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La speranza dell’uomo - Contents
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    Capitolo 80: Nella tomba di Giuseppe

    Finalmente Gesù riposava. Il lungo giorno di sofferenza era finito. Mentre gli ultimi raggi del sole annunciavano il sabato, il Figlio di Dio giaceva in pace nella tomba di Giuseppe. La sua missione era compiuta e, con le mani composte, si riposava nelle sacre ore del sabato.SU 590.1

    Nel principio, dopo avere creato il mondo, il Padre e il Figlio si erano riposati nel giorno del sabato. Quando “furono compiti i cieli e la terra e tutto l’esercito loro” (Genesi 2:1), il Creatore e gli angeli si rallegrarono contemplando quella scena gloriosa, e “le stelle del mattino cantavan tutte assieme e tutti i figli di Dio davan in gridi di giubilo”. Giobbe 38:7. Ora Gesù riposava dopo aver compiuto l’opera della redenzione. I suoi discepoli erano addolorati, ma nel cielo vi era gioia. Davanti agli occhi degli angeli si schiudeva la prospettiva di un futuro glorioso. Dio e le creature del cielo vedevano il frutto dell’opera del Cristo: una creazione restaurata, l’umanità redenta per sempre con la vittoria sul peccato.SU 590.2

    Questa visione resterà collegata al giorno in cui Gesù si riposò. Perché “l’opera sua è perfetta”, e “tutto quello che Dio fa è per sempre”. Deuteronomio 32:4; Ecclesiaste 3:14. Quando avverrà la “restaurazione di tutte le cose; tempi dei quali Iddio parlò per bocca dei suoi santi profeti, che sono stati fin dal principio” (Atti 3:21), il sabato della creazione, il giorno in cui Gesù si riposò nella tomba di Giuseppe, sarà ancora un giorno di riposo e di esultanza. Il cielo e la terra si uniranno nella lode quando “di sabato in sabato” (Isaia 66:23) tutte le nazioni dei redenti si prostreranno nella gioiosa adorazione di Dio e dell’Agnello.SU 590.3

    Gli ultimi avvenimenti del giorno della crocifissione portarono nuove prove dell’adempimento delle profezie e resero una nuova testimonianza alla divinità di Gesù. Quando le tenebre si furono allontanate dalla croce e il Salvatore morente ebbe espresso il suo ultimo grido, si udì un’altra voce che disse: “Veramente, costui era Figliuol di Dio”. Matteo 27:54.SU 590.4

    Quelle parole furono pronunciate ad alta voce, e tutti gli occhi si volsero per vedere chi le avesse dette. Era stato il centurione romano. Quel pagano era rimasto profondamente colpito dalla divina pazienza del Salvatore, dalla sua morte improvvisa e dal suo grido di vittoria, e in quel corpo ferito e spezzato, appeso alla croce, aveva riconosciuto il Figlio di Dio. Non poté trattenersi dall’esprimere la sua fede. Il Redentore iniziava a vedere il frutto della sua sofferenza. Nel giorno della sua morte, tre uomini, molto diversi l’uno dall’altro, avevano confessato la loro fede: il comandante della guardia romana, Simone cireneo che aveva portato la croce del Salvatore, e colui che, al suo fianco, moriva sulla croce.SU 590.5

    Mentre calava la sera, la pace del cielo avvolse il Calvario. La folla si era dispersa, e molti erano ritornati a Gerusalemme trasformati nell’animo per quanto avevano visto in quella giornata. Tanti avevano assistito alla crocifissione spinti più dalla curiosità che dall’odio; tuttavia avevano creduto alle accuse dei sacerdoti e consideravano Gesù come un malfattore. Sotto l’influsso dell’eccitazione generale, si erano uniti alla plebaglia infuriata; ma quando le tenebre avvolsero la terra, sentirono il rimorso della loro coscienza e si riconobbero colpevoli. Non si udivano più né beffe né risa in quella terribile oscurità; e quando si dissipò, essi ritornarono a casa, immersi in un profondo silenzio: erano convinti che le accuse dei sacerdoti erano false e che Gesù non era un impostore. Poche settimane più tardi, nel giorno della Pentecoste, quando Pietro pronunciò il suo discorso, facevano parte di quelle migliaia di persone che si convertirono al Cristo.SU 591.1

