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La speranza dell’uomo - Contents
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    Capitolo 55: Come verrà il regno di Dio

    Alcuni farisei si erano avvicinati a Gesù per chiedergli quando sarebbe stato istituito il regno di Dio. Erano passati più di tre anni da quando Giovanni Battista aveva fatto udire per tutto il paese il suo messaggio, forte come uno squillo di tromba: “Il regno de’ cieli è vicino”. Matteo 3:2. Ma quei farisei non scorgevano ancora alcun segno dello stabilirsi di quel regno. Molti fra coloro che non avevano accettato Giovanni e che si erano continuamente opposti a Gesù, insinuavano che la sua missione fosse fallita.SU 383.1

    Gesù rispose: “Il regno di Dio non viene in maniera da attirar gli sguardi; né si dirà: Eccolo qui, o eccolo là; perché ecco, il regno di Dio è dentro di voi”. Luca 17:20, 21. Il regno di Dio inizia nel cuore. Non si possono vedere qua o là manifestazioni di potenza terrena che ne attestino la venuta.SU 383.2

    Gesù, rivolgendosi ai suoi discepoli, aggiunse: “Verranno giorni che desidererete vedere uno de’ giorni del Figliuol dell’uomo, e non lo vedrete”. Luca 17:22. Poiché Gesù non ricercava pompa e lusso terreni, i discepoli correvano il rischio di non scorgere la gloria della sua missione. Non si rendevano conto del grande privilegio di avere in mezzo a loro, sebbene velato dalla sua umanità, colui che è la vita e la luce degli uomini. Sarebbero venuti i giorni in cui avrebbero desiderato riprovare la gioia di camminare e parlare con il Figlio di Dio.SU 383.3

    Perfino i discepoli di Gesù, a causa del loro egoismo e della loro mondanità, non riuscirono a comprendere completamente la gloria spirituale che Egli cercò di rivelare loro. Soltanto dopo la sua ascesa al Padre e l’effusione dello Spirito Santo, i discepoli poterono capire pienamente il carattere e la missione del Salvatore. Dopo il battesimo dello Spirito, si resero conto di essere stati alla presenza del Signore della gloria. Le parole del Cristo tornarono loro in mente; essi compresero le profezie e i miracoli che aveva compiuto.SU 383.4

    Rividero gli eventi meravigliosi della sua vita e si sentirono come risvegliati dal sonno. Compresero ciò che poi scrissero: “E la Parola è stata fatta carne ed ha abitato per un tempo fra noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiam contemplata la sua gloria, gloria come quella dell’Unigenito venuto da presso al Padre”. Giovanni 1:14. Il Cristo era venuto in un mondo di peccato per salvare i figli decaduti di Adamo. I discepoli si resero conto di quello che erano e non si stancarono di raccontare le opere e le parole di Gesù. Le sue lezioni, che avevano appena capito, si ripresentarono alla loro mente come una nuova rivelazione. Le Scritture divennero per loro come un libro nuovo.SU 383.5

    Mentre i discepoli investigavano le profezie messianiche, si posero in una nuova relazione con Dio e conobbero meglio colui che era asceso al cielo per completare l’opera iniziata sulla terra. Riconobbero che nessun uomo, senza l’aiuto di una rivelazione divina, avrebbe potuto conoscere il Cristo. Sentirono il bisogno dell’aiuto di colui di cui i profeti, i re e gli uomini giusti avevano parlato. Con meraviglia lessero e rilessero le rivelazioni profetiche sul suo carattere e sulla sua opera. Quanto poco avevano capito gli scritti profetici! Quanto lentamente avevano afferrato le grandi verità insegnate dal Cristo! Considerando la sua umiliazione, la sua vita di uomo tra gli uomini, non avevano capito il mistero dell’incarnazione e la sua duplice natura. I loro occhi erano come ciechi e non potevano scorgere pienamente la divinità nell’umanità. Ma, illuminati dallo Spirito Santo, desideravano rivederlo ancora per sedersi ai suoi piedi e chiedergli di spiegare i passi delle Scritture che non riuscivano a capire. Con quanta attenzione avrebbero ascoltato le sue parole! Quando Gesù aveva detto: “Molte cose ho ancora da dirvi; ma non sono per ora alla vostra portata” (Giovanni 16:12), che cosa aveva voluto intendere? Adesso desideravano conoscere tutto. Erano rattristati perché la loro fede era stata tanto debole, perché le loro idee erano state così lontane dalla verità ed essi così incapaci di comprenderla.SU 384.1

    Un messaggero era stato inviato da Dio per annunciare la venuta del Cristo, per richiamare l’attenzione degli israeliti e del mondo sulla sua missione e prepararli a riceverlo. Il grande personaggio annunciato da Giovanni era stato fra loro per più di trent’anni ed essi non l’avevano realmente riconosciuto come inviato da Dio. Al pensiero della scarsa fede che aveva offuscato le loro idee e la loro intelligenza, i discepoli provarono rimorso. La Luce aveva brillato nelle tenebre di questo mondo oscuro, ma essi non avevano compreso da dove provenissero quei raggi. Si chiedevano quale loro atteggiamento avesse provocato i rimproveri di Gesù. Ricordavano spesso le sue parole e si rammaricavano che le considerazioni terrene e il rispetto dei sacerdoti e dei rabbini avessero offuscato a tal punto la loro capacità di comprendere da non riconoscere che qualcuno più grande di Mosè era fra loro e qualcuno più saggio di Salomone li aveva ammaestrati. Le loro orecchie erano state sorde e la loro comprensione scarsa. Toma non aveva voluto credere prima di aver toccato la ferita fatta dai soldati romani. Pietro aveva rinnegato il Cristo durante il suo arresto e la sua umiliazione. Questi ricordi si affollarono nella loro mente. Erano stati con lui, ma non lo avevano né conosciuto né apprezzato adeguatamente. Si sentirono turbati al ricordo della loro incredulità.SU 384.2

