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La speranza dell’uomo - Contents
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    Capitolo 70: “Uno di questi miei minimi fratelli”

    “Or quando il Figliuol dell’uomo sarà venuto nella sua gloria, avendo seco tutti gli angeli, allora sederà sul trono della sua gloria. E tutte le genti saranno radunate dinanzi a lui; ed Egli separerà gli uni dagli altri”. Matteo 25:31, 32. Così Gesù, sul monte degli Ulivi, descrisse ai suoi discepoli la scena del giorno del giudizio, mettendo in risalto il criterio in base al quale gli uomini saranno giudicati. Quando tutti saranno riuniti davanti a lui, divisi in due classi, il loro destino sarà stabilito sulla base di quello che avranno fatto o trascurato di fare per lui nella persona del povero e del sofferente.SU 488.1

    In quel giorno Gesù non presenterà la grande opera che ha compiuto per gli uomini quando ha offerto la sua vita per la loro redenzione, ma presenterà l’opera che essi hanno compiuto per lui. A coloro che metterà alla sua destra, dirà: “Venite, voi, i benedetti del Padre mio; eredate il regno che v’è stato preparato sin dalla fondazione del mondo. Perché ebbi fame, e mi deste da mangiare; ebbi sete, e mi deste da bere; fui forestiere, e m’accoglieste; fui ignudo, e mi rivestiste; fui infermo, e mi visitaste; fui in prigione, e veniste a trovarmi”. Matteo 25:34-36. Essi, stupiti, non sapranno di aver servito Gesù e alla loro domanda Egli risponderà: “In verità vi dico che in quanto l’avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me”. Matteo 25:40.SU 488.2

    Gesù aveva detto ai discepoli che sarebbero stati odiati da tutti, perseguitati e afflitti. Molti sarebbero stati strappati dalle loro case e ridotti in miseria. Molti avrebbero sofferto per malattie e privazioni. Molti sarebbero stati gettati in prigione. A tutti coloro che avrebbero perso amici o casa per amor suo, Egli aveva promesso di restituire in questa vita cento volte tanto. Ora promette una benedizione speciale a tutti coloro che aiutano i loro fratelli. Gesù si identifica con coloro che soffrono per il suo nome. Chi li aiuta, è come se aiutasse lui. Questa è la vera prova del discepolato.SU 488.3

    Tutti quelli che per la nuova nascita sono entrati nella famiglia di Dio, sono in un certo senso fratelli del nostro Signore. L’amore del Cristo unisce i membri della sua famiglia; dove si manifesta questo amore esiste un legame divino. “Chiunque ama è nato da Dio e conosce Iddio”. 1 Giovanni 4:7. Coloro che Gesù loderà nel giorno del giudizio, forse non sono stati esperti di teologia, ma hanno messo in pratica i suoi princìpi. Mediante l’influsso dello Spirito Santo sono stati una benedizione per il loro prossimo. Perfino tra i pagani ci sono persone che coltivano uno spirito di benevolenza e aiutano i figli di Dio, a volte a rischio della loro stessa vita, ancora prima di aver avuto la possibilità di conoscere la sua Parola. Vi sono pagani che nella loro ignoranza adorano il Signore sebbene degli strumenti umani non abbiano mai trasmesso loro la conoscenza del suo messaggio, e saranno salvati. Se non conoscono la legge scritta di Dio, hanno udito la sua voce nella natura e l’hanno seguita. La loro condotta attesta che lo Spirito Santo ha toccato i loro cuori e testimonia che sono figli di Dio.SU 488.4

    Quale sorpresa e quale gioia per questi uomini umili, fra le nazioni e fra i pagani, quando udranno dalle labbra del Salvatore queste parole: “In verità vi dico che in quanto l’avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me!” Quanto sarà felice anche il Signore quando i suoi figli ascolteranno sorpresi e lieti le sue parole di lode!SU 489.1

