Capitolo 51: Un fedele pastore al servizio di Cristo
- Prefazione
- Capitolo 1: Il piano di Dio per la sua chiesa
- Capitolo 2: La preparazione dei dodici
- Capitolo 3: Il grande mandato
- Capitolo 4: La Pentecoste
- Capitolo 5: Il dono dello Spirito
- Capitolo 6: Alla porta del tempio
- Capitolo 7: Un avvertimento contro l’ipocrisia
- Capitolo 8: Davanti al sinedrio
- Capitolo 9: I sette diaconi
- Capitolo 10: Il primo martire cristiano
- Capitolo 11: Il vangelo in Samaria
- Capitolo 12: Da persecutore a perseguitato
- Capitolo 13: Giorni di preparazione
- Capitolo 14: Un cercatore di verità
- Capitolo 15: Liberato dalla prigione
- Capitolo 16: Il vangelo in Antiochia
- Capitolo 17: Messaggeri del vangelo
- Capitolo 18: La predicazione ai pagani
- Capitolo 19: Giudei e gentili
- Capitolo 20: Esaltando la croce
- Capitolo 21: Nelle regioni più lontane
- Capitolo 22: Tessalonica
- Capitolo 23: Berea e Atene
- Capitolo 24: Corinto
- Capitolo 25: Le lettere ai tessalonicesi
- Capitolo 26: Apollo a Corinto
- Capitolo 27: Efeso
- Capitolo 28: Giorni di fatica e di prova
- Capitolo 29: Un accorato messaggio d’avvertimento
- Capitolo 30: Chiamati a raggiungere un ideale più elevato
- Capitolo 31: Il messaggio è ascoltato
- Capitolo 32: Una chiesa generosa
- Capitolo 33: Un lavoro pieno di difficoltà
- Capitolo 34: Un sacro ministero
- Capitolo 35: La salvezza dei giudei
- Capitolo 36: Apostasia in Galazia
- Capitolo 37: L’ultimo viaggio di Paolo a Gerusalemme
- Capitolo 38: Paolo prigioniero
- Capitolo 39: Il processo a Cesarea
- Capitolo 40: Paolo si appella a Cesare
- Capitolo 41: “Per poco non mi persuadi”
- Capitolo 42: Viaggio e naufragio
- Capitolo 43: A Roma
- Capitolo 44: Alla corte di Cesare
- Capitolo 45: Le lettere scritte da Roma
- Capitolo 46: In libertà
- Capitolo 47: L’ultimo arresto
- Capitolo 48: Paolo di fronte a Nerone
- Capitolo 49: L’ultima lettera di Paolo
- Capitolo 50: Condannato a morte
- Capitolo 51: Un fedele pastore al servizio di Cristo
- Capitolo 52: Fedele fino alla morte
- Capitolo 53: Il discepolo che Gesù amava
- Capitolo 54: Un testimone irreprensibile
- Capitolo 55: Trasformato dalla grazia
- Capitolo 56: A Patmos
- Capitolo 57: Il mistero svelato
- Capitolo 58: La chiesa trionfante
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Capitolo 51: Un fedele pastore al servizio di Cristo
Il libro degli Atti fa poco riferimento all’opera che Pietro svolse nei suoi ultimi anni. Durante il periodo di intenso ministero che seguì la discesa dello Spirito Santo nel giorno della Pentecoste, egli fu tra quelli che più si sforzarono ponendosi l’obiettivo di raggiungere i giudei che arrivavano a Gerusalemme per partecipare alle festività annuali.UVI 322.1
Mentre il numero dei credenti aumentava sia in Gerusalemme che negli altri luoghi che erano stati visitati dai messaggeri della croce, i talenti che Pietro possedeva contribuirono all’edificazione della chiesa cristiana primitiva. L’influsso della sua testimonianza riguardante Gesù di Nazareth si sparse ovunque. Su lui era stata posta una duplice responsabilità. Egli testimoniò positivamente del Messia presso gli infedeli, lavorando dinamicamente per la loro conversione; e allo stesso tempo svolse un’opera speciale per i credenti, fortificandoli nella fede in Cristo.UVI 322.2
Dopo che Pietro era stato guidato a rinunciare a se stesso e a confidare totalmente nella potenza divina, egli fu chiamato come pastore al servizio di Cristo. Cristo, prima che Pietro lo rinnegasse, gli disse: “Quando sarai convertito, conferma i tuoi fratelli”. Luca 22:32 (Luzzi). Queste parole indicavano il vasto ed effettivo lavoro che l’apostolo doveva compiere in futuro per coloro che si sarebbero convertiti alla fede. Pietro era stato preparato per questo compito dalla sua stessa esperienza di peccato, di sofferenza e di pentimento. Solo quando ebbe conosciuto la sua debolezza poté capire che ogni credente ha bisogno di dipendere da Cristo. Nella tempesta della tentazione egli era riuscito a comprendere che l’uomo può camminare sicuro solo quando diffida di se stesso e confida nel Salvatore.UVI 322.3
