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La speranza dell’uomo - Contents
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    Capitolo 54: Il buon samaritano

    Con la parabola del buon samaritano Gesù illustra la natura della vera religione, che non consiste in sistemi teologici, in credi o in cerimonie, ma in atti d’amore per il bene degli altri, compiuti con uno spirito di sincera bontà.SU 377.1

    Mentre Gesù insegnava alla folla, “un certo dottor della legge si levò per metterlo alla prova, e gli disse: Maestro, che dovrò fare per eredar la vita eterna?” Luca 10:25. I numerosi uditori attendevano con ansia la risposta di Gesù. I sacerdoti e i rabbini pensavano che Gesù si sentisse in imbarazzo a rispondere a una simile domanda, ma il Salvatore non iniziò nessuna polemica. Decise invece che la risposta fosse data proprio da colui che aveva posto la domanda. “Nella legge che sta scritto? Come leggi?” Luca 10:26. Gli ebrei dicevano che Gesù si curava poco della legge data sul Sinai. Era un’accusa infondata; infatti Egli orientò la domanda della salvezza proprio sull’osservanza dei comandamenti di Dio.SU 377.2

    Il dottore della legge rispose: “Ama il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore, e con tutta l’anima tua, e con tutta la forza tua, e con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso. Gesù gli disse: Tu hai risposto rettamente; fa’ questo, e vivrai”. Luca 10:27, 28.SU 377.3

    Quel dottore della legge non era soddisfatto delle idee e del comportamento dei farisei e aveva studiato le Scritture con il desiderio sincero di conoscerne il vero significato. Quel problema era per lui di interesse vitale e, sinceramente, aveva chiesto: “Che dovrò fare?” Quando Gesù lo interrogò sulle richieste della legge, lasciò completamente da parte tutti i precetti cerimoniali e rituali, li considerò privi di valore e presentò i due grandi princìpi sui quali si basavano la legge e i profeti. Gesù approvò quella risposta e si trovò così in vantaggio di fronte ai rabbini, che non potevano certo riprenderlo per aver approvato la risposta data da un dottore della legge. Gesù disse: “Fa’ questo, e vivrai”. Presentò la legge come un insieme indivisibile e insegnò che non era possibile osservarne un precetto e infrangerne un altro, perché lo stesso principio è alla base di tutti. Il destino dell’uomo dipende dalla completa ubbidienza a tutta la legge. I princìpi da attuarsi sono quelli di un supremo amore per il Signore e di un amore imparziale per tutti gli uomini.SU 377.4

    Il dottore si rese conto, grazie alle penetranti parole di Gesù, di essere un trasgressore della legge. Egli non aveva messo in pratica quella giustizia che diceva di conoscere: non amava gli altri. Ma invece di pentirsi, cercò di giustificarsi. Invece di riconoscere la verità, disse che è difficile osservare i comandamenti, sperando così di evitare di seguire le proprie convinzioni e insieme riabilitarsi agli occhi del popolo. Le parole del Salvatore mostrarono che la domanda del dottore era superflua, dal momento stesso che egli ne aveva dato la risposta; ma egli chiese ancora: “E chi è il mio prossimo?” Luca 10:29.SU 378.1

    Gli ebrei discutevano senza fine su questo argomento. Erano d’accordo nel considerare i pagani e i samaritani come stranieri e nemici. Ma restava il problema della distinzione fra le persone del loro popolo e fra le diverse classi della società. I sacerdoti, i rabbini e gli anziani chi dovevano considerare come loro prossimo? Passavano la vita a compiere cerimonie destinate a purificarli e pensavano che il contatto con la folla, ignorante e trascurata, avrebbe prodotto in loro una contaminazione difficile da eliminare. Dovevano considerare come prossimo anche la persona “impura”?SU 378.2

    Gesù evitò ancora la polemica. Non denunciò il fanatismo di coloro che cercavano di condannarlo, ma delineò con un semplice racconto un quadro dell’amore divino per commuovere i cuori e indurre il dottore della legge a riconoscere la verità.SU 378.3

