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La speranza dell’uomo - Contents
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    Capitolo 9: Tempi difficili

    Fin dai primi anni i bambini in Israele dovevano seguire tutte le prescrizioni dei rabbini. Ogni azione era rigidamente regolamentata nei minimi particolari. I maestri della sinagoga insegnavano ai giovani numerose regole che un israelita ortodosso doveva osservare. Ma Gesù non si interessò di queste cose. Fin dalla fanciullezza agì indipendentemente dalle leggi dei rabbini. Studiava in modo costante le Scritture dell’Antico Testamento e sulle sue labbra ricorrevano sempre le parole: “Così dice l’Eterno”.SU 53.1

    Conoscendo sempre meglio le condizioni del popolo, Gesù si rese conto che le esigenze della società e quelle di Dio erano in continuo contrasto. Gli uomini si allontanavano dalla Parola di Dio e promuovevano le loro filosofie. Osservavano riti e tradizioni privi di valore. Il loro servizio si riduceva a un insieme di cerimonie che, invece di indicare le verità, le nascondevano ai fedeli. Egli si rese conto che con i loro servizi privi di fede non potevano trovare la pace. Non conoscevano la libertà dello spirito alla quale si perviene servendo Dio nella verità. Gesù era venuto per insegnare agli uomini la vera adorazione di Dio e non poteva approvare la mescolanza dei precetti umani con i comandamenti di Dio. Non polemizzò con i precetti o con le pratiche di vita dei dotti maestri, ma quando venne rimproverato per le sue abitudini semplici, presentò la Parola di Dio come giustificazione della sua condotta.SU 53.2

    Gesù cercava di assecondare, con gentilezza e sottomissione, coloro con cui entrava in contatto. Gli scribi e gli anziani interpretarono gentilezza e modestia come segni di un carattere su cui avrebbero potuto facilmente influire con il loro insegnamento. Lo esortarono ad accettare le massime e le tradizioni ricevute dai rabbini del passato, ma Gesù chiedeva che la loro autorità si fondasse sulle Scritture. Era disposto ad ascoltare ogni parola pronunciata da Dio, ma non poteva ubbidire ai precetti degli uomini. Gesù dimostrava di conoscere tutte le Scritture e le presentava nella loro vera importanza. Il fatto di essere istruiti da un bambino, metteva i rabbini a disagio. Essi riaffermarono che spettava a loro spiegare le Scritture e Gesù doveva accettare la loro interpretazione. Erano indignati per la sua opposizione ai loro insegnamenti.SU 53.3

    Si resero conto che le loro tradizioni non si basavano su alcuna autorità delle Scritture. Videro che nella comprensione spirituale delle cose, Gesù li precedeva. Tuttavia si irritarono perché egli non ubbidiva alle loro ingiunzioni. Non riuscendo a convincerlo, si rivolsero a Giuseppe e a Maria lamentandosi per la mancata condiscendenza del figlio. Così Gesù fu rimproverato più volte.SU 54.1

    Fin dalla più tenera infanzia, Gesù aveva iniziato ad agire spontaneamente per la formazione del suo carattere, e neppure il rispetto e l’amore per i genitori potevano distoglierlo dall’ubbidienza alla Parola di Dio. La dichiarazione “È scritto” motivava ogni azione che si differenziava dalle abitudini della famiglia. Ma l’influsso dei rabbini rese amara la sua vita. Fin dalla sua giovinezza dovette imparare la difficile lezione del silenzio e della paziente sopportazione.SU 54.2

    I suoi fratelli (termine con cui si indicavano i figli di Giuseppe), parteggiavano per i rabbini. Sostenevano che bisognava rispettare le tradizioni, come se fossero comandamenti di Dio. Stimavano addirittura i precetti degli uomini al di sopra della Parola di Dio; erano molto imbarazzati per le precise dichiarazioni di Gesù che distingueva tra il vero e il falso e definivano caparbietà la sua rigorosa ubbidienza alla legge di Dio. Erano sorpresi per la conoscenza e la saggezza che manifestava nelle sue risposte ai rabbini. Sapevano che non era stato alla scuola dei dotti, ma non potevano non riconoscerlo come un maestro. Riconoscevano che la sua educazione era superiore alla loro, ma non si rendevano conto che Egli aveva accesso all’albero della vita, una fonte di conoscenza da loro ignorata.SU 54.3

