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Gli uomini che vinsero un impero - Contents
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    Capitolo 19: Giudei e gentili

    Paolo e Barnaba ritornarono ad Antiochia, in Siria, dalla quale erano partiti per il loro primo viaggio missionario. Qui, essi colsero l’opportunità di riunire i credenti e “riferirono tutte le cose che Dio avea fatte per mezzo di loro, e come avea aperto la porta della fede ai gentili”. Atti 14:27 (Luzzi). La chiesa di Antiochia era numerosa e cresceva rapidamente. Essa si era dedicata con successo all’attività missionaria. Tale impegno la distingueva fra tutte le altre comunità cristiane. La chiesa di Antiochia era composta sia da membri giudei che da membri Gentili.UVI 118.1

    Ad Antiochia, gli apostoli si unirono agli ufficiali e ai membri laici della chiesa per attirare l’interesse delle persone verso Cristo. Nel frattempo alcuni credenti ebrei della setta dei Farisei riuscirono a introdurre una questione che presto provocò una grande controversia nella chiesa e offese la sensibilità dei credenti gentili. I giudei erano assolutamente convinti del fatto che per essere salvati bisognava essere circoncisi e osservare l’intera legge cerimoniale.UVI 118.2

    Paolo e Barnaba affrontarono questa falsa dottrina senza indugio. Essi si opposero all’introduzione di questa questione fra i Gentili. D’altra parte, molti dei credenti d’origine ebraica residenti in Antiochia appoggiavano la posizione dei fratelli venuti recentemente dalla Giudea.UVI 118.3

    Questi non erano generalmente inclini a conformarsi rapidamente alla direttiva che Dio aveva dato alla chiesa. Gli apostoli si erano resi conto che i Gentili convertiti erano più numerosi dei giudei convertiti. Quest’ultimi temettero che non si fosse troppo insistito sull’obbligatorietà delle norme e delle cerimonie della Legge per i Gentili convertiti, come una prova di appartenenza alla chiesa. Tali princìpi che fino allora avevano posto in rilievo l’elezione e la superiorità del popolo d’Israele su tutti gli altri popoli, sarebbero scomparsi tra coloro che avevano accettato il Vangelo.UVI 118.4

    Gli ebrei erano sempre stati orgogliosi dei rituali che Dio aveva loro prescritto. Molti di quelli che si erano convertiti al cristianesimo credevano ancora che se Dio aveva chiaramente stabilito il modo in cui gli ebrei dovevano adorare, era improbabile che autorizzasse un cambiamento dei princìpi che regolavano l’appartenenza al suo popolo. Essi insistettero nel dire che le leggi e le cerimonie ebraiche dovevano essere riprese dal cristianesimo. I giudei non capivano che tutte le offerte sacrificali prefiguravano la morte del Figlio di Dio; se dunque il tipo aveva sostituito l’antitipo, non aveva più senso continuare a celebrare i riti e le cerimonie riguardanti l’alleanza che Dio aveva stabilito con Mosé.UVI 118.5

    Paolo, prima della sua conversione, si considerava irreprensibile “quanto alla giustizia che è nella legge”. Filippesi 3:6 (Luzzi). Ma dopo il suo cambiamento di vita, egli aveva acquisito una chiara concezione della missione del Salvatore come il Redentore di tutte le genti, dei giudei come dei Gentili, e aveva compreso la differenza esistente tra una fede vissuta e un formalismo privo di entusiasmo. Alla luce del Vangelo, gli antichi riti e le cerimonie prescritti a Israele avevano acquisito un nuovo e più profondo significato. Tutti gli eventi che essi prefiguravano si erano adempiuti. Coloro che vivevano sotto la nuova alleanza del Vangelo, erano stati esentati dalla loro osservanza. L’apostolo Paolo, comunque, continuò a osservare in spirito e in lettera l’immutabile legge dei dieci comandamenti.UVI 119.1

