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La speranza dell’uomo - Contents
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    Capitolo 27: “Tu puoi mondarmi”

    La lebbra era la più temuta fra le malattie dell’Oriente. Poiché incurabile, contagiosa e ripugnante, riempiva di paura anche i più coraggiosi. Gli ebrei la consideravano come una punizione del peccato, come un castigo di Dio. Era cronica, inguaribile e mortale come il peccato. Secondo le leggi cerimoniali, il lebbroso era considerato impuro. Veniva isolato dalla società come se fosse già morto. Tutto ciò che toccava diventava impuro. L’aria stessa veniva contaminata dal suo fiato. Se qualcuno era sospettato di essere infetto doveva presentarsi ai sacerdoti che, dopo averlo esaminato, decidevano la sua sorte. Se era dichiarato lebbroso doveva separarsi dalla famiglia e dalla società e unirsi con gli altri lebbrosi. Era una legge rigida cui erano soggetti perfino i re e i capi. Un sovrano affetto dalla lebbra era obbligato a deporre lo scettro e ad allontanarsi dalla società.SU 187.1

    Il lebbroso doveva portare la sua maledizione lontano dai parenti e dagli amici. Doveva far conoscere ad alta voce la sua disgrazia, strapparsi i vestiti e avvisare della sua presenza affinché tutti si tenessero lontani. Il grido: “Impuro! Impuro!” pronunciato in tono lamentevole dal triste esiliato, era sempre udito con timore e orrore.SU 187.2

    Nella regione in cui il Cristo svolgeva il suo ministero c’erano molti di questi infelici. Essi udirono parlare della sua opera, e un raggio di speranza si accese nei loro cuori. Ma ormai, fin dai tempi del profeta Elia, non si verificavano guarigioni di lebbrosi ed essi non osavano aspettarsi da Gesù un miracolo che non aveva ancora compiuto. Ma nel cuore di uno di questi ammalati cominciò a nascere la fede. Era separato dagli altri uomini e non sapeva come fare per avvicinarsi a Gesù. Inoltre si chiedeva se il Maestro avrebbe voluto guarire proprio lui, se si sarebbe fermato per occuparsi di un uomo che tutti consideravano colpito da un giudizio divino. Temeva che, come i farisei e i medici, anche lui lo scacciasse facendolo allontanare dai luoghi abitati. Pensò a tutto quello che gli era stato detto di Gesù. Nessuno aveva mai chiesto invano il suo aiuto. Quell’infelice decise allora di cercare il Salvatore. Anche se gli era proibito entrare nelle città, avrebbe sempre potuto incontrarlo in qualche strada sui monti oppure mentre insegnava nella campagna. Le difficoltà erano molte, ma quella era la sua unica speranza. Il lebbroso venne così guidato verso il Salvatore che, circondato dalle turbe, predicava sulla riva del lago. Benché si tenesse a distanza, riuscì a sentire alcune sue parole. Lo vide mentre posava le mani sui malati. Vide gli zoppi, i ciechi, i paralitici e altri infermi alzarsi pieni di salute e lodare Dio per la guarigione. La fede si rafforzò nel suo cuore ed egli si avvicinò alla folla riunita. Dimenticando le restrizioni a cui era soggetto, la paura che suscitava negli astanti, non pensò al pericolo della gente; pensò solo alla dolce speranza di guarigione.SU 187.3

    Era uno spettacolo ripugnante. La malattia era già a uno stadio avanzato, il suo corpo in decomposizione era orribile a vedersi. Le persone, indietreggiando terrorizzate, si addossavano le une alle altre per evitarne il contatto. Alcune cercavano di allontanarlo, ma invano. Egli non vedeva e non udiva. Non si accorgeva dell’espressione di disgusto dei presenti. Tutta la sua attenzione era volta verso il Figlio di Dio. Udiva solo la voce che infonde la vita nei morenti. Si avvicinò a Gesù e si gettò ai suoi piedi gridando: “Signore, se vuoi, tu puoi mondarmi!” Matteo 8:2.SU 188.1

