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Gli uomini che vinsero un impero - Contents
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    Capitolo 56: A Patmos

    Più di mezzo secolo era trascorso dall’organizzazione della chiesa cristiana. Durante quel periodo il messaggio del Vangelo aveva incontrato una costante opposizione. I suoi nemici non si erano mai rilassati nei loro sforzi e alla fine erano riusciti a convincere l’imperatore romano [Domiziano, ndr], che era necessario perseguitare i cristiani.UVI 357.1

    Nella terribile persecuzione che seguì, Giovanni fu molto impegnato a confermare e rafforzare la fede dei credenti. Egli diede una testimonianza che non poté essere contraffatta e aiutò i fratelli ad affrontare con coraggio e lealtà le prove che sopraggiungevano. Quando la fede dei cristiani sembrò vacillare sotto la feroce opposizione, l’anziano e provato servitore di Dio ripeté con forza ed eloquenza la storia del Salvatore crocifisso e risorto. Egli mantenne la sua fede salda e le sue labbra pronunciarono del continuo il gioioso messaggio: “Quel che era dal principio, quel che abbiamo udito, quel che abbiam veduto con gli occhi nostri, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della Parola della vita... quello, dico, che abbiam veduto e udito, noi l’annunziamo anche a voi”. 1 Giovanni 1:1-3 (Luzzi).UVI 357.2

    Giovanni visse a lungo. Egli vide la distruzione di Gerusalemme e la rovina del suo grande tempio [70 d.C., ndr]. Egli fu l’ultimo sopravvissuto dei discepoli che erano stati in intimo contatto con Cristo. I suoi messaggi confermarono che Gesù era il Messia, il Redentore del mondo. Nessuno poté dubitare della sua sincerità; la sua testimonianza spinse molte persone ad abbandonare l’incredulità.UVI 357.3

    I capi giudei odiarono ferocemente Giovanni per la sua incrollabile fedeltà alla causa di Cristo. Dichiararono che i loro sforzi non sarebbero serviti a nulla fino a quando la testimonianza di Giovanni continuava a essere diffusa fra la gente. Per poter fare dimenticare i miracoli e gli insegnamenti di Gesù, la voce del suo coraggioso testimone doveva essere messa a tacere.UVI 357.4

    Di conseguenza, Giovanni fu portato a Roma per essere processato per la sua fede. Qui, davanti alle autorità, le dottrine dell’apostolo furono distorte. Falsi testimoni lo accusarono di insegnare delle dottrine sediziose, nella speranza di ottenere la sua condanna a morte.UVI 357.5

    Giovanni si difese in maniera chiara e convincente con una semplicità e un candore che colpirono i presenti. I suoi ascoltatori stupirono della sua saggezza ed eloquenza. Purtroppo la sua testimonianza era stata tanto convincente da provocare l’odio dei suoi oppositori. L’imperatore Domiziano era furioso. Egli non poteva confutare le argomentazioni del fedele avvocato di Cristo, né poteva porre in dubbio la validità delle sue dichiarazioni, tuttavia decise che avrebbe ridotto al silenzio la sua voce.UVI 358.1

    Giovanni fu gettato in un calderone di olio bollente, ma il Signore preservò la sua vita, come aveva fatto con i tre ebrei nella fornace ardente. Mentre furono pronunciate le parole: “Così periscono tutti quelli che credono a quell’impostore di Gesù Cristo”, Giovanni dichiarò: “Il mio Maestro si sottopose pazientemente a tutto quello che Satana e i suoi angeli poterono escogitare per umiliarlo e torturarlo. Egli diede la sua vita per salvare il mondo. Io sono onorato di poter soffrire per amor suo. Io sono un debole peccatore, Cristo fu santo, innocente e incontaminato. Egli non peccò, né mai si trovò nella sua bocca una parola d’inganno”.UVI 358.2

    Queste parole esercitarono il loro influsso, e Giovanni fu rimosso dal calderone dagli stessi uomini che lo avevano gettato dentro.UVI 358.3