    Nella chiesa di Antiochia la questione della circoncisione provocò delle discussioni e diffuse uno spirito di contesa tra i credenti. Questi ultimi, temendo che tale argomento provocasse una scissione nella chiesa, decisero di mandare Paolo e Barnaba, con alcuni responsabili della chiesa, a Gerusalemme, per presentare la questione agli apostoli e agli anziani. A Gerusalemme, essi avrebbero incontrato i delegati di altre chiese e tutti i credenti che si sarebbero recati nella città per celebrare le prossime festività. Era necessario che il concilio generale si pronunciasse su questa questione. Fino a quel momento, qualsiasi controversia doveva cessare. La decisione del concilio sarebbe stata accettata da tutte le chiese: ad esso spettava la soluzione definitiva della controversia.UVI 119.2

    Durante il viaggio verso Gerusalemme, gli apostoli visitarono i credenti delle città che attraversarono, e li incoraggiarono raccontando le loro esperienze missionarie e testimoniando della conversione dei Gentili.UVI 119.3

    A Gerusalemme, i delegati di Antiochia incontrarono i fratelli delle varie chiese, che si erano riuniti per un convegno generale, e riferirono a quest’ultimi il successo ottenuto nel loro ministero tra i Gentili. Poi, diedero un chiaro resoconto della confusione che certi convertiti farisei avevano creato nella chiesa di Antiochia, sostenendo l’obbligo della circoncisione e l’osservanza della legge di Mosè per tutti i Gentili che si erano convertiti al cristianesimo.UVI 119.4

    L’assemblea discusse animatamente questa questione. Era necessario considerare anche tutti i problemi che erano connessi alla questione della circoncisione. Uno di questi problemi riguardava le misure che si dovevano prendere di fronte all’uso delle carni sacrificate agli idoli. Molti dei Gentili convertiti vivevano tra gente ignorante e superstiziosa, che faceva di frequente sacrifici e offerte agli idoli. I sacerdoti di questa religione pagana ricevevano assieme alle offerte una grande quantità di mercanzia. I giudei temevano che i Gentili convertiti avrebbero recato discredito alla cristianità comprando cose che erano state offerte agli idoli e autorizzando in tal modo l’osservanza dei costumi pagani.UVI 119.5

    I Gentili erano abituati a mangiare carne di animali strangolati, mentre i giudei erano stati divinamente istruiti ad avere una cura particolare nel fare uscire fuori il sangue degli animali che uccidevano: in caso contrario l’ingestione della carne sarebbe risultata particolarmente malsana. Dio aveva dato queste prescrizioni agli ebrei con lo scopo di preservare la loro salute. L’uso del sangue nella dieta era considerato un peccato dai giudei. Essi sostenevano che il sangue era il principio della vita, da questo punto di vista il suo spargimento era considerato come una conseguenza del peccato.UVI 120.1

    Al contrario, i Gentili usavano raccogliere il sangue che sgorgava dalle vittime sacrificali per adoperarlo nella preparazione del cibo. I giudei non credevano di dover cambiare i costumi che avevano adottato sotto la speciale direzione di Dio. Come stavano le cose, se giudei e Gentili avessero tentato di mangiare allo stesso tavolo, i primi sarebbero stati scandalizzati e oltraggiati dai secondi.UVI 120.2

    I Gentili e specialmente i greci, erano estremamente licenziosi, e c’era il pericolo che alcuni, non essendo veramente convertiti, facessero professione di fede senza rinunciare alle loro pratiche inique. I pagani non consideravano neppure reato l’immortalità che invece i giudei cristiani non potevano tollerare. Quest’ultimi perciò asserivano che la circoncisione e l’osservanza della legge cerimoniale erano appropriate, e che i Gentili dovevano osservarle come prova della loro sincerità e devozione. Inoltre credevano che questo avrebbe impedito che si unissero alla chiesa persone che, pur professando la nuova fede, non erano veramente convertite. Queste persone avrebbero portato discredito alla causa con la loro immoralità e i loro eccessi.UVI 120.3