    Gesù rispose: “Lo voglio, sii mondato” (Matteo 8:3) e pose le sue mani su di lui. Un cambiamento immediato avvenne nel lebbroso. La carne tornò sana, i nervi riacquistarono la loro sensibilità, i muscoli la loro forza. La pelle ruvida e squamosa divenne morbida come quella dei bimbi.SU 188.2

    Gesù gli ordinò di non divulgare la notizia del miracolo e presentarsi subito al tempio con un’offerta. Prima che questa offerta fosse accettata, bisognava che il sacerdote lo visitasse e lo dichiarasse guarito. Per quanto i sacerdoti lo facessero malvolentieri, non potevano rifiutarsi di fare un tale esame e decidere.SU 188.3

    Le parole delle Scritture indicano con quanta insistenza Gesù disse al miracolato di tacere e andare subito dal sacerdote. “Guarda di non dirlo a nessuno: ma va’, mostrati al sacerdote e fa’ l’offerta che Mosè ha prescritto; e ciò serva loro di testimonianza”. Matteo 8:4. Se i sacerdoti avessero capito com’era avvenuta quella guarigione, forse, per il loro odio contro Gesù, avrebbero emesso un giudizio non conforme alla verità. Gesù voleva che quell’uomo si presentasse al tempio prima che la notizia del miracolo giungesse all’orecchio dei sacerdoti. Così avrebbero pronunciato un giudizio imparziale e il lebbroso guarito sarebbe potuto tornare nella sua famiglia.SU 188.4

    Gesù ordinò a quell’uomo di tacere anche per altri motivi. Sapeva che i suoi nemici cercavano sempre di limitare la sua opera e allontanare il popolo da lui. Sapeva che se si fosse divulgata la notizia della guarigione del lebbroso, altri lebbrosi sarebbero accorsi da lui e sarebbe sorta la voce che il popolo veniva contaminato dalla loro presenza. Molti lebbrosi, inoltre, non si sarebbero serviti del dono della salute come di un motivo di benedizione per sé e per gli altri. Raccogliendo i lebbrosi intorno a sé avrebbe offerto ai suoi nemici l’occasione per accusarlo di essere un trasgressore delle limitazioni stabilite dalla legge. Ciò avrebbe ostacolato la predicazione del Vangelo.SU 188.5

    Gli eventi successivi giustificarono i timori di Gesù. Molti avevano assistito alla guarigione del lebbroso e desideravano conoscere il responso dei sacerdoti. Quando quell’uomo tornò, tra i suoi amici c’era molta eccitazione. Nonostante la raccomandazione di Gesù, egli non cercò più di nascondere il modo in cui era stato guarito. È vero che sarebbe stato difficile nasconderlo, ma il lebbroso lo divulgò ampiamente. Pensando che Gesù gli avesse imposto quella restrizione solo per modestia, proclamava ovunque la potenza del suo grande Medico. Non comprendeva che ogni manifestazione pubblica di quel genere avrebbe rafforzato nei sacerdoti e negli anziani la decisione di condannare a morte Gesù. Quel miracolato sentiva che la salute era un bene preziosissimo, si rallegrava per il vigore della virilità, per il suo ritorno in famiglia e nella società e sentiva che non poteva trattenersi dal glorificare il Medico che lo aveva guarito. Ma la sua aperta testimonianza suscitò intralci all’opera del Salvatore. Fece affluire una folla così numerosa che Gesù fu costretto a sospendere per un po’ il suo lavoro.SU 189.1

    Ogni atto di Gesù aveva una portata che andava oltre qualsiasi apparenza immediata. Ciò valeva anche per la guarigione del lebbroso. Gesù operava in favore di tutti coloro che andavano da lui, ma desiderava impartire le sue benedizioni anche a coloro che non lo facevano. Attirò pubblicani, pagani e samaritani, ma desiderava raggiungere anche i sacerdoti e i maestri, vittime dei pregiudizi e della tradizione. Fece di tutto per avvicinarli. Inviando dai sacerdoti il lebbroso guarito cercò di abbattere i loro pregiudizi.SU 189.2

