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La speranza dell’uomo - Contents
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    Capitolo 23: “Il regno di Dio è vicino”

    “Gesù si recò in Galilea, predicando l’evangelo di Dio e dicendo: Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete all’evangelo”. Marco 1:14, 15.SU 163.1

    La venuta del Messia era stata annunciata per la prima volta in Giudea. La nascita del precursore era stata predetta a Zaccaria mentre officiava davanti all’altare, nel tempio di Gerusalemme. Gli angeli avevano annunciato la nascita di Gesù sulle colline di Betlemme. I magi erano andati a Gerusalemme per cercarlo. Simeone e Anna avevano attestato la sua divinità nel tempio. Gerusalemme e tutta la Giudea avevano ascoltato la predicazione di Giovanni Battista; i rappresentanti del sinedrio e la folla avevano udito la sua testimonianza resa a Gesù. Sempre in Giudea Gesù aveva chiamato i suoi primi discepoli e aveva svolto la prima parte del suo ministero. La sua divinità si era manifestata nella purificazione del tempio, nei suoi miracoli di guarigione e nelle lezioni di verità che sgorgavano dalle sue labbra: tutto questo confermava la dichiarazione della sua divinità fatta davanti al sinedrio dopo la guarigione di Betesda.SU 163.2

    Accettando il Cristo, i capi d’Israele avrebbero anche ricevuto il grande onore di essere suoi messaggeri nel mondo. Ad essi, per primi, fu data l’opportunità di diventare messaggeri del regno e della grazia di Dio. Ma Israele non riconobbe il tempo della sua venuta. La gelosia e la sfiducia dei capi avevano suscitato un odio aperto, e il cuore del popolo era lontano da Gesù.SU 163.3

    Il sinedrio, avendo rigettato il messaggio del Cristo, cercava di farlo morire; perciò Gesù lasciò Gerusalemme, i sacerdoti, il tempio, i capi religiosi, le persone istruite nella legge e si rivolse ad altri per proclamare il suo messaggio e per raccogliere coloro che avrebbero trasmesso il messaggio del Vangelo a tutti i popoli.SU 163.4

    Il rifiuto della conoscenza e della vita eterna da parte delle autorità ecclesiastiche al tempo del Cristo, si è ripetuto in tutte le generazioni successive. Più volte Gesù ha dovuto ritirarsi, come aveva fatto dalla Giudea. Quando i riformatori predicavano la Parola di Dio, non pensavano affatto di separarsi dalla chiesa costituita; ma i capi religiosi non sopportarono quel messaggio e coloro che ne erano i portavoce furono costretti a rivolgersi ad altre persone, assetate di verità. Ai nostri giorni, pochi fra coloro che si professano seguaci dei riformatori hanno il loro stesso spirito. Pochi sono disposti ad ascoltare la voce di Dio e ad accettare qualsiasi verità venga presentata loro. Spesso i veri seguaci dei riformatori sono costretti a separarsi dalle chiese che amano per proclamare il messaggio della Parola di Dio. Molte volte coloro che cercano la verità devono, per ubbidire a quegli insegnamenti, lasciare le chiese dei loro padri.SU 163.5

    Le popolazioni della Galilea, disprezzate dai rabbini di Gerusalemme che le consideravano rozze e ignoranti, erano il campo più favorevole per l’opera del Salvatore. Erano più pronte e sincere, meno fanatiche, la loro mente era più aperta alla verità. Andando in Galilea, Gesù non cercava l’isolamento e la solitudine. In quella provincia c’era allora una popolazione numerosa, con un numero maggiore di stranieri che in Giudea.SU 164.1

    Mentre Gesù percorreva la Galilea, insegnando e guarendo, la folla accorreva a lui dalle città e dai villaggi vicini. Molti giungevano perfino dalla Giudea e dalle province lontane. Spesso Gesù era costretto a nascondersi. L’entusiasmo era così grande che a volte si dovettero prendere precauzioni per paura che le autorità romane pensassero a eventuali sommosse. Non era mai successo qualcosa di simile nella storia del mondo. Il cielo era sceso tra gli uomini. Anime affamate e assetate, che avevano a lungo atteso la redenzione d’Israele, si rallegravano per la grazia del misericordioso Salvatore.SU 164.2

    Il messaggio del Cristo era: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete all’evangelo”. Questo, il messaggio annunciato dal Salvatore stesso, si basava sulle profezie. Il “tempo” che Egli considerava compiuto era il periodo profetico rivelato a Daniele dall’angelo Gabriele: “Settanta settimane son fissate riguardo al tuo popolo e alla tua santa città, per far cessare la trasgressione, per metter fine al peccato, per espiare l’iniquità, e addurre una giustizia eterna, per suggellare visione e profezia, e per ungere un luogo santissimo”. Daniele 9:24. Nelle profezie un giorno rappresenta un anno. Cfr. Numeri 14:34; Ezechiele 4:6. Le settanta settimane, ossia i quattrocentonovanta giorni, rappresentano quattrocentonovant’anni. La profezia indica anche il momento di inizio di questo periodo. “Sappi adunque, e intendi, che da che sarà uscita la parola che Gerusalemme sia riedificata, infino al Messia, Capo dell’esercito, vi saranno sette settimane, e altre sessantadue settimane”. Daniele 9:25 (Diodati). Sessantanove settimane, ossia quattrocentottantatré anni. L’ordine di restaurare e di ricostruire Gerusalemme emanato da Artaserse Longimano (cfr. Esdra 6:14; 7:1, 9) divenne esecutivo nell’autunno del 457 a.C. Iniziando da questa data, i quattrocentottantatré anni ci portano all’autunno dell’anno 27 d.C. Secondo la profezia questo periodo doveva giungere fino al Messia, all’Unto. Nell’anno 27 Gesù fu battezzato, fu unto di Spirito Santo e iniziò il suo ministero. Allora fu proclamato il messaggio: “Il tempo è compiuto”.SU 164.3