Durante l’ultimo incontro di Gesù con i suoi discepoli presso il mare di Tiberiade, Pietro, esaminato dalla triplice domanda: “Mi ami tu?”, era stato riabilitato e reintegrato fra i dodici. Il lavoro che gli fu assegnato consisteva nel curare il gregge del Signore. Ora, convertito e accettato, doveva non solo cercare di salvare quelli che erano fuori dell’ovile, ma essere un pastore delle pecore che erano già al suo interno.UVI 322.4
Cristo pose a Pietro una sola condizione di servizio: “Mi ami tu?” Da ciò dipendeva la sua qualificazione. Anche se l’apostolo avesse posseduto qualsiasi altra qualità, senza l’amore di Cristo, non poteva essere un fedele pastore del gregge di Dio. Conoscenza, benevolenza sono qualità tanto indispensabili quanto utili per lo svolgimento del proprio compito, nonostante ciò l’opera del ministro fallirà se la sua volontà non è ispirata dall’amore di Cristo.UVI 322.5
L’amore di Cristo non è un sentimento comune, ma un principio vitale che deve essere reso manifesto nel cuore come una potenza inesauribile. Se il carattere e il comportamento del pastore è in sintonia con la verità che egli difende, il Signore metterà il sigillo della sua approvazione sulla sua opera. Il pastore e il gregge diverranno uno, uniti dalla loro comune speranza in Cristo.UVI 323.1
La maniera con la quale il Salvatore trattò Pietro conteneva una lezione sia per lui che per i suoi fratelli. Sebbene avesse rinnegato il suo Signore, l’amore che Gesù provava per lui rimase immutato. Così, quando l’apostolo avrebbe svolto la sua opera portando la Parola agli altri, avrebbe saputo manifestare verso il trasgressore pazienza, simpatia e amore. Ricordando la sua debolezza e la sua caduta, egli doveva trattare le pecore e gli agnelli affidati alla sua cura con la stessa tenerezza che Cristo gli aveva dimostrato.UVI 323.2
Le persone dedite al male sono inclini a trattare aspramente quelli che sono tentati e si mostrano deboli. Non possono leggere nel cuore e non conoscono le loro lotte e le loro pene. Devono imparare a rimproverare con amore, a riprendere per guarire le ferite e ad avvertire dando speranza.UVI 323.3
Durante il suo ministero, Pietro vigilò fedelmente sul gregge affidato alle sue cure e così si dimostrò degno dell’incarico e della responsabilità che il Redentore gli aveva dato. Egli esaltò sempre Gesù come la speranza di Israele e il Salvatore dell’umanità. Sottomise la propria vita alla disciplina del sommo Pastore. Cercò con ogni mezzo in suo potere di educare i credenti per un servizio attivo. Il suo buon esempio e la sua instancabile attività ispirarono molti giovani promettenti a consacrarsi all’opera del ministero. Col passare del tempo, l’influsso dell’apostolo come educatore e dirigente aumentò; e pur non venendo meno al suo speciale impegno verso i giudei, diede anche la sua testimonianza in altre terre, rafforzando un grande numero di persone nella fede del Vangelo.UVI 323.4
Negli ultimi anni del suo ministero, Pietro fu ispirato a scrivere ai credenti “che vivono come forestieri nella dispersione del Ponto, della Galazia, della Cappadocia, dell’Asia e della Bitinia”. 1 Pietro 1:1 (Luzzi). Le sue lettere erano dei mezzi per ravvivare il coraggio e rafforzare la fede di quelli che si trovavano nelle prove e nell’afflizione, dei mezzi per stimolare al bene coloro che attraverso molteplici tentazioni correvano il pericolo di separarsi definitivamente da Dio. Queste lettere dimostrano che colui che le ha scritte abbondava nelle sofferenze e nella consolazione di Cristo. L’autore era stato completamente trasformato dalla grazia: e non aveva dubbi sulla sua salvezza, il suo animo era ispirato continuamente da una speranza di vita eterna.UVI 323.5
