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La speranza dell’uomo - Contents
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    Capitolo 10: La voce nel deserto

    Il precursore del Cristo proveniva dai quei fedeli israeliti che avevano atteso a lungo la venuta del Messia. Il vecchio sacerdote Zaccaria e sua moglie Elisabetta “erano ambedue giusti nel cospetto di Dio”. Luca 1:6. La luce della fede brillava nella loro vita serena e santa, come una stella in mezzo alle tenebre di quei tempi malvagi. A questa coppia devota venne fatta la promessa di un figlio che sarebbe venuto per andare davanti alla faccia del Signore per preparar le sue vie. Cfr. Luca 1:17.SU 60.1

    Zaccaria abitava nella regione montuosa della Giudea, ma era andato a Gerusalemme a servire nel tempio per una settimana, un servizio che veniva richiesto due volte l’anno ai sacerdoti di ogni classe. “Or avvenne che esercitando Zaccaria il sacerdozio dinanzi a Dio nell’ordine della sua muta, secondo l’usanza del sacerdozio, gli toccò a sorte d’entrar nel tempio del Signore per offrirvi il profumo”. Luca 1:8, 9.SU 60.2

    Egli stava in piedi davanti all’altare nel luogo santo. La nuvola di incenso con le preghiere d’Israele saliva verso Dio. All’improvviso si rese conto della presenza di un angelo che stava “Ritto alla destra dell’altare de’ profumi”. Luca 1:11. Questa posizione dell’angelo indicava intenzioni favorevoli, ma Zaccaria non vi dette importanza. Da molti anni pregava per la venuta del Redentore; ora il Signore gli mandava un messaggero per annunciargli che le sue preghiere stavano per essere esaudite: stentava a credere alla manifestazione di una così grande misericordia divina. Si sentì invaso da timore e dal senso della propria indegnità.SU 60.3

    Ma l’angelo gli rivolse parole d’incoraggiamento: “Non temere, Zaccaria, perché la tua preghiera è stata esaudita; e tua moglie Elisabetta ti partorirà un figliuolo, al quale porrai nome Giovanni. E tu ne avrai gioia ed allegrezza, e molti si rallegreranno per la sua nascita. Poiché sarà grande nel cospetto del Signore; non berrà né vino né cervogia, e sarà ripieno dello Spirito Santo... e convertirà molti de’ figliuoli d’Israele al Signore Iddio loro; ed egli andrà innanzi a lui con lo spirito e con la potenza d’Elia, per volgere il cuore de’ padri ai figliuoli e i ribelli alla saviezza de’ giusti, affin di preparare al Signore un popolo ben disposto. E Zaccaria disse all’angelo: A che conoscerò io questo? Perch’io son vecchio e mia moglie è avanti nell’età”. Luca 1:13-18.SU 60.4

    Zaccaria sapeva che ad Abramo era stato accordato un figlio nella sua vecchiaia, perché il patriarca credeva nella fedeltà di chi aveva fatto la promessa. Ma per un momento l’anziano sacerdote provò tutta la debolezza dell’umanità. Dimenticò che Dio è potente per adempiere ciò che ha promesso. Quale contrasto con la dolce e spontanea fede di Maria, la ragazza di Nazaret, la cui risposta al meraviglioso annuncio dell’angelo era stata: “Ecco, io son l’ancella del Signore; siami fatto secondo la tua parola”. Luca 1:38.SU 61.1

    La nascita del figlio di Zaccaria, come quella del figlio di Abramo e del figlio di Maria, ci insegnano una grande verità: siamo lenti a imparare e pronti a dimenticare. Da soli non siamo in grado di fare il bene; se invece manifestiamo umiltà e fede, la potenza di Dio realizzerà in noi tutto ciò che non sappiamo fare. Il figlio della promessa fu accordato per fede, e sempre per fede si sviluppa la vita spirituale e si compiono opere giuste.SU 61.2

