Capitolo 26: A Capernaum
Negli intervalli tra i suoi viaggi Gesù si fermava a Capernaum. Per questo motivo quella città fu chiamata “la sua città”. Sorgeva sulla riva del mar di Galilea, vicino alla bella pianura di Gennezaret, precisamente al suo inizio.SU 179.1
La profonda depressione del lago conferiva a quella pianura il tipico clima del sud. Ai tempi del Cristo vi crescevano la palma e l’ulivo, c’erano frutteti e vigneti, campi verdi e splendidi fiori; il terreno era irrigato da sorgenti che sgorgavano dalle rocce. Città e villaggi sorgevano sulle rive del lago e sulle colline circostanti e le barche dei pescatori ne solcavano le acque. Ovunque la vita scorreva operosa.SU 179.2
La città di Capernaum era molto adatta a essere il centro del ministero del Salvatore. Sorgeva infatti sulla via che collegava Damasco a Gerusalemme, all’Egitto e al Mediterraneo ed era perciò un importantissimo nodo di transito. Viaggiatori provenienti da vari paesi passavano per la città e si fermavano fra le sue mura per riposare. Gesù vi incontrava persone di ogni classe sociale e nazionalità, persone ricche e potenti, persone povere e umili. I suoi insegnamenti potevano diffondersi in altri paesi e in altre famiglie. In questo modo si sarebbe approfondito lo studio delle profezie e lo sguardo di molti si sarebbe rivolto verso il Salvatore del mondo per conoscere la sua missione.SU 179.3
Nonostante la presa di posizione del sinedrio contro Gesù, il popolo osservava ansioso lo svolgimento della sua missione. Anche tutto il cielo lo seguiva con profondo interesse; gli angeli preparavano la via al suo ministero, operando sui cuori degli uomini e attirandoli verso il Salvatore.SU 179.4
A Capernaum, il figlio dell’ufficiale reale che il Cristo aveva guarito costituiva una testimonianza della sua potenza. Quell’ufficiale e la sua famiglia parlavano con gioia della loro fede. E quando si seppe che il Maestro era giunto, tutta la città si destò. Numerose persone si raccolsero intorno al Cristo, e in giorno di sabato era tanta la gente che affollava la sinagoga che molti non riuscivano a entrare.SU 179.5
Tutti coloro che ascoltavano il Salvatore “stupivano della sua dottrina perché parlava con autorità”. Luca 4:32. “Perch’egli le ammaestrava come avendo autorità, e non come i loro scribi”. Matteo 7:28. L’insegnamento degli scribi e degli anziani era freddo e formale, come una lezione imparata a memoria. Per essi la Parola di Dio non aveva alcuna potenza di vita e al suo posto trasmettevano al popolo le loro idee e le loro tradizioni. Nella ripetizione abituale dei servizi sacri, dicevano di spiegare la legge, ma nessuna potenza divina agiva sui loro cuori e su quelli degli ascoltatori.SU 179.6
Gesù non si interessava affatto delle varie questioni di cui discutevano gli ebrei. Egli presentava la verità. Le sue parole mettevano in luce gli insegnamenti dei patriarchi e dei profeti e le Scritture apparivano quasi come una nuova rivelazione. I suoi uditori non avevano mai capito, così profondamente, il significato della Parola di Dio.SU 180.1
Gesù affrontava gli stessi problemi della gente, mostrando di conoscere bene i loro dubbi e le loro difficoltà. Presentava la verità insegnandola nel modo più semplice e diretto. Le sue parole erano pure e chiare come acqua di sorgente. La sua voce era come una musica, diversa da quella monotona dei rabbini. Sebbene i suoi insegnamenti fossero semplici, parlava con autorità. Ed era proprio questa caratteristica a distinguerlo nettamente da tutti gli altri. I rabbini parlavano ponendo dubbi e incertezze, come se le Scritture potessero essere interpretate in modo opposto; gli ascoltatori quindi rimanevano incerti. Ma Gesù spiegava le Scritture con indubbia autorità. Parlava con potenza, su qualsiasi argomento, come se le sue parole non potessero essere messe in dubbio.SU 180.2