    Quando i sacerdoti e i capi si accordarono contro di loro, li condussero davanti al sinedrio e li gettarono in prigione, essi, i discepoli del Cristo, si rallegrarono “d’essere stati reputati degni di esser vituperati per il nome di Gesù”. Atti 5:41. Si rallegrarono di mostrare, davanti agli uomini e agli angeli, che riconoscevano la gloria del Cristo ed erano pronti a seguirlo, anche rischiando di perdere tutto.SU 385.1

    Oggi, come ai tempi degli apostoli, gli uomini non possono scorgere la gloria del Cristo senza essere illuminati dallo Spirito di Dio. Una cristianità assorbita dall’amore per il mondo e moralmente rilassata non può apprezzare la verità e riconoscere l’opera di Dio. I discepoli del Maestro non sono da cercare fra le comodità, gli onori terreni e la conformità alle sollecitazioni della società. Essi si trovano all’avanguardia, sui sentieri della prova, dell’umiliazione, delle accuse, della lotta “contro i principati, contro le potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono ne’ luoghi celesti”. Efesini 6:12. Oggi, come ai tempi del Cristo, sono fraintesi, rimproverati e perseguitati dai sacerdoti e dai farisei del loro tempo.SU 385.2

    Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione. Il Vangelo della grazia di Dio, caratterizzato dallo spirito di abnegazione, non può mai accordarsi con lo spirito che regna nel mondo. I due princìpi sono antitetici. “Or l’uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché gli sono pazzia; e non le può conoscere, perché le si giudicano spiritualmente”. 1 Corinzi 2:14.SU 385.3

    Anche oggi nel mondo religioso vi sono moltissimi che pensano che il regno di Dio si stabilirà come un governo terreno e temporale. Essi desiderano fare del Cristo il Signore dei regni di questo mondo, che esercita la sua autorità nei tribunali e nei campi militari, nei parlamenti e nei mercati. Si aspettano che Egli governi mediante leggi sanzionate dall’autorità umana. Siccome il Cristo non è presente, si sentono spinti ad agire al suo posto per far eseguire le leggi del suo regno. Gli israeliti del tempo del Cristo volevano che si stabilisse un regno simile. Avrebbero accettato Gesù se Egli avesse acconsentito a istituire un dominio temporale, per sostenere quelle che essi consideravano le leggi di Dio ed essere essi stessi gli interpreti della sua volontà e gli agenti della sua autorità. Egli aveva detto: “Il mio regno non è di questo mondo” (Giovanni 18:36), e non avrebbe mai accettato un trono terreno.SU 385.4

    Il governo sotto il quale Gesù visse era corrotto e tirannico; ovunque si potevano riscontrare abusi, estorsioni, intolleranza e orribili crudeltà. Tuttavia, il Salvatore non propose un programma di riforme politiche. Non criticò questi abusi e non condannò i nemici della nazione. Non interferì con le autorità o le amministrazioni in carica. Colui che è stato il nostro esempio, si tenne lontano dai governi terreni. Lo fece non per indifferenza nei confronti delle sofferenze degli uomini, ma perché il rimedio consisteva non in soluzioni umane ed esteriori ma nel rivolgersi a ogni uomo individualmente e nel rigenerare il suo cuore.SU 386.1

    Il regno del Cristo non sarà stabilito con le decisioni dei tribunali, dei concili o delle assemblee legislative, non con l’appoggio dei grandi di questa terra, ma con l’accettazione della natura del Salvatore da parte dell’uomo attraverso l’opera dello Spirito Santo. “Ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto Egli ha dato il diritto di diventar figliuoli di Dio; a quelli, cioè, che credono nel suo nome; i quali non son nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma son nati da Dio”. Giovanni 1:12, 13. Questa è l’unica forza che può elevare l’umanità. All’uomo, per il compimento di quest’opera, spettano l’insegnamento e l’osservanza della Parola di Dio. Quando l’apostolo Paolo iniziò la sua opera a Corinto, popolosa, ricca e corrotta città contaminata dai vizi del paganesimo, disse: “Mi proposi di non saper altro fra voi, fuorché Gesù Cristo e lui crocifisso”. 1 Corinzi 2:2. Più tardi, scrivendo ad alcuni di coloro che avevano vinto il peccato, poteva dire: “E tali eravate alcuni; ma siete stati lavati, ma siete stati santificati, ma siete stati giustificati nel nome del Signor Gesù Cristo, e mediante lo Spirito dell’Iddio nostro”; “Io rendo del continuo grazie all’Iddio mio per voi della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù”. 1 Corinzi 6:11; 1:4.SU 386.2

    Oggi, come ai tempi del Cristo, l’opera del regno di Dio non spetta a coloro che reclamano di essere riconosciuti e sostenuti da governi e leggi umane, ma a coloro che annunciano al popolo, nel suo nome, quelle verità spirituali che producono in chi le accoglie la stessa esperienza di Paolo: “Sono stato crocifisso con Cristo, e non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”. Galati 2:20. Allora essi si impegneranno, come fece Paolo, per il bene degli uomini. “Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro; vi supplichiamo nel nome di Cristo: Siate riconciliati con Dio”. 2 Corinzi 5:20.SU 386.3

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