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    Il processo

    Gli angeli, lasciando il cielo, si tolsero con tristezza le loro corone splendenti. Non potevano tenerle mentre il loro Capo supremo stava soffrendo e portava una corona di spine. Satana e i suoi angeli erano impegnati nella sala del tribunale a distruggere ogni sentimento d'umanità e di simpatia. Si respirava un'atmosfera pesante e inquinata dal loro influsso. I capi dei sacerdoti e gli anziani subivano quest'influsso mentre insultavano e maltrattavano Gesù con un tale accanimento che sarebbe stato difficile per un uomo qualsiasi sopportarlo. Satana sperava che un simile disprezzo e una tale violenza potessero indurre il Figlio di Dio a lamentarsi, mormorare o manifestare il suo potere divino, sfuggendo alla folla e facendo fallire il piano della salvezza.PSCR 160.1

    Dopo il tradimento Pietro seguì il Signore; era ansioso di vedere che cosa gli avrebbero fatto. Quando però fu accusato di essere uno dei suoi discepoli, temendo per la propria incolumità, dichiarò che non conosceva quell'uomo. I discepoli erano noti per la correttezza del loro linguaggio e Pietro, per convincere i suoi accusatori di non essere uno dei discepoli di Cristo, lo rinnegò per la terza volta con imprecazioni e spergiuri. Gesù, che non era molto distante da Pietro, lo guardò esprimendo rimprovero e tristezza.PSCR 160.2

    Allora il discepolo ricordò le parole che Gesù gli aveva detto nella camera alta e anche la sua sollecita risposta: “Quand'anche tu fossi per tutti un'occasione di caduta, non lo sarai mai per me”. Matteo 26:33. Aveva rinnegato il suo Signore, con parole dure e imprecazioni; ma lo sguardo di Gesù toccò il cuore di Pietro e lo salvò. Egli pianse lacrime amare, si pentì del suo peccato e si convertì: era pronto per incoraggiare i suoi fratelli.PSCR 160.3

    La folla reclamava il sangue di Gesù. Lo flagellarono crudelmente, gli fecero indossare un mantello color porpora e gli posero sul capo una corona di spine. In mano gli misero una canna, gli si inchinarono davanti e lo salutarono ironicamente: “Salve, re dei Giudei!”. Poi presero quella stessa canna e lo colpirono sulla testa facendolo sanguinare, mentre le spine penetravano nelle tempie e il sangue colava sul volto e sulla barba.PSCR 160.4

    Era difficile per gli angeli sopportare quella scena. Avrebbero voluto liberare Gesù, ma i loro capi glielo impedirono dicendo che do veva essere pagato un forte riscatto per l'uomo, un riscatto che sarebbe stato definitivo e sarebbe costato la vita di colui che aveva potere sulla morte. Gesù sapeva che gli angeli stavano assistendo alla scena della sua umiliazione.PSCR 160.5

    Anche l'angelo meno potente sarebbe riuscito a disperdere questa folla in delirio e avrebbe potuto liberare Gesù. Il Salvatore sapeva che se lo avesse voluto e l'avesse chiesto al Padre, gli angeli lo avrebbero liberato immediatamente. Ma era necessario che subisse la violenza dei malvagi per realizzare il piano della salvezza.PSCR 161.1

    Gesù manifestò serenità e umiltà davanti alla folla infuriata che lo apostrofava con le ingiurie più vili. Gli sputarono in faccia, su quel viso davanti al quale un giorno desidereranno nascondersi e che illuminerà la città di Dio di una luce più splendente di quella del sole. Cristo non manifestò nessuna animosità nei confronti dei suoi accusatori. Gli coprirono il capo con un vecchio pezzo di stoffa, lo bendarono e poi lo colpirono in volto gridando: “Indovina, chi ti ha colpito?”. Gli angeli erano profondamente commossi. Avrebbero voluto soccorrerlo subito, ma coloro che li guidavano li trattenevano.PSCR 161.2

    Alcuni dei discepoli ritrovarono il coraggio per entrare dov'era Gesù e assistere al suo processo. Si aspettavano che manifestasse il suo potere divino, che si liberasse dalle mani dei suoi nemici e li punisse per la crudeltà che gli avevano manifestato. Le loro speranze aumentavano o diminuivano nella misura in cui si modificava lo scenario degli eventi.PSCR 161.3

