Capitolo 13: Giorni di preparazione
Dopo il battesimo, Paolo interruppe il digiuno, e “rimase alcuni giorni coi discepoli che erano a Damasco. E subito si mise a predicare nelle sinagoghe che Gesù è il Figliuol di Dio”. Atti 9:19, 20 (Luzzi). Coraggiosamente egli dichiarò che Gesù di Nazareth era il Messia tanto a lungo atteso, il quale “è morto per i nostri peccati, secondo le Scritture; ... fu seppellito; ... risuscitò il terzo giorno”, e “apparve a Cefa, poi ai Dodici. Poi apparve a più di cinquecento fratelli... e, ultimo di tutti, apparve a me”. 1 Corinzi 15:3, 4, 8 (Luzzi). L’ esposizione delle profezie era così convincente, e i suoi sforzi così chiaramente accompagnati dalla potenza di Dio, che i giudei furono confusi e incapaci di rispondergli.UVI 78.1
La notizia della conversione di Paolo fu una grande sorpresa per i giudei. “Un giorno però stavo andando a Damasco: i capi dei sacerdoti mi avevano autorizzato dandomi pieni poteri” (Atti 26:12, Luzzi), per cercare e perseguitare i credenti. Ora, stava predicando il Vangelo di un Salvatore morto e crocifisso, confermando i suoi discepoli e portando nuovi convertiti alla fede che una volta aveva accanitamente combattuto.UVI 78.2
Paolo era ufficialmente conosciuto come uno zelante difensore della religione ebraica, e come un instancabile persecutore dei seguaci di Gesù. Era coraggioso, indipendente, perseverante, e i suoi talenti e la sua educazione lo avrebbero reso idoneo a servire in qualsiasi ambito. Egli sapeva esprimersi con straordinaria chiarezza, e con il suo annientante sarcasmo poteva mettere in difficoltà qualsiasi oppositore. E ora i giudei vedevano questo promettente giovane unirsi a coloro che aveva precedentemente perseguitato, e predicare nel nome di Gesù senza alcun timore.UVI 78.3
Quando un generale viene ucciso in battaglia il suo esercito subisce una perdita, ma la sua morte non reca nessun particolare vantaggio al nemico. Ma quando un uomo eminente si aggrega alle forze opposte, non solo i suoi servigi sono perduti, ma quelli a cui si unisce guadagnano un decisivo vantaggio. Saulo da Tarso, sulla via di Damasco, poteva facilmente essere colpito a morte dal Signore, e una grave perdita sarebbe stata inflitta alle forze persecutrici. Ma Dio nella sua provvidenza non solo risparmiò la vita di Saulo, ma anche lo convertì, trasferendo così un campione dal lato nemico al lato di Cristo. Paolo era un oratore eloquente e un severo critico, e con il suo rigido scopo e indomito coraggio, possedeva proprio le qualità di cui la chiesa primitiva aveva bisogno.UVI 78.4
Quando Paolo predicò Cristo in Damasco, tutti quelli che lo udidono si stupirono, e dissero: “Non è costui quel che in Gerusalemme infieriva contro quelli che invocano questo nome ed è venuto qui allo scopo di menarli incatenati ai capi sacerdoti?” Atti 9:21 (Luzzi). Paolo dichiarò che il suo cambiamento di fede non era stato generato da impulsività o fanatismo, ma che era sorto da una indiscutibile evidenza. Nella sua presentazione del Vangelo, egli cercò di rendere chiare le profezie riguardanti il primo avvento di Cristo. Mostrò con precisione che queste profezie erano state letteralmente adempiute da Gesù di Nazareth. Il fondamento della sua fede era la certa parola della profezia.UVI 79.1
Mentre Paolo continuava a invitare i suoi ascoltatori affinché si ravvedessero e si convertissero a Dio “facendo opere degne del ravvedimento” egli” vie più si fortificava e confondeva i giudei che abitavano in Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo”. Atti 26:20; 9:22. Ma molti indurirono i loro cuori e rifiutarono di rispondere al suo messaggio; e presto il loro stupore per la sua conversione si mutò in intenso odio, come quello che avevano mostrato verso Gesù.UVI 79.2
L’opposizione divenne così feroce che Paolo non poté più svolgere la sua opera in Damasco. Un messaggero celeste gli ordinò di allontanarsi da quel luogo per un periodo di tempo; e lui andò in Arabia, dove trovò un rifugio sicuro. Galati 1:17.UVI 79.3