L’anziano servitore di Dio inizia la sua prima lettera elevando al suo Signore un tributo di lode e di ringraziamento. Egli esclamò: “Benedetto sia l’Iddio e Padre del Signor nostro Gesù Cristo, il quale nella sua gran misericordia ci ha fatti rinascere, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, ad una speranza viva in vista di una eredità incorruttibile, immacolata ed immarcescibile, conservata ne’ cieli per voi, che dalla potenza di Dio, mediante la fede, siete custoditi per la salvazione che sta per esser rivelata negli ultimi tempi”. 1 Pietro 1:3-5 (Luzzi).UVI 324.1
I primi cristiani gioirono nella speranza dell’eredità sicura che li attendeva nella nuova terra, anche quando sopraggiunsero tempi più difficili. “Voi esultate, — scrisse Pietro — sebbene ora, per un po’ di tempo, se così bisogna, siate afflitti da svariate prove, affinché la prova della vostra fede, molto più preziosa dell’oro che perisce, eppure è provato col fuoco, risulti a vostra lode, gloria ed onore alla rivelazione di Geù Cristo... voi gioite d’un allegrezza ineffabile e gloriosa, ottenendo il fine della fede: la salvezza delle anime”. 1 Pietro 1:6-9 (Luzzi).UVI 324.2
Le parole dell’apostolo furono scritte per l’istruzione dei credenti di ogni tempo, e contengono uno speciale significato per quelli che vivono nel tempo in cui “la fine di ogni cosa è vicina”. 1 Pietro 4:7 (Luzzi). Ogni anima che desidera mantenere la sua fede “ferma sino alla fine” necessita delle sue parole di esortazione, di avvertimento, di fede e di incoraggiamento. Ebrei 3:14.UVI 324.3
L’apostolo cercò di insegnare ai credenti quanto sia importante impedire alla mente di vagabondare su temi proibiti e di sprecare le energie su soggetti immorali. Coloro che non vogliono essere preda delle astuzie di Satana devono sorvegliare bene i propri pensieri. Essi devono evitare di leggere, guardare o ascoltare ciò che suscita pensieri impuri. Non bisogna permettere che Satana influenzi la nostra mente con i suoi sottili inganni. Il cuore deve essere fedelmente vigilato, altrimenti i mali esterni risveglieranno mali interiori, e l’anima sarà preda dell’errore. Cingete “i fianchi della vostra mente — scrisse Pietro — e stando sobrî, abbiate piena speranza nella grazia che vi sarà recata nella rivelazione di Gesù Cristo... non vi conformate alle concupiscenze del tempo passato quand’eravate nell’ignoranza; ma come Colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta; poiché sta scritto: Siate santi, perché io son santo”. 1 Pietro 1:13-16 (Luzzi).UVI 324.4
“Conducetevi con timore durante il tempo del vostro pellegrinaggio; sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai padri, ma col prezioso sangue di Cristo, come d’agnello senza difetto né macchia, ben preordinato prima della fondazione del mondo, ma manifestato negli ultimi tempi per voi, i quali per mezzo di lui credete in Dio che l’ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, onde la vostra fede e la vostra speranza fossero in Dio”. 1 Pietro 1:17-21 (Luzzi).UVI 325.1
Se l’argento e l’oro fossero stati sufficienti per acquistare la salvezza degli uomini, quanto più facilmente sarebbe stata realizzata da Colui che dice: “Mio è l’argento e mio è l’oro”. Aggeo 2:8 (Luzzi). Ma il trasgressore poteva essere redento solo mediante il prezioso sangue del Figlio di Dio. Il piano della salvezza fu costituito sul principio del sacrificio. L’apostolo Paolo scrisse: “Voi conoscete la carità del Signor nostro Gesù Cristo il quale, essendo ricco, s’è fatto povero per amor vostro, onde, mediante la sua povertà, voi poteste diventar ricchi”. 2 Corinzi 8:9 (Luzzi). Cristo diede se stesso per poterci redimere da tutta la nostra iniquità, per offrirci la benedizione della salvezza, infatti “il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore”. Romani 6:23 (Luzzi).UVI 325.2