    I farisei sostenevano che gli insegnamenti di Gesù erano contrari alla legge di Dio data attraverso Mosè; ma il suo ordine al lebbroso guarito di presentare un’offerta secondo la legge confutava quell’accusa. Era una testimonianza sufficiente per tutti coloro che volevano comprendere.SU 189.3

    I capi di Gerusalemme avevano inviato alcune spie per trovare dei pretesti e poter condannare a morte il Cristo. Egli rispose dando una prova del suo amore per l’umanità, del suo rispetto per la legge e del suo potere di liberare dal peccato e dalla morte. La sua Parola offriva loro questa testimonianza: “Essi m’hanno reso male per bene, e odio per il mio amore”. Salmi 109:5. Colui che nel sermone sul monte aveva ordinato di amare i propri nemici (cfr. Matteo 5:44) aveva dato l’esempio “non rendendo male per male, od oltraggio per oltraggio, ma, al contrario, benedicendo”. 1 Pietro 3:9.SU 189.4

    Gli stessi sacerdoti che avevano prescritto al lebbroso l’isolamento ne attestarono la guarigione. La loro sentenza pubblica e registrata era una testimonianza in favore di Gesù. Anche il miracolato riammesso nella società per autorizzazione ufficiale era un testimone vivente del suo benefattore. Con gioia presentò l’offerta lodando il nome di Gesù. I sacerdoti si convinsero della potenza divina del Salvatore. In tal modo si offriva loro l’occasione di conoscere la verità e godere di questa luce. Se non l’avessero accettata, quella luce si sarebbe allontanata per sempre. Molti la respinsero, ma essa non aveva brillato invano e ne furono colpiti anche se non lo manifestarono. Durante la vita del Salvatore la sua missione non sembrò trovare un’eco nel cuore dei sacerdoti e dei dottori. Più tardi, però, dopo la sua ascensione, “una gran quantità di sacerdoti ubbidiva alla fede”. Atti 6:7.SU 190.1

    La guarigione del lebbroso è un esempio dell’opera del Cristo quando purifica lo spirito dal peccato. L’uomo che si presentò a Gesù era “pien di lebbra”. Luca 5:12. La malattia si era estesa a tutto il corpo. I discepoli avevano cercato di impedire che il Maestro lo toccasse, perché chiunque toccava un lebbroso diventava impuro. Ma Gesù non fu contaminato, anzi comunicò una potenza di vita. Il lebbroso fu guarito. Lo stesso avviene con la lebbra del peccato, radicata e mortale, che nessuna potenza umana può guarire. “Tutto il capo è malato, tutto il cuore è languente. Dalla pianta del piè fino alla testa non v’è nulla di sano in esso: non vi son che ferite, contusioni, piaghe aperte”. Isaia 1:5, 6. Ma Gesù, venuto fra gli uomini, non ne fu in alcun modo contaminato. La sua presenza comunicava al peccatore una potenza vitale. Chiunque si gettava ai suoi piedi dicendo con fede: “Signore, se vuoi, tu puoi mondarmi” udiva la risposta: “Lo voglio, sii mondato”.SU 190.2

    In altri casi Gesù non accordò subito la guarigione richiesta. Questo lebbroso, invece, l’ottenne immediatamente. Quando noi chiediamo a Dio dei beni terreni, la risposta può ritardare, e può accadere che Dio ci conceda qualcosa di diverso; ma non è così quando chiediamo la liberazione dal peccato. Dio vuole purificarci dal peccato, farci suoi figli, renderci capaci di vivere una vita santa. Il Cristo “ha dato se stesso per i nostri peccati affin di strapparci al presente secolo malvagio, secondo la volontà del nostro Dio e Padre”. Galati 1:4. “E questa è la confidanza che abbiamo in lui: che se domandiamo qualcosa secondo la sua volontà, Egli ci esaudisce; e se sappiamo ch’Egli ci esaudisce in quel che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo domandate”. 1 Giovanni 5:14, 15. “Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da rimetterci i peccati e purificarci da ogni iniquità”. 1 Giovanni 1:9.SU 190.3

