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Gli uomini che vinsero un impero - Contents
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    Capitolo 23: Berea e Atene

    A Berea, Paolo incontrò dei giudei ben disposti ad approfondire le verità che insegnava. Luca, nei suoi scritti dice di loro: “Or questi furono più generosi di quelli di Tessalonica, in quanto che ricevettero la Parola con ogni premura, esaminando tutti i giorni le Scritture per vedere se le cose stavan così. Molti di loro, dunque, credetero, e non piccol numero di nobildonne greche e d’uomini”. Atti 17:11, 12 (Luzzi).UVI 144.1

    Le menti dei bereani non erano ristrette dal pregiudizio. Essi controllarono volentieri la veridicità delle dottrine insegnate dagli apostoli. Studiarono la Bibbia, non per curiosità, ma per poter appendere ciò che era stato scritto circa il Messia promesso. Ogni giorno dedicavano del tempo alla ricerca biblica, e mentre confrontavano fra loro i passi che leggevano, gli angeli di Dio erano al loro fianco, illuminando le loro menti e impressionando i loro cuori.UVI 144.2

    Dovunque le verità del Vangelo sono proclamate, quelli che con sincerità desiderano vivere giustamente sono guidati a uno studio diligente delle Scritture. Se, approssimandosi la fine della storia terrena, coloro a cui sono presentate verità seguissero l’esempio dei bereani, investigando quotidianamente le Scritture e confrontando i messaggi ricevuti con la Parola di Dio, ci sarebbe, oggi, un gran numero di persone fedeli ai precetti della legge divina, dove ora ce ne sono relativamente poche. Ma quando vengono presentate delle verità bibliche impopolari, molti rifiutano di approfondire tale insegnamento. Sebbene siano incapaci di mettere in dubbio la loro fondatezza, essi manifestano una totale riluttanza a studiare gli argomenti presentati. Alcuni, pur riconoscendo che queste dottrine sono vere, sottovalutano la loro importanza e pensano che sai preferibile credere alle piacevoli favole che il nemico usa per distoglierli dalla verità. Così le loro menti sono accecate dall’errore; non si rendono conto che questo comportamento finirà per separarli completamente da Dio.UVI 144.3

    Tutti saremo giudicati in base alla luce che ci è stata data. Il Signore manda i suoi ambasciatori con un messaggio di salvezza e quelli che lo ricevono saranno considerati resoponsabili per il modo con il quale considerano le parole dei suoi servitori. Coloro che stanno cercando sinceramente la verità faranno un attento esame, alla luce della Parola di Dio, delle dottrine che vengono loro presentate.UVI 144.4

    I giudei increduli di Tessalonica, pieni di gelosia e di odio contro gli apostoli e non contenti di averli costretti a lasciare la città, li seguirono fino a Berea. Qui aizzarono contro di loro le violente passioni della plebaglia, I fratelli, temendo che fosse fatto del male a Paolo se egli fosse rimasto, lo mandarono ad Atene, accompagnato da alcuni bereani che avevano di recente accettato la fede.UVI 145.1

    Così la persecuzione seguì i messaggeri della verità di città in città. I nemici di Cristo non poterono fermare l’avanzamento del Vangelo, ma ebbero successo nel rendere l’opera degli apostoli eccessivamente difficile. Nonostante l’opposizione e i conflitti, Paolo avanzò costantemente, determinato a compiere l’ordine che Dio gli aveva dato nella visione a Gerusalemme: “Va’, perché io ti manderò lontano, ai Gentili”. Atti 22:21 (Luzzi).UVI 145.2

    La frettolosa partenza da Berea privò Paolo dell’opportunità di visitare i fratelli a Tessalonica.UVI 145.3

    Arrivato ad Atene, l’apostolo mandò indietro i fratelli bereani con il messaggio per Sila e Timoteo di raggiungerlo immediatamente. Timoteo era giunto a Berea prima della partenza di Paolo, ed era rimasto lì con Sila per continuare l’opera così bene iniziata, e per istruire i nuovi convertiti nei princìpi della fede.UVI 145.4