“Avendo purificate le anime vostre coll’ubbidienza alla verità per arrivare a un amor fraterno non finto — continuò Pietro — amatevi l’un l’altro di cuore, intensamente”. La Parola di Dio, la verità, è il canale attraverso il quale il Signore manifesta il suo Spirito e la sua potenza. L’ubbidienza alla Parola produce frutti della qualità richiesta, “un amor fraterno non finto”. Questo amore è di origine divina e guida a nobili intenzioni e ad azioni altruistiche. 1 Pietro 1:22 (Luzzi).UVI 325.3
Quando la verità diventa un principio costante della vita, l’anima è rigenerata “non da seme corruttibile, ma incorruttibile, mediante la parola di Dio vivente e permanente”. 1 Pietro 1:23 (Luzzi). Questa nuova nascita è il risultato di una conversione che ha come punto di riferimento la Parola di Dio. La mente si rinnova e il corpo rinvigorisce se si desidera cooperare con Dio e si accetta senza riserve il suo insegnamento. Lo Spirito Santo imprime le verità divine sul cuore di chi fa questa esperienza.UVI 325.4
Così è avvenuto con Pietro e con i suoi compagni discepoli. Cristo fu il rivelatore della verità al mondo. Per mezzo di lui, il seme incorruttibile, la Parola di Dio, fu piantato nei cuori degli uomini. Ma molte delle più preziose lezioni del grande Maestro furono rivolte a persone che allora non le comprendevano. Quando, dopo la sua ascensione, lo Spirito Santo fece ricordare ai discepoli i suoi insegnamenti, i loro sensi assopiti si risvegliarono. Il significato di queste verità li illuminò all’improvviso e in seguito a tale effetto esse costituirono, nella loro purezza, il presupposto di un nuovo orientamento. La meravigliosa esperienza della vita di Gesù rivive nelle loro parole e nelle loro azioni. La Parola recò testimonianza per mezzo loro — gli uomini che si era scelto — ed essi proclamarono la potente verità: “la Parola è stata fatta carne ed ha abitato per un tempo fra noi, piena di grazia e di verità... Infatti, è della sua pienezza che noi tutti abbiamo ricevuto, e grazia sopra grazia”. Giovanni 1:14, 16 (Luzzi).UVI 325.5
L’apostolo esortò i credenti a studiare le Scritture, acquisendo una giusta comprensione per poter compiere un buon lavoro per l’eternità. Pietro comprese che nell’esperienza di ogni anima che è alla fine vittoriosa, ci sarebbero state scene di perplessità e di prova. Ma egli sapeva anche che una comprensione delle Scritture avrebbe riportato alla mente del tentato le promesse di Dio, confortando il suo cuore, e fortificando la sua fede nell’Onnipotente.UVI 326.1
“Ogni carne è com’erba — egli affermò — e ogni sua gloria come il fior dell’erba. L’erba si secca, e il fiore cade, ma la parola del Signore permane in eterno. E questa è la Parola della Buona Novella che vi è stata annunziata. Gettando dunque lungi da voi ogni malizia, e ogni fede, e le ipocrisie, e le invidie, ed ogni sorta di maldicenze, come bambini pur ora nati, appetite il puro latte spirituale, onde per esso cresciate per la salvezza, se pure avete gustato che il Signore è buono”. 1 Pietro 1:24, 25; 2:1-3 (Luzzi).UVI 326.2
Molti dei credenti ai quali Pietro indirizzò le sue lettere, stavano vivendo in mezzo a gente idolatra, e molto dipendeva dalla loro fedeltà alla professione di fede che li distingueva. L’apostolo li sollecitò a ben servirsi dei privilegi riservati ai seguaci di Cristo Gesù. “Voi siete una generazione eletta — scrisse egli — un real sacerdozio, una gente santa, un popolo che Dio s’è acquistato, affinché proclamiate le virtù di Colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua maravigliosa luce; voi che già non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di Dio; voi, che non avevate ottenuto misericordia, ma ora avete ottenuto misericordia”. 1 Pietro 2:9, 10 (Luzzi).UVI 326.3