    Con la guarigione del paralitico di Carpenaum Gesù insegnò la stessa verità. Compì quel miracolo per mostrare che aveva il potere di perdonare i peccati. La guarigione del paralitico illustra altre verità importanti, infonde speranza e coraggio e rivolge anche un rimprovero ai farisei. Il paralitico, come il lebbroso, aveva perso ogni speranza di guarigione. La sua malattia era il risultato delle sue colpe e le sue sofferenze erano aggravate dal rimorso. Si era già rivolto ai farisei e ai medici con la speranza di trovare sollievo fisico e morale, ma essi avevano freddamente dichiarato che era incurabile e lo avevano abbandonato alla collera di Dio. I farisei consideravano la sofferenza come un segno della collera divina e si tenevano lontani dai malati e dai bisognosi. Ma spesso essi, che si vantavano di essere santi, erano più colpevoli degli afflitti che condannavano.SU 191.1

    Il paralitico era del tutto impotente e, non intravedendo alcuna possibilità di aiuto, si era abbandonato alla disperazione. Ma un giorno sentì parlare delle meravigliose opere di Gesù. Dei peccatori e dei malati come lui erano stati guariti, perfino i lebbrosi erano stati mondati. Gli amici che gli raccontavano ciò, gli dissero che anch’egli avrebbe potuto essere guarito se si fosse rivolto a Gesù. Ma pensando alle cause della sua malattia, temette che il santo Medico non avrebbe neppure tollerato la sua presenza. Quel paralitico non desiderava tanto la guarigione del corpo quanto il perdono dei peccati. Se avesse potuto vedere Gesù e avere la certezza del perdono e della riconciliazione con il cielo, sarebbe stato contento di vivere o morire, secondo la volontà di Dio. Bramava potersi trovare alla sua presenza; ma non c’era tempo da perdere: le sue carni recavano già i segni della fine imminente. Supplicò gli amici di portarlo da Gesù ed essi lo fecero volentieri. Ma la folla era così numerosa, perfino fuori della casa dove Gesù insegnava, che il malato e i suoi amici non poterono né avvicinarsi al Maestro né udirlo.SU 191.2

    Gesù era nella casa di Pietro. I discepoli, secondo la loro abitudine, gli erano seduti accanto. “De’ Farisei e de’ dottori della legge, venuti da tutte le borgate della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme” (Luca 5:17) per spiare Gesù, cercavano dei pretesti per accusarlo. In mezzo alla folla c’erano anche delle persone sincere, altre rispettose, altre curiose, altre incredule. “E la potenza del Signore era con lui per compier delle guarigioni”. Luca 5:17. Lo Spirito di vita aleggiava sull’assemblea, ma la sua potenza non era notata né dai farisei né dai dottori i quali, non sentendone alcun bisogno, non potevano ricevere la salvezza. Egli “ha ricolmato di beni i famelici, e ha rimandati a vuoto i ricchi”. Luca 1:53.SU 191.3

    I portatori del paralitico moltiplicavano invano i loro tentativi di passare tra la folla. Il malato si guardava intorno angosciato. Come poteva rinunciare alla sua speranza proprio mentre il soccorso tanto atteso era a portata di mano? Per sua proposta, gli amici lo portarono sul tetto e, dopo averlo scoperchiato, attraverso quell’apertura lo calarono ai piedi di Gesù. Il discorso si interruppe. Il Salvatore guardò il volto triste del malato, il suo sguardo supplichevole e ne comprese la condizione. Quando il paralitico si trovava ancora in casa sua, Gesù aveva già parlato alla sua coscienza. Si era pentito dei suoi peccati, aveva creduto nella potenza di Gesù e stava già ricevendo nel cuore la grazia vivificante. Gesù aveva visto accendersi in lui il primo barlume di fede; aveva visto questa fede svilupparsi, aggrapparsi a lui come unica speranza e rafforzarsi nella lotta per giungere alla sua presenza.SU 192.1

