Loading...
Larger font
Smaller font
Copy
Print
Contents
Gli uomini che vinsero un impero - Contents
  • Results
  • Related
  • Featured
No results found for: "".
  • Weighted Relevancy
  • Content Sequence
  • Relevancy
  • Earliest First
  • Latest First
    Larger font
    Smaller font
    Copy
    Print
    Contents

    Capitolo 39: Il processo a Cesarea

    Cinque giorni dopo l’arrivo di Paolo a Cesarea, giunsero da Gerusalemme i suoi accusatori, accompagnati da Tertullo, un avvocato che essi avevano assunto come loro consigliere. Il processo fu di breve durata. Paolo fu portato dinanzi all’assemblea, e Tertullo “cominciò ad accusarlo”. Reputando che l’adulazione avrebbe avuto sul governatore romano più influsso che una semplice dichiarazione di verità e giustizia, l’astuto oratore iniziò il suo discorso complimentando Felice: “Siccome in grazia tua godiamo molta pace, e per la tua previdenza sono state fatte delle riforme a pro di questa nazione, noi in tutto e per tutto lo riconosciamo, o eccellentissimo Felice, con ogni gratitudine”. Atti 24:2, 3 (Luzzi).UVI 262.1

    Qui Tertullo ricorse a una vera e propria menzogna, sapendo che Felice era un essere vile e spregievole. Di lui fu scritto che “nella pratica di ogni genere di sensualità e di crudeltà, esercitò il potere di un re con il temperamento di uno schiavo” (Tacitus, History, cap. 5, par. 9). Quelli che ascoltavano Tertullo sapevano che le sue parole di lusinga erano false; ma il desiderio di assicurarsi la condanna di Paolo era più forte del loro amore per la verità.UVI 262.2

    Tertullo, nel suo discorso, accusò Paolo di crimini che se fossero stati dimostrati, lo avrebbero reso colpevole di aver cospirato contro il governo. “Abbiam dunque trovato che quest’uomo è una peste — affermò l’oratore — che eccita sedizioni fra tutti i Giudei del mondo, ed è capo della setta de’ Nazarei. Egli ha perfino tentato di profanare il tempio”. Atti 24:5, 6 (Luzzi). Tertullo dichiarò poi che Lisia, il comandante della guarnigione a Gerusalemme, aveva con violenza tolto Paolo dalle mani dei giudei mentre questi stavano per giudicarlo secondo la loro legge ecclesiastica, forzandoli così a portare la questione davanti a Felice. Queste dichiarazioni furono pronunciate con lo scopo di indurre il governatore a consegnare Paolo alla corte dei giudei. Tutte le accuse furono subito appoggiate dai giudei presenti, i quali non cercarono di nascondere il loro odio per il prigioniero.UVI 262.3

    Felice ebbe sufficiente perspicacia da discernere la disposizione d’animo e il carattere degli accusatori di Paolo. Lui sapeva per quale motivo lo avevano adulato, e vide che essi avevano mancato di dimostrare la fondatezza delle accuse mosse contro l’apostolo. Rivolgendosi all’accusato gli fece segno di rispondere da se stesso. Paolo non sprecò parole in complimenti, ma si limitò a dire che era contento di difendersi dinanzi a Felice, poiché era governatore da lungo tempo e perciò aveva una buona comprensione delle leggi e delle usanze dei giudei. Riferendosi alle accuse mosse contro di lui, egli mostrò chiaramente che neppure una di esse era vera. Paolo affermò di non aver causato disordine in alcun luogo di Gerusalemme, né di aver profanato il tempio. “Essi non mi hanno trovato nel tempio, né nelle sinagoghe, né in città a discutere con alcuno — disse Paolo — né a far adunata di popolo; e non possono provarti le cose delle quali ora m’accusano.UVI 262.4

    “Ma questo ti confesso, che secondo la Via ch’essi chiamano setta, io adoro l’Iddio dei padri, credendo tutte le cose che sono scritte nella legge e nei profeti; avendo in Dio la speranza che nutrono anche costoro che ci sarà una risurrezione de’ giusti e degli ingiusti”. Inoltre egli dichiarò che lo scopo principale della sua vita era “aver del continuo una coscienza pura dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini”. Atti 24:12-16 (Luzzi).UVI 263.1