    A volte dubitavano e temevano di essere stati ingannati, ma la voce che avevano sentito sul monte della trasfigurazione e la gloria di cui erano stati testimoni rafforzarono la loro fede: era proprio lui il Figlio di Dio. Si ricordarono delle scene cui avevano assistito, dei miracoli compiuti da Gesù quando guariva i malati, aprendo gli occhi ai ciechi, le orecchie ai sordi, rimproverando e cacciando i demoni, risuscitando i morti e calmando il vento e il mare.PSCR 161.4

    I discepoli non potevano accettare l'idea che sarebbe morto. Speravano sempre che avrebbe fatto ricorso alla sua potenza e con voce autorevole disperso la folla assetata di sangue, come quando era entrato nel tempio e aveva cacciato quelli che avevano trasformato la casa di Dio in un mercato, facendoli scappare come se fossero stati rincorsi da un gruppo di soldati armati. I discepoli speravano che Gesù manifestasse il suo potere e convincesse tutti che era veramente il re d'Israele.PSCR 161.5

    Giuda provava rimorso e vergogna per il suo perfido atto di tradi mento. Assistendo alle esplosioni di violenza cui il Salvatore era sottoposto, ne fu sopraffatto. Aveva amato Gesù, ma ancora di più aveva amato il denaro. Non voleva credere che Gesù si sarebbe fatto prendere da quella banda che lui stesso aveva accompagnato. Si aspettava che facesse un miracolo e si liberasse. Ma quando vide la folla infuriata e assetata di sangue nel tribunale, si rese conto della sua colpa, e mentre molti accusavano Gesù con veemenza, corse in mezzo alla folla confessando di aver peccato tradendo un innocente. Propose ai sacerdoti di restituire il denaro che aveva ricevuto e li implorò di liberare Gesù, dichiarando che era innocente.PSCR 161.6

    Per un attimo i sacerdoti, confusi e afflitti, rimasero in silenzio. Non volevano che le persone sapessero che avevano pagato uno dei discepoli di Gesù per tradirlo e consegnarlo nelle loro mani. Volevano nascondere il fatto di avergli dato la caccia come un ladro e di averlo arrestato in segreto. Ma la confessione di Giuda, la sua apparente colpevolezza e la sua aria smarrita dimostravano alla folla che i sacerdoti avevano messo le mani su Gesù perché erano mossi dall'odio. Giuda, gridando, difendeva l'innocenza di Gesù e i sacerdoti, per tutta risposta, gli dissero: “Che c'importa? Pensaci tu”. Matteo 27:4.PSCR 162.1

    Avevano Cristo in loro potere ed erano decisi a mantenerlo. Giuda, sopraffatto dall'angoscia, lanciò il denaro, che ora detestava, ai piedi di coloro che lo avevano assoldato, terrorizzato e angosciato, se ne andò e si impiccò.PSCR 162.2

    Gesù aveva molti simpatizzanti nella folla che lo circondava e il fatto che non rispondesse ad alcuna domanda, sorprese la gente. Nonostante tutte le manifestazioni di derisione e violenza da parte del popolo, il suo volto non espresse nessun turbamento.PSCR 162.3

    Tutta la sua persona esprimeva dignità e tranquillità. La gente lo guardava con meraviglia. Confrontando il suo atteggiamento equilibrato e il suo comportamento risoluto e decoroso con quello di coloro che lo giudicavano, si rendeva conto che assomigliava più lui a un re di qualsiasi altro dei governanti. Non aveva nessuna delle caratteristiche del criminale. Il suo sguardo era dolce, puro e coraggioso, la sua fronte ampia e alta. Tutti i suoi tratti rivelavano benevolenza e nobili principi. La sua pazienza e la sua sopportazione erano così poco simili a quelle degli uomini, che molti tremavano. Anche Erode e Pilato erano molto turbati davanti al suo comportamento nobile e divino.PSCR 162.4

    Pilato era sempre stato convinto che Gesù non fosse un uomo comune. Lo considerava dotato di un carattere straordinario e riteneva fosse innocente delle accuse presentate contro di lui.PSCR 162.5