    Alla domanda di Zaccaria l’angelo rispose: “Io son Gabriele, che sto davanti a Dio; e sono stato mandato a parlarti e recarti questa buona notizia”. Luca 1:19. Cinquecento anni prima quest’angelo aveva fatto conoscere a Daniele il periodo profetico che si sarebbe concluso alla venuta del Cristo. Sapendo che la fine di questo periodo era vicina, Zaccaria aveva pregato per la venuta del Messia. E proprio quel messaggero, mediante il quale la profezia era stata comunicata, era venuto per annunciarne il compimento.SU 61.3

    Le parole dell’angelo “Io son Gabriele, che sto davanti a Dio”, indicano il suo ruolo importante in cielo. Quando era venuto con un messaggio per Daniele, aveva detto: “E non v’è nessuno che mi sostenga contro quelli là tranne Micael vostro capo”. Daniele 10:21. Di Gabriele, il Salvatore parla nell’Apocalisse dicendo: “Egli l’ha fatta conoscere mandandola per mezzo del suo angelo al suo servitore Giovanni”. Apocalisse 1:1. E a Giovanni l’angelo dirà in seguito: “Io sono tuo conservo e de’ tuoi fratelli, i profeti”. Apocalisse 22:9. È bello sapere che è l’angelo che viene subito dopo il Figlio di Dio come rango, a essere stato scelto per rivelare i piani divini agli uomini peccatori.SU 61.4

    Alle parole dell’angelo Zaccaria aveva manifestato dei dubbi. Perciò sarebbe stato muto fino al loro compimento. “Ed ecco” disse l’angelo “tu sarai muto, e non potrai parlare fino al giorno che queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole che si adempiranno a suo tempo”. Luca 1:20. Il sacerdote che officiava questo servizio doveva pregare per il perdono del popolo e per la venuta del Messia; ma quando Zaccaria cercò di farlo, non poté pronunciare una sola parola. Uscendo per benedire gli astanti “non potea parlar loro”. I fedeli lo avevano aspettato a lungo e avevano cominciato a temere che il sacerdote fosse stato colpito dal giudizio di Dio. Invece, quando uscì dal luogo santo, il suo volto splendeva della gloria di Dio, ed essi “capirono che aveva avuto una visione nel tempio”. Zaccaria cercò di far conoscere loro ciò che aveva visto e udito. “E quando furono compiuti i giorni del suo ministerio, egli se ne andò a casa sua”. Luca 1:21-23.SU 61.5

    Subito dopo la nascita del bambino promesso, il padre riacquistò la parola. “Ed egli parlava benedicendo Iddio. E tutti i lor vicini furon presi da timore; e tutte queste cose si divulgavano per tutta la regione montuosa della Giudea. E tutti quelli che le udirono, le serbarono in cuor loro e diceano: Che sarà mai questo bambino?” Luca 1:64-66. Tutto questo aveva lo scopo di richiamare l’attenzione sulla venuta del Messia, a cui Giovanni doveva preparare la via.SU 62.1

    Lo Spirito Santo scese su Zaccaria e gli ispirò questa magnifica profezia sulla missione del figlio: “E tu, piccol fanciullo, sarai chiamato profeta dell’Altissimo, perché andrai davanti alla faccia del Signore per preparar le sue vie, per dare al suo popolo conoscenza della salvezza mediante la remissione de’ loro peccati, dovuta alle viscere di misericordia del nostro Dio, per le quali l’Aurora dall’alto ci visiterà per risplendere su quelli che giacciono in tenebre ed ombra di morte, per guidare i nostri passi verso la via della pace. Or il bambino cresceva e si fortificava in ispirito; e stette ne’ deserti fino al giorno in cui dovea manifestarsi ad Israele”. Luca 1:76-80. L’angelo, annunciando la nascita di Giovanni, aveva detto: “Poiché sarà grande nel cospetto del Signore; non berrà né vino né cervogia e sarà ripieno dello Spirito Santo”. Dio aveva chiamato il figlio di Zaccaria a un’importante missione, la più importante che sia mai stata affidata a un essere umano. Per compierla, gli era necessario l’aiuto del Signore. Lo Spirito di Dio sarebbe stato con lui se le istruzioni dell’angelo fossero state seguite.SU 62.2