    La città di Atene era la capitale del paganesimo. Qui Paolo non si incontrò con gente ignorante e credulona, come a Listra, ma con un popolo famoso per la sua intelligenza e cultura. Ovunque si potevano ammirare le statue dei loro idoli, eroi della storia e della letteratura, che avevano acquistato con le loro gesta il privilegio della divinità. La splendida architettura dei suoi palazzi arricchita con dipinti che rappresentavano la gloria nazionale, si rifacevano al culto delle divinità pagane. I sensi della gente erano catturati dalla bellezza e dallo splendore dell’arte. In ogni direzione si elevavano santuari e templi di forme massicce, la cui costruzione aveva richiesto una grande quantità di denaro. Vittorie militari e gesta di uomini celebri venivano commemorate da sculture, altari e lapidi. Tutto questo faceva di Atene un centro artistico di primo piano.UVI 145.5

    Paolo vide che la bellezza e lo splendore che lo circondavano servivano unicamente all’esercizio di pratiche idolatre. Il suo spirito fu mosso da gelosia per Dio, che egli vedeva disonorato in ogni luogo. E il suo cuore si riempì di pietà per gli ateniesi che, nonostante l’elevatezza della loro cultura, non conoscevano ancora il vero Dio.UVI 145.6

    L’apostolo non si fece ingannare da quello che vide in questo centro del sapere. La sua natura spirituale era sensibile all’attrazione delle cose celesti, e così la gioia e la gloria delle ricchezze che non periscono, rendevano vane ai suoi occhi la pompa e lo splendore dai quali era circondato. Quando vide la magnificenza di Atene, comprese il seducente influsso che esercitava sugli estimatori dell’arte e della scienza, e la sua mente fu impressionata dall’importanza dell’opera che doveva compiere.UVI 146.1

    In questa grande città, dove Dio non era adorato, Paolo fu oppresso da un sentimento di solitudine e avvertì il bisogno della simpatia e dell’aiuto dei suoi collaboratori. Egli si sentì completamente solo e lontano dall’amicizia dei suoi simili. Nella sua epistola ai Tessalonicesi, l’apostolo rivela il suo disagio con queste parole: “Stimammo... di esser lasciati soli ad Atene”. 1 Tessalonicesi 3:1 (Luzzi). Ai suoi occhi si presentavano degli ostacoli apparentemente insormontabili che parevano impedire qualsiasi tentativo di raggiungere i cuori della gente.UVI 146.2

    Mentre aspettava Sila e Timoteo, Paolo non rimase in ozio. “Egli... ragionava nella sinagoga coi Giudei e con le persone pie; e sulla piazza, ogni giorno, con quelli che vi si trovavano”. Atti 17:17 (Luzzi). Il suo scopo principale era portare la notizia della salvezza a quelli che non conoscevano il vero Dio e il suo piano in favore dell’umanità caduta. L’apostolo avrebbe presto affrontato il paganesimo nelle sue forme più subdole e seducenti.UVI 146.3

    I grandi uomini di Atene non rimasero a lungo senza sapere della presenza di quel singolare insegnante che stava presentando al popolo dottrine nuove e strane. Alcuni di questi uomini cercarono Paolo e cominciarono a conversare con lui. Presto una folla di ascoltatori si riunì intorno a loro. Alcuni erano pronti a deridere l’apostolo, dichiarandolo un essere inferiore a loro sia socialmente che intellettualmente. Questi scherzando fra di loro dissero: “Che cosa pretende d’insegnarci questo ciarlatano?” Altri invece sentendo che annunziava Gesù e la risurrezione, osservarono: “A quanto pare è venuto a parlarci di divinità straniere”. Atti 17:18.UVI 146.4

    Tra le persone che Paolo incontrò nella piazza del mercato c’erano “alcuni filosofi epicurei e stoici”. Atti 17:18 (Luzzi). Costoro e tutti gli altri che vennero in contatto con l’apostolo si accorsero subito che egli possedeva un bagaglio culturale superiore al loro. La sua forza intellettuale richiedeva il rispetto dei sapienti, mentre la sua abilità oratoria e il suo entusiasmo attiravano l’attenzione di tutti gli ascoltatori presenti. Quest’ultimi riconobbero che Paolo non era un novizio, ma un uomo capace di comunicare a tutti i livelli con argomenti convincenti in difesa delle dottrine che insegnava. L’apostolo si eresse intrepido, affrontando i suoi oppositori sul loro stesso terreno, abbinando logica con logica, filosofia con filosofia, eloquenza con eloquenza.UVI 146.5

