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Gli uomini che vinsero un impero - Contents
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    Capitolo 33: Un lavoro pieno di difficoltà

    Paolo ebbe cura di presentare ai suoi convertiti il chiaro insegnamento delle Scritture circa il modo migliore per finanziare l’opera di Dio. Ma sebbene ritenesse per se stesso, come ministro del Vangelo, il “diritto di non lavorare” a un impiego secolare per mantenersi, varie volte, durante il suo ministero nei grandi centri civilizzati, egli svolse un mestiere per mantenersi. 1 Corinzi 9:6.UVI 218.1

    I giudei non consideravano strano né degradante il lavoro fisico. Mosè li aveva istruiti a educare i loro figli al lavoro manuale. Era considerato un peccato permettere che i giovani crescessero ignorando il lavoro fisico. Anche quando un bambino doveva essere preparato per un ufficio santo, una conoscenza della vita pratica era considerata essenziale. A ogni giovane, sia che fosse di ricca o di povera estrazione, veniva insegnato un mestiere. Quei genitori che mancavano di provvedere per i loro figli a una tale preparazione erano accusati di infedeltà alle istruzioni di Dio. In armonia con questa usanza, Paolo, in gioventù, aveva imparato a fabbricare tende.UVI 218.2

    Prima di diventare un discepolo di Cristo, Paolo aveva occupato una elevata posizione che gli permetteva di mantenersi senza ricorrere a un lavoro manuale. Ma dopo, esauriti i suoi beni nella causa di Cristo, egli ricorse al suo mestiere per guadagnarsi da vivere. Questo successe specialmente quando si trovò in luoghi dove le sue intenzioni potevano essere malintese.UVI 218.3

    Da quel che leggiamo, fu a Tessalonica che Paolo per la prima volta lavorò con le sue mani per mantenersi, mentre predicava la Parola. Quando scrisse ai credenti di quella città, egli ricordò loro che avrebbe potuto essere un peso, e aggiunse: “Fratelli, voi la ricordate la nostra fatica e la nostra pena; egli è lavorando notte e giorno per non essere d’aggravio ad alcuno di voi, che v’abbiam predicato l’Evangelo di Dio”. 1 Tessalonicesi 2:9 (Luzzi). E di nuovo, nella sua seconda epistola a quei credenti, egli dichiarò che lui e i suoi colleghi, mentre erano con loro, non avevano mangiato “gratuitamente il pane d’alcuno”. Paolo scrisse che avevano lavorato notte e giorno” per non esser d’aggravio ad alcuni di voi. Non già che non abbiamo il diritto di farlo, ma abbiam voluto darvi noi stessi ad esempio, perché c’imitaste”. 2 Tessalonicesi 3:8, 9 (Luzzi).UVI 218.4

    A Tessalonica, Paolo aveva incontrato alcuni che si rifiutavano di svolgere qualsiasi lavoro manuale. Di queste persone, egli in seguito scrisse: “Alcuni si conducono fra voi disordinatamente, non lavorando affatto, ma affacendandosi in cose vane. A quei tali noi ordiniamo e li esortiamo nel Signor Gesù che mangino il loro proprio pane”. Mentre lavorava in Tessalonica, Paolo era stato attento a dare a queste persone il giusto esempio. “E invero quand’eravamo con voi — egli scrisse -, vi comandavamo questo: che se alcuno non vuol lavorare, neppur deve mangiare”. 2 Tessalonicesi 3:11, 12, 10 (Luzzi).UVI 219.1

    Satana, in ogni tempo, ha cercato di ostacolare gli sforzi dei servitori di Dio introducendo nella chiesa uno spirito di fanatismo. Così era ai giorni di Paolo e così fu nei secoli successivi, durante il periodo della Riforma. Wycliffe, Lutero e molti altri che benedissero il mondo con il loro influsso e la loro fede, affrontarono le astuzie con le quali Satana cerca di guidare al fanatismo le menti che sono troppo zelanti, squilibrate e contaminate dal peccato. Alcune menti sviate avevano pensato che la vera santità richiedesse il superamento dei legami terreni e l’esclusione da qualsiasi tipo di lavoro. Altri, avendo preso posizioni estremiste su alcuni passi delle Scritture, avevano pensato che il lavoro comportasse un’offesa a Dio. Secondo il loro punto di vista i cristiani non avrebbero dovuto preoccuparsi per il proprio benessere e per quello delle loro famiglie, ma avrebbero dovuto dedicare l’intera esistenza all’elevazione del loro spirito. L’insegnamento e l’esempio dell’apostolo Paolo erano un rimprovero per tali idee dettate dal fanatismo.UVI 219.2