    Con parole che per le orecchie del malato erano come musica sublime, il Salvatore gli disse: “O uomo, i tuoi peccati ti sono rimessi”. Luca 5:20. Il malato si sentì libero dal peso della disperazione, avvertì la pace del perdono e il suo volto divenne risplendente. Le sue sofferenze fisiche erano sparite; si sentiva trasformato. Il paralitico impotente era guarito. Il grande peccatore era perdonato.SU 192.2

    Con una fede semplice accettò le parole di Gesù come il dono di una vita nuova. Non chiese altro e rimase silenzioso nella sua beatitudine. La sua gioia era indicibile. Una luce divina risplendeva sul suo volto, mentre i presenti erano presi da timore.SU 192.3

    I rabbini erano ansiosi di vedere che cosa avrebbe fatto Gesù di fronte a quell’uomo. Si ricordavano che il malato aveva chiesto invano il loro aiuto. Erano stati duri e gli avevano perfino detto che la maledizione di Dio pesava su di lui per i suoi peccati. Quando videro il malato si ricordarono di tutto questo. Notarono anche che tutti seguivano con interesse quella scena e temettero di perdere il loro ascendente sul popolo.SU 192.4

    Quei dignitari non parlarono fra loro ma, guardandosi in viso si resero conto che avevano tutti lo stesso pensiero e sentirono che dovevano fare qualcosa per frenare quell’entusiasmo travolgente. Gesù aveva detto che i peccati del paralitico erano perdonati. I farisei intesero quelle parole come una bestemmia e pensarono che potevano essere considerate l’espressione di un peccato degno di morte. Dissero perciò nei loro cuori: “Chi è costui che pronunzia bestemmie? Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?” Luca 5:21. Gesù li fissò e mentre si ritraevano intimoriti disse: “Che ragionate nei vostri cuori? Che cosa è più agevole dire: I tuoi peccati ti son rimessi, oppur dire: Lèvati e cammina? Ora, affinché sappiate che il Figliuol dell’uomo ha sulla terra autorità di rimettere i peccati: Io tel dico (disse al paralitico), lèvati, togli il tuo lettuccio, e vattene a casa tua”. A quelle parole, colui che era stato condotto da Gesù sul suo giaciglio, si alzò con l’elasticità e la forza di un giovane. Il sangue vivificatore circolava nelle sue vene e ogni organo del corpo riprendeva improvvisamente il suo vigore. Un colorito sano si era sostituito al pallore mortale del suo viso. “E in quell’istante, alzatosi in presenza loro e preso il suo giaciglio, se ne andò a casa sua, glorificando Iddio. E tutti furon presi da stupore e glorificavano Iddio; e pieni di spavento, dicevano: Oggi abbiamo visto cose strane”. Luca 5:25, 26.SU 192.5

    Con il suo amore meraviglioso il Cristo si chinava per guarire il colpevole e il sofferente. La divinità si commuoveva per i dolori di un’umanità sofferente e li leniva. Era una potenza meravigliosa che si manifestava in favore dei figli degli uomini. Chi può dubitare del messaggio di salvezza? Chi può non riconoscere la grazia di un Redentore misericordioso?SU 193.1

    Ci voleva una potenza creatrice per rendere la salute a quel corpo morente. La stessa voce che aveva infuso la vita nell’uomo creato dalla polvere della terra, l’aveva assicurata anche a quel paralitico morente. La stessa potenza che aveva dato vita al corpo, aveva trasformato il cuore. Colui che alla creazione “parlò, e la cosa fu... comandò e la cosa sorse” (Salmi 33:9), aveva trasmesso la vita nell’anima morta nei peccati. La guarigione del corpo era la dimostrazione della potenza che aveva rinnovato il cuore. Il Cristo guarì il paralitico affinché sapessero “che il Figliuol dell’uomo ha sulla terra autorità di rimettere i peccati”.SU 193.2

