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La speranza dell’uomo - Contents
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    Capitolo 47: Una missione da compiere

    Gesù e i tre discepoli trascorsero tutta la notte sul monte, all’alba scesero verso la pianura. I discepoli erano assorti nei loro pensieri e tacevano. Persino Pietro non aveva nulla da dire. Sarebbero rimasti volentieri in quel luogo reso sacro dalla luce celeste, dove il Figlio di Dio aveva manifestato la sua gloria; ma bisognava lavorare in favore del popolo, che già cercava Gesù.SU 321.1

    Una folla numerosa si era raccolta ai piedi del monte. La guidavano gli altri discepoli che non avevano accompagnato il Maestro, ma che sapevano dove si era recato. Il Salvatore raccomandò ai tre di non parlare di ciò che avevano visto. “Non parlate di questa visione ad alcuno, finché il Figliuol dell’uomo sia risuscitato dai morti”. Matteo 17:9. I discepoli dovevano meditare sulla rivelazione accordata loro, ma senza divulgarla. Se lo avessero fatto, la folla li avrebbe derisi o provato un’inutile curiosità. Anche gli altri nove apostoli non avrebbero compreso quell’apparizione finché Gesù non fosse risuscitato dai morti. Perfino i tre privilegiati erano così lenti a comprendere che, nonostante la spiegazione che Gesù aveva data sul suo futuro, si chiedevano che cosa significasse risuscitare dai morti. Però non domandarono nulla a Gesù. Le sue parole li avevano riempiti di tristezza, e non chiesero altro su ciò che, secondo loro, non poteva accadere.SU 321.2

    Appena la folla vide scendere Gesù, gli corse incontro e lo accolse con rispetto e gioia. Ma Egli si accorse subito della loro grande perplessità. I discepoli sembravano turbati; era appena successo qualcosa che aveva prodotto in loro una delusione e un’umiliazione profonda.SU 321.3

    Mentre attendevano ai piedi del monte, un padre aveva condotto là il proprio figlio perché fosse liberato da uno spirito che lo tormentava. Gesù aveva conferito ai dodici il potere di cacciare gli spiriti, quando li aveva inviati a predicare in Galilea. In quell’occasione avevano ubbidito ai discepoli pieni di fede. Anche questa volta essi ordinarono allo spirito, in nome del Cristo, di lasciare la sua vittima, ma questi si beffò di loro dando una dimostrazione ulteriore della propria potenza. I discepoli, incapaci di spiegare la loro sconfitta, sentirono che ciò che era accaduto disonorava loro e il Maestro stesso.SU 321.4

    Tra la folla si trovavano degli scribi che approfittarono di questo fatto per umiliarli. Si raccolsero intorno ai discepoli e cercarono di dimostrare che sia essi sia il loro Maestro erano degli impostori. I rabbini trionfanti dicevano che si trattava di uno spirito malefico che né i discepoli né Cristo potevano scacciare. La folla appoggiava gli scribi e presto condivise i loro sentimenti di disprezzo e derisione.SU 322.1

    Ma improvvisamente le accuse cessarono. Gesù con i tre discepoli si stava avvicinando e la folla, abbandonando le sue polemiche, andò loro incontro. La notte trascorsa in comunione con la gloria divina aveva lasciato le sue tracce sui loro volti ed emanavano una luce che suscitava riverenza. Gli scribi si tennero indietro, mentre la folla accoglieva Gesù con gioia.SU 322.2

    Il Salvatore, come se fosse stato testimone di ciò che era accaduto, si avvicinò al luogo della controversia e fissando gli scribi domandò: “Di che discutete voi con loro?” Marco 9:16.SU 322.3

    Le voci, prima tanto baldanzose, ora tacevano. Si fece silenzio. Il padre afflitto, facendosi strada tra la folla, si prostrò ai piedi di Gesù e gli raccontò le sue difficoltà e la sua delusione.SU 322.4

    “Maestro, io t’ho menato il mio figliuolo che ha uno spirito mutolo; e dovunque esso lo prende, lo atterra... Ho detto a’ tuoi discepoli che lo cacciassero, ma non hanno potuto”. Marco 9:17, 18.SU 322.5