    Paolo non si mantenne lavorando con le proprie mani soltanto mentre era a Tessalonica. Più tardi, riferendosi all’esperienza avuta in quella città, egli scrisse ai credenti di Filippi manifestando riconoscenza per i doni che aveva ricevuto da parte loro mentre si trovava in quella città. Egli disse: “Anche a Tessalonica m’avete mandato una prima e poi una seconda volta di che sovvenire al mio bisogno”. Filippesi 4:16 (Luzzi). Sebbene avesse ricevuto questo aiuto, egli fece attenzione a dare ai tessalonicesi un esempio di diligenza, così che nessuno potesse accusarlo giustamente di avidità. Quanti avevano sostenuto delle idee fanatiche circa il lavoro manuale, avrebbero ricevuto un rimprovero dall’evidenza stessa del suo comportamento.UVI 219.3

    La prima volta che Paolo visitò Corinto, si trovò tra gente sospettosa e piena di pregiudizi. I greci che vivevano sulla costa erano abili commercianti. Essi avevano a lungo praticato l’astuzia derivante dalla loro arte. Questo fatto li aveva indotti a credere che fare buoni affari, sia con mezzi leciti che con mezzi illeciti, fosse raccomandabile. Paolo conosceva queste loro caratteristiche, da parte sua non avrebbe dato loro occasione di dire che egli predicava il Vangelo per arricchirsi; poteva giustamente esigere il sostegno dei credenti di Corinto ma rinunciò a questo diritto, affinché la sua efficacia e il suo successo come ministro, non venissero danneggiati dall’ingiusto sospetto che lui stesse predicando il Vangelo per guadagno. Avrebbe evitato qualsiasi occasione potesse fornire un pretesto per avanzare dei dubbi sulle sue reali intenzioni e sulle veridicità del suo messaggio.UVI 219.4

    Subito dopo essere giunto a Corinto, Paolo trovò “un certo giudeo, per nome Aquila, oriundo del Ponto, venuto di recente dall’Italia insieme con Priscilla sua moglie”. Questi erano “del medesimo mestiere” dell’apostolo. Esiliati a causa del decreto di Claudio, il quale comandava a tutti i giudei di lasciare Roma, Aquila e Priscilla giunsero a Corinto dove iniziarono un’attività commerciale come fabbricanti di tende. Paolo si informò di loro, e avendo appreso che essi temevano Dio e cercavano di evitare la malvagità che li circondava, “dimorava con loro, e lavoravano... E ogni sabato discorreva nella sinagoga, e persuadeva Giudei e Greci”. Atti 18:2-4 (Luzzi).UVI 220.1

    Più tardi, Sila e Timoteo raggiunsero Paolo a Corinto. Questi fratelli portarono con loro dei fondi dalle chiese di Macedonia, per il sovvenzionamento dell’opera.UVI 220.2

    Nella sua seconda lettera ai credenti di Corinto, scritta dopo avere già completato la formazione di quella chiesa, Paolo menzionò ancora il suo modo di vivere tra loro. “Ho io commesso peccato — egli chiese — quando, abbassando me stesso perché voi foste innalzati, v’ho annunziato l’evangelo di Dio gratuitamente? Ho spogliato altre chiese, prendendo da loro uno stipendio, per poter servir voi;... mi trovai nel bisogno, non fui d’aggravio a nessuno, perché i fratelli, venuti dalla Macedonia, supplirono al mio bisogno... Com’è vero che la verità di Cristo è in me, questo vanto non mi sarà tolto nelle contrade dell’Acaia”. 2 Corinzi 11:7-10 (Luzzi).UVI 220.3

    Paolo spiegò la ragione che lo aveva spinto a comportarsi in questo modo. Egli non voleva dare un pretesto a “coloro che desiderano un’occasione per rimproverarlo”. 2 Corinzi 11:12 (Luzzi). Mentre fabbricava tende, lavorò fedelmente anche nella proclamazione del Vangelo. Egli stesso dichiarò circa i suoi sforzi: “Certo, i segni dell’apostolo sono stati manifestati in atto fra voi nella perseveranza a tutta prova, nei miracoli, nei prodigi ed opere potenti”. E aggiunge: “In che siete voi stati da meno delle altre chiese se non nel fatto che io stesso non vi sono stato d’aggravio? Perdonatemi questo torto. Ecco, questa è la terza volta che son pronto a recarmi da voi; e non vi sarà d’aggravio, poiché io non cerco i vostri beni, ma voi... e io molto volentieri spenderò e sarò speso per le anime vostre”. 2 Corinzi 12:12-15 (Luzzi).UVI 220.4