C’era in lui più ardore che polemica. Parlava come chi aveva uno scopo preciso da raggiungere e faceva conoscere la verità della vita eterna. Ogni sua parola era una rivelazione di Dio. Egli cercava di rompere l’incantesimo che attirava gli uomini verso gli interessi terreni e poneva le realtà di questa vita al giusto posto, subordinandole agli interessi eterni, ma non ne ignorava l’importanza. Insegnava che il cielo e la terra sono uniti, e che la conoscenza della verità divina rende gli uomini più capaci di assolvere i loro doveri quotidiani. Parlava come chi ha familiarità con la vita del cielo ed è consapevole della sua relazione con Dio, ma riconosceva il suo legame con ogni membro della famiglia umana.SU 180.3
Il suo messaggio di misericordia era adatto all’uditorio. Egli poteva dire: “Il Signore, l’Eterno, m’ha dato una lingua esercitata perch’io sappia sostenere con la parola lo stanco”. Isaia 50:4. La grazia sgorgava dalle sue labbra ed Egli guidava gli uomini ai tesori della verità. Possedeva il tatto necessario per vincere i pregiudizi e sapeva attrarre l’attenzione con esempi adeguati. Attraverso l’immaginazione raggiungeva il cuore. Le sue illustrazioni erano ricavate dalle vicende comuni della vita e, sebbene semplici, avevano un profondo significato. Gli uccelli del cielo, i gigli dei campi, il seme, il pastore e le pecore erano le immagini con cui Gesù presentava le sue verità eterne. Quando più tardi i suoi uditori rivedevano quelle cose, si ricordavano delle sue parole. Le immagini scelte da Gesù ricordavano continuamente le sue lezioni.SU 180.4
Il Cristo non adulò mai nessuno. Non parlò mai di cose che esaltassero l’immaginazione; non lodò mai nessuno per le sue invenzioni intelligenti; ma alcuni “teologi”, profondi e senza pregiudizi, accolsero il suo insegnamento e si resero conto che esso metteva alla prova la loro saggezza. Si stupivano per la semplicità con cui sapeva esprimere le verità spirituali. Le persone più colte erano attratte dalle sue parole e ne ricavarono sempre profitto; ma chiunque — anche le persone non istruite e perfino i pagani — potevano comprendere il suo messaggio.SU 181.1
La sua tenera compassione offriva salvezza ai cuori stanchi e turbati. Perfino in mezzo all’animosità di nemici infuriati conservava nell’animo una pace profonda. La bellezza del suo comportamento, l’amabilità del suo carattere e soprattutto l’amore che manifestava tramite il suo sguardo e la sua voce, attiravano tutti coloro il cui animo non era indurito dall’incredulità. Se non avesse avuto un animo dolce e pieno di simpatia che traspariva in ogni sguardo e in ogni parola, non avrebbe potuto affascinare grandi folle. I sofferenti che si rivolgevano a lui sentivano che li comprendeva come un amico tenero e fedele, e desideravano conoscere meglio le sue verità. Il cielo si avvicinava alla terra. Essi volevano stare con lui per godere continuamente il conforto del suo amore.SU 181.2
Gesù osservava con grande interesse il mutamento che avveniva nei suoi uditori. I volti che esprimevano soddisfazione lo riempivano di gioia. Era felice quando la verità penetrava nell’animo, abbatteva le barriere dell’egoismo, produceva pentimento e poi gratitudine. Quando tra la folla scorgeva il volto di persone note, il suo cuore si riempiva di gioia. Riconosceva in esse dei probabili cittadini del regno. Quando esprimeva chiaramente la verità e distruggeva gli idoli del suo pubblico, si rendeva conto, dallo sguardo freddo e distaccato degli uditori, che non era ben accolto. Quando gli uomini non accettavano il suo messaggio di pace, il suo cuore era profondamente rattristato.SU 181.3