    Paolo raccontò, in maniera diretta ed esplicita, lo scopo della sua visita a Gerusalemme, come pure le circostanze del suo arresto e del suo processo. “Or dopo molti anni, io sono venuto a portar elemosine alla mia nazione e a presentar offerte. Mentre io stavo facendo questo, mi hanno trovato purificato nel tempio, senza assembramento e senza tumulto; ed erano alcuni Giudei dell’Asia; questi avrebbero dovuto comparire dinanzi a te ed accusarmi, se avevano cosa alcuna contro a me. D’altronde dicano costoro qual misfatto hanno trovato in me, quando mi presentai dinanzi al Sinedrio; se pur non si tratti di quest’unica parola che gridai, quando comparvi dinanzi a loro: è a motivo della risurrezione de’ morti, che io son oggi giudicato da voi”. Atti 24:17-21 (Luzzi).UVI 263.2

    L’apostolo parlò con ardore, con evidente sincerità e con parole cariche di convinzione. Claudio Lisia, nella sua lettera inviata a Felice, aveva dato una simile testimonianza circa la condotta di Paolo. Inoltre Felice aveva una conoscenza della religione giudaica migliore di quanto molti supponevano. La chiara presentazione dei fatti data da Paolo aiutò Felice a comprendere ancora più chiaramente i motivi che avevano spinto i giudei a tentare di fare condannare Paolo per sedizione e tradimento. Il governatore non li avrebbe compensati condannando ingiustamente un cittadino romano, né lo avrebbe consegnato nelle loro mani per farlo uccidere senza un adeguato processo. Tuttavia Felice badava ai suoi personali interessi e desiderava ricevere la lode e ottenere una promozione. Il timore di offendere i giudei lo trattenne dal rendere piena giustizia all’uomo di cui conosceva l’innocenza. Perciò egli decise di sospendere il processo finché Lisia fosse stato presente, dicendo: “Quando sarà sceso il tribuno Lisia, esaminerò il fatto vostro”. Atti 24:22 (Luzzi).UVI 263.3

    L’apostolo rimase prigioniero, ma Felice ordinò al centurione che lo doveva custodire di lasciargli “una qualche libertà” e di non vietare “ad alcuno de’ suoi di rendergli de’ servigi”. Atti 24:23 (Luzzi).UVI 264.1

    Non passò molto tempo dopo l’accaduto che Felice e sua moglie Drusilla, chiamarono Paolo, per poterlo ascoltare in un incontro privato “circa la fede in Cristo Gesù”. Atti 24:24 (Luzzi). Essi volevano ed erano anche desiderosi di ascoltare queste nuove verità: verità che forse non avrebbero mai più udito, e che, se rigettate, sarebbero state usate contro di loro nel giorno di Dio.UVI 264.2

    Paolo considerò questa un’opportunità data da Dio e la utilizzò fedelmente. Egli sapeva di stare alla presenza di un uomo che aveva il potere di condannarlo a morte o di liberarlo; tuttavia non si rivolse a lui lodandolo o adulandolo. Sapeva che le sue parole avrebbero dato loro la possibilità di scegliere tra la vita e la morte. Dimenticando ogni egoistica considerazione, l’apostolo cercò di far comprendere il pericolo che incombeva sulle loro vite.UVI 264.3

    Paolo sapeva che il Vangelo aveva un diritto su coloro che ascoltavano le sue parole; e che un giorno essi sarebbero stati o tra i puri e i santi che circonderanno il grande trono bianco, o tra qulli ai quali Cristo dirà: “Dipartitevi da me, voi tutti operatori d’iniquità”. Matteo 7:23 (Luzzi). Sapeva che avrebbe incontrato ogni suo ascoltatore dinanzi al tribunale celeste, e che avrebbe dovuto rendere conto, non solo di tutto quello che aveva detto e fatto, ma anche dei motivi e dello spirito delle sue parole e delle sue azioni.UVI 264.4