    Paolo, durante il lungo periodo del suo ministero a Efeso, dove per tre anni condusse aggressivi sforzi evangelistici attraverso tutta la regione, lavorò di nuovo al suo mestiere. A Efeso, come a Corinto, l’apostolo fu rallegrato dalla presenza di Aquila e Priscilla, che lo accompagnarono nel suo ritorno in Asia, al termine del suo secondo viaggio missionario.UVI 221.1

    Alcuni obiettarono che il lavoro manuale di Paolo non poteva accordarsi col compito affidato ad un ministro del Vangelo. Perché Paolo, un ministro del più alto rango, dovette connettere il lavoro manuale alla predicazione della Parola? Non era egli un operaio degno del suo salario? Perché dovette spendere del tempo nel fabbricare tende che avrebbe potuto utilizzare per uno scopo migliore?UVI 221.2

    Paolo non considerò tempo perduto quello speso in tale maniera. Mentre lavorava con Aquila si tenne in contatto con il grande Maestro, e non perse alcuna opportunità di testimoniare per il Salvatore e di aiutare quelli che avevano bisogno della sua assistenza. La sua mente desiderava approfondire la conoscenza di Dio. Egli istruì i suoi colleghi circa i temi di questa conoscenza, dando anche un esempio di operosità e di dirittura morale. Paolo era un lavoratore efficiente, diligente negli affari, fervente nello spirito quando serviva il Signore. Romani 12:11. Mentre svolgeva il suo mestiere, egli ebbe accesso a una classe di persone che non avrebbe potuto raggiungere altrimenti. Dimostrò ai suoi associati che l’abilità nei lavori comuni è un dono di Dio, il quale provvede non solo il dono ma anche la saggezza di usarlo giustamente. Insegnò che Dio deve essere onorato anche nelle fatiche quotidiane. Le sue mani callose non detrassero nulla alla forza dei suoi patetici appelli come ministro di Cristo.UVI 221.3

    A volte Paolo lavorò notte e giorno non solo per mantenere se stesso, ma anche per poter assistere i suoi colleghi. Egli condivise i suoi guadagni con Luca, e aiutò Timoteo. A volte soffrì anche la fame per poter alleviare le necessità degli altri. La sua esistenza era stata caratterizzata dall’altruismo. Verso il termine del suo ministero, in occasione del discorso d’addio agli anziani di Efeso, a Mileto, egli poté mostrare loro le sue mani callose, e dire: “Io non ho bramato né l’argento, né l’oro, né il vestito d’alcuno. Voi stessi sapete che queste mani hanno provveduto ai bisogni miei e di coloro che erano meco. In ogni cosa vi ho mostrato ch’egli è con l’affaticarsi così, che bisogna venire in aiuto ai deboli, e ricordarsi delle parole del Signor Gesù, il quale disse egli stesso: Più felice cosa è il dare che il ricevere”. Atti 20:33-35 (Luzzi).UVI 221.4

    I ministri che sentono di trovarsi in difficoltà e di sopportare delle privazioni al servizio di Cristo, visitino con l’immaginazione il laboratorio dove Paolo lavorò. E cerchino di ricordarsi che mentre quest’uomo scelto da Dio fabbricava la tela, egli stava lavorando per il pane che aveva giustamente guadagnato per mezzo dei suoi sforzi come apostolo.UVI 222.1

    Il lavoro è una benedizione, non una maledizione. Uno spirito di indolenza distrugge la moralità e rattrista lo Spirito di Dio. Una pozza stagnante è offensiva, ma un ruscello di pura acqua zampillante dona salute e allegrezza sulla terra. Paolo sapeva che se avessero trascurato il lavoro fisico, il loro entusiasmo si sarebbe presto affievolito. Egli desiderò insegnare ai giovani ministri che attraverso il lavoro manuale e l’esercizio dei propri muscoli, sarebbero diventati forti abbastanza da poter sopportare le fatiche e le privazioni che li attendevano nell’opera del Vangelo. I suoi insegnamenti sarebbero stati privi di vitalità e forza se lui stesso non si fosse mantenuto in esercizio fisico.UVI 222.2