Nella sinagoga Gesù parlò del regno che era venuto a stabilire e della sua missione di liberatore dei prigionieri di Satana. Ma fu interrotto da un grido lacerante. Un indemoniato, uscito dalla folla, si precipitò verso di lui gridando: “Che v’è fra noi e te, o Gesù Nazareno? Se’ tu venuto per perderci? Io so chi tu sei: il Santo di Dio!” Luca 4:34.SU 181.4
Tutti erano vittime della confusione e della paura. Gli uditori non ascoltavano più la voce di Gesù. Satana voleva proprio questo quando aveva introdotto la sua vittima nella sinagoga. Ma Gesù sgridò il demonio, dicendo: “Ammutolisci, ed esci da quest’uomo! E il demonio, gettatolo a terra in mezzo alla gente, uscì da lui senza fargli alcun male”. Luca 4:35.SU 182.1
La mente di quell’infelice era stata ottenebrata da Satana, ma la presenza del Salvatore fece penetrare in lui un raggio di luce. Quell’uomo desiderava liberarsi dal dominio di Satana, ma il diavolo si opponeva alla potenza del Cristo. Quando volle implorare l’aiuto del Salvatore, lo spirito maligno gli mise in bocca le proprie parole ed egli gridò di terrore. Tuttavia l’indemoniato si rendeva conto, almeno in parte, di trovarsi alla presenza di qualcuno che avrebbe potuto liberarlo; ma quando cercò di afferrare quella mano potente, un’altra volontà lo trattenne e parole diverse da quelle che avrebbe voluto pronunciare uscirono dalla sua bocca. Una lotta terribile si svolgeva tra la potenza di Satana e il desiderio di libertà dell’uomo.SU 182.2
Colui che aveva vinto Satana nel deserto della tentazione si ritrovava di fronte al nemico. Il demonio cercò con tutti i mezzi di mantenere il controllo della sua vittima. Abbandonare il terreno significava lasciare al Cristo la vittoria. Sembrava che quel disgraziato dovesse morire nella lotta tremenda contro Satana. Ma il Salvatore parlò con autorità e lo liberò. Quell’uomo era là, libero, padrone di sé, felice, di fronte alla folla stupita. Perfino il demonio aveva testimoniato della potenza divina del Salvatore.SU 182.3
Quell’uomo lodava Dio per la liberazione ottenuta. I suoi occhi non gettavano più lampi di follia ma brillavano d’intelligenza e versavano lacrime di gratitudine. Gli astanti erano muti di stupore. Appena si riebbero, esclamarono: “Che cos’è mai questo?... Egli comanda con autorità perfino agli spiriti immondi, ed essi gli ubbidiscono”. Marco 1:27.SU 182.4
La causa vera della disgrazia di quell’uomo, che era diventato uno spettacolo orrendo per gli amici e un tormento per se stesso, risiedeva nella sua condotta. Affascinato dai piaceri peccaminosi, aveva pensato di fare della vita una festa continua. Non immaginava che un giorno sarebbe diventato oggetto di orrore per gli altri e motivo di obbrobrio per la sua famiglia. Riteneva di poter passare la vita in follie innocenti. Ma, iniziata la china, la discesa fu rapida. L’intemperanza e la frivolezza pervertirono le doti del suo animo, e Satana s’impossessò completamente di lui.SU 182.5
Troppo tardi si rese conto della sua rovina. Allora avrebbe sacrificato ricchezze e piaceri per recuperare la salute perduta, ma era ormai vittima del diavolo. Era sceso sul terreno del nemico che si era impossessato di lui. Il tentatore lo aveva lusingato e sedotto e, quando l’infelice fu in suo potere, si mostrò crudele e terribile nelle sue visite. Ciò avviene a chiunque cede al male. I piaceri seducenti conducono alle tenebre della disperazione o alla follia della rovina.SU 182.6