    Ma i capi del popolo, nonostante gli eventi di cui erano stati testimoni, continuarono nella loro ostinazione. Il loro odio per Gesù non diminuì. Le tenebre che avevano avvolto la terra nel momento della crocifissione non erano meno fitte di quelle che avvolgevano ancora la mente dei sacerdoti e dei capi. Al momento della nascita una stella aveva riconosciuto Gesù e aveva guidato i magi d’Oriente alla mangiatoia dove giaceva il bambino. Le schiere degli angeli lo avevano onorato e avevano cantato le sue lodi nelle pianure di Betlemme.SU 591.2

    Il mare aveva riconosciuto la sua voce e aveva ubbidito. La malattia e la morte avevano riconosciuto la sua autorità e gli avevano reso le loro prede. Il sole lo aveva riconosciuto e aveva nascosto la sua faccia per non vedere la sua angoscia mortale. Le rocce lo avevano riconosciuto e si erano frantumate al momento del suo grido. La natura inanimata aveva riconosciuto Gesù e aveva testimoniato della sua divinità. Invece i sacerdoti e i capi d’Israele non riconobbero il Figlio di Dio.SU 591.3

    Però non erano tranquilli. Avevano attuato il loro piano facendo morire Gesù, ma non riuscivano a provare la soddisfazione della vittoria. Perfino nel momento del loro apparente trionfo erano preoccupati per quello che sarebbe potuto accadere. Avevano udito il grido di Gesù: “È compiuto!” (Giovanni 19:30); “Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio”. Luca 23:46. Erano inquieti e turbati perché avevano visto le rocce sgretolarsi e la terra scuotersi per un possente terremoto.SU 591.4

    Mentre Gesù era in vita, erano gelosi dell’ascendente che Egli aveva sul popolo; ed erano gelosi di lui anche dopo la morte. Temevano Gesù da morto ancora più che da vivo; avevano paura che l’attenzione del popolo si soffermasse troppo su quello che era successo alla crocifissione e temevano le conseguenze di ciò che era accaduto in quel giorno. Non volevano in nessun modo che il suo corpo rimanesse sulla croce durante il sabato: il giorno di riposo si avvicinava e i corpi appesi alla croce lo avrebbero profanato. Ricorrendo a questo pretesto, i capi chiesero a Pilato che la morte delle vittime venisse affrettata e i corpi fossero sepolti prima del tramonto del sole.SU 592.1

    Pilato, che era dello stesso parere, accolse la loro richiesta. Le gambe dei due ladroni furono spezzate per affrettarne il decesso, ma Gesù era già morto. Quei rudi soldati, impressionati per quello che avevano visto e udito, non gli spezzarono le gambe. Così, nell’immolazione dell’Agnello di Dio si adempì la legge della Pasqua: “Non ne lasceranno nulla di resto fino al mattino, e non ne spezzeranno alcun osso. La celebreranno secondo tutte le leggi della pasqua”. Numeri 9:12.SU 592.2

    I sacerdoti e i capi furono sorpresi per la rapida morte di Gesù. La morte sulla croce era molto lunga, ed era difficile stabilire il momento del decesso. Non accadeva mai che qualcuno morisse appena sei ore dopo la crocifissione. I sacerdoti volevano essere certi della morte di Gesù, e insistettero perché un soldato gli conficcasse la lancia nel costato. Dalla ferita aperta sgorgarono due copiosi fiotti distinti: uno di sangue e l’altro di acqua. Questo fu osservato da tutti i presenti, e Giovanni ne dette una relazione precisa: “Uno de’ soldati gli forò il costato con una lancia, e subito ne uscì sangue ed acqua. E colui che l’ha veduto, ne ha reso testimonianza, e la sua testimonianza è verace; ed egli sa che dice il vero, affinché anche voi crediate. Poiché questo è avvenuto affinché si adempiesse la Scrittura: Niun osso d’esso sarà fiaccato. E anche un’altra Scrittura dice: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”. Giovanni 19:34-37.SU 592.3

    Dopo la risurrezione, i sacerdoti e i capi misero in giro la voce secondo cui Gesù non era morto ma solo svenuto, e che più tardi si era ripreso. Un’altra voce riferiva che nella tomba non era stato deposto un corpo in carne e ossa, ma un simulacro. Ma l’atto del soldato romano confutò quelle false voci. Non gli ruppero le gambe perché era già morto, ma per l’insistenza dei sacerdoti gli trafissero il costato. Se Gesù fosse stato ancora in vita, quella ferita ne avrebbe provocato la morte immediata.SU 592.4