    Per dissipare le tenebre basta far risplendere la luce. La maniera migliore per confutare l’errore consiste nel presentare la verità. La manifestazione dell’amore di Dio mette in luce il peccato di un cuore egoista.SU 378.4

    Gesù disse: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, e s’imbatté in ladroni i quali, spogliatolo e feritolo, se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Or, per caso, un sacerdote scendeva per quella stessa via; e veduto colui, passò oltre dal lato opposto. Così pure un levita, giunto a quel luogo e vedutolo, passò oltre dal lato opposto”. Luca 10:30-32. Gesù non stava raccontando una storia immaginaria, ma un fatto realmente accaduto. Il sacerdote e il levita che erano passati dall’altro lato della strada si trovavano in mezzo alla folla che ascoltava le parole di Gesù.SU 378.5

    Il viaggiatore che scendeva da Gerusalemme a Gerico, doveva attraversare una parte del deserto della Giudea. La strada scendeva in una gola selvaggia, fiancheggiata da rocce, infestata da ladroni ed era spesso teatro di scene di violenza. In quel tratto di strada il viaggiatore venne assalito, ferito, spogliato di tutto quello che aveva e lasciato mezzo morto. Mentre giaceva in quella condizione, passò il sacerdote che si limitò a guardarlo. Poi passò il levita che, incuriosito, si fermò e dette uno sguardo a quello sventurato. Sapeva che cosa avrebbe dovuto fare, ma non era un dovere piacevole. Si rammaricò di essere passato per quella strada e aver visto quella scena, ma si convinse che la questione non era di sua competenza.SU 378.6

    Quei due uomini svolgevano una professione sacra ed erano maestri delle Scritture. Appartenevano alla classe che doveva rappresentare Dio davanti al popolo. Erano tenuti ad “aver convenevole compassione verso gl’ignoranti e gli erranti” (Ebrei 5:2), per far conoscere agli uomini il grande amore di Dio. Erano stati chiamati a compiere la stessa opera che Gesù aveva descritto come sua, quando disse: “Lo Spirito del Signore è sopra me; per questo Egli mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato a bandir liberazione a’ prigionieri, ed ai ciechi ricupero della vista; a rimettere in libertà gli oppressi”. Luca 4:18.SU 379.1

    Gli angeli del cielo vedono la sofferenza della famiglia di Dio sulla terra e sono pronti a collaborare con gli uomini per alleviare gli oppressi e i sofferenti. La Provvidenza divina aveva condotto il sacerdote e il levita sulla strada dove quel viaggiatore giaceva ferito, affinché potessero soccorrere colui che aveva bisogno di aiuto e compassione. Il cielo si aspettava che quegli uomini provassero pietà per tanta sventura. Lo stesso Salvatore aveva ammaestrato gli ebrei nel deserto e, dalla colonna di nuvola e di fuoco, aveva impartito un insegnamento molto diverso da quello che i sacerdoti e i rabbini trasmettevano al popolo. La legge si occupava benevolmente perfino degli animali, incapaci di esprimere i loro bisogni e le loro sofferenze. Tramite Mosè, il Signore aveva dato queste disposizioni ai figli d’Israele. “Se incontri il bue del tuo nemico o il suo asino smarrito, non mancare di ricondurglielo. Se vedi l’asino di colui che t’odia steso a terra sotto il carico, guardati bene dall’abbandonarlo, ma aiuta il suo padrone a scaricarlo”. Esodo 23:4, 5. Ma Gesù nel suo racconto presentò il caso di un fratello in difficoltà, nei confronti del quale si doveva provare una compassione maggiore di quella per le bestie da soma. Il Signore, loro Dio, aveva detto tramite Mosè: “L’Eterno, il vostro Dio, è l’Iddio degli dei, il Signor dei signori, l’Iddio grande, forte e tremendo, che non ha riguardi personali e non accetta presenti, che fa giustizia all’orfano e alla vedova, che ama lo straniero e gli dà pane e vestito”. Deuteronomio 10:17-19. “Il forestiero che soggiorna fra voi, lo tratterete come colui ch’è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso”. Levitico 19:34.SU 379.2