    Gli indolenti perdono l’inestimabile esperienza che si ottiene attraverso il fedele adempimento dei comuni doveri della vita. Non sono pochi, ma a migliaia, quelli che vivono soltanto per consumare i benefici che Dio nella sua bontà, riversa su loro, dimenticando di portargli offerte di gratitudine per le ricchezze che ha affidato loro. Essi dimenticano che dovrebbero essere non solo dei consumatori ma anche dei produttori, investendo saggiamente i talenti a loro prestati. Se queste persone comprendessero il lavoro che il Signore desidera che essi compiano come suoi aiutanti, non scanserebbero le responsabilità.UVI 222.3

    L’efficienza dei giovani che si sentono chiamati da Dio a predicare, dipende molto dalle intenzioni con le quali entrano nell’opera. Quelli che sono stati scelti da Dio per lavorare nel ministero daranno prova di essere stati chiamati dall’alto, e cercheranno in ogni modo possibile, di diventare degli abili operai. Essi si sforzeranno di acquisire un’esperienza che li renda capaci di progettare, organizzare ed eseguire dei piani per la diffusione dell’Evangelo. Apprezzando la santità della loro chiamata, attraverso l’autodisciplina, diventeranno sempre più simili al loro Maestro, rivelando la sua bontà, il suo amore e la verità del suo insegnamento. E mentre manifesteranno ardore nel migliorare i talenti a loro affidati, la chiesa dovrebbe aiutarli giudiziosamente.UVI 222.4

    Non tutti quelli che sentono di essere stati chiamati a predicare dovrebbero essere incoraggiati a dipendere subito dalla chiesa per il loro sostentamento e per quello della propria famiglia. C’è il pericolo che alcuni ministri dotati di una limitata esperienza siano sviati da lusinghe o da errati consigli che possono spingerli ad aspettarsi di ricevere un salario indipendentemente da qualsiasi serio sforzo da parte loro. I mezzi dedicati all’estensione dell’opera di Dio non dovrebbero essere consumati da uomini che desiderano predicare solo per ricevere uno stipendio e per soddisfare la loro egoista ambizione di fare una vita facile.UVI 222.5

    I giovani che desiderano esercitare i loro doni nell’opera del ministero troveranno utili lezioni nell’esempio di Paolo a Tessalonica, Corinto, Efeso, e in altri luoghi. Sebbene egli fosse un eloquente oratore, un uomo scelto da Dio per svolgere uno speciale lavoro, non si sentì mai tanto importante da escludere il lavoro manuale. Lui non si stancò mai di sacrificarsi per la causa che amava. “Fino a questa stessa ora -, egli scrisse ai Corinzi — noi abbiamo e fame e sete, noi siamo ignudi, e siamo schiaffeggiati, e non abbiamo stanza ferma, e ci affatichiamo lavorando con le nostre proprie mani; ingiuriati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo”. 1 Corinzi 4:11, 12 (Luzzi).UVI 223.1

    Paolo, uno dei grandi maestri della verità, svolse allegramente il più umile come il più elevato dei suoi doveri. Quando, nel servizio per Gesù, le circostanze sembravano richiederlo, egli lavorò volentieri la tela delle tende. Tuttavia fu sempre pronto a lasciare da parte il suo lavoro per poter affrontare l’opposizione dei nemici del Vangelo o per sfruttare un’occasione di modo che altre persone si convertissero a Gesù. Il suo zelo e la sua operosità sono un rimprovero per quelle persone che desiderano una vita facile.UVI 223.2

    L’apostolo diede un esempio contro l’idea già presente in seno alla chiesa, che il Vangelo poteva essere proclamato con successo solo da chi si era completamente liberato dalla necessità di lavorare fisicamente. Egli illustrò in modo pratico ciò che poteva essere fatto da uomini consacrati in tutti i luoghi dove la gente era ignara delle verità evangeliche. La sua condotta ispirò molti umili lavoratori a desiderare di fare quel che era loro possibile per avanzare la causa di Dio, mentre allo stesso tempo lavoravano per mantenersi. Aquila e Priscilla non furono chiamati a dare il loro intero tempo al ministero del Vangelo; tuttavia questi umili lavoratori furono usati da Dio per mostrare ad Apollo una più perfetta conoscenza della verità. Il Signore impiega vari strumenti per raggiungere il proprio scopo; e mentre alcuni che hanno degli speciali talenti sono scelti per dedicare tutte le loro energie all’insegnamento e alla predicazione del Vangelo, molti altri, che non sono mai stati ordinati mediante l’imposizione delle mani, sono chiamati a svolgere un’importante funzione per la salvezza delle anime.UVI 223.3