    Gli angeli che assistevano alla scena si resero conto delle convinzioni del governatore romano e per impedirgli di assumersi la responsabilità di consegnare Cristo perché fosse crocifisso, un angelo fu inviato dalla moglie di Pilato, per informarla in sogno che Gesù era il Figlio di Dio, ed era innocente. Immediatamente ella inviò un messaggio a Pilato affermando che era stata profondamente angosciata da un sogno riguardante Gesù e lo avvisò di non aver niente a che fare con quell'uomo giusto. Il messaggero, facendosi strada tra la folla, consegnò la lettera a Pilato. Mentre la leggeva egli tremò e divenne pallido; immediatamente decise di non aver niente a che fare con la morte di Cristo. Se i giudei volevano il sangue di Gesù, non sarebbe stato lui ad aiutarli, anzi si sarebbe impegnato per scagionarlo.PSCR 163.1

    Quando Pilato venne a sapere che Erode era a Gerusalemme fu molto sollevato; sperava di liberarsi da ogni responsabilità relativa al processo e alla condanna di Gesù. Immediatamente lo mandò con i suoi accusatori da Erode, un peccatore incallito: l'assassinio di Giovanni il battista aveva lasciato nella sua coscienza una traccia indelebile.PSCR 163.2

    Quando sentì parlare di Gesù e dei miracoli che aveva compiuto, fu preso dal panico credendo che Giovanni il battista fosse risuscitato dai morti. Quando Pilato gli inviò Gesù, Erode considerò il gesto come il riconoscimento del suo potere, della sua autorità e del suo diritto a giudicare. I due governatori, che fino a quel momento erano stati nemici, si riconciliarono.PSCR 163.3

    Erode era contento di vedere Gesù, si aspettava che avrebbe operato qualche grande miracolo per fargli piacere; ma il compito di Gesù non era quello di soddisfare la curiosità o ricercare la propria salvezza. Il suo potere divino e miracoloso doveva essere esercitato solo per la salvezza di altri e non in favore di se stesso.PSCR 163.4

    Gesù non rispose alle tante domande di Erode, non rispose nemmeno ai suoi nemici che lo accusavano con violenza. Erode era infuriato perché Gesù non sembrava intimorito dal suo potere e con i suoi soldati derise, schernì e insultò il Figlio di Dio. Tuttavia rimase sorpreso dell'apparenza divina e nobile di Gesù proprio mentre era insultato in modo vergognoso, e per paura di condannarlo lo rimandò da Pilato.PSCR 163.5

    Satana e i suoi angeli tentarono Pilato cercando di condurlo verso la rovina. Gli suggerirono che se non si fosse preso la responsabilità della condanna di Gesù, altri lo avrebbero fatto; la folla era assetata di sangue, se non avesse concesso loro Gesù perché lo crocifiggessero avrebbe dovuto rinunciare al suo potere e agli onori terreni, e sarebbe stato denunciato come un seguace di questo impostore. Quindi, per paura di perdere potere e autorità, Pilato acconsentì alla morte di Gesù. Tuttavia trasferì la responsabilità dello spargimento del sangue di Cristo sui suoi accusatori, e la folla rispose gridando: “Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli”. Matteo 27:25.PSCR 163.6

    Ma questo non giustificava Pilato che era comunque colpevole del sangue di Gesù. Per il suo interesse egoistico e il suo amore per i riconoscimenti umani, fece morire un uomo innocente. Se Pilato avesse preso in considerazione le sue convinzioni non avrebbe avuto niente a che fare con la condanna di Gesù.PSCR 164.1

    L'atteggiamento e le parole di Gesù durante il processo ebbero un profondo impatto sullo spirito dei presenti. Il risultato dell'influsso esercitato in quell'occasione sarebbe stato visibile dopo la risurrezione. Tra coloro che poi si sarebbero aggiunti alla chiesa molti erano rimastati profondamente colpiti dalle scene del processo di Gesù.PSCR 164.2

    Satana provò una forte collera quando vide che tutte le crudeltà che aveva ispirato ai giudei nei confronti di Cristo non avevano suscitato in lui la minima protesta. Nonostante avesse rivestito la natura umana, il Salvatore era sostenuto dalla potenza divina e non si discostò minimamente dalla volontà del Padre.PSCR 164.3

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