    Giovanni doveva essere il portavoce di Dio per trasmettere agli uomini i suoi messaggi e dare un nuovo orientamento ai loro pensieri. Doveva mostrare la santità delle richieste divine e la necessità che essi avevano della perfetta giustizia. Un tale messaggero doveva vivere una vita santa, doveva essere un tempio in cui avrebbe abitato lo Spirito di Dio. Per una simile missione occorrevano un fisico sano e una grande energia mentale e spirituale. Bisognava quindi che sapesse dominare le sue passioni, che non si lasciasse trascinare dagli eventi e restasse fermo come le rocce e le montagne del deserto.SU 62.3

    Al tempo di Giovanni Battista, l’avidità, la passione per i divertimenti, il lusso e l’ostentazione erano molto diffuse. I piaceri sensuali e i banchetti erano causa di malattie e degenerazione morale, affievolivano la sensibilità spirituale e riducevano la capacità di riconoscere il peccato. Giovanni doveva essere un riformatore. Con la sua vita austera e i suoi abiti rozzi avrebbe condannato gli eccessi del suo tempo. Perciò un angelo del cielo dette ai genitori di Giovanni istruzioni precise riguardanti la temperanza.SU 62.4

    Il carattere è plasmabile, soprattutto nell’infanzia e nella giovinezza. È in questo periodo che si dovrebbe acquisire la capacità di autocontrollo. In famiglia si possono esercitare influssi profondi i cui risultati si estendono fino all’eternità. Le abitudini adottate nell’infanzia valgono più delle doti naturali ai fini della vittoria o della sconfitta nella battaglia della vita. La gioventù è l’età della semina. In essa si determina il tipo di raccolto che si avrà nella vita presente e in quella futura.SU 63.1

    Come profeta, Giovanni avrebbe dovuto far “volgere i cuori de’ padri ai figliuoli e i ribelli alla saviezza de’ giusti, affin di preparare al Signore un popolo ben disposto”. Luca 1:17. Preparando la via al primo avvento del Cristo, Giovanni Battista raffigurava coloro che devono preparare un popolo per il ritorno del Signore. Il mondo, oggi, è rilassato moralmente. Errori e favole abbondano. Le astuzie di Satana per la distruzione degli uomini si moltiplicano. Quelli che vogliono acquisire una perfetta santità nel timore di Dio devono imparare la lezione della temperanza e dell’autocontrollo. Gli appetiti e le passioni devono essere sottomessi allo spirito. Questa autodisciplina è essenziale per ottenere l’acutezza di mente e la forza spirituale che rendono capaci di comprendere e mettere in pratica le sacre verità della Parola di Dio. Per questo motivo la temperanza ha un suo posto nell’opera di preparazione per il ritorno del Cristo.SU 63.2

    Secondo le consuetudini, il figlio di Zaccaria avrebbe dovuto essere avviato al sacerdozio. Ma le scuole dei rabbini non potevano prepararlo per la sua opera. Dio non lo mandò dai maestri di teologia perché imparasse a interpretare correttamente le Scritture; lo inviò nel deserto affinché potesse conoscere la natura e il carattere di Dio.SU 63.3

    Egli visse in una regione desolata, fra aride colline, burroni selvaggi e caverne rocciose. Rinunciò alle comodità e ai piaceri della vita per la severa disciplina del deserto. Quell’ambiente favoriva l’acquisizione di abitudini di semplicità e abnegazione. Non distratto dai clamori del mondo, poteva studiare le lezioni della natura, della rivelazione e della Provvidenza. I suoi genitori pii e fedeli gli avevano spesso ripetuto le parole che l’angelo aveva detto a Zaccaria. Egli si rese conto fin dall’infanzia della sua missione e accettò volentieri quel sacro compito. La solitudine del deserto fu una lieta evasione da una società dominata da diffidenza, incredulità e impurità. Egli non contava su di sé per vincere le tentazioni e non si lasciava sopraffare dalle passioni per non perdere la coscienza della sua tendenza a peccare.SU 63.4