    I suoi oppositori pagani richiamarono la sua attenzione sul fatto che Socrate era stato condannato a morte perché aveva predicato l’esistenza di divinità straniere. Essi consigliarono Paolo di non rischiare allo stesso modo la propria vita. Malgrado queste cautele i discorsi di Paolo avevano incuriosito i presenti e conquistato il loro rispetto e la loro ammirazione. Egli non fu messo a tacere dalla scienza o dall’ironia dei filosofi. I presenti erano compiaciuti del fatto che Paolo era determinato a compiere la sua missione in mezzo a loro. La decisione e il coraggio dell’apostolo li spinse a dargli cortese udienza.UVI 147.1

    Tutti d’accordo lo condussero sulla collina di Marte. Questo era uno dei luoghi più sacri di tutta Atene, ed essere connessi o associati a esso significava essere riguardati con superstiziosa riverenza e da alcuni addirittura con timore. In quel luogo gli argomenti religiosi erano attentamente studiati da uomini che agivano come giudici di tutte le più importanti questioni sia morali che civili.UVI 147.2

    Lontano dal rumore e dalla confusione delle strade affollate e dal tumulto della discussione promiscua, l’apostolo poteva essere ascoltato senza interruzione. Intorno a lui si riunirono poeti, artisti e filosofi. I dotti di Atene si rivolsero a lui, dicendo: “Potremmo noi sapere qual sia questa nuova dottrina che tu proponi? Poiché tu ci rechi agli orecchi delle cose strane, Noi vorremmo dunque sapere che cosa voglian dire queste cose”. Atti 17:19, 20 (Luzzi).UVI 147.3

    In quell’ora di solenne responsabilità, l’apostolo fu calmo e padrone di sé. Il suo cuore ardeva per quell’importante messaggio: non per nulla le sue parole convinsero i suoi ascoltatori che egli non era un ozioso ciarlatano. “Ateniesi — disse Paolo — io veggo che siete in ogni cosa quasi troppo religiosi. Poiché, passando, e considerando gli oggetti del vostro culto, ho trovato anche un’altare sul quale era scritto: Al Dio sconosciuto. Ciò dunque che voi adorate senza conoscerlo, io ve l’annunzio”. Atti 17:22, 23 (Luzzi). Con tutta la loro intelligenza e la loro scienza, essi erano ignoranti del Dio che aveva creato l’universo. Tuttavia fra loro c’erano alcuni che sinceramente desideravano approfondire quei temi ed estendere il campo delle loro conoscenze dell’Infinito.UVI 147.4

    Con le mani tese verso il tempio affollato da idoli, Paolo svuotò il fardello della sua anima, ed espose le lacune della religione ateniese. I più sapienti dei suoi ascoltatori si stupirono nell’udire i suoi ragionamenti. Egli dimostrava di essere familiare con le loro opere d’arte, con la loro letteratura e con la loro religione. Indicando i loro monumenti e gli idoli, egli dichiarò che Dio non poteva essere rappresentato dalle forme inventate dall’uomo. Le immagini di pietra non potevano in alcun modo rappresentare la gloria di Jahvé. Paolo ricordò loro che quelle immagini non avevano vita; esse dipendevano in ogni cosa dalla volontà umana: ciò dimostrava che coloro che li adoravano erano in tutti i sensi superiori agli oggetti della loro adorazione.UVI 147.5

    L’apostolo guidò le menti dei suoi ascoltatori idolatri oltre i limiti della loro falsa religione verso la comprensione della Divinità, che essi avevano rappresentato come il “Dio Sconosciuto”. Egli spiegò loro che questo Essere era indipendente dall’uomo, non necessitando, nessun aiuto umano per aumentare la sua gloria e la sua potenza.UVI 148.1

