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    La trasfigurazione

    La fede dei discepoli fu molto rafforzata dall'esperienza della trasfigurazione. Ebbero la possibilità di vedere la gloria di Cristo e sentire una voce dal cielo che testimoniava della sua natura divina. Dio scelse di offrire ai discepoli di Gesù la prova decisiva del suo ruolo di Messia promesso affinché alla crocifissione, nei momenti di dolore e delusione, non perdessero la fede. Alla trasfigurazione il Padre inviò Mosè ed Elia a parlare con Gesù della sua morte e delle sue sofferenze.PSCR 154.1

    Elia aveva camminato con Dio. La sua opera era stata difficile e piena di amarezze, perché il Signore, tramite lui, aveva denunciato i peccati d'Israele. Elia era un profeta di Dio ma nonostante ciò fu costretto a scappare da un posto all'altro per salvarsi; il suo stesso popolo gli dava la caccia per eliminarlo, come fosse una belva selvaggia. Ma Dio decise per la sua traslazione e gli angeli lo portarono in gloria e in trionfo verso il cielo.PSCR 154.2

    Mosè fu superiore a qualsiasi altro uomo prima di lui. Fu particolarmente onorato da Dio, ebbe il privilegio di parlare con il Signore a faccia a faccia, come un uomo parla con un amico. Gli fu permesso di contemplare la gloria straordinaria che circondava il Padre. Il Signore tramite Mosè liberò i figli d'Israele dalla schiavitù egizia. Fu un mediatore per il suo popolo, e spesso si trovò a placare la collera divina nei confronti del popolo.PSCR 154.3

    Quando il Signore entrò in conflitto con Israele a causa della sua incredulità, delle sue lamentele e dei suoi peccati deplorevoli, Mosè manifestò tutto il suo amore per loro. Quando Dio propose di distruggerli e di far di lui una nazione potente, Mosè lo supplicò con insistenza in favore dei suoi connazionali. Nella sua disperazione, pur di salvare Israele, pregò Dio di perdonarli oppure di cancellare il suo nome dal libro del cielo.PSCR 154.4

    Quando Israele si lamentò con Dio e con Mosè perché non avevano più acqua, e lo accusarono di averli guidati fuori dall'Egitto per farli morire, Dio ascoltò i loro appelli e ordinò a Mosè di parlare alla roccia perché il popolo potesse ottenere dell'acqua. Mosè colpì la roccia con furore e si attribuì la gloria del miracolo.PSCR 154.5

    La costante caparbietà e le proteste continue dei figli d'Israele gli avevano procurato un profondo dolore, e per un attimo aveva dimenti cato quanto il Signore li avesse sostenuti e come le lamentele non fossero rivolte a lui ma a Dio. Pensò solo a se stesso, a come fosse stato trattato ingiustamente, all'ingratitudine manifestata nei suoi confronti nonostante avesse sempre nutrito un profondo amore per loro.PSCR 154.6

    Era nei piani di Dio che il suo popolo si trovasse spesso ad affrontare situazioni critiche per poi essere liberato grazie alla sua potenza ogni volta che fosse stato necessario. Si sarebbero resi conto del suo amore e del suo interesse per loro, e si sarebbero sentiti motivati a servirlo e rispettarlo. Ma Mosè non aveva onorato Dio: non aveva lodato il suo nome davanti al popolo, affinché a loro volta potessero glorificarlo. Agendo in questo modo suscitò il dispiacere del Signore.PSCR 155.1

    Quando Mosè scese dal monte con le due tavole di pietra e vide Israele adorare il vitello d'oro, sdegnato gettò a terra le tavole, spezzandole. Mi fu mostrato che Mosè non aveva peccato in quell'occasione; si era arrabbiato in favore di Dio, manifestando uno zelo profondo alla sua gloria. Aveva peccato, invece, quando aveva ceduto ai sentimenti istintivi del suo cuore e si era attribuito l'onore che apparteneva solo a Dio, e per quel peccato il Signore non gli permise di entrare nel paese di Canaan.PSCR 155.2

    Satana stava cercando una motivazione per accusare Mosè nei confronti degli angeli. Egli trionfava del suo successo: era riuscito a farlo cadere e a incorrere nella disapprovazione di Dio. E allora disse agli angeli che sarebbe riuscito a sconfiggere il Salvatore del mondo quando sarebbe venuto a riscattare l'uomo.PSCR 155.3

    A causa di questa trasgressione Mosè si ritrovò in potere di Satana, il dominatore sulla morte. Se avesse dimostrato fermezza il Signore lo avrebbe guidato fino alla terra promessa e lo avrebbe traslato in cielo senza che vedesse la morte.PSCR 155.4

    Mosè morì, ma l'arcangelo Michele scese e gli ridiede la vita prima che il suo corpo si corrompesse. Satana si oppose, sostenendo che quel corpo apparteneva a lui, ma Michele risuscitò Mosè e lo portò in cielo. Satana si adirò contro Dio, accusandolo di essere ingiusto perché aveva permesso che gli fosse sottratta la sua vittima; ma Cristo non rimproverò l'avversario, nonostante il servitore di Dio fosse caduto a causa della sua tentazione. Con dolcezza affidò il caso al Padre dicendo: “Il Signore ti rimproveri”.PSCR 155.5

    Gesù disse ai suoi discepoli che alcuni di coloro che stavano con lui non sarebbero morti prima di vedere la venuta del regno di Dio. Alla trasfigurazione questa promessa fu adempiuta. Il volto di Gesù fu trasformato e risplendeva come il sole. Il suo abito era bianco e brillava.PSCR 155.6

    Mosè era presente come emblema di coloro che saranno risuscitati dopo la morte, al ritorno di Gesù. Ed Elia, che era stato traslato prima di vedere la morte, rappresentava coloro che diventeranno immortali al ritorno di Cristo e saranno traslati in cielo senza vedere la morte. I discepoli guardavano con stupore e timore la maestà di Gesù; una nuvola li coprì con la sua ombra, ed essi sentirono la voce possente di Dio che diceva: “Questo è il mio amato Figlio; ascoltatelo”.PSCR 156.1

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