    Ma non furono né il colpo di lancia né il dolore della croce a causare la morte di Gesù. Il gran grido al momento della morte (cfr. Matteo 27:50; Luca 23:46), il fiotto di sangue e di acqua che sgorgavano dal suo fianco, attestavano che Gesù era morto di crepacuore. L’angoscia morale aveva spezzato il suo cuore. Egli fu ucciso dal peccato del mondo.SU 593.1

    Con la morte di Gesù svanirono le speranze dei discepoli. Provavano un’angoscia inesprimibile guardandone le palpebre chiuse, il capo chino, i capelli insanguinati, le mani e i piedi trafitti. Sino all’ultimo momento avevano sperato che non sarebbe morto, e non potevano credere che lo fosse realmente. Sopraffatti dal dolore, non si ricordarono delle parole con cui Egli aveva preannunciato quell’evento. Nulla di tutto ciò che Gesù aveva detto loro li consolava: vedevano solo la croce e la sua vittima insanguinata. Il futuro sembrava loro disperatamente oscuro. La loro fede in Gesù si affievoliva, ma mai come in quel momento essi sentivano di amare il loro Signore, e mai prima di allora avevano compreso così intensamente il suo valore e sentito quanto la sua presenza fosse loro necessaria.SU 593.2

    I discepoli avevano un grande rispetto per il corpo di Gesù e volevano dargli una sepoltura onorevole; ma non sapevano come fare. Gesù era stato condannato per tradimento contro il governo romano, e tutti i condannati per questo crimine venivano sepolti in un campo apposito. Giovanni era rimasto accanto alla croce insieme con le donne della Galilea. Esse non volevano che il corpo del loro Signore restasse nelle mani di quei rudi soldati e ricevesse una sepoltura infamante, ma non avevano i mezzi per impedirlo; non avrebbero certo potuto ottenere niente dalle autorità ebraiche né aspettarsi nessuna protezione da Pilato.SU 593.3

    Mentre i discepoli erano in grande imbarazzo per questa situazione vennero loro in aiuto Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo. Entrambi erano membri del sinedrio, avevano buone relazioni con Pilato, erano ricchi e influenti ed erano decisi a dare un’onorevole sepoltura al corpo di Gesù.SU 593.4

    Giuseppe andò deciso dal governatore romano per chiedergli il corpo di Gesù. Pilato volle prima essere sicuro della sua morte. Gli erano giunti rapporti contrastanti sugli ultimi eventi della crocifissione, e di proposito non gli era stata comunicata la notizia della morte di Gesù. I sacerdoti e i capi lo avevano messo in guardia contro l’intenzione dei discepoli di sottrarne il corpo. Dopo aver udito la richiesta di Giuseppe, Pilato chiamò il centurione che era stato presso la croce e lo interrogò sulla morte di Gesù. Volle una sua testimonianza per accertare quello che Giuseppe gli aveva riferito.SU 593.5

    La richiesta di Giuseppe fu accolta. Mentre Giovanni era preoccupato per il seppellimento del suo Signore, Giuseppe tornò con l’ordine di Pilato. Venne anche Nicodemo con una preziosa mistura di mirra e aloe del peso di circa trenta chili: aveva pensato all’imbalsamazione del Salvatore. La persona più onorata di tutta Gerusalemme non avrebbe potuto ricevere maggiori onori alla sua morte. I discepoli si meravigliarono vedendo questi uomini ricchi e potenti interessarsi così tanto del seppellimento del loro Signore.SU 593.6

    Né Giuseppe né Nicodemo avevano accettato apertamente il Salvatore mentre era in vita. Temevano che un tale atto li escludesse dal sinedrio, e speravano piuttosto di poterlo aiutare con la loro presenza in quel concilio. Per un po’ di tempo pensarono di esservi riusciti; ma i sacerdoti, invidiosi, vedendo la loro simpatia per Gesù, ne avevano contrastato i piani; e durante la loro assenza, Gesù era stato condannato alla crocifissione. Ora che il Salvatore era morto non c’era più ragione di nascondere il loro affetto per lui; e mentre i discepoli avevano paura di farsi riconoscere in quanto tali, Giuseppe e Nicodemo vennero coraggiosamente in loro aiuto. L’intervento di quei due uomini ricchi e onorati fu molto utile. Essi potevano fare per il loro Maestro morto quello che i poveri discepoli non sarebbero riusciti a fare; il loro influsso e la loro ricchezza li proteggevano dalla collera dei sacerdoti e dei capi.SU 594.1