    I vari punti coinvolti nella principale controversia sembravano presentare al concilio delle difficoltà insormontabili. Ma lo Spirito Santo aveva, in realtà, già risolto questa questione, dalla quale sembravano dipendere la prosperità e addirittura la stessa esistenza della chiesa cristiana.UVI 120.4

    “Ed essendone nata una gran discussione, Pietro si levò in piè, e disse loro: Fratelli, voi sapete che fin dai primi giorni Iddio scelse fra voi me affinché dalla bocca mia i Gentili udissero la parola del Vangelo e credessero”. Atti 15:7 (Luzzi). Egli spiegò che lo Spirito Santo era disceso in uguale misura sui Gentili incirconcisi e sui giudei circoncisi. Raccontò la sua visione, nella quale Dio gli aveva presentato un lenzuolo pieno di ogni tipo di quadrupedi e gli aveva ordinato di ucciderli e mangiarli. Quando egli si era rifiutato di ubbidire al suo ordine, affermando che non aveva mai mangiato ciò che era impuro, la risposta era stata: “Le cose che Dio ha purificate, non le far tu immonde”. Atti 10:15 (Luzzi).UVI 120.5

    Pietro diede l’interpretazione di queste parole, interpretazione che aveva ricevuto subito dopo, quando gli fu comandato di andare dal centurione e di istruirlo nella fede di Cristo. Questo messaggio mostrava che Dio è imparziale e accetta e riconosce tutti quelli che lo temono. Pietro raccontò del suo stupore quando, mentre riferiva la verità a coloro che si erano riuniti nella casa di Cornelio, aveva testimoniato la discesa dello Spirito Santo sui Gentili e sui giudei che lo ascoltavano. La stessa luce e la stessa gloria che avevano circondato i giudei circoncisi, risplendevano anche sui volti dei Gentili incirconcisi. Con questo Dio aveva avvertito Pietro di non considerare una persona inferiore all’altra, perché il sangue di Cristo poteva cancellare qualsiasi impurità.UVI 121.1

    Pietro aveva già discusso precedentemente con i suoi fratelli della conversione di Cornelio e dei suoi amici, e della loro adesione al cristianesimo. In quell’occasione aveva riferito come lo Spirito Santo era disceso sui Gentili, dichiarando: “Se dunque Iddio ha dato a loro lo stesso dono che ha dato anche a noi che abbiamo creduto nel Signor Gesù Cristo, chi ero io da potermi opporre a Dio?” Atti 11:17 (Luzzi). Con lo stesso ardore e la stessa forza di allora, egli disse: “Dio, conoscitore dei cuori, rese loro testimonianza, dando lo Spirito Santo a loro, come a noi; e non fece alcuna differenza fra noi e loro, purificando i cuori loro mediante la fede. Perché dunque tentate adesso Dio mettendo sul collo de’ discepoli un giogo che né i padri nostri né noi abbiam potuto portare?” Atti 15:8-10 (Luzzi). Questo obbligo non si riferiva ai dieci comandamenti e nemmeno riguardava coloro che ne avevano contestato la validità. Pietro qui si riferiva all’obbligo di osservare la legge cerimoniale. Questa legge era stata annullata dalla crocifissione di Cristo.UVI 121.2

    Il discorso di Pietro preparò l’assemblea ad ascoltare con pazienza Paolo e Barnaba, i quali riferirono l’esperienza del loro lavoro tra i Gentili. “E tutta la moltitudine si tacque; e stavano ad ascoltare Barnaba e Paolo, che narravano quali segni e prodigi Iddio aveva fatto per mezzo di loro fra i Gentili”. Atti 15:12 (Luzzi).UVI 121.3

    Anche Giacomo diede la sua testimonianza con parole decise, dichiarando che Dio desiderava riversare sui Gentili gli stessi privilegi e le stesse benedizioni che aveva elargito ai giudei.UVI 122.1