    Consacrato a Dio fin dalla nascita come nazireo, Giovanni mantenne quel voto per tutta la vita. Come gli antichi profeti, indossava una veste di pelo di cammello, legata ai fianchi da una cintura di cuoio. Si nutriva di locuste e miele selvatico e beveva l’acqua pura delle sorgenti.SU 64.1

    Ma la vita di Giovanni non trascorreva nell’ozio, nella tristezza ascetica o nell’isolamento egoistico. Periodicamente egli partecipava alla vita comunitaria e osservava con molta attenzione quello che accadeva nel mondo. Dal suo quieto ritiro seguiva il susseguirsi degli eventi. Illuminato dallo Spirito, studiava il carattere degli uomini per imparare a raggiungere il loro cuore con il messaggio divino. Sentiva la responsabilità della sua missione. Nella solitudine, si preparava con la meditazione e la preghiera per la missione che gli sarebbe stata affidata.SU 64.2

    Pur trovandosi nel deserto, non fu esente dalla tentazione. Per quanto dipendeva da lui, impediva a Satana di agire, nonostante venisse a tentarlo. Ma la chiara visione delle realtà spirituali, il suo carattere fermo e deciso e l’aiuto dello Spirito Santo gli permisero di riconoscere i suoi attacchi e di respingerli.SU 64.3

    Giovanni trovò nel deserto la sua scuola e il suo tempio. Come Mosè sulle montagne di Madian, beneficiò della presenza di Dio e vide le prove della sua potenza. Diversamente dal grande condottiero d’Israele, non sarebbe vissuto in mezzo alla solenne maestà delle montagne. Di fronte a lui, al di là del Giordano, vi erano le alture di Moab, e tutto testimoniava di colui che aveva creato le montagne e le aveva rivestite di forza. L’aspetto desolato e terribile della natura del deserto illustrava chiaramente la condizione d’Israele. La fertile vigna del Signore era diventata uno squallido deserto. Ma al di sopra i cieli si stendevano luminosi e belli. Le nuvole che si addensavano scure di tempesta erano attraversate dall’arcobaleno della promessa. Così, al di là della decadenza d’Israele, brillava la gloria del regno messianico. Le nuvole dell’ira erano attraversate dall’arcobaleno del patto della misericordia.SU 64.4

    Solo, nel silenzio della notte, Giovanni leggeva la promessa fatta da Dio ad Abramo per una progenie numerosa come le stelle del cielo. La luce dell’alba che indorava le montagne di Moab gli ricordava colui che sarebbe stato “come la luce mattutina, quando il sole si leva in un mattino senza nuvole”. 2 Samuele 23:4. E nello sfolgorio del mezzogiorno ammirava lo splendore del suo manifestarsi, anticipazione di quando “la gloria dell’Eterno sarà rivelata, e ogni carne, ad un tempo, la vedrà”. Isaia 40:5.SU 64.5

    Con animo timoroso, ma nello stesso tempo esultante, ricercò nei profeti gli annunci della venuta del Messia, la progenie promessa che avrebbe schiacciato il capo del serpente, il Principe della pace che sarebbe apparso prima che il trono di Davide rimanesse vuoto. Ora il tempo era giunto. Un dominatore romano sedeva nel palazzo sul monte di Sion. In base alla Parola del Signore, il Cristo era già nato.SU 65.1

    Giorno e notte studiava nel libro di Isaia le profezie sulla gloria del Messia, il germoglio dalle radici di Isai, il Re di giustizia che avrebbe fatto ragione “con equità agli umili del paese”, che sarebbe stato “un riparo dal vento” e “un rifugio contro l’uragano... come l’ombra di una gran roccia in una terra che langue”. Grazie a lui, Sion non si sarebbe più chiamata l’”abbandonata”, né la sua terra “desolazione”, bensì “la mia delizia è in lei”, e la sua terra “maritata”. Isaia 11:4; 32:2; 62:4. Quel deserto si riempiva di una visione gloriosa.SU 65.2

    Contemplando il Re nella sua bellezza, si dimenticava di se stesso. Contemplando l’ideale di santità, si sentiva incapace e indegno. Era pronto a partire come messaggero del cielo, senza timore degli uomini, perché aveva meditato su Dio. Poteva affrontare senza timore i potenti della terra, perché si era prostrato davanti al Re dei re.SU 65.3

