Capitolo 22: Tessalonica
Dopo aver lasciato Filippi, Paolo e Sila si avviarono verso Tessalonica. Qui, fu dato loro il privilegio di parlare a un gran numero di persone nella sinagoga dei giudei. Il loro aspetto portava le tracce del vergognoso trattamento che avevano recentemente ricevuto, e fu necessario dare una spiegazione di ciò che era accaduto. Essi riferirono tutto senza esaltare se stessi, ma glorificando Colui che aveva operato la loro liberazione.UVI 138.1
Nel predicare ai tessalonicesi, Paolo si riferì alle profezie dell’Antico Testamento riguardanti il Messia. Cristo durante il suo ministero aveva fatto comprendere queste profezie ai suoi discepoli: “E cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture le cose che lo concernevano”. Luca 24:27 (Luzzi). La predicazione di Pietro metteva in evidenza gli elementi di continuità esistenti tra Cristo e l’Antico Testamento. Stefano aveva seguito lo stesso metodo. E anche Paolo, nel suo ministero si appellò alle Scritture che predicevano la nascita, le sofferenze, la morte, la risurrezione e l’ascensione di Cristo. Per mezzo della testimonianza di Mosè e dei profeti, egli provò che Gesù di Nazareth era il Messia, e mostrò che fin dai giorni di Adamo la voce di Cristo aveva parlato mediante i patriarchi e i profeti.UVI 138.2
Chiare e specifiche profezie erano state date circa l’apparizione del Messia promesso. Ad Adamo fu data la certezza della venuta del Redentore. La sentenza pronunciata su Satana: “Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo, e tu le ferirai il calcagno” (Genesi 3:15, Luzzi) fu per i nostri primi genitori la promessa della salvezza che si sarebbe realizzata in Cristo.UVI 138.3
Ad Abramo fu data la promessa che il Salvatore sarebbe venuto dalla sua discendenza: “Tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua progenie”. Genesi 22:18 (Luzzi). “Non dice: “E alle progenie”, come se si trattasse di molte; ma, come parlando di una sola, dice: “E alla tua progenie”, ch’è Cristo”. Galati 3:16 (Luzzi).UVI 138.4
Mosè, ormai al termine della sua opera come condottiero e guida d’Israele, profetizzò chiaramente la venuta del Messia. “L’Eterno, il tuo Dio — egli dichiarò al popolo d’Israele riunito — ti susciterà un profeta come me, in mezzo a te, d’infra i tuoi fratelli; a quello darete ascolto!” Mosè assicurò gli israeliti che Dio stesso gli aveva rivelato questo sul monte Horeb, dicendo: “Susciterò loro un profeta come te, di mezzo ai loro fratelli, e porrò le mie parole nella sua bocca, ed egli dirà loro tutto quello che io gli comanderò”. Deuteronomio 18:15, 18 (Luzzi).UVI 138.5
Il Messia doveva essere di discendenza reale, perché nella profezia pronunciata da Giacobbe, il Signore aveva detto: “Lo scettro non sarà rimosso da Giuda, né il bastone del comando di fra i suoi piedi, finché venga Colui che darà il riposo, e al quale ubbidiranno i popoli”. Genesi 49:10 (Luzzi).UVI 139.1
Isaia profetizzò: “Un ramo uscirà dal tronco d’Isaia, e un rampollo spunterà dalle sue radici”. “Inclinate l’orecchio, e venite a me; ascoltate e l’anima vostra vivrà; io fermerò con voi un patto eterno, vi largirò le grazie stabili promesse a Davide. Ecco, io l’ho dato come testimonio ai popoli, come principe e governatore dei popoli. Ecco, tu chiamerai nazioni che non conosci, e nazioni che non ti conoscono accorreranno a te, a motivo dell’Eterno, del tuo Dio, del Santo d’Israele, perch’Ei ti avrà glorificato”. Isaia 11:1; 55:3-5 (Luzzi).UVI 139.2
Anche Geremia diede testimonianza della venuta del Redentore come di un principe della casa di Davide: “Ecco, i giorni vengono, dice l’Eterno, quand’io farò sorgere a Davide un germoglio giusto, il quale regnerà da e e prospererà, e farà ragione e giustizia nel paese. Ai giorni d’esso, Giuda sarà salvato, e Israele starà sicuro nella sua dimora: e questo sarà il nome col quale sarà chiamato: l’Eterno nostra giustizia”. Geremia 23:5, 6 (Luzzi). E di nuovo: “Il Signore dice: “Ci sarà sempre un discendente di Davide come re d’Israele; ci saranno sempre discendenti della tribù di Levi come sacerdoti che vengono davanti a me per presentare i sacrifici completi, bruciare l’incenso e offrire altri sacrifici”. Geremia 33:17, 18.UVI 139.3