    I presenti erano meravigliati per come Paolo avesse presentato gli attributi del vero Dio, la sua potenza creativa e l’esistenza della sua provvidenza. Con zelante e ardita eloquenza, l’apostolo dichiarò: “L’Iddio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra; non abita in templi fatti d’opera di mano; e non è servito da mani d’uomini; come se avesse bisogno di alcuna cosa; Egli che dà a tutti la vita, il fiato ed ogni cosa”. Atti 17:24, 25 (Luzzi). I cieli non erano vasti a sufficienza da contenere Dio, quanto meno lo erano i templi costruiti da mani d’uomo!UVI 148.2

    In quell’età di caste, i diritti degli uomini erano spesso misconosciuti, tuttavia Paolo proclamò la grande verità della fratellanza umana, affermando che Dio “ha tratto da un solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra”. Atti 17:26 (Luzzi). Per Dio tutti gli uomini sono sullo stesso livello, e ogni uomo deve al Creatore la sua suprema ubbidienza. Poi, l’apostolo spiegò come attraverso gli interventi di Dio nella storia umana si manifestasse il principio dell’amore divino. Spiegando anche come Dio avesse “determinato le epoche loro assegnatele i confini della loro abitazione, affinché cerchino Dio, se mai giungano a trovarlo, come a tastoni, benché Egli non sia lungi da ciascun di noi”. Atti 17:26, 27 (Luzzi).UVI 148.3

    Rivolgendosi alle nobili persone che lo circondavano, con parole attinte da uno dei loro stessi poeti, Paolo descrisse l’Iddio infinito come un Padre, di cui essi erano i figli. “In lui viviamo, ci moviamo, e siamo — egli affermò — come anche alcuni de’ vostri poeti han detto: “Poiché siamo anche sua progenie”. Essendo dunque progenie di Dio, non dobbiam credere che la Divinità sia simile ad oro, ad argento, o a pietra scolpiti dall’arte e dall’immaginazione umana”. Atti 17:28, 29 (Luzzi).UVI 148.4

    “Iddio dunque, passando sopra ai tempi dell’ignoranza, fa ora annunziare agli uomini che tutti, per ogni dove, abbiano a ravvedersi”. Atti 17:30 (Luzzi). Nei secoli di oscurità che avevano preceduto il primo avvento di Cristo, Dio aveva tollerato l’idolatria pagana; ma ora, mediante il Figlio, Egli aveva dato agli uomini la luce della verità; perciò aveva richiesto il pentimento che conduce alla salvezza, non soltanto dal povero e dall’umile, ma anche dagli orgogliosi filososi e dai principi della terra. “Perché ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo dell’uomo che Egli ha stabilito; del che ha fatto fede a tutti, avendolo risuscitato dai morti”. Atti 17:31 (Luzzi). Mentre Paolo parlava della risurrezione dei morti” alcuni se ne facevano beffe; ed altri dicevano: Su questo noi ti sentiremo un’altra volta”. Atti 17:32 (Luzzi).UVI 148.5

    Così terminò l’opera che l’apostolo compì ad Atene, il centro del sapere pagano. Gli ateniesi persistendo nella loro idolatria rigettarono la luce della vera religione. Quando un popolo è pienamente soddisfatto della propria conoscenza, si può aspettare ben poco da esso. Sebbene si vantassero della loro sapienza e raffinatezza, gli ateniesi stavano diventando sempre più corrotti e sempre più contenti dei vaghi misteri della loro idolatria.UVI 149.1

    Tra la gente che ascoltò Paolo ce n’erano alcuni le cui menti furono convinte dalle verità presentate, ma che non vollero umiliarsi fino a riconoscere Dio e accettare il piano della salvezza. Nessuna eloquenza umana, nessuna forza d’argomentazione possono convertire il peccatore. Solo la potenza di Dio può fare penetrare la verità nel cuore. Colui che persiste nel rigettare questa potenza, non può essere raggiunto. I greci cercavano la sapienza, tuttavia il messaggio della croce fu per loro pazzia, perché considerarono la loro saggezza superiore alla sapienza celeste.UVI 149.2

    Il loro orgoglioso intellettualismo e la loro cieca fiducia nella sapienza umana sono all’origine dello scarso successo che il messaggio del Vangelo incontrò tra gli ateniesi. I sapienti del mondo che vengono a Cristo come dei poveri e perduti peccatori riceveranno la sapienza che conduce alla salvezza; ma coloro che pur essendo uomini dotti, esaltano la propria sapienza, falliranno e non saranno in grado di ricevere la luce e la conoscenza che Dio solo può dare.UVI 149.3