    Giovanni non comprese interamente la natura del regno del Messia. Sperava che Israele sarebbe stato liberato dai suoi nemici politici, ma il grande oggetto della sua speranza era un Re di giustizia, che facesse d’Israele una nazione santa. Era così che secondo Giovanni si sarebbe adempiuta la profezia pronunciata alla sua nascita: “E si ricorda del suo santo patto... affine di concederci che, liberati dalla mano dei nostri nemici, gli servissimo senza paura, in santità e giustizia, nel suo cospetto, tutti i giorni della nostra vita”. Luca 1:72-75.SU 65.4

    Egli vide il popolo ingannato, pieno di sé e addormentato nei propri peccati. Desiderava che si destasse a una vita più santa. Il messaggio che Dio gli aveva dato doveva risvegliarlo dal letargo e farlo tremare per la sua grande malvagità. Prima di spargere il seme del Vangelo, bisognava toccare il cuore degli Israeliti. Prima di cercare la guarigione da Gesù, dovevano acquisire la consapevolezza della coscienza del peccato.SU 65.5

    Dio non invia i suoi messaggeri per adulare il peccatore. Non dà messaggi di pace per cullare gli insoddisfatti in una sicurezza illusoria. Egli pone gravi pesi sulla coscienza del malvagio e tocca l’animo con argomenti convincenti. Gli angeli presentano il terribile giudizio di Dio perché la coscienza si sensibilizzi e gridi: “Che debbo io fare per essere salvato?” Allora la stessa mano che l’ha umiliato fin nella polvere solleva il pentito. La voce che ha condannato il peccato, l’orgoglio e l’ambizione, domanda con tenera simpatia: “Che cosa vuoi che faccia per te?”SU 65.6

    Quando Giovanni iniziò il suo ministero, il popolo era eccitato e scontento e si avviava verso la rivoluzione. Destituito Archelao, la Giudea era passata direttamente sotto il controllo di Roma. La tirannia e le estorsioni dei governatori romani, i loro tentativi di introdurre nel paese consuetudini e simboli pagani, avevano provocato una rivolta che era stata soffocata con il sangue di migliaia di coraggiosi israeliti. Tutto questo faceva crescere l’odio contro Roma e il desiderio di essere liberati da quel potere opprimente.SU 66.1

    In mezzo alle discordie e alle lotte, si udì nel deserto una voce severa, ma piena di speranza: “Ravvedetevi, poiché il regno de’ cieli è vicino!” Matteo 3:2. Questa voce motivò il popolo con una potenza nuova e straordinaria. I profeti avevano predetto la venuta del Messia come un avvenimento lontano, ma ora si annunciava che egli era là, alle porte. La singolare figura del Battista faceva pensare ai profeti antichi. Negli atteggiamenti e nell’abito assomigliava al profeta Elia. E Giovanni denunciava la corruzione del popolo e i maggiori peccati proprio nello spirito e nella potenza di Elia. Le sue parole erano chiare, dirette e convincenti. Molti credevano che fosse un profeta risuscitato dai morti. Tutto il popolo ne fu sconvolto. Le folle accorrevano nel deserto.SU 66.2

    Giovanni annunciava la venuta del Messia invitando la gente al pentimento. Egli battezzava nelle acque del Giordano come simbolo della purificazione dai peccati. Con questa immagine significativa dichiarava che il popolo eletto di Dio era macchiato di peccato e che senza la purificazione del cuore e della vita non poteva partecipare al regno del Messia.SU 66.3

    Principi, rabbini, soldati, pubblicani e agricoltori venivano ad ascoltare il profeta; essi per un certo tempo furono impressionati dal solenne avvertimento da parte di Dio. Molti si pentirono e vennero battezzati. Persone di tutte le classi sociali accettarono il messaggio del Battista, per partecipare al regno annunciato.SU 66.4