    Giobbe aveva detto: “Lo straniero non passava la notte fuori; le mie porte erano aperte al viandante”. Giobbe 31:32. E quando due angeli sotto forma umana entrarono a Sodoma, Lot si prostrò davanti a loro e disse: “Signori miei, vi prego, venite in casa del vostro servo, albergatevi questa notte, e lavatevi i piedi; poi domattina vi leverete per tempo e continuerete il vostro cammino”. Genesi 19:2.SU 379.3

    I sacerdoti e i leviti conoscevano bene tutti questi principi, ma non li mettevano in pratica. Educati alla scuola del fanatismo nazionale erano diventati egoisti, gretti e superbi. Avendo dato una rapida occhiata a quel ferito, non potevano sapere se apparteneva alla loro nazione. Forse pensarono che fosse un samaritano e proseguirono per la loro strada.SU 380.1

    Nel comportamento descritto da Gesù, il dottore della legge non scorse nulla di contrario a quello che gli era stato insegnato sulle richieste della legge. Ma Gesù continuò.SU 380.2

    Un samaritano che passava per quella stessa strada, vide il ferito e ne ebbe compassione. Non indagò sulla sua nazionalità; non volle sapere se si trattava di un ebreo o di un pagano. Nel primo caso il samaritano sapeva molto bene che se le parti si fossero invertite, quell’uomo gli avrebbe sputato in viso e sarebbe passato oltre con disprezzo. Tuttavia si interessò di lui, senza pensare al pericolo di essere assalito fermandosi in quel posto. Sapeva soltanto che era di fronte a un uomo in difficoltà e sofferente. Si tolse il proprio vestito e lo coprì; rinfrescò le sue ferite con l’olio e con il vino che aveva con sé come provviste per il viaggio. Lo adagiò sulla sua cavalcatura e si mosse piano piano in modo che le sofferenze non aumentassero per le scosse. Lo portò in un albergo e ne ebbe cura durante la notte. Al mattino il ferito stava meglio e il samaritano riprese il viaggio. Prima di farlo, lo raccomandò all’albergatore, pagò le spese, lasciò del denaro per lui; poi, pensando anche a eventuali necessità future, disse all’oste: “Prenditi cura di lui; e tutto ciò che spenderai di più, quando tornerò in su, te lo renderò”. Luca 10:35.SU 380.3

    Gesù guardò il dottore negli occhi penetrando nel suo animo e chiese: “Quale di questi tre ti pare essere stato il prossimo di colui che s’imbatté ne’ ladroni?” Luca 10:36.SU 380.4

    Il dottore della legge non aveva il coraggio di pronunciare il nome del samaritano neppure dopo quello che aveva sentito e rispose: “Colui che gli usò misericordia. Gesù gli disse: Va’, e fa’ tu il simigliante”. Luca 10:37.SU 380.5

    In questo modo, la domanda: “Chi è il mio prossimo?”, ebbe una risposta definitiva. Gesù spiegò che il nostro prossimo non è soltanto colui che appartiene alla nostra chiesa o condivide la nostra fede, e non è limitato alla stessa razza, allo stesso colore o alla stessa classe. Il nostro prossimo è ogni persona che ha bisogno del nostro aiuto, è ogni anima ferita e colpita dall’avversario, è chiunque appartiene a Dio.SU 380.6

    Nella parabola del buon samaritano, Gesù ha rappresentato se stesso e la sua missione. L’uomo è stato ingannato, spogliato, ferito da Satana e poi abbandonato alla morte. Ma il Salvatore misericordioso ha avuto pietà della nostra condizione miserabile, ha lasciato la sua gloria ed è venuto a soccorrerci. Ci ha trovati in punto di morte, ha preso su di sé il nostro peccato, ha curato le nostre ferite, ci ha ricoperti con il suo manto di giustizia, ci ha spalancato le porte di un rifugio per la nostra salvezza e ci ha fornito di provviste, tutto a suo spese. È morto per redimerci. Riferendosi al suo esempio, disse ai discepoli: “Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri” (Giovanni 15:17); “Com’io v’ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri”. Giovanni 13:34.SU 381.1