    L’amore del Cristo non esclude nessuno. Gesù si identifica con ogni uomo. Egli è diventato membro della famiglia terrena affinché noi potessimo diventare membri di quella divina. Egli, come Figlio dell’uomo, è fratello di ogni figlio e di ogni figlia di Adamo. I suoi discepoli non devono distaccarsi dal mondo che muore intorno a loro. Essi fanno parte della grande famiglia umana, e il cielo li considera fratelli tanto dei peccatori quanto dei santi. L’amore del Cristo abbraccia gli esseri decaduti, erranti, peccatori e ogni gesto di bontà compiuto per risollevarli, ogni atto di misericordia, è considerato come se fosse fatto in suo favore.SU 489.2

    Gli angeli sono inviati per aiutare coloro che devono ereditare la salvezza. Noi non conosciamo ancora quelli che saranno salvati, non sappiamo chi saranno i vincitori che parteciperanno all’eredità dei santi; ma gli angeli del cielo percorrono in tutti i sensi la terra per confortare gli afflitti, per proteggere coloro che sono in pericolo, per conquistare i loro cuori al Cristo. Nessuno viene trascurato o dimenticato. Dio che non fa eccezioni o favoritismi si prende cura di tutte le creature.SU 489.3

    Quando aprite la porta a coloro che soffrono e che sono in difficoltà, voi accogliete degli angeli invisibili e ospitate degli esseri del cielo. Essi arrecano una sacra atmosfera di gioia e di pace e innalzano canti di gioia, la cui eco giunge sino al cielo. Ogni atto di misericordia si trasforma in una dolce melodia in cielo. Il Padre, dall’alto del suo trono, considera gli uomini generosi e altruisti come i suoi tesori più preziosi.SU 489.4

    Coloro che staranno alla sinistra del Cristo, per averlo trascurato nella persona del povero e del bisognoso, non sono consapevoli della loro colpa. Accecati da Satana, non si sono resi conto delle loro responsabilità nei confronti dei fratelli, e si sono concentrati solo su se stessi, senza preoccuparsi delle necessità degli altri.SU 490.1

    Ai ricchi Dio ha affidato dei beni affinché possano aiutare e consolare i suoi figli sofferenti; ma i ricchi troppo spesso non si curano delle necessità degli altri. Si sentono superiori ai loro fratelli poveri e non si mettono al loro posto. Non comprendono le tentazioni e le lotte del povero, e nei loro cuori non c’è misericordia. Il ricco, nelle case sontuose e nelle splendide chiese, si separa dal povero. I beni concessi da Dio per alleviare i bisognosi, vengono spesi per soddisfare l’orgoglio e l’egoismo e così i poveri sono privati ogni giorno della possibilità di conoscere e sperimentare la tenera sollecitudine di Dio. Eppure il Signore ha provveduto ampiamente i mezzi per le necessità della vita. Molti, spesso, sono costretti a sopportare il peso di una povertà avvilente; talvolta sono sul punto di diventare invidiosi, gelosi e pieni di pensieri cattivi. Coloro che non hanno conosciuto le ristrettezze trattano troppo spesso i poveri con disprezzo facendoli sentire inferiori.SU 490.2

    Gesù li guarda e dice loro: Ero io ad avere fame e ad avere sete. Ero io ad essere straniero. Ero io ad essere ammalato. Ero io ad essere in prigione. Mentre voi facevate festa alla vostra tavola imbandita, io avevo fame nel tugurio o lungo la strada. Mentre voi stavate comodi nelle vostre case lussuose, io non sapevo dove dormire. Mentre voi avevate il vostro guardaroba pieno di vestiti, io ero nudo. Mentre voi passavate la vita nei piaceri, io languivo in prigione. Quando davate le briciole del vostro pane al miserabile e gli offrivate vecchi indumenti affinché si riparasse dal freddo pungente, vi ricordavate che stavate offrendo quelle cose al Signore della gloria? Tutti i giorni io ero vicino a voi nella persona di questi afflitti, ma voi non mi avete cercato, avete rifiutato di comunicare con me e quindi io non vi conosco.SU 490.3

