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La speranza dell’uomo - Contents
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    Capitolo 18: “Bisogna che egli cresca”

    Per un certo tempo Giovanni Battista aveva esercitato sul popolo un influsso più grande di quello dei capi, dei sacerdoti e dei prìncipi. Se si fosse presentato come Messia e avesse proposto una rivolta contro Roma, sacerdoti e popolo si sarebbero raccolti sotto la sua bandiera. Satana aveva presentato a Giovanni Battista tutto ciò che faceva leva sulle ambizioni di un conquistatore terreno. Ma egli aveva respinto fermamente questi splendidi allettamenti, cercando di far volgere verso un altro l’attenzione fissa su di lui.SU 123.1

    A un certo punto si accorse che la popolarità lo abbandonava e si rivolgeva verso il Salvatore. Di giorno in giorno la folla che gli si radunava intorno diminuiva. Quando Gesù venne da Gerusalemme al Giordano, il popolo si raccolse intorno a lui per ascoltarlo. Il numero dei suoi discepoli cresceva costantemente. Molti venivano per essere battezzati, e sebbene Gesù non battezzasse, approvava che i discepoli lo facessero. In questo modo riconobbe ufficialmente la missione del suo precursore. Ma i discepoli di Giovanni provavano gelosia per la crescente popolarità di Gesù. Disposero l’animo alla critica e ne trovarono presto l’occasione. Una disputa sorse fra loro e gli ebrei per stabilire se il battesimo purificasse lo spirito dal peccato. Essi sostenevano che il battesimo di Gesù differiva sostanzialmente da quello di Giovanni. Presto entrarono in contrasto con i discepoli di Gesù sulla formula verbale del battesimo e, infine, sul diritto del nuovo Maestro di battezzare.SU 123.2

    I discepoli di Giovanni si lagnarono con lui. “Maestro, colui che era con te di là dal Giordano, e al quale tu rendesti testimonianza, eccolo che battezza, e tutti vanno a lui”. Giovanni 3:26. Con queste parole Satana tentò Giovanni. Sebbene la sua missione stesse per concludersi, poteva ancora ostacolare l’opera del Cristo. Se avesse provato orgoglio e manifestato dolore e delusione perché un altro prendeva il suo posto, avrebbe sparso il seme della discordia, incoraggiato l’invidia e la gelosia, e ostacolato seriamente il progresso del Vangelo.SU 123.3

    Giovanni aveva le stesse debolezze e colpe comuni a tutti gli uomini; ma l’amore divino lo aveva trasformato. Era vissuto in un ambiente non contaminato dall’egoismo, dall’ambizione e dalla gelosia. Non approvò l’insoddisfazione dei suoi discepoli e mostrò chiaramente il modo in cui intendeva la sua relazione con il Messia e come era lieto di salutare colui al quale aveva preparato la via.SU 123.4

    Rispose: “L’uomo non può ricever cosa alcuna, se non gli è data dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: Io non sono il Cristo; ma son mandato davanti a lui. Colui che ha la sposa è lo sposo; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, si rallegra grandemente alla voce dello sposo”. Giovanni 3:27-29. Giovanni si presentò come l’amico che preparava il matrimonio fra gli sposi. Quando lo sposo aveva ricevuto la sposa, la missione dell’amico era compiuta. Egli si rallegrava per la felicità di coloro alla cui unione aveva collaborato. Così Giovanni era stato chiamato per volgere l’attenzione del popolo verso Gesù, e il successo dell’opera del Salvatore era per lui fonte di gioia. “Questa allegrezza che è la mia è perciò completa. Bisogna che Egli cresca, e che io diminuisca”. Giovanni 3:29, 30.SU 124.1

    Guardando con fede al Redentore, Giovanni si era elevato fino all’abnegazione. Così non cercò di attrarre gli uomini a sé, ma di innalzare sempre di più i loro pensieri affinché si volgessero all’Agnello di Dio. Egli stesso era stato solo una voce, una voce nel deserto. Adesso accettava con gioia il silenzio e l’oscurità perché gli occhi di tutti si volgessero verso la vera luce della vita.SU 124.2

    Coloro che sono fedeli alla loro chiamata di messaggeri di Dio non cercano onori per sé. L’amore dell’io sarà sommerso in quello per il Cristo. Nessuna rivalità potrà intaccare la preziosa opera del Vangelo. Riconosceranno che devono proclamare, come fece Giovanni Battista: “Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!” Giovanni 1:29. Eleveranno Gesù che innalzerà con sé l’umanità. “Poiché così parla Colui ch’è l’Alto, l’eccelso, che abita l’eternità, e che ha nome ‘il Santo’. Io dimoro nel luogo alto e santo, ma son con colui ch’è contrito ed umile di spirito, per ravvivare lo spirito degli umili, per ravvivare il cuore dei contriti”. Isaia 57:15.SU 124.3