    L’angelo aveva aggiunto: “Egli stabilirà un saldo patto con molti, durante una settimana”. Daniele 9:27. Per sette anni, dall’inizio del ministero del Salvatore, il Vangelo venne predicato soprattutto agli ebrei; per tre anni e mezzo dal Cristo stesso, dopo dagli apostoli. “E in mezzo alla settimana farà cessare sacrifizio e oblazione”. Daniele 9:27. Nella primavera dell’anno 31 d.C. Gesù, il vero sacrificio, fu offerto sul Calvario. In quel momento la cortina del tempio si lacerò, indicando che il valore simbolico dei vari sacrifici era finito. Si era concluso il tempo dei sacrifici e delle offerte terreni.SU 165.1

    L’ultima settimana — sette anni — terminò nel 34 d.C. Con la lapidazione di Stefano gli ebrei rifiutarono definitivamente il messaggio del Vangelo. I discepoli, dispersi per la persecuzione, “se ne andarono di luogo in luogo, annunziando la Parola”. Atti 8:4. E poco dopo Saulo, il persecutore, si convertì e divenne Paolo, l’apostolo dei Gentili.SU 165.2

    Il tempo della venuta del Cristo, la sua unzione con lo Spirito Santo, la sua morte e l’annuncio del Vangelo ai Gentili erano stati chiaramente profetizzati. Il popolo ebraico aveva avuto la possibilità di comprendere queste profezie e di riconoscerne l’adempimento nella missione di Gesù. Il Cristo raccomandò ai discepoli di studiare le profezie. A proposito delle profezie di Daniele, disse: “Chi legge pongavi mente”. Matteo 24:15. Dopo la sua risurrezione, egli spiegò ai discepoli “in tutte le Scritture le cose che lo concernevano”. Luca 24:27. Il Salvatore aveva parlato tramite tutti i profeti. “Essi indagavano qual fosse il tempo e quali le circostanze a cui lo Spirito di Cristo che era in loro accennava, quando anticipatamente testimoniava delle sofferenze di Cristo, e delle glorie che dovevano seguire”. 1 Pietro 1:11.SU 165.3

    Fu Gabriele, l’angelo che occupa il primo posto vicino al figlio di Dio, a portare a Daniele il messaggio divino. Fu sempre Gabriele, il “suo angelo”, che il Cristo inviò all’amato Giovanni per svelargli il futuro. Una benedizione è pronunciata su coloro che leggono e ascoltano le parole della profezia e ricordano le cose che vi sono scritte. Cfr. Apocalisse 1:3.SU 165.4

    “Poiché il Signore, l’Eterno, non fa nulla, senza rivelare il suo segreto ai suoi servi, i profeti”. Amos 3:7. “Le cose occulte appartengono all’Eterno, al nostro Dio, ma le cose rivelate sono per noi e per i nostri figliuoli, in perpetuo”. Deuteronomio 29:29. Dio ha concesso queste cose a noi e la sua benedizione si poserà su coloro che studieranno con riverenza e preghiera le scritture profetiche.SU 165.5

    Come il messaggio della prima venuta del Cristo annunciava il regno della sua grazia, così il messaggio del suo ritorno annuncia il regno della sua gloria. Il secondo messaggio, come il primo, si fonda sulle profezie. Le parole che l’angelo rivolse a Daniele relative agli ultimi tempi sarebbero state comprese solo al tempo della fine. Del libro di Daniele è detto che in quel tempo “molti lo studieranno con cura, e la conoscenza aumenterà... ma gli empi agiranno empiamente, e nessuno degli empi capirà, ma capiranno i savi”. Daniele 12:4, 10. Il Salvatore stesso ha indicato i segni della sua venuta. Egli ha detto: “Così anche voi quando vedrete avvenir queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino... Badate a voi stessi, che talora i vostri cuori non siano aggravati da crapula, da ubriachezza e dalle ansiose sollecitudini di questa vita, e che quel giorno non vi venga addosso all’improvviso come un laccio... Vegliate dunque, pregando in ogni tempo, affinché siate in grado di scampare a tutte queste cose che stanno per accadere, e di comparire dinanzi al Figliuol dell’uomo”. Luca 21:31, 34, 36.SU 166.1

    Viviamo nel periodo annunciato da queste profezie. È giunto il tempo della fine; le visioni dei profeti sono state rivelate e comprese e indicano che la venuta gloriosa del nostro Signore è vicina.SU 166.2

    Gli ebrei, avendo interpretato e applicato male la Parola di Dio, non si resero conto del tempo della sua venuta. Gli anni del ministero del Cristo e degli apostoli — questi ultimi preziosi anni di grazia per il popolo eletto — li trascorsero a complottare la distruzione dei messaggeri del Signore. Assorbiti da ambizioni terrene, rimasero sordi all’offerta del regno spirituale. Così anche oggi il regno terreno assorbe i pensieri degli uomini e impedisce loro di rendersi conto del rapido adempimento delle profezie e dei segni dell’imminente venuta del regno di Dio.SU 166.3

    “Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, sì che quel giorno abbia a cogliervi a guisa di ladro; poiché voi tutti siete figliuoli di luce e figliuoli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre”. Pur non sapendo l’ora del ritorno del Signore, possiamo sapere quando esso è vicino. “Non dormiamo dunque come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri”. 1 Tessalonicesi 5:4-6.SU 166.4

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