Qui, nella solitudine del deserto, Paolo ebbe ampia opportunità di studiare e meditare tranquillamente. Egli rifletté con calma sul suo passato, e trascorse molto tempo in pentimento. Cercò Dio con tutto il cuore, senza stancarsi fino a che non ebbe la certezza che il suo pentimento era stato accettato e i suoi peccati perdonati. Paolo desiderava avere la certezza che Gesù sarebbe stato al suo fianco durante il suo futuro ministero. Cancellò dalla sua anima i pregiudizi e le tradizioni che lo avevano guidato fino allora, e ricevette istruzione dalla Fonte della verità. Gesù comunicò con lui e lo stabilì nella fede, riversando su di lui le abbondanti benedizioni della sua grazia e della sua saggezza.UVI 79.4
Quando la mente dell’uomo è in comunione con la mente di Dio, il finito con l’Infinito, l’effetto sul corpo, la mente e l’anima è inestimabile. In tale comunione si trova la più elevata forma di educazione. Questo è il metodo di Dio per lo sviluppo umano. “Riconciliati dunque con Dio” è il messaggio che deve essere dato all’umanità.UVI 79.5
Il solenne incarico che era stato affidato a Paolo in occasione del suo incontro con Anania, pesava sempre di più sulla sua anima. Quando in risposta alle parole: “Fratello Saulo, ricupera la vista” Paolo poté guardare in faccia per la prima volta questo uomo devoto, Anania, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, gli disse: “L’iddio de’ nostri padri ti ha destinato a conoscer la sua volontà, e a vedere il Giusto, e a udire una voce dalla sua bocca. Poiché tu gli sarai presso tutti gli uomini un testimone delle cose che hai vedute e udite. Ed ora, che indugi? Lèvati, e sii battezzato, e lavato dei tuoi peccati, invocando il suo nome”. Atti 22:14-16 (Luzzi).UVI 79.6
Queste parole erano in armonia con quelle che Gesù stesso aveva pronunciato, quando fermato Saulo sulla via di Damasco gli disse: “Per questo ti sono apparito; per stabilirti ministro e testimone delle cose che tu hai vedute, e di quelle per le quali ti apparirò ancora, liberandoti da questo popolo e dai Gentili, ai quali io ti mando per aprir loro gli occhi, onde si convertano dalle tenebre alla luce e alla potestà di Satana a Dio, e ricevano, per la fede in me, la remissione dei peccati e la loro parte d’eredità fra i santificati”. Atti 26:16-18 (Luzzi).UVI 80.1
Mentre Paolo rifletteva su queste cose nel profondo del suo cuore, comprendeva sempre più chiaramente il significato della sua chiamata “ad essere apostolo di Cristo Gesù per la volontà di Dio”. 1 Corinzi 1:1 (Luzzi). La sua chiamata era giunta “non dagli uomini né per mezzo d’alcun uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre”. Galati 1:1 (Luzzi). La grandezza dell’opera che gli stava dinanzi spinse Paolo a studiare profondamente le Sacre Scritture, in modo da poter predicare il Vangelo “non con sapienza di parola, affinché la croce di Cristo non sia resa vana”, “ma in dimostrazione di Spirito e di potenza”, in tal modo la fede di quelli che avrebbero ascoltato “fosse fondata non sulla sapienza degli uomini, ma sulla potenza di Dio”. 1 Corinzi 1:17; 2:4, 5 (Luzzi).UVI 80.2
Ricercando le Scritture, Paolo imparò che attraverso i secoli erano stati chiamati “non molti potenti, non molti nobili; ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i savi; e Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; e Dio ha scelto le cose ignobili del mondo, e le cose sprezzate, anzi le cose che non sono per ridurre al niente le cose che sono, affinché nessuna carne si glori nel cospetto di Dio”. 1 Corinzi 1:26-29 (Luzzi). Confrontando la saggezza del mondo con la luce della croce, Paolo si propose “di non saper altro fra voi, fuorché Gesù Cristo e lui crocifisso”. 1 Corinzi 2:2 (Luzzi).UVI 80.3
Durante il successivo ministero, Paolo non si allontanò mai dalla vera Fonte di saggezza e di forza. Infatti lo sentiamo dichiarare, alcuni anni dopo “Per me il vivere è Cristo”. Filippesi 1:21 (Luzzi). E nuovamente: “Io reputo anche ogni cosa essere un danno di fronte alla eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale rinunziai a tutte codeste cose e le reputo tanta spazzatura affin di guadagnare Cristo, e d’esser trovato in lui avendo non una giustizia mia, derivante dalla legge, ma quella che si ha mediante la fede in Cristo; la giustizia che vien da Dio, basata sulla fede: in guisa ch’io possa conoscere esso Cristo, e la potenza della sua risurrezione, e la comunione delle sue sofferenze, essendo resa conforme a lui nella sua morte”. Filippesi 3:8-10 (Luzzi).UVI 80.4