    Anche molti scribi e farisei venivano a confessare i loro peccati e a chiedere il battesimo. Si erano innalzati al di sopra degli altri uomini, avevano indotto il popolo ad avere un alto concetto della loro religiosità e ora le loro colpe venivano svelate. Ma Giovanni avvertì, dietro ispirazione dello Spirito Santo, che molti di questi uomini non erano realmente convinti della loro condizione di peccatori. Erano degli opportunisti. Facendosi amici del profeta, speravano di incontrare il favore del Principe che stava per giungere. Ricevendo il battesimo dalle mani di quel popolare giovane maestro, pensavano di aumentare l’influsso che esercitavano sul popolo.SU 66.5

    Giovanni rivolse loro questa dura domanda: “Razza di vipere, chi v’ha insegnato a fuggir dall’ira a venire? Fate dunque de’ frutti degni del ravvedimento. E non pensate di dir dentro di voi: Abbiamo per padre Abramo; perché io vi dico che Iddio può da queste pietre far sorgere de’ figliuoli ad Abramo”. Matteo 3:7-9.SU 67.1

    Gli ebrei avevano frainteso la promessa di grazia eterna fatta da Dio a Israele. “Così parla l’Eterno, che ha dato il sole come luce del giorno, e le leggi alla luna e alle stelle perché sian luce alla notte; che solleva il mare sì che ne muggon le onde; colui che ha nome: l’Eterno degli eserciti. Se quelle leggi vengono a mancare dinanzi a me, dice l’Eterno, allora anche la progenie d’Israele cesserà d’essere in perpetuo una nazione nel mio cospetto. Così parla l’Eterno: Se i cieli di sopra possono esser misurati, e le fondamenta della terra di sotto, scandagliate, allora anch’io rigetterò tutta la progenie d’Israele per tutto quello ch’essi hanno fatto, dice l’Eterno”. Geremia 31:35-37. Gli ebrei pensavano che la loro discendenza naturale da Abramo conferisse loro il diritto di reclamare quella promessa. Ma essi trascuravano le condizioni stabilite da Dio. Prima di pronunciare la promessa in questione, egli aveva detto: “Io metterò la mia legge nell’intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e io sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo... Poiché io perdonerò la loro iniquità, e non mi ricorderò più del loro peccato”. Geremia 31:33, 34.SU 67.2

    Il favore di Dio è assicurato a un popolo che ha la sua legge scritta nel cuore. Un tale popolo è unito a Dio. Gli ebrei, invece, si erano separati da lui. Soffrivano sotto i giudizi a motivo dei loro peccati. Era questa la causa per la quale erano oppressi da una nazione pagana. Il peccato aveva ottenebrato la loro mente, e siccome in passato il Signore aveva dimostrato nei loro confronti il suo favore, essi scusavano i propri peccati. Si illudevano di essere migliori degli altri e accampavano diritti sulle benedizioni divine.SU 67.3

    “Or queste cose avvennero loro per servire d’esempio, e sono state scritte per ammonizione di noi, che ci troviamo agli ultimi termini dei tempi”. 1 Corinzi 10:11. Spesso fraintendiamo le benedizioni di Dio e ci illudiamo che i nostri meriti ci assicurino il favore divino. In questi termini Dio non può fare quello che vorrebbe. I suoi doni vengono usati per accrescere il nostro orgoglio e indurire il cuore nell’incredulità e nel peccato.SU 67.4

    Giovanni diceva ai maestri d’Israele che erano una generazione di vipere a causa del loro orgoglio, del loro egoismo e della loro crudeltà e che, invece di essere i discendenti del giusto e ubbidiente Abramo, rappresentavano una maledizione per il popolo. Per la luce che avevano ricevuto da Dio, erano persino peggiori dei pagani, ai quali si sentivano, invece, tanto superiori. Si erano dimenticati della roccia dalla quale erano stati tagliati, della cava da cui erano stati estratti. Dio non dipende dall’uomo per l’adempimento del suo piano. Come aveva chiamato Abramo perché uscisse da un popolo pagano, così poteva chiamare altri al suo servizio. Potevano sembrare cuori privi di vita come le pietre del deserto, ma il suo Spirito poteva indurli a fare la sua volontà, e così la promessa di Dio si sarebbe adempiuta per loro.SU 68.1