    Lo Spirito Santo vide che non era bene imporre la legge cerimoniale ai Gentili convertiti, e la mente degli apostoli circa questa questione era in armonia con la mente dello Spirito di Dio. Giacomo presiedette il concilio, e così egli espresse la decisione finale: “Per questo io penso che non si devono creare difficoltà per i pagani che si convertono a Dio”. Atti 15:19.UVI 122.2

    Questa dichiarazione mise fine alla discussione. L’evidenza dei fatti dimostra l’errore di quella dottrina della chiesa cattolica che sostiene il primato di Pietro. I Papi che si sono proclamati suoi successori non hanno potuto esibire alcun testo biblico che avvalorasse tale loro pretesa. Non c’è alcun particolare elemento dell’esistenza di Pietro che possa far pensare alla sua preminenza tra i fratelli, per un diritto che Dio stesso gli avrebbe concesso. Se coloro che si sono dichiarati successori di Pietro avessero seguito il suo esempio, sarebbero stati contenti di rimanere sullo stesso livello dei loro fratelli.UVI 122.3

    Non a caso si era affidato a Giacomo il compito di comunicare la decisione presa dal concilio. Fu lui a dichiarare ufficialmente che la legge cerimoniale — in particolar modo la circoncisione — non doveva essere imposta o anche raccomandata ai Gentili. Giacomo cercò di imprimere nella mente dei fratelli il fatto che i Gentili, convertendosi a Dio, avevano già attuato un grande cambiamento nella loro vita, e che perciò bisognava essere molto cauti nel non aggravarli con questioni marginali che avrebbero finito per scoraggiarli e allontanarli dal Cristo.UVI 122.4

    Comunque, i Gentili convertiti dovevano rinunciare a quei costumi che non erano in armonia con i princìpi cristiani. Perciò gli apostoli e gli anziani decisero di istruirli, con una lettera, affinché si astenessero dalle carni sacrificate agli idoli, dalla fornicazione, dagli animali soffocati e dal sangue. Essi furono esortati a osservare i comandamenti e a condurre una vita santa. Furono anche assicurati del fatto che gli apostoli non avevano autorizzato nessuno a dichiarare l’obbligatorietà della circoncisione.UVI 122.5

    Paolo e Barnaba furono raccomandati a loro come uomini che avevano rischiato la vita per il Signore. Con gli apostoli furono inviati anche Giuda e Sila, perché riferissero direttamente ai Gentili la decisione del concilio: “Poiché è parso bene allo Spirito Santo ed a noi di non imporvi altro peso all’infuori di queste cose, che sono necessarie; cioè: che v’asteniate dalle cose sacrificate agl’idoli, dal sangue, dalle cose soffocate, dalla fornicazione; dalle quali cose ben farete a guardarvi. State sani”. Atti 15:28, 29 (Luzzi). I quattro servitori di Dio furono mandati ad Antiochia con l’epistola e il messaggio che avrebbero messo fine a tutta la controversia; poiché essa era la voce della più elevata autorità su questa terra.UVI 122.6

    Il concilio che risolse questo caso era composto dagli apostoli, che avevano dato un grande contributo per la formazione delle chiese cristiane giudee e gentili, e da delegati scelti dalle varie comunità. Erano presenti gli anziani della chiesa di Gerusalemme, i rappresentanti di Antiochia e gli altri delegati delle chiese più influenti. Il concilio espresse un giudizio illuminato che competeva alla dignità di una chiesa stabilita da Dio. Dopo aver ponderato la questione, essi si resero conto che Dio stesso l’aveva già risolta riversando sui Gentili lo Spirito Santo e capirono che era loro dovere seguire la guida dello Spirito.UVI 123.1