Paolo, ritornato dall’Arabia, si recò di nuovo a Damasco e predicò coraggiosamente nel nome di Gesù. Non potendo sopportare la saggezza delle sue argomentazioni, “i Giudei si misero d’accordo per ucciderlo”. Atti 9:23 (Luzzi). Le porte della città venivano controllate giorno e notte, per impedire la sua fuga. Questa crisi spinse i discepoli a supplicare Dio con fervore; e finalmente” presolo di notte, lo calarono a basso giù dal muro in una cesta”. Atti 9:25 (Luzzi).UVI 81.1
Dopo essere fuggito da Damasco, Paolo andò a Gerusalemme. Tre anni erano trascorsi dalla sua conversione. Lo scopo principale di questa visita, come lui stesso in seguito dichiara, fu “per visitare Cefa”. Galati 1:18 (Luzzi). Arrivato nella città dove una volta era stato conosciuto come “Saulo il persecutore”, egli tentò “d’unirsi ai discepoli; ma tutti lo temevano, non credendo ch’egli fosse un discepolo”. Atti 9:26 (Luzzi). Era difficile credere che un fariseo bigotto, uno che aveva fatto di tutto per distruggere la chiesa, potesse diventare un sincero seguace di Gesù. “Ma Barnaba, presolo con sé, lo menò agli apostoli, e raccontò loro come per cammino avea veduto il Signore e il Signore gli avea parlato, e come in Damasco avea predicato con franchezza nel nome di Gesù”. Atti 9:27 (Luzzi).UVI 81.2
Avendo udito ciò, i discepoli lo accolsero come uno di loro. Presto ebbero abbondante evidenza della genuinità della sua esperienza cristiana. Il futuro apostolo dei Gentili si trovava ora nella città dove molti dei suoi vecchi amici vivevano; ed egli desiderò spiegare loro le profezie riguardanti il Messia, che erano state adempiute con l’avvento del Signore. Paolo credeva che questi insegnanti d’Israele, con i quali era stato in buoni rapporti, fossero sinceri e onesti quanto lui stesso. Non avendo compreso lo spirito dei suoi fratelli giudei, sperava che si sarebbero convertiti rapidamente, ma era destinato a un’amara delusione. Anche se Paolo “...parlava apertamente nel nome del Signore, parlava e discorreva anche con gli Ebrei”, i capi della chiesa giudaica si rifiutavano di credere e “cercavano d’ucciderlo”. Atti 9:29. Il suo cuore si riempì di dispiacere. Paolo avrebbe volontariamente sacrificato la propria vita, se con ciò gli fosse stato possibile far conoscere la verità ad alcune persone. Con vergogna egli ripensò alla parte che aveva preso nel martiro di Stefano; e ora, nella sua ansia di cancellare l’infamia di cui il martire era stato falsamente accusato, cercò di rivendicare la verità per cui Stefano aveva dato la vita.UVI 81.3
Sentendosi aggravato dalla sua responsabilità nei confronti di quegli increduli, Paolo si recò nel tempio a pregare, e lì, come lui stesso dichiarò in seguito, fu rapito in estasi. E vide un messaggero celeste che gli disse: “Svelto, lascia subito Gerusalemme perché i suoi abitanti non ascolteranno la tua testimonianza su di me”. Atti 22:18.UVI 82.1
Paolo era incline a rimanere in Gerusalemme, dove avrebbe affrontato l’opposizione. A lui sembrò un atto di codardìa l’allontanarsi dalla città, perché pensava che rimanendo avrebbe potuto convincere alcuni di quegli ostinati giudei circa la verita del Vangelo, anche se rimanere gli sarebbe costata la vita. Così egli rispose: “Signore, eglino stessi sanno che io incarceravo e battevo nelle sinagoghe quelli che credevano in te; e quando si spandeva il sangue di Stefano tuo testimone, anch’io ero presente e approvato, e custodivo le vesti di coloro che l’uccidevano”. Atti 22:19, 20 (Luzzi). Ma non era in armonia con i piani di Dio che il suo servitore esponesse inutilmente la sua vita; e il messaggero rispose: “Va’, perché io ti manderò lontano, ai Gentili”. Atti 22:21 (Luzzi).UVI 82.2
Avendo appreso di questa visione, i fratelli affrettarono la partenza segreta di Paolo da Gerusalemme, per timore che l’assassinassero. “Lo condussero a Cesarea, e di là lo mandarono a Tarso”. Atti 9:30 (Luzzi). La lontananza di Paolo sospese per un certo tempo l’opposizione dei giudei, e la chiesa ebbe un periodo di tregua, durante la quale molte anime si aggiunsero al numero dei credenti.UVI 82.3