    Gesù guardò la folla intimorita, gli scribi sempre pronti a cercar cavilli, i discepoli imbarazzati. Vide l’incredulità di tutti quei cuori ed esclamò con tristezza: “O generazione incredula! Fino a quando sarò io con voi? Fino a quando vi sopporterò?” Poi aggiunse, rivolgendosi al padre angosciato: “Menatemelo”. Marco 9:19.SU 322.6

    Il ragazzo gli venne portato e, appena il Salvatore lo guardò, lo spirito malvagio lo gettò a terra provocandogli terribili convulsioni. Si rotolava schiumando e riempiendo l’aria di grida disumane.SU 322.7

    Ancora una volta il Principe della vita e quello delle tenebre si incontravano sul campo di battaglia. Il Cristo compiva la sua missione che consisteva nel “bandir liberazione ai prigionieri... rimettere in libertà gli oppressi” (Luca 4:18); Satana, invece, voleva mantenere il dominio sulla sua vittima. Angeli e spiriti malvagi si avvicinarono, invisibili, per assistere alla lotta. Gesù permise allo spirito malefico di manifestare per un po’ la sua potenza, affinché ai presenti apparisse più chiara la liberazione che stava per compiere.SU 322.8

    La folla guardava con l’animo sospeso, mentre il padre era angosciato tra speranza e timore. Gesù chiese: “Da quanto tempo gli avviene questo?” Marco 9:21. Il padre parlò dei lunghi anni di sofferenza, e poi, non potendosi più trattenere, supplicò: “Se ci puoi qualcosa, abbi pietà di noi ed aiutaci”. Marco 9:22. Il padre, dicendo “Se ci puoi qualcosa”, rivelava ancora di dubitare della potenza del Cristo.SU 322.9

    Gesù rispose: “Se puoi?! Ogni cosa è possibile a chi crede”. Marco 9:23. La mancanza di potenza non risiede in Cristo. La guarigione del figlio dipendeva dalla fede del padre. Scoppiando in lacrime, cosciente della propria debolezza, il padre si affidò alla misericordia del Cristo, e gridò: “Io credo; sovvieni alla mia incredulità”. Marco 9:24.SU 323.1

    Gesù, rivolto verso il ragazzo sofferente, disse: “Spirito muto e sordo, io tel comando, esci da lui e non entrar più in lui”. Marco 9:25. Si udì un grido e si scatenò una lotta violenta. Andandosene, pareva che il demone volesse strappare la vita alla sua vittima. Poi il bambino rimase immobile, apparentemente esanime, mentre la folla mormorava: “È morto”. Marco 9:26. Ma Gesù lo prese per mano, lo sollevò e lo presentò a suo padre in piena salute di corpo e di mente. Il padre e il figlio lodarono allora il loro Liberatore. La folla rimase colpita dalla “grandezza di Dio”, mentre gli scribi sconfitti e confusi se ne andarono imbronciati.SU 323.2

    “Se ci puoi qualcosa, abbi pietà di noi ed aiutaci”. Molti uomini, oppressi dal peso del peccato, hanno ripetuto questa preghiera. Il Salvatore, traboccante di pietà, risponde a tutti: “Ogni cosa è possibile a chi crede”. La fede ci mette in comunione con il cielo e ci infonde la forza necessaria per resistere alla potenza delle tenebre. In Cristo, Dio ci offre il mezzo per vincere ogni peccato e resistere alle più forti tentazioni. Ma molti sentono di avere poca fede e si tengono lontani da Gesù. Queste anime, vinte dal sentimento della propria indegnità, si abbandonino alla misericordia del loro compassionevole Salvatore. Non guardino a se stesse, ma a lui. Colui che guariva i malati e cacciava i demoni, è oggi lo stesso potente Redentore. La fede scaturisce dalla Parola di Dio. Confidate in questa promessa: “Colui che viene a me, io non lo caccerò fuori”. Giovanni 6:37. Gettatevi ai suoi piedi gridando: “Io credo; sovvieni alla mia incredulità”. Se farete così, non morirete.SU 323.3

