idoli di Baal!” 1 Re 18:18.PR 79.5

    Anche oggi è necessario ascoltare la voce che rimprovera gli uomini per i gravi peccati che li hanno separati da Dio. L’incredulità è sempre più di moda. Migliaia di persone affermano: “Non vogliamo che costui regni su noi”. Luca 19:14 (Luzzi). Molto spesso i sermoni presentati non provocano nessun effetto duraturo; la tromba non dà nessun segnale d’allarme e le chiare e incisive verità della Parola di Dio non penetrano nel cuore degli uomini.PR 79.6

    Se alcuni di coloro che si definiscono cristiani dovessero esternare i loro reali sentimenti direbbero: “È veramente necessario parlare con chiarezza?” Potrebbero anche porsi le seguenti domande: “Era forse necessario che Giovanni Battista dicesse ai farisei: “Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter fuggire al castigo, che ormai è vicino?” Luca 3:7. Che bisogno c’era di provocare l’ira di Erodiade dicendo a Erode che non era lecito vivere con la moglie di suo fratello? Il precursore di Cristo, perse la vita per aver parlato con franchezza. Non poteva fare a meno di provocare coloro che vivevano nel peccato?”PR 80.1

    Così ragionano gli uomini che dovrebbero presentarsi come i fedeli guardiani della legge di Dio. In questo modo la diplomazia ha preso il posto della fedeltà e il peccato viene tollerato. Quando sentiremo risuonare nuovamente nella chiesa dei messaggi di rimprovero?PR 80.2

    “Quell’uomo sei tu”. 2 Samuele 12:7. Queste parole, che non potevano essere fraintese, furono pronunciate da Natan quando si rivolse a Davide. Oggi le sentiamo pronunciare raramente da un pulpito, difficilmente le leggiamo sui giornali. Se venissero ripetute più frequentemente, vedremmo la potenza di Dio manifestarsi fra gli uomini. I servitori dell’Eterno non si lamenterebbero di lavorare inutilmente se si pentissero della loro tendenza ad approvare il male e del loro desiderio di accontentare gli uomini privando la verità del suo valore.PR 80.3

    I messaggeri del Signore che cercano di piacere agli uomini e gridano: “Pace, pace”, quando Dio non ne ha parlato, dovrebbero umiliarsi davanti al Signore e chiedergli perdono per la loro ipocrisia e la loro mancanza di coraggio morale. Non sono motivati dall’amore per il prossimo quando attenuano il tono del messaggio loro affidato, ma pensano al proprio interesse e amano il quieto vivere. Il vero amore ha come primo obiettivo il rispetto per Dio e la salvezza degli uomini. Chi nutre questo tipo di amore non si sottrae alla verità per mettersi al riparo dalle conseguenze, non sempre piacevoli, della sincerità. Quando le persone sono in pericolo, i messaggeri di Dio non penseranno a loro stessi ma si esprimeranno con chiarezza senza scusare o mitigare il male.PR 80.4

    Tutti coloro che collaborano con il Signore dovrebbero rendersi conto del carattere sacro della loro missione e della sacralità della loro opera, manifestando il coraggio di Elia!PR 80.5

    In quanto messaggeri del cielo si assumono gravi responsabilità. Essi devono rimproverare, raccomandare e incoraggiare, usando tutta la pazienza e la capacità d’insegnare. Cfr. 2 Timoteo 4:2. Al posto di Cristo devono gestire, come buoni amministratori, i misteri del cielo, incoraggiando coloro che sono fedeli, avvertendo gli increduli. Le abitudini sociali non possono influenzarli. Essi non si devono mai allontanare dalla via tracciata da Gesù. Devono camminare per fede e ricordarsi che sono circondati da tantissimi testimoni. Non devono presentare il loro punto di vista, ma diffondere il messaggio che è stato affidato loro da colui la cui potenza è superiore a quella di tutti i potenti della terra. Questo messaggio deve essere sempre: “Così dice l’Eterno”.PR 80.6

    Dio chiama uomini come Elia, Nathan e Giovanni Battista, uomini che trasmetteranno il suo messaggio con fedeltà indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero derivarne; uomini che affermeranno coraggiosamente la verità anche a costo di sacrificare tutto ciò che posseggono.PR 81.1

    Dio non può fidarsi di uomini che nei momenti difficili, quando sono indispensabili la loro forza, il loro coraggio e il loro esempio, hanno paura di assumere una posizione ferma in favore della giustizia. Egli cerca uomini che sappiano lottare fedelmente contro l’ingiustizia, “contro i principati, contro le potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità che sono nei luoghi celesti”. A questi dirà: “Bene, sei un servo bravo e fedele... entra nella gioia del tuo Signore!” Matteo 25:23.PR 81.2

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