“Diletti, io v’esorto come stranieri e pellegrini ad astenervi dalle carnali concupiscenze che guerreggiano contro l’anima, avendo una buona condotta fra i Gentili; affinché laddove sparlano di voi come di malfattori, essi, per le vostre buone opere che avranno osservate, glorifichino Iddio nel giorno ch’Egli li visiterà”. 1 Pietro 2:11, 12 (Luzzi).UVI 326.4
L’apostolo indicò chiaramente l’attitudine che i credenti dovrebbero mantenere verso le autorità civili: “Siate soggetti, per amor del Signore, ad ogni autorità creata dagli uomini: al re, come sovrano; ai governatori, come mandati da lui per punire i malfattori e per dar lode a quelli che fanno il bene. Poiché questa è la volontà di Dio: che, facendo il bene, turiate la bocca alla ignoranza degli uomini stolti; come liberi, ma non usando già della libertà qual manto che copra la malizia, ma come servi di Dio. Onorate tutti. Amate la fratellanza. Temete Iddio. Rendete onore al re”. 1 Pietro 2:13-17 (Luzzi).UVI 327.1
I servi furono ammoniti a rimanere soggetti ai loro padroni “con ogni timore... ai buoni e moderati, ma anche a quelli che son difficili. Poiché questo è accettevole: — spiegò l’apostolo — se alcuno, per motivo di coscienza davanti a Dio, sopporta afflizioni, patendo ingiustamente. Infatti, che vanto c’è se, peccando ed essendo malmenati, voi sopportate pazientemente? Ma se facendo il bene, eppur patendo, voi sopportate pazientemente, questa è cosa grata a Dio. Perché a questo siete stati chiamati: poiché anche Cristo ha patito per voi, lasciandovi un esempio, onde seguiate le sue orme; egli, che non commise peccato, e nella cui bocca non fu trovata alcuna frode; che, oltraggiato, non rendeva gli oltraggi; che, soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva nelle mani di Colui che giudica giustamente; egli, che ha portato egli stesso i nostri peccati nel suo corpo, sul legno, affinché, morti al peccato, vivessimo per la giustizia, e mediante le cui lividure siete stati sanati. Poiché eravate erranti come pecore; ma ora siete tornati al Pastore e Vescovo delle anime vostre”. 1 Pietro 2:18-25 (Luzzi).UVI 327.2
L’apostolo esortò le donne nella fede a essere caste nella conversazione e modeste nell’abbigliamento e nella condotta. “Il vostro ornamento — egli consigliò — non sia l’esteriore che consiste nell’indossare vesti dei capelli, nel mettersi attorno dei gioielli d’oro, nell’indossare vesti sontuose ma l’essere occulto del cuore fregiato dell’ornamento incorruttibile dello spirito benigno e pacifico, che agli occhi di Dio è di gran prezzo”. 1 Pietro 3:3, 4 (Luzzi).UVI 327.3
La lezione si applica ai credenti di ogni tempo. “Voi li riconoscerete dunque dai loro frutti”. Matteo 7:20 (Luzzi). L’ornamento interiore di uno spirito umile e calmo è di inestimabile valore. Nella vita del vero cristiano l’ornamento esteriore è sempre in armonia con la pace e la santità interiore. “Se uno vuol venire dietro a me, — disse Gesù — rinunzi a se stesso e prenda la sua croce e mi segua”. Matteo 16:24 (Luzzi). L’abnegazione e il sacrificio sono il segno della vita cristiana. La dimostrazione che il gusto è convertito, sarà vista nell’abbigliamento di tutti coloro che camminano nel sentiero tracciato per i riscattati del Signore.UVI 327.4
È giusto apprezzare e desiderare la bellezza terrena; ma Dio desidera che si cerchi prima la bellezza celeste, quella che non perisce mai. Nessun ornamento esteriore può paragonarsi in valore e amabilità allo “spirito benigno e pacifico”, al “lino fino bianco e puro” che tutti i santi della terra indosseranno. Apocalisse 19:14. Questo ornamento li renderà belli e amati qui, e diverrà il loro distintivo di ammissione al palazzo del Re. La sua promessa è: “Essi cammineranno meco in vesti bianche, perché ne son degni”. Apocalisse 3:4 (Luzzi).UVI 328.1
L’apostolo aveva già una chiara visione dei tempi di pericolo che si sarebbero abbattuti sulla chiesa di Cristo, per questo esortò i credenti a perseverare di fronte alle prove e alle sofferenze. “Diletti, — egli scrisse — non vi stupite della fornace accesa in mezzo a voi per provarvi”. 1 Pietro 4:12 (Luzzi).UVI 328.2