    Non tutti i cristiani presenti al concilio votarono. Gli apostoli e gli anziani, uomini di indubbio prestigio, composero ed emanarono il decreto, che fu poi generalmente accettato da tutte le chiese cristiane. Non tutti, comunque, furono d’accordo con la decisione presa, ci fu un certo numero di fratelli orgogliosi e ambiziosi che la disapprovarono. Questi dissidenti decisero di agire di proprio conto. Cominciarono a mormorare, a trovare colpe e proposero nuovi piani con lo scopo di screditare l’opera degli uomini a cui Dio aveva affidato il compito d’insegnare il Vangelo. La chiesa fin dalle sue origini dovette affrontare questi problemi; non ci si deve meravigliare se anche nel futuro si dovranno affrontare gli stessi problemi.UVI 123.2

    Gerusalemme, oltre a essere la capitale dei giudei, era conosciuta per un esclusivismo e un fanatismo religioso che non aveva pari nel mondo antico. I cristiani d’origine ebrea, che vivevano nei pressi del tempio, erano naturalmente inclini a credere di avere dei privilegi speciali, a motivo della loro appartenenza alla nazione ebraica. Quando essi videro che la chiesa cristiana si separava dalle cerimonie e dalle tradizioni del giudaesimo, capirono che la peculiare sacralità delle loro usanze sarebbe stata seriamente minacciata dalla diffusione della nuova fede. Molti si indignarono con l’apostolo Paolo, perché lui era uno dei maggiori responsabili di questo cambiamento. Anche tra i discepoli c’erano alcuni che non erano preparati ad accettare spontaneamente la decisione del concilio. Alcuni tra gli zelanti difensori della legge cerimoniale disapprovarono la testimonianza di Paolo, perché pensavano che i princìpi riguardanti l’obbligatorietà della legge giudaica non erano stati sufficientemente ribaditi dal concilio.UVI 123.3

    Le grandi e durevoli decisioni del concilio generale rassicurarono i Gentili convertiti. Esse contribuirono al progresso dell’opera di Dio. La chiesa di Antiochia fu favorita dalla presenza di Giuda e di Sila, gli speciali messaggeri che erano ritornati con gli apostoli dal convegno in Gerusalemme. “Anch’essi, essendo profeti, con molte parole li esortarono e li confermarono”. Atti 15:32 (Luzzi). Questi devoti cristiani dimorarono in Antiochia solo per un periodo di tempo. “Ma Paolo e Barnaba rimasero ad Antiochia insegnando ed evangelizzando con molti altri ancora, la Parola del Signore”. Atti 15:35 (Luzzi).UVI 123.4

    In seguito, Pietro visitò Antiochia, e conquistò la fiducia di molti con la sua prudente condotta verso i Gentili convertiti. Per un certo tempo, egli agì in armonia con la volontà di Dio. Durante questo periodo superò il suo naturale pregiudizio circa il mangiare alla stessa tavola con i Gentili convertiti. Ma quando arrivarono da Gerusalemme alcuni giudei zelanti per la legge cerimoniale, Pietro avventatamente cambiò il suo atteggiamento verso coloro che dal paganesimo si erano convertiti al cristianesimo. Un numero di giudei “si misero a simulare anch’essi con lui; talché perfino Barnaba fu trascinato dalla loro simulazione”. Galati 2:13 (Luzzi). Questa manifestazione di debolezza da parte di coloro che erano rispettati e amati come dirigenti, lasciò una dolorosissima impressione sulla mente dei Gentili che credevano in Cristo. La chiesa fu minacciata dalla divisione. Ma Paolo, avendo compreso il sovversivo influsso esercitato sulla chiesa dal doppio gioco di Pietro, lo rimproverò apertamente per aver mascherato i suoi veri sentimenti. In presenza della chiesa, Paolo chiese a Pietro: “Se tu, che sei Giudeo, vivi alla Gentile e non alla giudaica, come mai costringi i Gentili a giudaizzare?” Galati 2:14 (Luzzi).UVI 124.1

