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Gli uomini che vinsero un impero - Contents
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    Capitolo 15: Liberato dalla prigione

    “In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare la chiesa per colpire alcuni suoi membri”. Atti 12:1. Il governo di Giudea era nelle mani di Erode Agrippa, il quale era soggetto a Claudio, l’imperatore romano. Erode occupava anche la posizione di tetrarca di Galilea. Egli era un proselito della fede giudaica, e apparentemente era molto zelante nell’osservare le cerimonie prescritte. Erode desiderava ottenere il favore dei giudei, sperando di assicurarsi posizione e onore, e così esaudiva i loro desideri perseguitando la chiesa di Cristo, devastando le case, derubando i beni dei credenti, e imprigionando i membri dirigenti della chiesa. Egli gettò in prigione Giacomo, fratello di Giovanni, e mandò un carnefice a decapitarlo con la spada. Nello stesso modo un altro Erode aveva fatto decapitare il profeta Giovanni. Vedendo che i giudei erano compiaciuti dei suoi crimini, egli imprigionò anche Pietro.UVI 90.1

    Queste crudeltà di solito venivano praticate durante il periodo pasquale. Mentre i giudei celebravano la loro liberazione dall’Egitto, pretendendo un grande zelo per la legge di Dio, nello stesso momento trasgredivano ogni principio di quella legge, perseguitando e assassinando i credenti in Cristo.UVI 90.2

    La morte di Giacomo causò grande lutto e grande costernazione fra i fedeli. Quando anche Pietro fu imprigionato, l’intera chiesa si impegnò a digiunare e pregare.UVI 90.3

    Erode fu applaudito dai giudei per aver messo a morte Giacomo, sebbene alcuni si lamentassero perché era stato fatto di nascosto, affermando che un’esecuzione pubblica avrebbe maggiormente intimidito i credenti e quelli che avevano simpatia per loro. Erode perciò tratteneva Pietro in prigione, volendo gratificare ulteriormente i giudei con lo spettacolo pubblico della sua morte. Ma gli fu suggerito che non era saggio dare spettacolo della morte dell’anziano apostolo davanti a tutta la gente che si era riunita in Gerusalemme. Si temeva che la vista dell’esecuzione avrebbe suscitato la pietà della moltitudine.UVI 90.4

    I sacerdoti e gli anziani temevano soprattutto che Pietro potesse rivolgere uno dei suoi potenti appelli, mediante i quali aveva frequentemente persuaso la gente a studiare la vita e il carattere di Gesù; appelli che loro, con tutti i loro argomenti, non erano stati capaci di contraddire. Lo zelo di Pietro nel difendere la causa di Cristo aveva guidato molti ad accettare il Vangelo, e i capi temevano che se gli fosse stata data l’opportunità di difendere la sua fede in presenza della moltitudine che era giunta nella città per adorare, essa avrebbe richiesto al re la sua liberazione.UVI 90.5

    Mentre, con vari pretesti, l’esecuzione di Pietro veniva rinviata fino a dopo la Pasqua, i membri della chiesa continuavano a esaminare i loro cuori e a elevare ferventi preghiere. Essi pregavano incessantemente per Pietro, perché sentivano che non sarebbe stato risparmiato. Comprendevano di vivere in un tempo in cui, senza l’aiuto speciale di Dio, la chiesa di Cristo sarebbe stata distrutta.UVI 91.1

    Nel frattempo adoratori di ogni nazione si avvicinavano al tempio che era stato dedicato all’adorazione di Dio. Il suo oro e le sue pietre preziose brillando creavano una scena di rara bellezza e splendore. Ma Geova non si trovava più in quel luogo così amabile. Israele come nazione si era separata da Dio. Quando Cristo, vicino al termine del suo ministero terreno, guardò per l’ultima volta l’interno del tempio, disse: “Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata deserta”. Matteo 23:38 (Luzzi). Fino a quel momento Egli aveva chiamato il tempio la Casa di suo Padre, ma quando il Figlio di Dio ne uscì, la presenza di Dio fu ritirata per sempre dal tempio che era stato costruito alla sua gloria.UVI 91.2