La prova è parte dell’educazione prevista dalla scuola di Cristo per purificare i figli di Dio dalle impurità terrene. Dio guida i suoi figli anche attraverso l’esperienza della prova. Difficoltà e ostacoli sono i metodi di disciplina da lui scelti, le condizioni che ha stabilito per il successo. Colui che legge i cuori degli uomini conosce le loro debolezze più di quanto le conoscano loro stessi. Egli vede che alcuni hanno delle qualità che, se correttamente dirette, possono essere usate per l’avanzamento della sua opera. Nella sua provvidenza, Dio permette che queste persone affrontino situazioni diverse, affinché possano scoprire i difetti di cui non sono a conoscenza. Egli dà loro l’opportunità di correggere questi difetti e diventare idonei per il servizio. Spesso permette che i fuochi dell’afflizione ardano perché possano essere purificati.UVI 328.3
Dio cura incessantemente la sua eredità terrena. Non permette che alcuna afflizione colpisca i suoi figli se non quella che è essenziale per il loro bene presente ed eterno. Egli purificherà la sua chiesa, così come purificò il tempio durante il suo ministero terreno. Tutte quelle prove e quelle difficoltà che sopraggiungono sul suo popolo, hanno l’unico scopo di infondere nei credenti una più profonda pietà e una più grande forza per portare avanti l’opera del Signore.UVI 328.4
C’era stato un tempo in cui Pietro non era disposto ad accettare l’idea che Gesù dovesse morire sulla croce. Quando il Salvatore fece conoscere ai suoi discepoli le sofferenze e la morte che avrebbero colpito la sua persona, Pietro aveva esclamato: “Tolga ciò Iddio, Signore; questo non ti avverrà mai”. Matteo 16:22 (Luzzi). La protesta di Pietro era stata generata dall’autocommiserazione; tale sentimento lo tratteneva dal partecipare alle sofferenze di Cristo. Questa fu una dura lezione per il discepolo, una lezione che imparò lentamente. Il cammino di Cristo sulla terra era tracciato nell’agonia e nell’umiliazione. Egli dovette imparare la lezione nel fuoco della fornace ardente. Ora che il suo corpo, una volta vigoroso, era curvo sotto il peso degli anni e delle fatiche, egli poté scrivere: “Diletti, non vi stupite della fornace accesa in mezzo a voi per provarvi, quasiché vi avvenisse qualcosa di strano. Anzi in quanto partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevene, affinché anche alla rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi giubilando”. 1 Pietro 4:12, 13 (Luzzi).UVI 328.5
Circa le responsabilità dei pastori del gregge di Cristo, l’apostolo scrisse agli anziani di chiesa: “Pascete il gregge di Dio che è fra voi, non forzatamente, ma volenterosamente secondo Dio; non per un vil guadagno, ma di buon animo; e non come signoreggiando quelli che vi son toccati in sorte, ma essendo gli esempi del gregge. E quando sarà apparito il sommo Pastore, otterrete la corona della gloria che non appassisce”. 1 Pietro 5:2-4 (Luzzi).UVI 329.1
Quelli che occupano la posizione del pastore devono esercitare una diligente sorveglianza sul gregge del Signore. Tale sorveglianza non deve avere il carattere di una dittatura; essa deve incoraggiare ed edificare l’animo di ogni credente. Non basta saper tenere i sermoni per essere dei buoni ministri. Occorre aggiungere alle belle parole un dinamico lavoro personale. La chiesa sulla terra è composta di uomini e donne che sbagliano, occorre perciò sforzarsi con coscienza, cercando di promuovere nella chiesa un maggiore impegno nell’attività missionaria che prepari i credenti alla vita futura nel cielo. C’è bisogno di ministri che siano fedeli al loro compito di pastori del gregge e che non lusinghino il popolo di Dio, né lo trattino aspramente, ma che lo alimentino con il pane della vita. Occorrono uomini che sentano quotidianamente la potenza trasformatrice dello Spirito Santo e che nutrano un profondo e disinteressato amore verso coloro per cui lavorano.UVI 329.2