Lo stesso spirito malvagio che tentò il Cristo nel deserto e che possedeva l’indemoniato di Capernaum, dominava gli ebrei increduli. Assumeva nei loro confronti un atteggiamento pio, cercando di ingannarli sulle ragioni per cui dovevano rifiutare il Salvatore. La loro situazione era più difficile di quella dell’indemoniato perché essi non sentivano alcun bisogno del Cristo e quindi erano completamente schiavi del potere di Satana.SU 183.1
Le potenze delle tenebre agirono con maggiore insistenza proprio nel periodo del ministero del Cristo. Per secoli Satana e i suoi seguaci avevano cercato di dominare il corpo e l’animo degli uomini per spingerli al peccato, farli soffrire e poi far ricadere la colpa su Dio. Gesù, invece, faceva conoscere agli uomini il carattere di Dio. Era venuto per annientare il potere di Satana e mettere in libertà i suoi prigionieri. Una vita nuova, un amore e una potenza divini agivano sugli uomini, e il principe del male si schierò per mantenere la sua supremazia, radunò tutte le sue forze e si oppose all’opera del Cristo.SU 183.2
La stessa cosa accadrà nell’ultima fase della grande lotta fra la giustizia e il peccato. Quando una vita, una luce e una potenza nuove scendono dall’alto sui discepoli del Cristo, dal basso sale un’energia malefica per infondere nuovo vigore agli strumenti di Satana. Si assiste allora a una recrudescenza di tutto ciò che è terreno. Il principe del male, reso astuto da secoli di lotta, si traveste da angelo di luce per presentarsi alle folle che danno ascolto “a spiriti seduttori, e a dottrine di demoni”. 1 Timoteo 4:1.SU 183.3
Ai tempi del Cristo i capi e i maestri d’Israele erano incapaci di resistere all’opera di Satana. Avevano trascurato l’unico mezzo attraverso il quale avrebbero potuto sottrarsi al potere degli spiriti malvagi. Il Cristo vinse quegli empi mediante la Parola di Dio. I capi d’Israele pretendevano di essere i maestri della Parola di Dio, ma in realtà la studiavano soltanto per sostenere tradizioni e regole umane. Con false interpretazioni contraffacevano le ragioni stesse per cui Dio l’aveva data. Le loro interpretazioni rendevano confuso ciò che Dio aveva espresso con chiarezza. Discutevano a lungo su problemi secondari e in pratica trascuravano verità più importanti. In questo modo si diffondeva l’infedeltà. La Parola di Dio era privata del suo potere e gli spiriti malvagi spadroneggiavano.SU 183.4
La storia si ripete. Anche oggi molti capi religiosi distruggono la fede nella Parola di Dio pur aprendo la Bibbia e manifestando rispetto per i suoi insegnamenti. Essi analizzano la Parola e antepongono poi le loro opinioni ai suoi chiari insegnamenti. Nelle loro mani la Parola di Dio perde la sua potenza di rigenerazione. Per questo motivo l’infedeltà rimane priva di ogni freno e l’iniquità prevale.SU 183.5
Quando Satana riesce a scuotere la fede nella Bibbia, orienta verso altre fonti di luce e di potenza. Chi si allontana dai chiari insegnamenti delle Scritture e dalle convinzioni suscitate dallo Spirito di Dio, apre la via al tentatore. La critica delle Sacre Scritture e le speculazioni hanno aperto la strada allo spiritismo e alla teosofia, forme moderne dell’antico paganesimo, e hanno consentito a queste dottrine di affermarsi perfino nelle chiese che si professano seguaci del nostro Signore Gesù Cristo.SU 184.1