    Molti pensano che sia un gran privilegio visitare i luoghi della vita terrena di Gesù, camminare dove Egli ha camminato, contemplare il lago che ha amato e sulle cui rive ha insegnato, e le colline e le valli sulle quali i suoi occhi si sono spesso soffermati. Ma non abbiamo bisogno di andare a Nazaret o a Capernaum o a Betania per poter camminare sulle orme di Gesù. Possiamo trovare le sue orme accanto ai letti degli ammalati, nei tuguri dei poveri, nelle strade affollate delle grandi città, ovunque vi siano cuori bisognosi di consolazione. Facendo ciò che Gesù ha fatto sulla terra, possiamo seguire le sue orme. Tutti possono trovare qualcosa da fare. Gesù ha detto: “Poiché i poveri li avete sempre con voi”. Giovanni 12:8. Nessuno deve pensare che non vi sia posto per lui. Milioni e milioni di uomini stanno morendo, avvinti nelle catene dell’ignoranza e del peccato, non hanno mai udito parlare dell’amore del Cristo. Che cosa vorremmo che ci fosse fatto se ci trovassimo al loro posto? La stessa cosa, nella misura in cui possiamo, dobbiamo farla per loro. La regola del Cristo, in base alla quale ognuno sarà approvato o condannato, è questa: “Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro”. Matteo 7:12.SU 490.4

    Il Signore ha offerto la sua vita preziosa per fondare una chiesa che si prendesse cura di coloro che sono afflitti e tentati. I credenti possono essere privi di denaro, cultura e amicizie, ma se sono uniti a Gesù possono compiere nella famiglia, nel vicinato, nella chiesa e perfino nelle regioni più lontane un’opera i cui risultati saranno visibili anche nell’eternità.SU 491.1

    Molti giovani discepoli non superano i primi stadi dell’esperienza cristiana perché trascurano quest’opera e non usano, per aiutare i bisognosi, quella luce che brillava nei loro cuori quando Gesù li ha perdonati. L’energia esuberante che, così spesso, è per il giovane fonte di pericoli, può diventare fonte di tante benedizioni. Ci si dimentica di se stessi quando si lavora in favore del prossimo.SU 491.2

    Coloro che si mettono al servizio degli altri saranno serviti dal sommo Pastore e si disseteranno a fonti di acqua viva. Non cercheranno divertimenti eccitanti o mutamenti continui nella loro vita; il loro primo interesse sarà la salvezza degli uomini. I rapporti sociali diventeranno proficui. L’amore del Redentore li unirà al loro prossimo.SU 491.3

    Le promesse di Dio sono efficaci per coloro che si rendono conto di essere suoi collaboratori. Esse riscalderanno i nostri cuori e risplenderanno sul nostro viso. Quando Mosè venne chiamato a servire un popolo ignorante, indisciplinato e ribelle, Dio gli fece questa promessa: “La mia presenza andrà teco, e io ti darò riposo”. Esodo 33:14. Il Signore ripeté: “Va’, perché io sarò teco”. Esodo 3:12. Questa promessa vale per tutti coloro che operano con il Cristo in favore degli afflitti e dei sofferenti.SU 491.4

    L’amore nei confronti del prossimo è la concreta manifestazione dell’amore per il Signore. Il Re della gloria è sceso fra noi per infonderci questo amore, perché fossimo membri di una sola famiglia. Quando ci conformiamo alla sua ultima raccomandazione “che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi” (Giovanni 15:12), quando amiamo il mondo come Egli lo ha amato, allora la sua missione, nei nostri confronti, è adempiuta. Noi siamo pronti per il cielo, perché abbiamo il cielo nel nostro cuore.SU 491.5

    “Libera quelli che son condotti a morte, e salva quei che, vacillando, vanno al supplizio. Se dici: Ma noi non ne sapevamo nulla! Colui che pesa i cuori, non lo vede Egli? Colui che veglia sull’anima tua non lo sa forse? E non renderà Egli a ciascuno secondo le opere sue?” Proverbi 24:11, 12. Nel giorno del giudizio coloro che non avranno vissuto per il Cristo e si saranno concentrati solo su se stessi, saranno messi dal Giudice di tutta la terra insieme con quelli che hanno agito male, e riceveranno la stessa punizione.SU 492.1

    A ogni uomo è affidato un incarico; a ogni uomo il sommo Pastore domanderà: “Dov’è il gregge, il magnifico gregge, che t’era stato dato?...Che dirai tu quand’Egli ti punirà?” Geremia 13:20, 21.SU 492.2

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