    Delicatamente e rispettosamente deposero con le loro stesse mani il corpo di Gesù dalla croce. Lacrime di commozione scendevano dai loro occhi mentre guardavano il suo corpo ferito e straziato. Giuseppe possedeva una tomba nuova, scavata nella roccia, vicino al Calvario. L’aveva fatta preparare per sé, ma la mise a disposizione di Gesù. Il corpo del Redentore fu amorevolmente avvolto in un lenzuolo di lino, insieme con gli aromi portati da Nicodemo, e adagiato nella tomba. I tre discepoli composero le membra straziate di Gesù e congiunsero le sue mani sul petto inerte. Le donne galilee vennero per assicurarsi che fosse stato fatto tutto ciò che era possibile per le spoglie mortali del loro amato Maestro. Videro anche che una pesante pietra era stata posta all’ingresso del sepolcro, e il Salvatore fu lasciato al suo riposo.SU 594.2

    Le donne furono le ultime a restare presso la croce, e rimasero anche per ultime vicino alla tomba del Cristo. Scendevano già le ombre della sera quando Maria Maddalena e le altre si attardavano ancora accanto al sepolcro del Signore e versavano le loro lacrime pensando alla sorte di colui che tanto amavano. “Poi essendosene tornate... durante il sabato si riposarono, secondo il comandamento”. Luca 23:56; 24:1.SU 594.3

    Iniziava un sabato che né i discepoli disperati, né i sacerdoti, i capi, gli scribi e tutto il popolo avrebbero mai più dimenticato. Al tramonto del sole, la sera della preparazione le trombe suonavano per annunciare l’inizio del sabato. La Pasqua veniva osservata secondo l’usanza tramandata da secoli, mentre colui che essa preannunciava era stato ucciso da mani malvagie e giaceva nella tomba di Giuseppe. Nel giorno del sabato i cortili del tempio si riempivano di adoratori. Il sommo sacerdote, dopo essere stato al Golgota, si trovava là, splendente nei suoi paramenti sacerdotali. I sacerdoti, con i capi avvolti in bianchi turbanti, svolgevano con attenzione i loro doveri.SU 594.4

    Tuttavia alcuni dei presenti non si sentivano tranquilli mentre il sangue dei tori e dei capri veniva versato in remissione dei peccati. Non si rendevano conto che il simbolo si incontrava con la realtà e che un sacrificio infinito era stato compiuto per i peccati del mondo. Non sapevano che i servizi cerimoniali non avevano più alcun valore. Mai prima si era assistito a questo sacrificio con sentimenti così contrastanti. Le trombe, gli strumenti musicali e le voci dei cantori si elevavano alti e chiari come sempre, ma c’era una sensazione strana. Tutti parlavano di uno straordinario evento che era successo. Fino a quel momento il luogo santissimo era stato nascosto a ogni sguardo profano, ma ora era aperto a tutti perché la pesante cortina di puro lino e intessuta d’oro, di scarlatto e porpora era lacerata da cima a fondo. Il luogo in cui Yahweh si incontrava con il sommo sacerdote per rivelare la sua gloria, il luogo che serviva a Dio come sala di udienza era accessibile a tutti gli sguardi e non era più sacro al Signore. Con l’animo pieno di oscuri presentimenti, i sacerdoti officiavano di fronte all’altare. La rivelazione del mistero sacro che era contenuto in quel luogo santo faceva loro temere le peggiori calamità.SU 595.1

    Nella mente di molti erano rimaste profondamente impresse le scene del Calvario. Nell’intervallo di tempo fra la crocifissione e la risurrezione, essi cercarono di approfondire il messaggio delle profezie. Alcuni volevano capire il vero significato della festa che stavano celebrando; altri cercavano la prova per confutare le pretese di Gesù; altri ancora, con animo pentito, cercavano le prove della sua messianicità. Sebbene studiassero con motivazioni diverse, tutti si convinsero della stessa verità: la profezia si era adempiuta nei fatti di quegli ultimi giorni e colui che era stato crocifisso era veramente il Redentore del mondo. Molti dei presenti non avrebbero mai più partecipato al rito pasquale. Anche un buon numero di sacerdoti riconoscevano la vera natura di Gesù. Il loro studio delle profezie non era stato inutile; dopo la sua risurrezione lo riconobbero come Figlio di Dio. Nicodemo, quando vide Gesù innalzato sulla croce, si ricordò delle parole che il Maestro gli aveva detto quella notte sul monte degli Ulivi: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figliuol dell’uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna”. Giovanni 3:14, 15. Durante il sabato che Gesù passò nel sepolcro, Nicodemo ebbe modo di riflettere. Una luce chiara illuminò la sua mente, ed egli comprese le parole che Gesù gli aveva detto. Si rese conto di quanto aveva perduto non seguendo pienamente il Salvatore mentre era in vita. Ripensò a tutti gli avvenimenti del Calvario. La preghiera di Gesù per i suoi crocifissori, la sua risposta alla richiesta del ladrone morente parlarono al cuore di quel dotto membro del sinedrio. Rivide il Salvatore nella sua agonia e riudì il suo ultimo grido: “È compiuto!”, simile a quello di un conquistatore. Rivide la terra scossa dal terremoto, il cielo oscurato, la cortina lacerata, le pietre che si schiantavano, e la sua fede trionfò per sempre. Gli eventi che avevano fatto svanire le speranze dei discepoli, convinsero Giuseppe e Nicodemo della divinità di Gesù. I loro timori furono vinti dal coraggio di una fede ferma e incrollabile.SU 595.2