Agenti che sono strumenti di spiriti bugiardi lavorano a fianco della predicazione del Vangelo. Molti si avvicinano a queste manifestazioni per semplice curiosità; ma quando appare l’azione di una potenza sovrumana, allora è troppo tardi per sfuggire al controllo di una volontà più forte. I mezzi di difesa della persona sono eliminati e non vi sono più barriere contro il peccato. Se i limiti posti dalla Parola di Dio e dal suo Spirito vengono respinti, nessuno sa fino a che punto sprofonderà nella degradazione. Un peccato segreto e una passione dominante possono rendere un uomo prigioniero e impotente, come l’indemoniato di Capernaum. Ma questa condizione non è senza speranza.SU 184.2
Il mezzo che ci consente di vincere è quello per cui il Cristo ha vinto: la potenza della Parola di Dio. Dio non vuole guidare la nostra mente senza il nostro consenso; ma se desideriamo conoscerlo e fare la sua volontà, possiamo contare sulla sua promessa: “E conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi”. Giovanni 8:32. “Se uno vuol fare la volontà di lui, conoscerà se questa dottrina è da Dio”. Giovanni 7:17. Mediante la fede in queste promesse, ognuno può essere liberato dai lacci dell’errore e dal dominio del peccato.SU 184.3
Ogni uomo è libero di scegliersi il proprio maestro. Nessuno però è caduto così in basso, nessuno è così avvilito da non poter trovare liberazione in Cristo. L’indemoniato, invece di pregare, poté soltanto pronunciare le parole di Satana, ma il desiderio del suo cuore fu ugualmente esaudito. Nessun grido di una persona angosciata, anche se non espresso a parole, resta senza risposta. Coloro che vogliono allearsi con il Dio del cielo non saranno abbandonati al potere di Satana o alla debolezza della loro natura. Il Salvatore li invita a rifugiarsi in lui. Isaia 27:5. Gli spiriti delle tenebre lotteranno per tenere un essere umano in loro potere, ma gli angeli di Dio sono più potenti. Il Signore dice: “Si strapperà egli il bottino al potente? e i giusti fatti prigioni saranno essi liberati? Sì; così dice l’Eterno: Anche i prigioni del potente saran portati via, e il bottino del tiranno sarà ripreso; io combatterò con chi combatte teco, e salverò i tuoi figliuoli”. Isaia 49:24, 25.SU 184.4
Mentre la folla che aveva visto la miracolosa liberazione si trovava ancora nella sinagoga, Gesù si ritirò nella casa di Pietro per riposarsi un po’. Ma anche qui era entrata la tristezza. La suocera di Pietro era afflitta da una febbre violenta. Gesù sgridò il male e la donna, guarita, servì il Maestro e i discepoli.SU 185.1
La fama delle opere del Cristo si sparse rapidamente in tutta Capernaum. Per paura dei rabbini gli abitanti non osavano andare da Gesù per essere guariti in giorno di sabato; ma ci fu un grande movimento appena il sole scese all’orizzonte. La gente usciva dalle case, dai negozi, dai mercati per recarsi all’umile dimora di Gesù. I malati arrivavano portati sui loro giacigli o appoggiati a stampelle o sorretti da amici.SU 185.2
C’era un continuo viavai: la gente non sapeva se avrebbe trovato anche l’indomani a Capernaum quel gran Medico. La città non aveva mai vissuto una giornata come quella. Grida di trionfo e liberazione riempivano l’aria e il Salvatore gioiva per la felicità che aveva accordato. Provava pietà per le sofferenze di coloro che andavano da lui ed era contento di ristabilirli in salute e di renderli felici.SU 185.3
Gesù cessò la sua opera solo dopo che l’ultima sofferenza fu alleviata. Era notte fonda quando la folla se ne andò e si fece silenzio nella casa di Simone. Dopo una giornata così lunga e faticosa, Gesù si riposò. Ma mentre la città dormiva ancora, “la mattina, essendo ancora molto buio, Gesù, levatosi, uscì e se ne andò in un luogo deserto; e quivi pregava”. Marco 1:35.SU 185.4