    Il dottore della legge aveva chiesto a Gesù: “Che dovrò fare?” Ed egli, dopo aver confermato che l’amore per Dio e per l’uomo è la suprema sintesi della giustizia, gli aveva detto: “Fa’ questo, e vivrai”. Il samaritano aveva seguito gli impulsi di un cuore gentile e pietoso, dimostrando così di essere un fedele osservatore della legge. Gesù disse al dottore: “Va’, e fa’ tu il simigliante”. I figli di Dio non devono soltanto dire, ma anche fare: “Chi dice di dimorare in lui, deve, nel modo ch’egli camminò, camminare anch’esso”. 1 Giovanni 2:6.SU 381.2

    La lezione insegnata da Gesù non è oggi meno valida di quanto lo era quando fu espressa dalle sue labbra. L’egoismo e il freddo formalismo hanno quasi completamente annullato il calore dell’amore e disperso le qualità che nobilitano il carattere. Molti sedicenti cristiani hanno dimenticato il loro dovere di rappresentare il Cristo. Se lo spirito di sacrificio non si manifesta chiaramente in favore degli altri, nell’ambito della famiglia, tra i vicini, nella chiesa e ovunque ci troviamo, non siamo cristiani, qualunque sia la nostra professione di fede.SU 381.3

    Il Cristo si è unito all’umanità e ci chiede di associarci a lui per la salvezza degli altri. “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Matteo 10:8. Il peccato è il più grande male e noi dobbiamo amare il peccatore e aiutarlo. Sono molti coloro che sbagliano, che si vergognano dei loro errori e desiderano udire parole di incoraggiamento. Pensando ai loro peccati, possono giungere alla disperazione. Non bisogna trascurare queste persone. Se siamo cristiani, non possiamo passare oltre, dall’altro lato della strada, tenendoci il più possibile lontani da coloro che hanno bisogno del nostro aiuto. Quando vediamo persone in difficoltà, per colpa loro o per disgrazia, non dobbiamo mai dire che tutto ciò non ci riguarda.SU 381.4

    “Fratelli, quand’anche uno sia stato colto in qualche fallo, voi, che siete spirituali, rialzatelo con spirito di mansuetudine”. Galati 6:1. Respingete la potenza del nemico con la fede e con la preghiera. Pronunciate parole di fiducia e coraggio, che saranno come un balsamo ristoratore per l’animo ferito e colpito. Una sola parola affettuosa può incoraggiare, portandole alla vittoria, molte persone depresse e sul punto di soccombere nella grande lotta della vita. Non dobbiamo mai passare accanto a qualcuno che soffre senza cercare di infondergli quel coraggio con il quale siamo stati consolati da Dio.SU 381.5

    Tutto ciò rappresenta il vero adempimento dello spirito della legge, spirito che è stato illustrato nella parabola del buon samaritano e che si è manifestato nella vita di Gesù. Il suo carattere rivela il vero significato della legge, che consiste nell’amare il prossimo come se stessi. Quando i figli di Dio manifestano misericordia, gentilezza e amore per tutti gli uomini, testimoniano il vero carattere delle leggi del cielo e proclamano che: “La legge dell’Eterno è perfetta, ella ristora l’anima”. Salmi 19:7. Chiunque non ha questo tipo di amore, infrange la legge che professa di osservare. Lo spirito che manifestiamo verso i nostri fratelli è la prova dei nostri rapporti con Dio. L’unica fonte dell’amore per il prossimo è l’amore di Dio nel cuore. “Se uno dice: Io amo Dio, e odia il suo fratello, è bugiardo; perché chi non ama il suo fratello che ha veduto, non può amar Dio che non ha veduto”; “Nessuno vide giammai Iddio; se ci amiamo gli uni gli altri, Iddio dimora in noi, e l’amor di Lui diventa perfetto in noi”. 1 Giovanni 4:20, 12.SU 382.1

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