    In breve tempo i discepoli avevano visto il culmine della gloria e quello dell’umiliazione. Avevano contemplato l’umanità trasfigurata a immagine di Dio e poi degradata a somiglianza di Satana. Quel Gesù che sulla montagna si era intrattenuto con i messaggeri del cielo, e che la voce della gloria aveva proclamato Figlio di Dio, era sceso per assistere a una scena angosciosa e ripugnante: un bambino dal viso stravolto, che digrignava i denti in preda a una follia furiosa, straziato da convulsioni a cui nessuna forza umana poteva trovare rimedio. Quel potente Redentore, che solo poche ore prima era apparso glorificato davanti ai discepoli stupiti, ora si chinava per rialzare una vittima di Satana e la restituiva sana di corpo e di mente al padre e alla famiglia.SU 323.4

    Questo miracolo era un’immagine magnifica dell’opera di redenzione: l’essere divino, proveniente dalla gloria del Padre, che si chinava per salvare i perduti. Esso rappresentava anche la missione che dovevano svolgere i discepoli, i quali non devono trascorrere la loro vita unicamente nella contemplazione di Gesù sulla cima della montagna, ma ricordarsi anche dell’opera che li attende in pianura. Uomini prigionieri di Satana aspettano parole di fede e preghiere che li libereranno.SU 324.1

    I nove discepoli riflettevano con amarezza sul loro insuccesso; quando si trovarono soli con Gesù, gli posero questa domanda: “Perché non l’abbiam potuto cacciar noi?” Gesù rispose: “A cagion della vostra poca fede; perché in verità io vi dico: Se avete fede quanto un granel di senapa, potrete dire a questo monte: Passa di qua là, e passerà; e niente vi sarà impossibile”. Matteo 17:19-21. “Cotesta specie di spiriti non si può far uscire in altro modo che con la preghiera”. Marco 9:29. L’incredulità, che impediva una più profonda comunione con il Cristo, e la negligenza nel compito loro affidato, avevano determinato l’insuccesso nella lotta contro le potenze delle tenebre.SU 324.2

    Le parole del Cristo, a proposito della sua morte, li avevano fatti precipitare nella tristezza e nel dubbio; poi la scelta dei tre discepoli che dovevano accompagnare Gesù sul monte aveva suscitato l’invidia degli altri nove. Invece di rafforzare la loro fede mediante la preghiera e la meditazione delle parole del Cristo, essi si erano soffermati sui motivi di scoraggiamento e sulle afflizioni personali. Con questo stato d’animo avevano intrapreso la lotta contro Satana.SU 324.3

    Se volevano riuscire in quella lotta, dovevano operare con un altro spirito. La loro fede doveva rafforzarsi con preghiere ferventi, con digiuni e umiliazione del cuore. Dovevano vuotarsi di sé e riempirsi dello spirito e della potenza di Dio. Soltanto la preghiera fervente e perseverante, rivolta a Dio con fede, con quella fede che rivela la piena dipendenza da Dio e la completa consacrazione a lui, può assicurare all’uomo l’aiuto dello Spirito Santo nella battaglia contro i principati e le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro gli spiriti del male.SU 324.4

    “Se avete fede quanto un granel di senape, potrete dire a questo monte: Passa di qua là, e passerà”. Benché così piccolo, il grano di senape contiene lo stesso misterioso principio vitale che fa crescere gli alberi più alti. Gettato nel terreno, il piccolo seme si impadronisce di tutti gli elementi che Dio ha previsto per il suo nutrimento e rapidamente si sviluppa. Se aveste una fede grande quanto questo granello, accettereste la Parola di Dio e vi servireste di tutti i mezzi che Dio vi offre. Così la fede fortificata vi consentirebbe di ricevere l’aiuto della potenza divina. Gli ostacoli che Satana pone sul vostro sentiero e che sembrano insormontabili come montagne, spariranno di fronte alla vostra fede: “Niente vi sarà impossibile”.SU 324.5

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