    Ma la mano pesante della persecuzione cadde nuovamente sull’apostolo. Quando l’imperatore emanò il decreto, Giovanni fu esiliato all’isola di Patmos, condannato “a motivo della parola di Dio e della testimonianza di Gesù”. Apocalisse 1:9 (Luzzi). I suoi nemici pensarono che qui egli non avrebbe potuto influenzare nessuno e sarebbe certamente morto per la durezza di quella pena.UVI 358.4

    Patmos, una desolata isola rocciosa del mare Egeo, era stata scelta dal governo romano come posto di isolamento per criminali; ma per il servitore di Dio questa tetra dimora divenne la porta del cielo. Qui, lontano dalle scene di vita quotidiana e dalla dinamica attività degli anni precedenti, Giovanni ebbe la compagnia di Dio, di Cristo e degli angeli del cielo e da loro ricevette una rivelazione che riguardava la chiesa di tutti i tempi. Gli furono fatti conoscere gli eventi che avrebbero avuto luogo negli ultimi giorni della storia umana ed egli scrisse le visioni che ricevette da Dio quando la sua voce non poté più testimoniare il suo amore e la sua dedizione per il Maestro. I messaggi datigli su quella isola rocciosa si diffusero come la luce di una lampada, rivelando i propositi di Dio circa ogni nazione della terra.UVI 358.5

    Giovanni tra i dirupi e le rocce di Patmos, ebbe comunione con il suo Creatore. Egli esaminò la sua vita passata, e verificando tutte le benedizioni ricevute il suo cuore fu pieno di pace. Aveva vissuto la vita di un vero cristiano e, in fede, poteva dire: “Noi sappiamo che siam passati dalla morte alla vita”. 1 Giovanni 3:14 (Luzzi). Lo stesso non poté dire l’imperatore che lo aveva esiliato. Questo poteva ricordare solo i campi di battaglia, i massacri, le case desolate, le vedove e gli orfani piangenti, frutti della sua ambiziosa brama di potere.UVI 358.6

    Nell’apparente desolazione della sua dimora, Giovanni ebbe l’opportunità di studiare più da vicino le manifestazioni della potenza divina così come le vediamo nel libro della natura e nelle pagine ispirate. Fu per lui una delizia poter meditare sul capolavoro della creazione, e adorare il divino Architetto. Negli anni precedenti i suoi occhi erano stati allietati dalla vista di colline coperte di foreste, di verdeggianti valli e di pianure rigogliose. Egli amava contemplare nelle bellezze della natura la saggezza e l’abilità del Creatore. Ora si trovava circondato da scenari che molti avrebbero considerato tetri e privi di fascino, ma per Giovanni non era così. Sebbene il paesaggio fosse spoglio e desolato, i cieli sopra di lui erano belli e tersi come quelli della sua amata Gerusalemme. Egli scorse, tra le rocce selvagge e scoscese, come pure tra i flutti marini e tra le stelle del cielo, il principio di una sapienza superiore. Tutto proclamava la potenza e la gloria di Dio.UVI 359.1

    La natura che circondava l’apostolo dava testimonianza del diluvio che aveva sommerso la terra, perché gli abitanti di allora si erano allontanati dai princìpi della legge divina. Le rocce che erano state sospinte in alto dalla profondità della terra a causa della spaventosa turbolenza delle acque, impressero vividamente nella sua mente i terrori di quella tremenda manifestazione dell’ira di Dio. In quella terribile manifestazione del potere distruttore dell’acqua, il profeta udì la voce del Creatore. Il mare sferzato dalla furia spietata dei venti gli rappresentava l’ira di un Dio offeso. Le possenti onde nella terribile agitazione delle correnti, contenute entro limiti definiti da una mano invisibile, gli parlarono della efficacia dell’infinito potere di Dio. Egli comprese la piccolezza e la follia dei mortali i quali, sebbene siano paragonabili ai vermi della terra, nella loro presunta saggezza e forza, osano ribellarsi al Governatore dell’universo, come se Dio fosse un loro pari. Le rocce gli ricordarono Cristo, la Rocca della sua forza, al cui riparo egli poteva nascondersi senza paura. Nella desolata Patmos, l’esiliato apostolo cercò sempre più ardentemente il suo Dio ed elevò a lui le preghiere più ferventi.UVI 359.2