    Pietro capì l’errore nel quale era caduto, e si adoperò immediatamente a riparare, per quanto fosse nelle sue possibilità, il male che era stato fatto. Dio che conosce la fine sin dal principio, permise che Pietro rivelasse questa sua debolezza di carattere, perché comprendesse che egli non aveva niente in se stesso di cui vantarsi. Anche gli uomini migliori, se sono lasciati in balìa di se stessi, commetteranno errori di giudizio. Dio previde che con il passar del tempo, altri sarebbero stati delusi di aver acclamato e imposto a Pietro e ai suoi successori quelle prerogative che appartengono solo a Dio. Questo racconto della debolezza di Pietro prova la sua fallibilità, e ribadisce il concetto che egli non era in nessun modo superiore agli altri apostoli.UVI 124.2

    La storia di questo allontanamento dai giusti princìpi dà un avvertimento agli uomini che hanno una posizione di fiducia nella chiesa di Dio, affinché non manchino di integrità ma si attengano fermamente ai princìpi. Tali persone devono essere consapevoli del fatto che le responsabilità ricevute li espongono al rischio del fallimento del loro ministero, se non si conformano alla volontà del Signore e non cercano di lavorare in armonia con le decisioni prese dal concilio generale dei credenti.UVI 124.3

    Dopo tutti gli errori di Pietro, il suo tradimento e la sua riabilitazione, il suo lungo servizio, la sua intima conoscenza di Cristo e della sua pratica dei giusti princìpi; dopo tutte le istruzioni che aveva ricevuto, tutti i doni, la conoscenza e l’ingerenza che aveva acquisito predicando e insegnando la Parola di Dio, non è strano che egli abbia potuto trascurare i princìpi del Vangelo per timore dell’uomo e per guadagnare la sua stima? Non è strano che abbia potuto sbagliare nonostante il suo grande amore per la giustizia? Possa Dio far comprendere a ogni uomo la propria impotenza e inabilità di fronte alle difficoltà, ai dubbi e alle scelte che deve affrontare.UVI 125.1

    Paolo, nel suo ministero, si trovò spesso a dover prendere delle decisioni da solo. Egli era stato istruito da Dio in maniera speciale, e non scese mai a compromessi con i princìpi del Vangelo. Talvolta la sua responsabilità era pesante, nonostante ciò egli resistette rimanendo fedele all’ideale di giustizia che aveva abbracciato. Egli si rese conto che la chiesa non doveva essere sottoposta all’autorità umana. Le tradizioni e i costumi degli uomini non devono mai prendere il posto della verità rivelata. L’avanzamento del Vangelo non deve essere ostacolato dai pregiudizi e dalle preferenze degli uomini, anche se questi occupano una posizione di rilievo in seno alla chiesa.UVI 125.2

    Paolo dedicò se stesso e tutte le sue forze per servire Dio. Egli aveva ricevuto le verità del Vangelo direttamente da Dio, e durante tutto il suo ministero si mantenne in contatto con gli agenti celesti. Egli era stato istruito da Dio a non imporre inutili obblighi ai Gentili cristiani. Così, quando i credenti che vivevano come ebrei, introdussero la questione della circoncisione nella chiesa di Antiochia, Paolo, conoscendo la mente dello Spirito di Dio circa questo insegnamento, prese una ferma e incrollabile posizione che liberò le chiese dalle cerimonie e dai riti giudaici.UVI 125.3

    Sebbene l’apostolo Paolo fosse personalmente istruito da Dio, egli non impose agli altri idee proprie. Mentre guardava a Dio per ricevere guida, egli riconosceva l’autorità conferita al corpo dei credenti: la chiesa. Paolo sentì il bisogno di consigliarsi con gli altri credenti; e quando sorsero questioni rilevanti, egli fu lieto di presentarle alla chiesa, e di unirsi ai fratelli per chiedere a Dio la saggezza necessaria. Egli dichiarò: “Chi profetizza deve controllare il suo dono. Dio infatti non vuole il disordine ma la pace. Come in tutte le comunità di credenti”. 1 Corinzi 14:32, 33. Insieme a Pietro, egli esortò i credenti a sottometteri gli uni agli altri, dicendo: “Rivestitevi d’umiltà gli uni verso gli altri”. 1 Pietro 5:5 (Luzzi).UVI 125.4

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