Fu predetto anche il luogo di nascita del Messia: “Betlemme Efrata, tu sei una delle più piccole città della regione di Giuda. Ma da te uscirà colui che deve guidare il popolo d’Israele a nome mio. Le sue origini risalgono ai tempi più antichi”. Michea 5:1.UVI 139.4
L’opera che il Salvatore doveva compiere su questa terra fu ampiamente descritta: “Lo spirito dell’Eterno riposerà su lui: spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di forza, spirito di conoscenza e di timor dell’Eterno”. Quest’Unto doveva “recare una buona novella agli umili... fasciare quelli che hanno il cuore rotto, ... proclamare la libertà a quelli che sono in cattività, l’apertura del carcere ai prigionieri... proclamare l’anno di grazia dell’Eterno, e il giorno di vendetta del nostro Dio; ... consolare tutti quelli che fanno cordoglio; ... mettere ... dare a quelli che fanno cordoglio in Sion, un diadema in luogo di cenere, l’olio della gioia in luogo di duolo, il manto della lode in luogo d’uno spirito abbattuto, onde possano esser chiamati terebinti di giustizia, la piantagione dell’Eterno da servire alla sua gloria”. Isaia 11:2, 3; 61:1-3 (Luzzi).UVI 139.5
“Ecco il mio servo, io lo sosterrò; il mio eletto in cui si compiace l’anima mia; io ho messo il mio spirito su lui, egli insegnerà la giustizia alle nazioni. Egli non griderà, non alzerà la voce, non la farà udire per le strade. Non spezzerà la canna e non spegnerà il lucignolo fumante; insegnerà la giustizia secondo verità. Egli non verrà meno e non s’abbatterà finché abbia stabilita la giustizia sulla terra; e le isole aspetteranno fiduciose la sua legge”. Isaia 42:1-4 (Luzzi).UVI 140.1
Paolo spiegò con forza convincente, riferendosi alle scritture dell’Antico Testamento, che “era stato necessario che il Cristo soffrisse e risuscitasse dai morti”. Atti 17:3 (Luzzi). Michea non aveva forse profetizzato: “Colpiscon con la verga la guancia del giudice d’Israele”? Michea 5:1 (Luzzi). E il Messia promesso non aveva forse profetizzato di se stesso, mediante il profeta Isaia, affermando: “Io ho presentato il mio dorso a chi mi percoteva, e le mie guanace, a chi mi strappava la barba, io non ho nascosto il mio volto all’onta e agli sputi”? Per mezzo del salmista, Cristo aveva predetto il trattamento che avrebbe ricevuto dagli uomini: “Io sono... il vituperio degli uomini, e lo sprezzato dal popolo. Chiunque mi vede si fa beffe di me; allunga il labbro, scuote il capo, dicendo: “Ei si rimette all’Eterno; lo liberi dunque; lo salvi, poiché lo gradisce”. “Posso contare tutte le mie ossa. Essi mi guardano e m’osservano; spartiscon fra loro i miei vestimenti e tirano a sorte la mia veste”. “Io son divenuto un estraneo ai miei fratelli, e un forestiero ai figliuoli di mia madre. Poiché lo zelo della tua casa mi ha roso, e i vituperi di quelli che ti vituperano son caduti su me... Il vituperio m’ha spezzato il cuore e son tutto dolente: ho aspettato chi si condolesse meco, non v’è stato alcuno; ho aspettato dei consolatoti, ma non ne ho trovati””. Salmi 22:6-8, 17, 18; 69:8, 9, 20 (Luzzi).UVI 140.2
Con quanta chiarezza il profeta Isaia ha annunciato le sofferenze e la morte di Cristo! “Chi ha creduto a quel che noi abbiamo annunziato? — chiede il profeta — e a chi è stato rivelato il braccio dell’Eterno? Egli è venuto su dinanzi a lui come un rampollo, come una radice ch’esce da un arido suolo; non avea forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né apparenza da farcelo desiderare. Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare col patire, pari a colui dinanzi al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna.UVI 140.3