    In questo modo Paolo affrontò il paganesimo dei suoi giorni. I suoi sforzi ad Atene però non furono completamente inutili. Dionisio, uno dei cittadini più prominenti, e alcuni altri, accettarono il messaggio del Vangelo e si unirono interamente alla comunità dei credenti.UVI 149.4

    La penna ispirata ci ha permesso di dare uno sguardo nella vita degli ateniesi, che con tutta la loro conoscenza e raffinatezza d’arte erano affondati nel vizio, perché si possa comprendere come Dio, mediante il suo servitore, ha rimproverato l’idolatria e i peccati di un popolo orgoglioso e autosufficiente. Le parole dell’apostolo, la descrizione delle sue attitudini e delle circostanze relative al suo soggiorno ad Atene sono riportate per le future generazioni, a testimonianza della sua incrollabile fiducia, del suo coraggio malgrado la solitudine e le avversità che dovette subire. Esse ci riferiscono della vittoria che egli guadagnò per la cristianità nel centro più rappresentativo del paganesimo antico.UVI 149.5

    Le parole di Paolo contengono un tesoro di conoscenza per la chiesa. Egli si era trovato in una situazione dove avrebbe potuto facilmente irritare i suoi orgogliosi ascoltatori e mettere se stesso in serie difficoltà. Se i suoi messaggi avessero condotto un attacco diretto ai loro idoli e ai grandi uomini della città, egli avrebbe davvero corso il rischio di subire lo stesso destino di Socrate. Ma con tatto, generato dall’amore divino, Paolo diresse prudentemente le loro menti lontano dalle divinità pagane, rivelando il vero Dio, a loro sconosciuto.UVI 150.1

    Anche oggi le verità delle Scritture devono essere presentate ai grandi uomini del mondo in modo che essi possano scegliere tra l’ubbidienza alla legge di Dio e l’ubbidienza al principe del male. Dio pone dinanzi a loro verità eterne, verità che li renderanno saggi nella via della salvezza, ma non li forza ad accettarle. Se essi le rigettano, Egli li lascia in balì di se stesi, affinché si rendano conto dei frutti della loro stessa condotta.UVI 150.2

    “Poiché la parola della croce é pazzia per quelli che periscono; ma per noi che siam sulla via della via della salvazione, è la potenza di Dio; poich’egli è scritto: Io farò perire la sapienza dei savî, e annienterò l’intelligenza degli intelligenti... Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; e Dio ha scelto le cose ignobili del mondo, e le cose sprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono”. 1 Corinzi 1:18, 19, 27, 28 (Luzzi).UVI 150.3

    Molti dei più grandi intellettuali, dei più grandi legislatori, dei più eminenti uomini del mondo, in questi ultimi tempi rigetteranno la luce, perché la sapienza del mondo non conosce Dio. Tuttavia i servitori di Dio devono approfittare di ogni opportunità per comunicare la verità a questi uomini. Alcuni riconosceranno la propria ignoranza circa le cose divine e prenderanno posto ai piedi di Gesù, come umili discepoli del Maestro dei maestri.UVI 150.4

    Ogni operaio di Dio necessita di una fede salda per riuscire a raggiungere le classi più elevate. Le apparenze possono sembrare proibitive, ma anche nell’ora più oscura brilla la luce celeste. La forza di coloro che amano e servono Dio sarà rinnovata giorno per giorno. La sapienza dell’Infinito è messa a loro disposizione, affinché non errino nel compiere il suo piano. Operai, siate fiduciosi sino alla fine, ricordando che la luce della verità divina deve splendere nell’oscurità che avvolge il nostro mondo. Non deve esserci abbattimento che condizioni il servizio di Dio. La fede dell’operaio consacrato deve superare ogni prova che si presenta. Dio è capace ed è desideroso di riversare sui suoi servitori tutta la forza di cui essi hanno bisogno. Egli vuole dare loro la sapienza che le varie circostanze richiedono. Coloro che confidano in Dio riceveranno un sostegno superiore alle loro stesse aspettative.UVI 150.5

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