    Il giorno dell’esecuzione di Pietro era stato finalmente fissato, ma le preghiere dei credenti salivano ancora in cielo; e mentre tutte le loro energie e la loro simpatia erano spese nell’innalzare appelli di soccorso, gli angeli di Dio proteggevano l’apostolo prigioniero.UVI 91.3

    Ricordando che nel passato degli apostoli alcuni di essi erano stati liberati dalla prigione, Erode in questa occasione prese doppie precauzioni. Per prevenire tutte le possibilità di fuga, Pietro fu messo sotto il controllo di sedici soldati i quali, in differenti turni, facevano la guardia di giorno e di notte. Nella cella, egli era posto tra due soldati, con i polsi incatenati da due catene, ognuna delle quali era legata al polso di uno dei soldati. Pietro non poteva muoversi senza che loro lo sapessero. Con le porte della prigione ben chiuse, e la costante guardia, non esisteva alcuna possibilità di liberazione e di fuga mediante forze umane. Ma l’impossibilità dell’uomo è l’opportunità di Dio.UVI 91.4

    Pietro fu imprigionato in una cella scavata nella roccia, le cui porte erano fermamente sprangate, e con soldati di guardia resi responsabili della sua detenzione. Ma le sbarre e le guardie romane, che effettivamente rendevano impossibile qualsiasi aiuto umano, non facevano che rendere più completo il trionfo di Dio nella liberazione di Pietro. Erode stava alzando la sua mano contro l’Onnipotente, ed egli sarebbe stato totalmente sconfitto. Dio, manifestando la sua potenza, avrebbe salvato quella vita preziosa che i giudei volevano distruggere.UVI 91.5

    È l’ultima notte prima della presunta esecuzione. Un potente angelo è mandato dal cielo a liberare Pietro. Le robuste porte che imprigionano il santo di Dio si aprono senza l’intervento di mani umane. L’angelo dell’Altissimo le attraversa, ed esse si richiudono silenziosamente dietro di lui. Egli entra nella cella, dove Pietro è alloggiato. L’apostolo dorme, il suo tranquillo sonno deriva dalla fede perfetta che nutre per il suo Maestro.UVI 92.1

    La luce che circonda l’angelo riempie la cella in cui Pietro dorme, ma non lo sveglia. Soltanto quando Pietro si sente toccare dalla mano dell’angelo e sente la sua voce dire: “Svelto, alzati”, si sveglia e vede la cella illuminata dalla luce celeste e l’angelo glorioso dinanzi a lui. Egli ubbidisce meccanicamente alle parole che gli sono rivolte, e mentre si alza solleva le mani accorgendosi solo vagamente che le catene sono cadute dai suoi polsi. Atti 12:7.UVI 92.2

    Di nuovo il messaggero celeste gli dice: “Mettiti vesti e sandali”, e nuovamente Pietro ubbidisce meccanicamente, tenendo fisso lo sguardo sul visitatore, e credendo di trovarsi in sogno o in visione. Ancora una volta l’angelo gli ordina: “Prendi il tuo mantello e vieni con me!” Egli si muove verso la porta seguito da Pietro che sebbene fosse loquace di natura, ora era ammutolito dalla sorpresa. Superano i posti di guardia e raggiungono la porta pesantemente sprangata. Essa si apre da sola, e da sola si richiude dietro di loro, mentre le guardie dentro e fuori rimangono immobili al loro posto. Atti 12:8-10.UVI 92.3

    Raggiungono la seconda porta, anch’essa controllata da guardie sia all’interno che all’esterno. Essa si apre come la prima, senza fare alcun rumore; l’attraversano, ed essa si richiude silenziosamente da sé. Nella stessa maniera passano attraverso il terzo cancello, e si ritrovano nella strada. Non c’è rumore di parole né di passi. L’angelo fa da guida, illuminando la via con il suo straordinario splendore, e Pietro, perplesso e credendo ancora di trovarsi in un sogno, segue il suo liberatore. Percorrono una strada, e poi, l’angelo, giunto al termine della sua missione, scompare alla sua vista.UVI 92.4

    La luce celeste si affievolisce e si spegne, lasciando Pietro nella più completa oscurità. Poi i suoi occhi cominciano ad abituarsi al buio e a intravvedere gradualmente i contorni di ciò che lo circonda. Si trova solo nella strada silenziosa, e la fresca brezza notturna gli soffia sul volto. Egli comprende di essere libero e di trovarsi in una zona conosciuta della città. A un tratto riconosce un luogo che era solito frequentare e che si aspettava di rivedere l’indomani per l’ultima volta.UVI 92.5