    Il Cristo non faceva distinzione tra gli uomini. Da questo punto di vista si era allontanato dalle rigide regole dei farisei. Aveva constatato che il campo che riguardava la religione era circondato da barriere impenetrabili che lo isolavano, come se fosse un terreno troppo sacro per la vita di tutti i giorni. Egli abbatté quelle separazioni. Nei suoi rapporti con gli uomini non chiese quale fosse la loro fede o il gruppo cui appartenevano. Impegnò le sue capacità in favore di tutti coloro che ne avevano bisogno. Per mostrare la sua natura divina non si isolò in una cella da eremita, ma agì in favore dell’umanità. Insegnò che la religione della Bibbia non consiste nella mortificazione del corpo o nel consacrare del tempo solo per occasioni speciali: sempre e ovunque manifestò un interesse affettuoso per gli uomini diffondendo intorno a lui il calore del vero amore.SU 54.4

    Questo atteggiamento era un rimprovero per i farisei. Dimostrava che la religione non è fatta di egoismo e che il loro attaccamento agli interessi personali era molto lontano dalla vera devozione. Tutto ciò suscitò la loro ostilità e fecero di tutto per indurlo a conformarsi alle loro regole.SU 54.5

    Gesù cercò di alleviare ogni sofferenza. Possedeva poco denaro, ma spesso rinunciò al cibo per soccorrere coloro che avevano maggiore bisogno di lui. I suoi fratelli sentivano che il suo influsso era superiore al loro. Aveva un tatto che nessuno di loro aveva, né desiderava possedere. Quando parlavano duramente ai poveri o agli infelici, Gesù andava a cercarli e rivolgeva loro parole di incoraggiamento. Era pronto a offrire un bicchiere d’acqua fresca e il proprio cibo a chi ne aveva bisogno. Alleviando le sofferenze, le verità che insegnava, associate ai suoi atti di misericordia, si fissavano nella memoria.SU 55.1

    Tutto questo dispiaceva ai suoi fratelli. Essendo maggiori di età, ritenevano che avrebbe dovuto sottostare alla loro autorità. I fratelli dicevano che si sentiva superiore a loro e lo biasimavano perché si metteva al di sopra dei loro maestri, dei sacerdoti e dei capi del popolo. Spesso lo minacciavano e cercavano di intimidirlo, ma non se ne curava. La sua guida erano le Scritture.SU 55.2

    Gesù amava i suoi fratelli e li trattava con molta gentilezza, ma essi erano gelosi di lui e manifestavano nei suoi confronti incredulità e disprezzo. Non riuscivano a capire il suo comportamento. Scorgevano nella sua vita grandi contraddizioni. Egli era il divino figlio di Dio e nello stesso tempo un bambino bisognoso di aiuto. Era il Creatore del mondo; la terra era sua e tuttavia la povertà lo accompagnava in ogni momento della vita. Aveva una dignità e una personalità del tutto distinte dall’orgoglio e dalla presunzione. Non aspirava alla grandezza terrena e si accontentava anche della posizione più umile. Tutto ciò provocava la collera dei fratelli, che non riuscivano a spiegarsi la sua costante serenità nelle prove e nelle privazioni. Non sapevano che si era fatto povero per amor nostro affinché potessimo diventare ricchi attraverso la sua povertà. Cfr. 2 Corinzi 8:9. Non potevano capire il mistero della sua missione così come gli amici di Giobbe non riuscivano a comprenderne l’umiliazione e le sofferenze.SU 55.3

    Gesù non fu accettato dai suoi fratelli perché non era come loro: il suo ideale era diverso. Per seguire gli uomini essi si erano allontanati da Dio, e la sua potenza non si manifestava più nella loro vita. Il tipo di religione che professavano non poteva trasformare il loro carattere. Essi pagavano “la decima della menta e dell’aneto e del comino”, ma trascuravano “le cose più gravi della legge: il giudicio, e la misericordia, e la fede”. Matteo 23:23. L’esempio di Gesù era per loro un motivo costante di irritazione. Egli odiava una sola cosa nel mondo: il peccato. Non poteva trovarsi di fronte a nessun errore senza provare una sofferenza che non riusciva a dissimulare. Vi era un contrasto evidente tra i formalisti, la cui apparente santità nascondeva l’amore per il peccato, e un carattere in cui predominava sempre la preoccupazione per la gloria di Dio.SU 55.4

    Poiché la vita di Gesù rappresentava una condanna del male, egli incontrò opposizione sia in casa sia fuori. La sua generosità e integrità erano criticate con un sorriso di beffa. La sua pazienza e gentilezza erano definite viltà.SU 56.1