Così trascorsero i primi giorni del ministero di Gesù. Egli lasciava che i suoi discepoli tornassero nelle loro case e si riposassero, ma resisteva dolcemente ai loro tentativi di distrarlo dal suo lavoro. Tutto il giorno era all’opera per istruire gli ignoranti, per guarire i malati, per restituire la vista ai ciechi, per nutrire la folla. La sera o la mattina presto si appartava sui monti per essere in comunione con il Padre. Spesso trascorreva tutta la notte in preghiera o in meditazione, e il mattino riprendeva la sua opera in mezzo al popolo.SU 185.5
Una mattina molto presto Pietro e i suoi compagni vennero da Gesù per dirgli che gli abitanti di Capernaum lo cercavano già. I discepoli erano amareggiati per il modo in cui il Cristo era stato accolto fino a quel momento. Le autorità di Gerusalemme volevano farlo morire e i suoi stessi concittadini avevano tentato di togliergli la vita. Capernaum, invece, lo accoglieva con gioia ed entusiasmo, e ciò ravvivò le speranze dei discepoli. Pensavano che tra quei galilei assetati di libertà si sarebbero trovati dei sostenitori del nuovo regno. Perciò furono sorpresi quando Gesù disse: “Anche alle altre città bisogna ch’io evangelizzi il regno di Dio; poiché per questo sono stato mandato”. Luca 4:43.SU 185.6
L’entusiasmo suscitato in Capernaum rischiava di far perdere di vista lo scopo della missione di Gesù. Egli non voleva che le folle lo conoscessero soltanto come taumaturgo e medico del corpo, ma voleva soprattutto che gli uomini lo accettassero come Salvatore. La gente si convinceva facilmente che Gesù era venuto come re, per stabilire un regno terreno; ma Egli voleva che la loro mente si volgesse dalle realtà terrene a quelle spirituali. Un successo puramente terreno avrebbe potuto compromettere la sua opera. Non voleva l’ammirazione di una folla noncurante e non ricercava una gloria personale. Il Figlio dell’uomo fu sempre indifferente agli omaggi che il mondo tributa alla posizione sociale, alle ricchezze o all’ingegno e non usò nessun mezzo di cui ordinariamente si servono gli uomini per ottenere rispetto e accettazione delle loro idee. Secoli prima della sua nascita così era stato profetizzato di lui: “Egli non griderà, non alzerà la voce, non la farà udire per le strade. Non spezzerà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante; insegnerà la giustizia secondo verità. Egli non verrà meno e non s’abbatterà finché abbia stabilita la giustizia sulla terra”. Isaia 42:2-4.SU 186.1
I farisei cercavano di distinguersi per la scrupolosa osservanza delle forme, per l’ostentazione della religiosità e della carità. Mostravano il loro zelo per la religione facendone argomento di discussioni accanite. Le sette rivali entravano spesso in polemica, ed era piuttosto frequente udire nelle strade le voci dei sapienti dottori della legge impegnati in aspre contese.SU 186.2
Gesù si comportò in modo totalmente opposto. Non faceva noiose polemiche, non ostentava la sua religiosità, non agiva per ottenere approvazione. Il Cristo era nascosto in Dio e Dio si manifestava nel carattere del Figlio. Gesù voleva che il popolo contemplasse quella rivelazione e le tributasse i suoi omaggi. Il Sole di giustizia non poteva risplendere sul mondo in tutto il suo fulgore per abbagliare gli uomini con la sua gloria. Del Cristo è scritto: “Il suo levarsi è certo, come quello dell’aurora”. Osea 6:3. Come la luce del giorno si diffonde quietamente e progressivamente, fugando le tenebre e risvegliando il mondo alla vita, così si levò il Sole di giustizia portando “la guarigione... nelle sue ali”. Malachia 4:2.SU 186.3