    Pietro cercò di richiamare alla memoria gli eventi appena passati. Ricordò di essersi addormentato, incatenato tra due soldati, senza sandali e senza indumenti. Esaminò se stesso e scoprì di essere completamente vestito. I suoi polsi, gonfi a causa delle crudeli catene, erano liberi dalle manette. Capì allora che la sua libertà non era un’illusione, né un sogno, né una visione, ma la realtà di un miracolo che il Signore aveva compiuto in suo favore. Al mattino egli sarebbe stato portato sul luogo del supplizio ma, ecco, un angelo lo aveva liberato dalla prigione e dalla morte. “E Pietro, rientrato in sé, disse: “Ora conosco per certo che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha liberato dalla mano di Erode e da tutta l’aspettazione del popolo dei Giudei””. Atti 12:11 (Luzzi).UVI 93.1

    L’apostolo si avviò subito verso la casa dove i fratelli erano riuniti, e dove, in quell’istante, stavano ancora pregando per lui. “E avendo Pietro picchiato all’uscio del vestibolo, una serva, chiamata Rode, venne ad ascoltare; e riconosciuta la voce di Pietro, per l’allegrezza non aprì l’uscio, ma corse dentro ad annunziare che Pietro stava davanti alla porta. E quelli le dissero: Tu sei pazza! Ma ella asseverava che era così. Ed essi dicevano: è il suo angelo”. Atti 12:13-15 (Luzzi).UVI 93.2

    “Ma Pietro continuava a picchiare, e quand’ebbero aperto, lo videro e stupirono. Ma egli, fatto lor cenno con la mano che tacessero, raccontò loro in qual modo il Signore l’avea tratto fuor della prigione”. Poi Pietro “essendo uscito, se ne andò in un altro luogo”. Atti 12:16, 17 (Luzzi). I cuori dei credenti si riempirono di gratitutidine e gioia, perché Dio aveva ascoltato e risposto alle loro preghiere, liberando l’apostolo dalle mani di Erode.UVI 93.3

    Al mattino numerose persone si riunirono per assistere all’esecuzione di Pietro. Erode mandò gli ufficiali a prelevare il prigioniero, il quale doveva essere accompagnato da un grande numero di soldati e di guardie, in modo da prevenire qualsiasi possibilità di fuga, da intimidire i simpatizzanti, e da mostrare la potenza del re.UVI 93.4

    Quando i guardiani che custodivano Pietro scoprirono che era fuggito, furono assaliti dal panico. Era stato detto espressamente che ci avrebbero rimesso la vita se il prigioniero fosse riuscito a scappare; e per questo erano stati specialmente vigilanti. Quando gli ufficiali arrivarono a prelevare Pietro, le guardie erano ancora davanti alle porte della prigione, le porte erano ancora sicuramente chiuse con le sbarre, le catene ancora legate ai polsi dei due soldati; ma il prigioniero non c’era.UVI 93.5

    La notizia della fuga di Pietro fu dunque portata a Erode, ed egli si arrabbiò e si disperò. Allora accusò le guardie della prigione di infedeltà, e ordinò che fossero messe a morte. Erode sapeva che nessuna forza umana aveva liberato Pietro, tuttavia decise di non riconoscere che i suoi piani erano stati sabotati dalla potena divina, e così sfidò spavaldamente Dio.UVI 93.6

    Qualche giorno dopo la liberazione di Pietro, Erode andò a Cesarea. Qui egli allestì una grande festa, destinata a suscitare l’ammirazione e l’entusiasmo del popolo. A questa festa parteciparono gli amanti del piacere di tutti i quartieri di quella città, i beoni ebbero divertimento e vino in quantità. Erode apparve alla gente con grande pompa e cerimonia e rivolse loro un eloquente discorso. Avvolto in una tunica coperta d’oro e d’argento che rifletteva la luce dei raggi solari, egli abbagliava gli spettatori, con la sua figura luminosa. La sua apparenza maestosa e l’influsso del suo raffinato linguaggio eccitò enormemente l’assemblea. I presenti, con i sensi pervertiti dai festeggiamenti e dal vino, furono incantati dalle seducenti parole e dall’affascinante portamento di Erode, e presi da un facile entusiasmo, lo adularono, dichiarando che nessun mortale poteva avere una tale apparenza, e una così straordinaria eloquenza. Affermarono, inoltre, che fino ad allora lo avevano semplicemente rispettato come re, ma che da allora in poi lo avrebbero adorato come un dio.UVI 94.1