    La storia di Giovanni fornisce un’impressionante illustrazione di come Dio può usare gli operai anziani. Quando lui fu esiliato all’isola di Patmos, molti pensarono che il suo servizio fosse terminato e che ormai lo si potesse paragonare a una vecchia canna spezzata, pronta a cadere in qualsiasi momento. Ma il Signore reputò opportuno usarlo ancora. Sebbene non fosse attivo come negli anni precedenti, l’apostolo non cessò di dare testimonianza della verità. E anche in Patmos si fece degli amici e convertì alcuni. Egli diede un messaggio di gioia, proclamando un Salvatore risorto che avrebbe interceduto presso il Padre celeste per il suo popolo fino a quando sarebbe ritornato per condurlo con sé. E fu quando diventò un veterano nel servizio del suo Signore che ricevette una comunicazione dal cielo, maggiore di quella che aveva ricevuto durante gli anni passati.UVI 359.3

    Noi dovremmo nutrire un tenero riguardo per coloro che hanno consacrato la loro vita all’opera di Dio. Questi anziani operai sono rimasti fedeli in mezzo a lotte e a prove. Essi possono avere delle infermità, ma posseggono ancora dei talenti che li qualificano ad adempiere una loro funzione nella causa di Dio. Sebbene invecchiati e incapaci di svolgere quei gravosi incarichi che invece i giovani possono e dovrebbero adempiere, il consiglio che possono dare è di altissimo valore.UVI 360.1

    Questi veterani possono avere commesso degli errori, ma dai loro sbagli hanno imparato a evitare altri errori e pericoli e sono perciò in grado di dare dei buoni consigli. Essi hanno affrontato molte prove e difficoltà, e anche se hanno perso parte del loro vigore, il Signore non li mette da parte. Egli dà loro una speciale grazia e saggezza.UVI 360.2

    Coloro che hanno servito il loro Maestro quando l’opera attraversava un periodo difficile, che hanno sopportato la povertà e sono rimasti fedeli quando erano in pochi a difendere la verità, devono essere onorati e rispettati. Il Signore desidera che gli operai più giovani ricerchino saggezza, forza ed esperienza associandosi con questi uomini fedeli. I più giovani devono comprendere che la presenza di questi operai in mezzo a loro può favorirli. Nei diversi incontri di lavoro si deve riservare un posto d’onore agli operai più anziani.UVI 360.3

    Coloro che hanno speso la loro vita nel servizio di Cristo, ormai al termine del loro ministero terreno, saranno spinte dallo Spirito Santo a raccontare le esperienze che hanno fatto in seno all’opera di Dio. La storia della meravigliosa relazione di Dio con il suo popolo, della sua grande bontà quando libera i suoi figli dalla prova, dovrebbe essere ripetuta ai neoconvertiti. Dio desidera che gli operai più provati abbiano il posto loro dovuto, e facciano la loro parte per salvare uomini e donne dalle potenti correnti del male. Dio desidera che essi tengano l’armatura fino a quando ordinerà loro di riporla.UVI 360.4

    Nell’esperienza dell’apostolo Giovanni durante la persecuzione c’è una splendida lezione di forza e di conforto per il cristiano. Dio non impedisce i complotti degli uomini malvagi, ma fa sì che i loro stratagemmi cooperino per il bene di quelli che nella prova e nella lotta si mantengono fedeli e leali. Spesso l’operaio del Vangelo porta avanti il suo lavoro in mezzo all’imperversare della persecuzione, alla crudele opposizione e all’ingiusto pregiudizio. In tali tempi si ricordi che l’esperienza che si ottiene nella fornace della prova e dell’afflizione vale bene quel che costa. Così Dio si avvicina ai suoi figli, mostrando la loro debolezza e la sua forza. Egli insegna loro a confidare in lui. Così li prepara ad affrontare le emergenze, a coprire posizioni di responsabilità e a svolgere il grande compito che il Signore ha assegnato a ognuno di loro.UVI 360.5