    Gesù assaporò tutta l’amarezza che sperimenta la maggior parte degli uomini. Alcuni cercarono di disprezzarlo per la sua nascita. Anche nell’infanzia vide sguardi sprezzanti e sentì mormorii maligni. Se avesse risposto con una parola o con uno sguardo impazienti, se avesse reagito contro i suoi fratelli con una sola azione sbagliata, non sarebbe stato più un esempio perfetto. Non avrebbe più potuto realizzare il piano della nostra redenzione. Agendo così, avrebbe ammesso che vi poteva essere qualche scusa per il peccato. Satana avrebbe trionfato e gli uomini avrebbero perso ogni possibilità di salvarsi. Per questa ragione il tentatore si impegnò per rendere la vita di Gesù più penosa possibile, perché potesse cadere nel peccato.SU 56.2

    Ma a ogni tentazione Gesù rispondeva: “Sta scritto”. Raramente rimproverava i fratelli per i loro errori, ma sempre aveva per loro una parola da parte di Dio. Spesso fu accusato di codardia per il suo rifiuto di unirsi ad alcuni loro atti peccaminosi, ma la sua risposta era: “Sta scritto: Temere il Signore: questa è la Sapienza, e fuggire il male è l’Intelligenza”. Giobbe 28:28.SU 56.3

    Alcuni cercavano la sua compagnia perché la sua presenza portava la pace; ma molti la evitavano perché si sentivano a disagio per la sua vita irreprensibile. I coetanei lo invitavano a imitarli. Erano lieti della sua presenza e accettavano i suoi consigli opportuni, ma non potevano sopportare i suoi timori di fare qualcosa che non fosse giusto e lo consideravano ristretto d’idee e pieno di scrupoli. Gesù rispondeva: “Sta scritto: Come renderà il giovane la sua via pura? Col badare ad essa secondo la tua parola. Io ho riposto la tua parola nel mio cuore per non peccare contro di te”. Salmi 119:9, 11.SU 56.4

    Spesso gli chiedevano perché fosse così particolare, diverso da tutti. Rispondeva citando la Parola di Dio. “Beati quelli che sono integri nelle loro vie, che camminano secondo la legge dell’Eterno. Beati quelli che osservano le sue testimonianze, che lo cercano con tutto il cuore, ed anche non operano iniquità, ma camminano nelle sue vie”. Salmi 119:1-3.SU 56.5

    Quando gli domandavano perché non partecipasse agli scherzi dei giovani di Nazaret, rispondeva citando la Parola di Dio: “Io gioisco nella via delle tue testimonianze, come se possedessi tutte le ricchezze. Io mediterò sui tuoi precetti e considererò i tuoi sentieri. Io mi diletterò nei tuoi statuti, non dimenticherò la tua parola”. Salmi 119:14-16.SU 56.6

    Gesù non si accaniva per difendere i propri diritti. Spesso il suo lavoro era più difficile perché era conciliante e non si lamentava. Tuttavia non si lasciò andare né alla noncuranza né allo scoraggiamento. Visse al di sopra di queste difficoltà, come se fosse in presenza di Dio. Se trattato duramente, non reagiva, ma sopportava con pazienza gli insulti.SU 57.1

    Spesso gli veniva chiesto perché accettasse questo trattamento persino dai fratelli. La sua risposta era sempre tratta dalla Parola di Dio: “Figliuol mio, non dimenticare il mio insegnamento, e il tuo cuore osservi i miei comandamenti, perché ti procureranno lunghi giorni, anni di vita e di prosperità. Bontà e verità non ti abbandonino; legatele al collo, scrivile sulla tavola del tuo cuore; troverai così grazia e buon senno agli occhi di Dio e degli uomini”. Proverbi 3:1-4.SU 57.2

    Fin dal tempo in cui i genitori lo ritrovarono nel tempio, la condotta di Gesù apparve loro un vero mistero. Non polemizzava con loro, ma il suo esempio era una lezione continua. Sembrava vivesse in un’altra dimensione. Le sue ore di felicità le viveva solo con la natura e con Dio. Quando gli era possibile godere di questo privilegio, lasciava il lavoro, andava nei campi e meditava nelle verdi vallate; stava in comunione con Dio sui pendii dei monti o fra gli alberi del bosco. Nelle prime ore del mattino spesso lo si poteva trovare in un luogo appartato, a meditare, a studiare le Scritture o a pregare.SU 57.3