    La vita di Felice era stata così violenta e crudele che pochi fino a quel momento avevano osato dirgli che il suo carattere non era senza macchia. Ma Paolo non ebbe paura dell’uomo. Egli presentò con semplicità la sua fede in Cristo e le ragioni della sua scelta, e fu così indotto a parlare particolarmente di quelle virtù essenziali del carattere cristiano che mancavano alla superba coppia che gli stava dinanzi.UVI 264.5

    L’apostolo innalzò dinanzi a Felice e Drusilla il carattere di Dio, la sua grazia, la sua giustizia, la sua imparzialità e la natura della sua legge. Spiegò loro chiaramente che il dovere dell’uomo è di vivere una vita sobria e temperata, tenendo le passioni sotto il controllo della ragione, in conformità con la legge di Dio, e preservando l’integrità delle facoltà fisiche e mentali. Egli dichiarò che sarebbe sicuramente venuto un giorno in cui Dio avrebbe giudicato l’umanità. Ogni essere umano sarebbe stato ricompensato secondo le opere fatte nel corpo; in quel momento sarebbe stato chiaramente rivelato che l’uomo, né con la ricchezza, né con la posizione, né con titoli, può acquistarsi il favore di Dio, o liberarsi dalle conseguenze del peccato. Egli spiegò che questa vita per l’uomo è un periodo di preparazione per la vita futura. Se lui avesse tralasciato i privilegi e le opportunità presenti, avrebbe subìto una perdita eterna, non avrebbe più avuto un’altra opportunità per rimediarvi.UVI 264.6

    Paolo si soffermò specialmente sulle perenni richieste della legge divina. Mostrò come essa si estende ai più profondi segreti dell’animo umano e porta alla luce ciò che è stato nascosto agli occhi degli uomini. Quello che le mani compiono o la lingua pronuncia; quello che la condotta esteriore rivela, mostrano solo imperfettamente il carattere morale dell’uomo. La legge investiga i suoi pensieri, i suoi motivi, i suoi scopi. Le oscure passioni nascoste alla vista dell’uomo, la gelosia, l’odio, la sensualità, l’ambizione, i disegni malvagi meditati nel segreto del cuore e mai eseguiti per mancanza di opportunità: la legge di Dio condanna tutte queste cose.UVI 265.1

    L’apostolo si sforzò di dirigere le menti dei suoi ascoltatori al grande sacrificio compiuto per il peccato. Spiegò che i sacrifici erano figure di buone cose a venire, e poi presentò Cristo come l’antitipo di tutte quelle cerimonie, l’oggetto che esse indicavano come la sola sorgente di vita e di speranza per l’uomo caduto. Nel passato, uomini santi furono salvati per la fede che nutrivano nel sangue di Cristo. Quando questi videro le agonie mortali delle vittime sacrificate, contemplarono, attraverso l’arco del tempo, l’Agnello di Dio che doveva togliere il peccato del mondo.UVI 265.2

    Dio giustamente richiede l’amore e l’ubbidienza di tutte le sue creature. Egli ha dato loro con la sua legge un perfetto modello di giustizia. Ma molti dimenticano il loro Creatore e scelgono di seguire la propria via in contrasto con il suo volere. Essi contraccambiano con l’inimicizia quell’amore che è alto come il cielo e largo come l’universo. Dio non può diminuire le richieste della sua legge per raggiungere il livello degli uomini malvagi; né può l’uomo, di sua propria forza, soddisfare le richieste della legge. Solo mediante la fede in Cristo il peccatore può essere purificato dalla colpa e reso capace di ubbidire alla legge del suo Creatore.UVI 265.3

    Così, Paolo il prigioniero, espose le richieste della legge divina sia ai giudei che ai Gentili, e presentò Gesù, il nazareno disprezzato, come il Figlio di Dio, il Rendentore del mondo.UVI 265.4