    “E ormai” dice il profeta “E’ anche posta la scure alla radice degli alberi; ogni albero dunque che non fa buon frutto, vien tagliato e gittato nel fuoco”. Luca 3:9. Il valore di un albero non dipende dal suo nome, ma dal frutto che porta. Se non ha valore, il nome non può salvare l’albero dalla distruzione. Giovanni diceva agli ebrei che la loro posizione davanti a Dio dipendeva dal loro carattere e dalla vita che conducevano. Una semplice professione di fede non aveva valore. Se la loro vita e il loro carattere non erano in armonia con la legge di Dio, non sarebbero stati considerati suo popolo.SU 68.2

    Le sue parole accorate convinsero gli uditori. Essi gli chiesero: “E allora, che dobbiam fare?” e Giovanni rispose: “Chi ha due tuniche, ne faccia parte a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto”. Luca 3:10, 11. Ed esortava i pubblicani a non commettere ingiustizie e i soldati a non fare violenza.SU 68.3

    Egli diceva che tutti i sudditi del regno del Cristo dovevano dimostrare nella vita pentimento e fede ed essere gentili e onesti. Dovevano soccorrere i bisognosi e portare le loro offerte a Dio, proteggere i deboli e manifestare misericordia e virtù. Così i discepoli del Cristo testimoniano della potenza trasformatrice dello Spirito Santo. La giustizia, la misericordia e l’amore di Dio si devono scorgere nella vita di tutti i giorni. In caso contrario, non sono che pula destinata al fuoco.SU 68.4

    “Ben vi battezzo io con acqua”, diceva Giovanni, “in vista del ravvedimento; ma colui che viene dietro a me è più forte di me, ed io non son degno di portargli i calzari; Egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e con fuoco”. Matteo 3:11. Il profeta Isaia aveva detto che il Signore avrebbe purificato il suo popolo dal male “col soffio della giustizia, e col soffio dello sterminio”. Ecco come si è espresso nei confronti d’Israele: “E ti rimetterò la mano addosso, ti purgherò delle tue scorie come colla potassa, e toglierò da te ogni particella di piombo”. Isaia 4:4; 1:25. Per il peccato, ovunque si trovi, “Il nostro Dio è anche un fuoco consumante”. Ebrei 12:29. Lo Spirito di Dio consumerà il peccato in tutti coloro che si sottomettono alla sua potenza. Ma se l’uomo si lega al male finisce per identificarsi con esso. Allora la gloria di Dio, per poter distruggere il peccato, deve anche distruggere il peccatore. Giacobbe, dopo una notte di lotta con l’angelo, esclamò: “Ho veduto Dio a faccia a faccia, e la mia vita è stata risparmiata”. Genesi 32:30.SU 68.5

    Egli aveva commesso una gran colpa contro Esaù, ma poi si era pentito. La sua trasgressione era stata perdonata, perciò poté sostenere la manifestazione della presenza di Dio. Ma se l’uomo si presenta a Dio come peccatore volontario, allora sarà distrutto. Al ritorno del Cristo gli empi saranno consumati “col soffio della sua bocca” e distrutti “con l’apparizione della sua venuta”. 2 Tessalonicesi 2:8. La luce della gloria di Dio, che dona la vita ai giusti, ucciderà gli empi.SU 69.1

    Ai tempi di Giovanni Battista il Cristo sarebbe apparso per rivelare il carattere di Dio. La sua sola presenza sarebbe bastata per evidenziare i peccati degli uomini. Ma solo quelli disposti a lasciarsi purificare sarebbero entrati in comunione con lui. Solo i puri di cuore avrebbero potuto resistere alla sua presenza.SU 69.2

    Così il Battista predicò a Israele il messaggio divino. Molti ascoltarono i suoi insegnamenti. Molti sacrificarono tutto per metterli in pratica. Folle intere seguivano questo nuovo maestro da un luogo all’altro e non pochi nutrivano la speranza che fosse lui il Messia. Giovanni, però, vedendo la gente accorrere a lui, si serviva di ogni occasione per volgere la fede dei presenti verso colui che doveva venire.SU 69.3

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