    Dopo queste ore tranquille, tornava a casa per assolvere i suoi doveri e offrire un esempio di pazienza nel lavoro. Gesù aveva rispetto e amore per sua madre. Maria credeva fermamente che quel bambino, nato da lei, fosse il Messia promesso da tanto tempo, tuttavia non osava esprimere la sua fede. Durante tutta la vita del Figlio, partecipò alle sue sofferenze. Assistette con dolore alle prove che egli dovette affrontare nell’infanzia e nella gioventù. Poiché difendeva ciò che riconosceva giusto nella condotta del Figlio, venne spesso a trovarsi in situazioni difficili. Considerava d’importanza vitale per la formazione del carattere la piena unità della famiglia e l’amorevole vigilanza della madre. I figli e le figlie di Giuseppe sapevano tutto ciò e, facendo appello a questa sua preoccupazione, cercavano di modificare la condotta di Gesù secondo il loro punto di vista.SU 57.4

    Maria spesso esortava Gesù a conformarsi agli usi dei rabbini. Ma egli non poteva rinunciare a contemplare le opere di Dio e ad alleviare le sofferenze degli uomini e degli animali. Quando i sacerdoti e i maestri chiesero l’aiuto di Maria per controllare meglio Gesù, ella rimase turbata, ma le tornò la pace nel cuore quando il Figlio le presentò le dichiarazioni delle Scritture a sostegno della sua condotta.SU 57.5

    Ogni tanto esitava tra le posizioni di Gesù e dei suoi fratelli che non credevano che egli fosse l’inviato di Dio. Ma era chiaro che Gesù possedeva un carattere divino. La madre lo vedeva sacrificarsi per il bene degli altri. La sua presenza creava un’atmosfera di santità in casa e la sua vita rappresentava per la società un esempio di trasformazione. Sereno e senza peccato camminava tra gli uomini sconsiderati, tra quelli dai modi rudi o sgarbati, tra i pubblicani ingiusti, gli scialacquatori, i samaritani, i soldati pagani, i contadini rozzi e la gente di ogni tipo. Rivolgeva parole di simpatia agli uomini stanchi, costretti a portare pesanti fardelli. Condivideva i loro pesi e ripeteva le lezioni che aveva imparato dalla natura sull’amore, la benevolenza e la bontà di Dio.SU 58.1

    Insegnava a tutti che dovevano considerarsi dotati di talenti preziosi, che, se impiegati diligentemente, avrebbero assicurato loro le ricchezze eterne. Eliminava dalla vita ogni cosa inutile. Insegnava con l’esempio che ogni istante è ricco di risultati eterni, che dev’essere considerato prezioso come un tesoro e usato per scopi santi. Non pensava che esistessero uomini privi di valore, ma offriva a ognuno il rimedio adeguato. A ciascuno presentava una lezione adatta al tempo e alle circostanze. Cercava di infondere speranza nelle persone più rozze e incapaci, convincendole che potevano diventare giuste e irreprensibili acquisendo un carattere che avrebbe manifestato le loro qualità di figli di Dio. Spesso incontrava uomini che erano caduti sotto il dominio di Satana e non erano capaci di liberarsene. A questi uomini scoraggiati, ammalati, tentati e caduti, Gesù rivolgeva parole di affetto, parole di cui avevano bisogno e che potevano capire. Ne incontrava altri impegnati in una lotta corpo a corpo con l’avversario. Li incoraggiava a perseverare, assicurando loro che avrebbero vinto, che gli angeli erano al loro fianco e avrebbero assicurato loro la vittoria. Tutti coloro che aiutava si convincevano che c’era qualcuno in cui potevano confidare completamente. Egli non avrebbe tradito i segreti che essi, fiduciosi, gli rivelavano.SU 58.2

    Gesù guariva il corpo e lo spirito. Si interessava a ogni tipo di sofferenza con cui veniva a contatto e a ogni sofferente portava sollievo. Le sue parole gentili erano come un balsamo. Nessuno poteva dire che egli avesse compiuto un miracolo; ma la potenza guaritrice dell’amore si trasmetteva da lui a chi era ammalato o scoraggiato. In questa maniera discreta operò per il popolo fin dalla sua infanzia. Per questa ragione, quando iniziò il suo ministero pubblico, molti lo ascoltarono volentieri.SU 58.3

    Tuttavia, durante l’infanzia, la gioventù e la maturità, Gesù camminò da solo. Puro e fedele affrontò da solo e senza aiuto le difficoltà. Portò il terribile peso della responsabilità della salvezza degli uomini. Sapeva che, senza un radicale cambiamento dei princìpi e degli ideali dell’umanità, si sarebbero persi. In questo consisteva il peso che gravava su di lui, e nessuno poteva comprendere il carico che portava. Con profonda convinzione realizzò nella sua vita l’obiettivo di essere la luce degli uomini.SU 59.1

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