    La principessa giudea comprendeva bene il sacro carattere di quella legge che aveva così vergognosamente trasgredito; ma il pregiudizio verso l’Uomo del Calvario rese il suo cuore indifferente alla parola della vita. Felice non aveva mai udito la verità prima di allora; e mentre lo Spirito di Dio cercava di convincerlo, fu preso dall’agitazione. La coscienza risvegliata fece ora sentire la sua voce, e Felice capì che le parole di Paolo erano vere. Ripercorse il suo passato peccaminoso. Con terribile chiarezza, ritornarono alla sua mente i segreti della sua giovinezza dissoluta e macchiata di sangue, come pure la lista nera dei misfatti compiuti in quegli ultimi anni. Egli vide se stesso come un essere immorale, crudele e avido. Mai prima di allora la verità aveva così toccato il suo cuore. Mai prima di allora la sua anima era stata così pervasa dal terrore. Il pensiero che tutti i segreti della sua carriera criminale fossero conosciuti da Dio, e che egli sarebbe stato giudicato secondo le sue opere, lo fece tremare di paura.UVI 266.1

    Invece di permettere che le sue convinzioni lo conducessero al pentimento, Felice cercò di cancellare queste spiacevoli riflessioni. L’incontro con Paolo fu abbreviato. “Per ora, vattene — gli disse — e quando ne troverò l’opportunità, ti manderò a chiamare”. Atti 24:25 (Luzzi).UVI 266.2

    Quanto grande è il contrasto tra la condotta di Felice e quella del carceriere di Filippi! I servitori del Signore venivano portati in catene al carceriere, come lo fu Paolo davanti a Felice. Essi dimostrarono di essere sostenuti dalla potenza divina, la loro gioia nella sofferenza e nella disgrazia, il loro coraggio quando la terra traballava a causa del terremoto, il loro spirito cristiano pronto a perdonare, convinse il carceriere, che tremando confessò i suoi peccati e ottenne il perdono. Felice tremò, ma non si pentì. Il carceriere ricevette con gioia lo Spirito di Dio nel suo cuore e nella sua famiglia; Felice rigettò il divino Messaggero. Il primo scelse di diventare un figlio di Dio e un erede del cielo; il secondo condivise la sorte degli operatori di iniquità.UVI 266.3

    Per due anni non fu presa nessuna iniziativa contro Paolo, tuttavia rimase prigioniero. Felice lo visitò varie volte e ascoltò attentamente le sue parole. Ma il vero motivo di questa apparente amicizia era il desiderio di guadagno: egli aveva stabilito una grossa cauzione per la liberazione di Paolo. L’apostolo, comunque, era di una natura troppo nobile per liberarsi accondiscendendo a un ricatto simile. Lui non aveva commesso alcun crimine e non sarebbe ricorso a un’azione ingiusta per ottenere la libertà. Inoltre, era troppo povero per pagare un tale riscatto, e anche se fosse stato disposto a farlo, non si sarebbe appellato alla simpatia e alla generosità dei suoi convertiti per aiutare se stesso. Egli sapeva di essere nelle mani di Dio, e non avrebbe interferito con i piani che Dio aveva per lui.UVI 266.4

    Felice fu finalmente convocato a Roma perché aveva commesso dei grossi torti contro i giudei. Prima di lasciare Cesarea, in risposta a questa convocazione, pensò di “far cosa grata ai Giudei” lasciando Paolo rinchiuso in prigione. Ma egli non ebbe successo nel riottenere la fiducia dei giudei. Fu rimosso dalla sua carica con disonore, e Porcio Festo ricevette l’incarico di succedergli con il quartier generale a Cesarea.UVI 267.1

    Un raggio di luce proveniente dal cielo aveva illuminato Felice, quando Paolo aveva dialogato con lui circa la salvezza, la temperanza e il giudizio a venire. Quella era l’opportunità mandatagli dal cielo perché si rendesse conto dei suoi peccati e li abbandonasse. Ma egli disse al messaggero di Dio: “Per ora, vattene; e quando ne troverò l’opportunità ti manderò a chiamare”. Atti 24:25 (Luzzi). Aveva perso l’ultima offerta della grazia. Egli non avrebbe mai più ricevuto un’altra chiamata da Dio.UVI 267.2

    Larger font
    Smaller font
    Copy
    Print
    Contents