Capitolo 58: Appello al risparmio
Non orientiamoci verso la stravaganza facendoci costruire belle case, acquistando mobili costosi, seguendo la moda e comprando cibi prelibati; pensiamo sempre a coloro per i quali Cristo è morto. Aboliamo ogni egoismo e ogni orgoglio. Non continuiamo a fare foto da inviare agli amici. Risparmiamo tutto ciò che possiamo affinché le virtù incomparabili del Cristo possano essere presentate alle anime in pericolo. Satana vi suggerirà molti modi per investire il vostro denaro, ma se verrà speso per le vostre soddisfazioni egoistiche — per cose inutili qualunque sia il loro prezzo — non verrà consacrato alla gloria di Dio.CEC 212.2
Riflettiamo bene a questa domanda e vediamo se sappiamo rinunciare come dovremmo: facciamo dei sacrifici perché il messaggio della verità venga presentato a coloro che ancora non lo conoscono? (...) Dovremmo avere un unico interesse nella chiesa, dovrebbe prevalere un unico desiderio: tendere a conformarsi all’immagine del Cristo. Ognuno dovrebbe impegnarsi a fare per Gesù tutto il possibile, tramite un impegno personale, doni e sacrifici. L’opera di Dio dovrebbe disporre di molti mezzi affinché sia possibile soddisfare le richieste di aiuto che provengono da tutto il mondo. È triste essere costretti a rispondere a coloro che ci chiedono aiuto: “Non possiamo inviarvi né uomini né denaro. Non abbiamo fondi”. Il denaro sottratto all’opera di Dio, per la ricerca egoistica del piacere, per il desiderio di conformarsi alle abitudini della società, per l’amore della comodità, sia riconsacrato all’opera di Dio. Sono i piccoli ruscelli che scorrendo gli uni verso gli altri formano un grande fiume. Impegniamoci a essere dei cristiani coscienziosi, dei veri collaboratori di Dio. (...)CEC 212.3
Devono essere programmati nuovi settori in cui lavorare, nuove persone devono trovare la fede, nuovi nomi devono essere iscritti nei registri delle chiese, nomi che apparterranno ai libri del cielo. Tutto ciò potrà essere realizzato con il denaro che normalmente spendiamo per soddisfare i nostri piaceri. — The Review and Herald, 27 gennaio 1891.CEC 213.1