    Il paralitico trovò in Cristo la guarigione dell’anima e del corpo. La guarigione spirituale fu seguita da quella fisica. Questa lezione non dovrebbe essere dimenticata. Vi sono oggi migliaia di sofferenti nel corpo che, come il paralitico, desiderano udire questo messaggio: “O uomo, i tuoi peccati ti sono rimessi”. Il peso del peccato, con i suoi desideri inappagati e insoddisfatti, è alla base della loro malattia. Non possono riacquistare la salute finché non vanno dal Medico dello spirito. La pace che solo lui può dare infonderà vigore alla loro mente e salute al loro corpo. Gesù è venuto “per distruggere le opere del diavolo”. In lui “era la vita”. Egli dice delle sue pecore: “Io son venuto perché abbian la vita e l’abbiano ad esuberanza”. Egli è “Spirito vivificante”. 1 Giovanni 3:8; Giovanni 1:4; 10:10; 1 Corinzi 15:45. Il Cristo possiede oggi lo stesso potere di vita che aveva al tempo in cui guariva i malati e pronunciava parole di perdono. “Egli è quel che ti perdona tutte le tue iniquità, che sana tutte le tue infermità”. Salmi 103:3.SU 193.3

    A coloro che avevano assistito alla guarigione del paralitico era sembrato che il cielo si fosse aperto per rivelare la gloria di un mondo migliore. Mentre il miracolato passava tra la folla lodando Dio e portando il lettuccio, la gente intimorita si faceva largo e diceva: “Oggi abbiam visto cose strane”.SU 194.1

    I farisei, muti di stupore e delusi per la sconfitta, si resero conto che non potevano eccitare gli animi contro Gesù. L’opera meravigliosa compiuta sull’uomo che essi avevano abbandonato alla collera di Dio, aveva impressionato così favorevolmente la folla che i rabbini per un po’ furono dimenticati. Si resero conto che il Cristo aveva in sé un potere che essi attribuivano solo a Dio e che la sua affabilità era in netto contrasto con la loro superbia. Erano confusi e svergognati e riconobbero, pur senza confessarlo, di trovarsi di fronte a un essere superiore. Più era evidente che Gesù aveva il potere di perdonare i peccati, più essi si radicavano nella propria incredulità. Uscirono dalla casa di Pietro, dove il paralitico aveva recuperato la salute in virtù della parola del Cristo, decisi più che mai a macchinare nuovi intrighi per ridurre al silenzio il Figlio di Dio.SU 194.2

    La potenza del Cristo guariva le malattie, le più gravi; ma la malattia spirituale si aggravava in coloro che avevano chiuso gli occhi alla luce. La lebbra e la paralisi non erano così terribili come il fanatismo e l’incredulità. Vi fu grande gioia nella casa del paralitico quand’egli tornò guarito portando agilmente sulle spalle il giaciglio su cui era stato lentamente trasportato poco prima. I suoi familiari gli si strinsero intorno con lacrime di gioia, quasi non credendo ai loro occhi. Egli stava davanti a loro nel pieno vigore. Le braccia prima inerti, ubbidivano ora prontamente alla volontà. La carne, raggrinzita e scura, era diventata fresca e rosea. Camminava con passo sicuro e svelto. Tutti i lineamenti del volto esprimevano gioia e speranza. Ai segni del peccato e della sofferenza era subentrata un’espressione di purezza e pace. Preghiere di ringraziamento si elevarono da quella casa, e Dio fu glorificato mediante suo Figlio che aveva restituito la fiducia al disperato e la forza all’esausto. Quest’uomo era pronto, insieme con la sua famiglia, a consacrare la propria vita a Gesù. Nessun dubbio turbava la loro fede, nessuna fiducia incrinava la loro fedeltà verso colui che aveva portato nuova luce in quel luogo tenebroso.SU 194.3

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