    In ogni epoca i testimoni di Dio hanno esposto se stessi al biasimo e alla persecuzione per amore della verità. Giuseppe fu diffamato e perseguitato perché fu integro e non si fece corrompere. Davide, il messaggero scelto da Dio, fu inseguito dai suoi nemici come se fosse una bestia feroce. Daniele fu gettato in una fossa di leoni perché rimase fedele al suo patto con Dio. Giobbe fu privato delle sue possessioni terrene, e così afflitto nel corpo tanto da essere abbandonato da parenti e amici, tuttavia mantenne la sua integrità. Geremia non poté essere impedito dal riferire quel che Dio gli aveva detto di comunicare, e la sua testimonianza infuriò a tal punto il re e i principi che lo gettarono in un pozzo maleodorante. Stefano fu lapidato perché predicò Cristo crocifisso. Paolo fu imprigionato, frustato, lapidato e alla fine ucciso perché fu un fedele messaggero di Dio ai Gentili. Giovanni fu esiliato all’isola di Patmos “a motivo della parola di Dio e della testimonianza di Gesù”. Apocalisse 1:9 (Luzzi).UVI 361.1

    Questi esempi di perseveranza umana sono la testimonianza della fedeltà alle promesse di Dio, della sua eterna presenza e della sua grazia sostenitrice. Essi dimostrano che la forza della fede vince la forza del mondo. È la fede che ci aiuta a confidare in Dio nell’ora più oscura, a sentire che, in qualsiasi dura prova e minacciosa tempesta ci troviamo, il nostro Padre è al timone. Solo l’occhio della fede può farci vedere al di là delle cose temporali e aiutarci a dare il giusto valore alle ricchezze eterne.UVI 361.2

    Gesù non presenta ai suoi seguaci la speranza di ottenere gloria e ricchezze terrene, né di vivere una vita esente dalla sofferenza. Egli ci chiama invece a seguirlo nel sentiero dell’abnegazione e dell’umiliazione. Colui che venne per redimere il mondo subì l’opposizione di tutte le forze del male. Gli uomini e gli angeli malvagi si unirono in una spietata confederazione contro il Principe della pace. Ogni sua parola e azione rivelavano la compassione divina e questa sua diversità dal mondo provocò la più crudele ostilità.UVI 361.3

    Così sarà per tutti quelli che vivranno una vita santa in Cristo Gesù. Persecuzione e biasimo attendono tutti quelli che sono investiti dallo Spirito di Cristo. Il carattere della persecuzione cambia con i tempi, ma il principio, lo spirito che lo identifica, è uguale a quello che ispirò l’uccisione degli eletti del Signore, fin dai giorni di Abele.UVI 361.4

    In ogni epoca Satana ha perseguitato i figli di Dio. Li ha torturati e messi a morte, ma nel martirio essi sono diventati dei vincitori. Essi diedero testimonianza del fatto che Dio è più forte di Satana, gli uomini malvagi possono torturare e uccidere il corpo, ma non possono toccare la vita che è nascosta con Cristo in Dio, possono incatenare uomini e donne alle mura di un carcere, ma non possono imprigionare lo spirito.UVI 362.1

    Attraverso la prova e la persecuzione, la gloria e il carattere di Dio sono rivelati nei suoi eletti. I credenti in Cristo, odiati e perseguitati dal mondo, sono educati e disciplinati nella scuola di Cristo. Sulla terra camminano in stretti sentieri e vengono purificati nella fornace dell’afflizione. Seguono Cristo attraverso penosi conflitti, rinunciano a se stessi e subiscono amare delusioni, ma così essi imparano quali siano le dannose conseguenze del peccato e in loro si fa più forte il rifiuto di qualsiasi forma di compromesso. Essi, partecipando alle sofferenze di Cristo, possono guardare alla gloria che li attende oltre l’oscurità, e affermare: “Io stimo che le sofferenze del tempo presente non siano punto da paragonare con la gloria che ha da essere manifestata a nostro riguardo”. Romani 8:18 (Luzzi).UVI 362.2

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