    C’è un largo campo aperto all’operaio del Vangelo che è in grado di provvedere al proprio sostentamento. Molti possono ottenere delle preziose esperienze nel ministero mentre dedicano parte del loro tempo a qualche tipo di lavoro manuale. Attraverso questo metodo si svilupperanno degli operai capaci di lavorare nei campi missionari.UVI 223.4

    Il servitore di Dio che si sacrifica e che lavora instancabilmente predicando e insegnando, porta sul suo cuore un pesante carico. Egli non misura il suo lavoro per ore. Il salario non influenza il suo lavoro, né rinuncia al suo dovere a causa di condizioni sfavorevoli. è dal cielo che egli ha ricevuto il suo mandato ed è dal cielo che aspetta la sua ricompensa, quando il lavoro affidatogli sarà completato.UVI 224.1

    È nel volere di Dio che questi operai siano liberi da superflue ansietà, per poter avere piena opportunità di ubbidire al comando che Paolo diede a Timoteo: “Cura queste cose e datti ad esse interamente”. 1 Timoteo 4:15 (Luzzi). Sebbene essi dovrebbero fare attenzione a esercitarsi sufficientemente per mantenere il vigore fisico e mentale, tuttavia non è nei piani di Dio che siano costretti a spendere buona parte del loro tempo in un impiego secolare.UVI 224.2

    Questi fedeli operai, sebbene si consumino volentieri per il Vangelo, non sono esenti da tentazioni. Quando sono aggravati dall’ansietà perché la chiesa manca di provvedere un adeguato sostegno finanziario, alcuni sono ferocemente attaccati dal tentatore. Quando vedono che i loro sforzi non ricevono il giusto apprezzamento, si deprimono. è vero che attendono il tempo del giudizio per ricevere il loro giusto premio, e questa speranza li consola, ma nel frattempo le loro famiglie devono avere di che mangiare e vestire. Se questi sentissero di essere stati sciolti dal mandato divino, lavorerebbero volentieri con le proprie mani. Ma comprendono che il loro tempo appartiene a Dio, nonostante la poca accortezza di coloro che dovrebbero provvedere fondi sufficienti. Così superano la tentazione di intraprendere attività che potrebbero in breve tempo sostenerli al di là dei loro bisogni, e continuano a lavorare per l’avanzamento della causa che è a loro più cara della stessa vita. Per poter fare questo, alcuni potrebbero comunque essere costretti a seguire l’esempio di Paolo e impegnare un certo tempo al lavoro manuale, mentre continuano a portare avanti l’opera del ministero. Essi fanno questo non per i propri interessi, ma per gli interessi dell’opera di Dio in terra.UVI 224.3

    A volte, al servitore di Dio può sembrare impossibile svolgere il lavoro necessario, a causa della mancanza di mezzi. Questo fatto impedisce il progresso dell’opera. Alcuni temono che con le facilitazioni a loro disposizione non possono fare tutto quello che sentono di dovere compiere. Ma se avanzano in fede, la salvezza di Dio sarà rivelata e i loro tentativi saranno seguiti dal successo. Colui che ha esortato i suoi seguaci ad andare in tutte le parti del mondo, sosterrà ogni operai che ubbidendo al suo comando cerca di proclamare il suo messaggio.UVI 224.4

    Nell’edificare la sua opera, il Signore non sempre rende ogni cosa chiara ai suoi servitori. A volte Egli prova la fiducia del suo popolo presentando loro circostanze che li spingono ad andare avanti per fede. Spesso li conduce in luoghi stretti e difficili, e li esorta ad avanzare quando i loro piedi sembrano toccare le acque del Giordano. è in tali occasioni, quando i suoi servitori gli elevano ardenti preghiere, che Dio apre la via dinanzi a loro e li porta in luoghi aperti.UVI 224.5

    Quando i messaggeri di Dio riconoscono la loro responsabilità verso i bisognosi della vigna del Signore, e con lo spirito del Maestro lavorano instancabilmente per la conversione di anime, gli angeli celesti prepareranno la via dinanzi a loro e procureranno i mezzi necessari per portare avanti l’opera. Quelli che saranno illuminati daranno liberamente per sostenere l’opera svolta in loro favore. Essi risponderanno con generosità a ogni richiesta d’aiuto e lo Spirito di Dio muoverà i loro cuori per sostenere la causa del Signore, non solo nella propria nazione, ma anche in altri luoghi. Così coloro che lavorano in paesi lontani riceveranno un valido aiuto e l’opera del Signore avanzerà nella maniera che ha previsto.UVI 225.1

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