“E, nondimeno, eran le nostre malattie ch’egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui s’era caricato; e noi lo reputavamo colpito, battuto da Dio, ed umiliato! Ma egli è stato trafitto a motivo delle nostre trasgressioni, fiaccato a motivo delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiam pace, è stato su lui, e per le sue lividure noi abbiamo avuto guarigione.UVI 141.1
“Noi tutti eravamo erranti come pecore, ognuno di noi seguiva la sua propria via; e l’Eterno ha fatto cader su lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattatto, umiliò se stesso, e non aperse la bocca. Come l’agnello menato allo scannatoio, come la pecora muta dinanzi a chi la tosa, egli non aperse la bocca. Dall’oppressione e dal giudizio fu portato via; e fra quelli della sua generazione chi rifletté ch’egli era strappato dalla terra de’ viventi e colpito a motivo delle trasgressioni del mio popolo?” Isaia 53:1-8 (Luzzi).UVI 141.2
Anche la maniera in cui sarebbe morto era stata raffigurata. Come il serpente di bronzo era stato innalzato nel deserto, così anche il Redentore doveva essere innalzato: “Affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna”. Giovanni 3:16 (Luzzi).UVI 141.3
“E gli si dirà: “Che son quelle ferite che hai nelle mani?” Ed egli risponderà: “Son le ferite che ho ricevuto nella casa dei miei amici””. Zaccaria 13:6 (Luzzi).UVI 141.4
“Gli avevano assegnata la sepoltura tra gli empi, ma nella sua morte, egli è stato col ricco, perché non aveva commesso violenze né v’era stata frode nella sua bocca. Ma piacque all’Eterno di fiaccarlo coi patimenti”. Isaia 53:9, 10 (Luzzi).UVI 141.5
Colui che doveva morire per mano di uomini malvagi, doveva anche risorgere come vincitore sul peccato e sulla morte. Sotto l’ispirazione dell’Onnipotente, il cantore d’Israele aveva dato testimoniaza della gloria della sua risurrezione. “La mia carne — egli aveva proclamato con gioia — dimorerà al sicuro; poiché tu non abbandonerai l’anima mia in poter della morte, né permetterai che il tuo santo vegga la fossa”. Salmi 16:9, 10 (Luzzi).UVI 141.6
Paolo mostrò come Dio aveva intimamente connesso i riti sacrificali con le profezie riguardanti Colui che sarebbe stato “l’agnello menato allo scannatoio”. Il Messia doveva dare la sua vita come offerta per il peccato. Contemplando attraverso i secoli la scena dell’espiazione compiuta dal Salvatore, il profeta Isasia aveva testimoniato che l’Agnello di Dio “ha dato se stesso alla morte, ed è stato annoverato fra i trasgressori, perch’egli ha portato i peccati di molti, e ha interceduto per i trasgressori”. Isaia 53:7, 10, 12 (Luzzi).UVI 141.7
Il Salvatore della profezia doveva venire, non come un re temporale, per liberare la nazione ebrea dai suoi oppressori, ma come un uomo in mezzo agli uomini, per vivere una vita di povertà e umiltà, e alla fine per essere disperzzato, rigettato e ucciso. Il Salvatore predetto nelle scritture dell’Antico Testamento doveva offrire se stesso come sacrifico in favore dell’umanità caduta, soddisfacendo a tutte le richieste della legge che gli uomini avevano trasgredito. In lui tutti i sacrifici avrebbero incontrato il loro antitipo; la sua morte sulla croce avrebbe racchiuso in sé il significato dell’intera economia giudaica.UVI 142.1
Paolo raccontò ai giudei di Tessalonica del suo passato zelo per la legge cerimoniale e della sua meravigliosa esperienza alle porte di Damasco. Prima della sua conversione egli aveva confidato nella pietà ereditata dai padri d’Israele, ma si trattava di una speranza mal riposta. La sua fede allora non era ancorata a Cristo; egli confidava soltanto nelle prescrizioni e nelle cerimonie che la tradizione imponeva. Il suo zelo per la legge non poteva accordarsi con la fede in Gesù, esso era inutile. Vantandosi di essere irreprensibile nell’osservanza dei precetti della legge, egli aveva finito per rifiutare la persona che dava valore alla legge.UVI 142.2