Il pastore ha un delicato lavoro da compiere e incontrerà nella chiesa solitudine, amarezza, invidia e gelosia; malgrado tutto questo egli deve agire nello spirito di Cristo per mettere le cose a posto. Egli dovrà dare degli avvertimenti veraci, dovrà rimproverare il peccato, riparare gli errori, non solo tramite i sermoni ma anche per mezzo di un lavoro personale. Il cuore sviato potrebbe travisare il messaggio e il servitore di Dio potrebbe essere giudicato male ed essere criticato. Se ciò avviene egli si ricordi di una cosa: “La sapienza che è da alto, prima è pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità, senza ipocrisia. Or il frutto della giustizia si semina nella pace per quelli che s’adoprano alla pace”. Giacomo 3:17, 18 (Luzzi).UVI 329.3
L’opera del ministro del Vangelo è “di manifestare a tutti quale sia il piano seguito da Dio fu il mistero che è stato fin dalle più remote età nascosto in Dio”. Efesini 3:9 (Luzzi). Se colui che inizia questo lavoro sceglie la parte che richiede meno sacrificio, accontentandosi di predicare e lasciando la cura delle anime a qualcun altro, compirà degli sforzi che Dio non accetterà. Molte persone per le quali Cristo è morto, stanno perendo per mancanza di cura. Colui che inizia questo ministero senza essere disposto a svolgere l’opera personale che la cura del gregge richiede, ha frainteso il vero scopo del suo lavoro.UVI 330.1
Il vero pastore possiede uno spirito di abnegazione. Egli rinuncia a se stesso per poter svolgere il compito che Dio gli ha assegnato. Attraverso la predicazione della Parola e una costante presenza presso le famiglie, egli apprende le loro necessità, le loro prove; e cooperando con il grande Misericordioso, condivide le loro afflizioni, li conforta partecipando alla loro angoscia, allevia le loro anime assetate e conquista i loro cuori a Dio. In questa opera, il ministro è assistito dagli angeli del cielo ed è istruito e illuminato nella verità che conduce alla salvezza.UVI 330.2
Istruendo quelli che avevano posizioni di responsabilità nella chiesa, l’apostolo Pietro indicò alcuni princìpi generali che dovevano essere seguiti da tutti i membri della chiesa. I giovani del gregge furono esortati a seguire l’esempio dei loro anziani nella pratica dell’umiltà cristiana. “Parimente, voi più giovani, siate soggetti agli anziani. E tutti rivestitevi d’umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi ma dà grazia agli umili. Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché Egli v’innalzi a suo tempo, gettando su di lui ogni vostra sollecitudine, perch’Egli ha cura di voi. Siate sobrî, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno a guisa di leon ruggente cercando chi possa divorare. Resistetegli stando fermi nella fede”. 1 Pietro 5:5-9 (Luzzi).UVI 330.3
Questo Pietro scrisse ai credenti in quel tempo di particolare prova per la chiesa. Molti erano già partecipi delle sofferenze di Cristo, e presto la chiesa avrebe incontrato un periodo di terribile persecuzione. Entro pochi anni molti tra i dirigenti della chiesa avrebbero dato la loro vita per il Vangelo. Presto sarebbero apparse della volpi rapaci che non avrebbero risparmiato il gregge. Ma nessuna di queste cose doveva portare scoraggiamento a coloro che credevano in Cristo. Con poche parole di incoraggiamento e di buon auspicio Pietro condusse le menti dei credenti dalle presenti prove e future scene di sofferenza alla “eredità incorruttibile, immacolata ed immarcescibile, conservata ne’ cieli”. 1 Pietro 1:4 (Luzzi). “Or l’Iddio d’ogni grazia, — egli pregò ferventemente — il quale vi ha chiamati alla sua eterna gloria in Cristo, dopo che avrete sofferto per breve tempo, vi perfezionerà Egli stesso, vi renderà saldi, vi fortificherà. A lui sia l’imperio, nei secoli dei secoli. Amen”. 1 Pietro 5:10, 11 (Luzzi).UVI 330.4