    L’animo del profeta, privo di egocentrismo, beneficiava della presenza dello Spirito di Dio. Mentre testimoniava della gloria del Salvatore le sue parole erano il complemento di quelle pronunciate da Gesù nel colloquio con Nicodemo. Giovanni disse: “Colui che vien dall’alto è sopra tutti; colui che vien dalla terra è della terra e parla com’essendo della terra: colui che vien dal cielo è sopra tutti... Poiché colui che Dio ha mandato, proferisce le parole di Dio; perché Dio non gli dà lo Spirito con misura”. Giovanni 3:31, 34. Il Cristo poteva dire: “Cerco non la mia propria volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato”. Giovanni 5:30. Di lui è detto: “Tu hai amata la giustizia e hai odiata l’iniquità; perciò Dio, l’Iddio tuo, ha unto te d’olio di letizia, a preferenza dei tuoi compagni”. Ebrei 1:9. “Dio non gli dà lo Spirito con misura”. Così è per i discepoli del Cristo. Possiamo ricevere lo Spirito di Dio solo se ci vuotiamo di noi stessi. Non possiamo né distinguere il carattere di Dio né accettare il Cristo per fede se non sottomettiamo ogni pensiero all’ubbidienza del Cristo. A tutti coloro che fanno questo, lo Spirito Santo viene concesso senza limiti. In Cristo “abita corporalmente tutta la pienezza della Deità, e in lui voi avete tutto pienamente”. Colossesi 2:9, 10.SU 124.4

    I discepoli di Giovanni avevano detto che tutti seguivano il Cristo; però Giovanni precisò: “Ma nessuno riceve la sua testimonianza” (Giovanni 3:32), perché erano pochi coloro che erano pronti ad accettarlo come colui che salva dai peccati. “Chi ha ricevuto la sua testimonianza ha confermato che Dio è verace”. Giovanni 3:33. “Chi crede nel Figliuolo ha vita eterna”. Giovanni 3:36. Non c’era bisogno di discutere se fosse il battesimo del Cristo o quello di Giovanni a purificare dal peccato. È la grazia del Cristo che dà vita all’uomo. Senza il Cristo, il battesimo, come ogni altra cerimonia, è una forma priva di valore. “Chi rifiuta di credere al Figliuolo non vedrà la vita”. Giovanni 3:36.SU 125.1

    Le autorità di Gerusalemme vennero a conoscenza del successo dell’opera di Gesù, di quel Cristo che il Battista aveva accolto con tanta gioia. I sacerdoti e i rabbini avevano provato gelosia per il successo di Giovanni, quando le folle lasciavano le sinagoghe per radunarsi nel deserto. Ma ecco uno che possedeva una potenza molto più grande per attrarre la folla. Questi capi d’Israele non erano disposti a dire insieme a Giovanni: “Bisogna che egli cresca, e che io diminuisca”. Si ribellarono, decisi a porre termine alla sua missione che allontanava il popolo da loro.SU 125.2

    Gesù sapeva che essi non avrebbero risparmiato nessun tentativo per far nascere divisione fra i suoi discepoli e quelli di Giovanni. Sapeva che sarebbe sorta la tempesta che avrebbe spazzato via uno dei più grandi profeti apparsi nel mondo. Volendo evitare ogni motivo d’incomprensione o di dissenso, lasciò la sua opera senza farsi notare e si ritirò in Galilea. Anche noi, pur rimanendo fedeli alla verità, dovremmo cercare di evitare tutto ciò che può produrre discordia e incomprensione. Ovunque sorgono, portano alla rovina degli uomini. Quando c’è il rischio di divisioni, dovremmo seguire l’esempio di Gesù e di Giovanni Battista.SU 125.3

    Giovanni era stato chiamato a dirigere un’opera di riforma. Per questo i suoi discepoli correvano il pericolo di fissare la loro attenzione su di lui, di pensare che il successo fosse suo e perdere di vista il fatto che egli era solo uno strumento nelle mani di Dio. L’opera di Giovanni, però, non era sufficiente per porre il fondamento della chiesa cristiana. Terminato il suo compito, un’altra opera doveva essere compiuta, un’opera che andava al di là della sua testimonianza. Ma i suoi discepoli non compresero. Quando videro che Gesù si assumeva la responsabilità di quell’opera, ne furono gelosi e scontenti.SU 125.4

    Lo stesso pericolo esiste anche oggi. Dio chiama un uomo a compiere una certa opera, e quando egli l’ha portata avanti nel limite delle sue capacità, il Signore chiama altri perché la continuino. Ma, come i discepoli di Giovanni, molti pensano che il successo dipenda dal primo lavoratore. Si volge l’attenzione sull’uomo invece che su Dio; nasce la gelosia e l’opera del Signore ne soffre. Chi viene onorato ingiustamente è tentato di contare su se stesso e non avverte più la sua dipendenza da Dio. Le persone ripongono la loro fiducia nell’uomo, commettono un grosso errore e si allontanano da Dio.SU 126.1

    L’opera di Dio non deve portare l’immagine e la firma degli uomini. Il Signore si serve di diversi strumenti, attraverso i quali il suo piano può essere realizzato con maggiore efficacia. Beati coloro che sono disposti a umiliarsi e a dire con Giovanni Battista: “Bisogna che egli cresca, e che io diminuisca”.SU 126.2

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