Con la sua conversione tutto era cambiato. Gesù di Nazareth che lui perseguitava perseguitando i suoi santi, gli apparve come il Messia promesso. Il persecutore vide in lui il Figlio di Dio, venuto sulla terra per adempiere le profezie, e per compiere nella sua vita ciò che era stato predetto dalle Sacre Scritture.UVI 142.3
Le parole di Paolo rivolte agli appartenenti della sinagoga di Tessalonica avevano gettato una nuova luce sul vero significato dei riti e delle cerimonie connesse con il servizio del tempio. Egli tracciò un parallelismo tra i servizi del tempio e il ministero di Cristo nel santuario celeste, e fino a quando, avendo completato la sua opera mediatrice, Cristo sarebbe tornato con grande potenza e gloria per stabilire il suo regno sulla terra. Paolo credeva fermamente nella seconda venuta di Cristo. Egli presentò la verità concernente questo evento con tanta chiarezza e convinzione, da lasciare una durevole impressione sulle menti dei suoi numerosi ascoltatori.UVI 142.4
Per tre sabati consecutivi, Paolo predicò ai tessalonicesi spiegando con le Scritture tutto ciò che riguardava la vita, la morte, la risurrezione, il ministero e la futura gloria di Cristo, parlando dell’Agnello che era stato immolato fin dalla creazione del mondo. Apocalisse 13:8. Egli esaltò Cristo, perché la giusta comprensione del suo ministero è la chiave che permette di comprendere le scritture dell’Antico Testamento, dando accesso ai suoi ricchi tesori.UVI 142.5
L’attenzione dei tessalonicesi fa attirata dalle verità del Vangelo che furono loro proclamate con grande forza. “E alcuni di loro furon persuasi, e si unirono a Paolo e Sila; e così fecero una gran moltitudine di Greci pii, e non poche delle donne principali”. Atti 17:4 (Luzzi).UVI 143.1
Come nei luoghi dove si erano precedentemente recati, anche qui gli apostoli incontrarono una determinata opposizione. I giudei che non credettero furono” mossi da invidia”. Atti 17:5. Questi giudei non erano ben visti dalle autorità romane, perché poco tempo prima avevano generato un’insurrezione a Roma. Essi erano guardati con sospetto e la loro libertà era stata ristretta. Ora, pensarono che fosse giunto il momento di sfruttare le circostanze per riaccaparrarsi il favore romano e allo stesso tempo gettare nel’infamia gli apostoli e i convertiti al cristianesimo.UVI 143.2
Essi fecero questo unendosi a “certi uomini malvagi fra la gente di piazza”, insieme a loro riuscirono a mettere “in tumulto la città”. Nella speranza di adescare gli apostoli, assalirono la casa di “Giasone”, ma non trovarono né Paolo né Sila. E “non avendoli trovati”, la plebaglia, irritata e delusa, trascinò “Giasone e alcuni de’ fratelli dinanzi ai magistrati della città, gridando: costoro che hanno messo sossopra il mondo, son venuti anche qua, e Giasone li ha accolti; ed essi tutti vanno contro agli statuti di Cesare, dicendo che c’è un altro re: Gesù”. Atti 17:5-7 (Luzzi).UVI 143.3
Siccome Paolo e Sila non furono trovati, i magistrati misero in catene i credenti accusati, per mantenere la pace. Temendo ulteriore violenza, “i fratelli, subito, di notte, fecero partire Paolo e Sila per Berea”. Atti 17:10 (Luzzi).UVI 143.4
Coloro che oggi insegnano impopolari verità non si devono scoraggiare se a volte quelli che si reputano cristiani non li accettano. Lo stesso accadde a Paolo e ai suoi collaboratori fra la gente per il cui bene si adoperavano. I messaggeri della croce devono essere prudenti e pregare, avanzando con fede e coraggio, e operando sempre nel nome di Gesù. Essi devono esaltare Cristo come il solo Mediatore che l’uomo ha nel santuario celeste; nella sua persona é racchiuso il significato di tutti i sacrifici della dispensazione dell’Antico Testamento. Egli, per mezzo del suo sacrificio espiatorio, può dare pace e perdono ai trasgressori della legge di Dio.UVI 143.5