    Alcuni di quelli che ora alzavano le loro voci per glorificare un vile peccatore, pochi anni prima avevano freneticamente gridato: “Manda via Gesù! Crocifiggilo! Crocifiggilo!” I giudei avevano rifiutato di ricevere Cristo i cui abiti, ineleganti e spesso coperti dalla polvere raccolta durante i viaggi, coprivano un cuore pieno di amore divino. I loro occhi non poterono discernere, sotto l’umile apparenza del Nazareno, il Signore della vita e della gloria, neanche quando Cristo rivelò la sua potenza compiendo dinanzi a loro miracoli che nessun altro uomo poteva fare. Ma essi erano pronti ad adorare come Dio un re arrogante, i cui abiti d’oro e d’argento coprivano un cuore corrotto e crudele.UVI 94.2

    Erode sapeva di non meritare le lodi e gli omaggi che gli offrivano, tuttavia accettò l’idolatria del popolo come se gli fosse dovuta. Egli assaporò il piacere del trionfo e il suo volto si illuminò di soddisfazione, quando sentì gridare: “Voce d’un dio, e non d’un uomo!” Atti 12:22 (Luzzi).UVI 94.3

    Improvvisamente Erode mutò in modo terribile. La sua faccia divenne pallida come la morte, e contorta dall’agonia. Grandi gocce di sudore uscirono dai suoi pori. Egli rimase immobile per un momento come se fosse stato sopraffatto dal dolore e dal panico, poi voltando il suo cadaverico volto verso i suoi amici inorriditi, e piangendo dalla disperazione disse che proprio lui, che era esaltato come un dio, era stato colpito a morte.UVI 94.4

    Soffrendo della più atroce angoscia, Erode fu allontanato da quella scena di baldoria ed esibizione. Un momento prima egli era stato l’orgoglioso oggetto di lode e di adorazione della folla, ora invece riconosceva di essere nelle mani di un Re di molto superiore a lui. Il rimorso lo assalì: si ricordò della sua accanita persecuzione contro i seguaci di Cristo; si ricordò che spinto dalla mortificazione e dalla rabbia aveva sfogato la sua irragionevole sete di vendetta sulle guardie innocenti della prigione. Egli capì che ora Dio stava trattando con lui, l’inflessibile persecutore. Non riuscì a trovare sollievo né dalle pene fisiche né dall’angoscia mentale, e tanto meno se lo aspettava.UVI 95.1

    Erode era a conoscenza della legge di Dio, la quale dice: “Non avere altri dei nel mio cospetto” (Esodo 20:3, Luzzi), e sapeva che avendo accettato l’adorazione del popolo, egli aveva raggiunto il colmo della sua iniquità, e aveva giustamente attirato su di sé l’ira di Geova.UVI 95.2

    Lo stesso angelo che era stato mandato dal cielo a liberare Pietro, fu mandato da Erode come messaggero d’ira e di giudizio. L’angelo toccò Pietro per svegliarlo dal sopore; ma fu con un ben differente colpo che percosse il malvagio re, abbassandone l’orgoglio, e portandogli il castigo dell’Onnipotente. Erode morì in grande agonia fisica e mentale, sotto il giudizio retributivo di Dio.UVI 95.3

    Questa dimostrazione di giustizia divina ebbe un potente influsso sulla gente. La notizia che l’apostolo di Cristo era stato miracolosamente liberato dalla prigione e dalla morte, mentre il suo persecutore era stato colpito a morte dalla maledizione di Dio, si sparse in tutte le regioni, e divenne un mezzo per guidare molti a credere in Cristo.UVI 95.4

    Tutte queste esperienze: quella di Filippo che diretto da un angelo fu condotto a incontrarsi con un cercatore di verità; quella di Cornelio, visitato da un angelo che portava un messaggio da Dio; quella di Pietro che imprigionato e condannato a morte, fu liberato da un angelo, mostrano l’intima connessione che esiste tra il cielo e la terra.UVI 95.5

    Gli operai di Dio, essendo a conoscenza di queste visite angeliche, dovrebbero rafforzarsi e avere coraggio. Oggi come nei giorni degli apostoli, messaggeri celesti attraversano la terra in tutta la sua ampiezza, cercando di confortare i sofferenti, di proteggere gli impenitenti, e di vincere i cuori degli uomini a Cristo. Noi non possiamo vederli personalmente; nondimeno essi sono con noi, per guidarci, dirigerci, e proteggerci.UVI 95.6

    Il cielo è connesso con la terra da quella mistica scala, la cui base è fermamente fissata sulla terra, mentre la cima raggiunge il trono dell’Infinito. Gli angeli costantemente ascendono e discendono questa scala di straordinario splendore, recando le preghiere dei bisognosi e dei sofferenti al Padre celeste, e portando benedizioni, speranza, coraggio e aiuto ai figli degli uomini. Questi angeli di luce creano un’atmosfera celeste intorno all’anima, innalzandola verso l’invisibile e l’eterno. Noi non possiamo contemplare la loro forma con i nostri occhi umani; solo mediante visioni spirituali possiamo discernere le cose celesti. Solo l’orecchio spirituale può udire l’armonia delle voci celesti.UVI 95.7

    “L’angelo dell’Eterno s’accampa intorno a quelli che lo temono, e li libera”. Salmi 34:7 (Luzzi). Dio comanda ai suoi angeli disalvare i suoi eletti dalle calamità, di proteggerli dalla “peste che va attorno nelle tenebre,“e dallo “sterminio che infierisce in pien mezzodì”. Salmi 91:6 (Luzzi). Sempre e in ogni epoca degli angeli hanno parlato agli uomini come l’uomo parla a un amico, e li hanno guidati in luoghi sicuri. In tutte le età degli angeli con parole d’incoraggiamento hanno rialzato gli spiriti depressi, guidando le loro menti a cose che sono al di là di quelle terrene, e facendo loro contemplare, mediante la fede, gli abiti bianchi, le corone, le palme della vittoria, che i vincitori riceveranno quando ciconderanno il grande trono divino.UVI 96.1

    Il compito degli angeli è di stare accanto a quelli che sono provati, sofferenti e tentati. Essi lavorano instancabilmente per il bene delle anime per cui Cristo è morto. Quando dei peccatori sono indotti ad accettare il Salvatore, gli angeli portano la notizia in cielo, e là c’è grande gioia tra gli eserciti celesti. “Vi sarà in cielo più allegrezza per un solo peccatore che si ravvede, che per novantanove giusti i quali non han bisogno di ravvedimento”. Luca 15:7 (Luzzi). Un rapporto è riferito in cielo di ogni sforzo che noi facciamo per dissipare l’oscurità, e diffondere la conoscenza di Cristo. E come il gesto è raccontato davanti al Padre, tutti gli eserciti celesti esultano di gioia.UVI 96.2

    Tutti gli esseri e le potenze del cielo osservano la lotta che, sotto circostanze apparentemente scoraggianti, i seguaci di Dio stanno conducendo. Nuove conquiste saranno acquisite, nuovi onori vinti, quando i cristiani, innalzando la bandiera del Redentore, avanzeranno per lottare il buon combattimento della fede. Tutti gli angeli celesti, sono al servizio dell’umile, credente popolo di Dio, e mentre l’armata degli operai del Signore su questa terra canta inni di lode, il coro celeste si unisce a loro dando lode a Dio e al suo Figlio.UVI 96.3

    Noi dobbiamo comprendere sempre meglio la missione degli angeli. Sarebbe bene ricordare che ogni figlio di Dio ha la cooperazione degli esseri celesti. Potenti eserciti invisibili, sostengono gli umili e i poveri che credono e attendono le promesse di Dio. Cherubini, serafini, e angeli che eccellono in forza, stanno alla destra di Dio, “tutti spiriti ministratori, mandati a servire a pro di quelli che hanno da eredare la salvezza”. Ebrei 1:14 (Luzzi).UVI 96.4

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