    Mai come ora, mentre giaceva nella tomba, Gesù aveva attratto l’attenzione della folla. Come nel passato, le persone continuavano a portare i malati e i sofferenti nel cortile del tempio, e chiedevano notizie di Gesù di Nazaret. Molti erano venuti da lontano per cercare colui che aveva guarito i malati e risuscitato i morti. La folla reclamava il Cristo, colui che compiva potenti miracoli. In questa occasione, coloro che presentavano i sintomi della lebbra venivano esaminati dai sacerdoti. Molti erano disperati sentendo dichiarare lebbroso il marito, la moglie o il figlio. Questi disgraziati erano condannati a vivere lontani dalle loro case e dai loro amici, e dovevano mettere in guardia gli estranei con il triste grido: “Impuro! Impuro!”SU 596.1

    Le amorevoli mani di Gesù di Nazaret, che non si erano mai rifiutate di toccare con la loro potenza di guarigione il corpo ripugnante dei lebbrosi, erano congiunte sul suo petto. Quelle labbra che avevano risposto alle preghiere con le parole consolanti: “Lo voglio, sii mondato” (Matteo 8:3), erano ormai silenziose. Molti chiedevano al sommo sacerdote e ai capi comprensione e aiuto, ma invano. Sembrava che le persone volessero di nuovo Gesù vivente fra loro; insistentemente lo invocavano, decisi a non desistere. Ma vennero allontanate dai cortili, e alcuni soldati alle porte impedirono che esse ritornassero con gli ammalati e con i morenti.SU 596.2

    I sofferenti che erano venuti per essere accolti dal Salvatore si abbandonarono allo sconforto. Le strade si riempirono di lamenti. Alcuni malati morivano per la mancanza del tocco guaritore di Gesù. Invano si ricorse ai medici; nessuno possedeva la potenza di colui che giaceva nella tomba di Giuseppe.SU 596.3

    Udendo il gemito di tanti sofferenti, migliaia di persone compresero che una grande luce si era spenta nel mondo. Senza il Cristo la terra era oscura e tenebrosa. Molti di coloro che avevano gridato: “Crocifiggilo! Crocifiggilo!”, ora si rendevano conto della sventura che era caduta su loro. Se Gesù fosse stato ancora vivo, avrebbero volentieri gridato che venisse loro restituito. Quando la folla venne a sapere che Gesù era stato condannato a morte dai sacerdoti, si informò di questa morte. Gli atti del processo erano stati tenuti segreti, ma mentre Egli era nella tomba, il suo nome riecheggiava su migliaia di labbra, e ovunque circolavano le notizie del suo processo farsesco e della crudeltà dei sacerdoti e dei capi. Uomini intelligenti chiesero ai sacerdoti e ai capi di spiegare loro le profezie messianiche dell’Antico Testamento; ma essi, nel tentativo di rispondere con delle falsità, sembravano usciti di senno e non furono capaci di spiegare le profezie sulle sofferenze e sulla morte del Cristo; così molti si convinsero che le Scritture si erano adempiute.SU 597.1

    La vendetta che i sacerdoti avevano tanto atteso, si era trasformata in una sconfitta. Si resero conto che il popolo li condannava severamente, e che coloro che essi avevano incitato contro Gesù, adesso provavano orrore per la loro terribile opera. Quei sacerdoti avevano inutilmente cercato di dimostrare che Gesù era un seduttore. Alcuni di loro erano stati testimoni della risurrezione di Lazzaro, e tremavano al pensiero che il Cristo risuscitasse dai morti e apparisse loro. Si ricordavano che Egli aveva detto di possedere la potenza di deporre la sua vita e riprenderla. Si ricordavano delle sue parole: “Disfate questo tempio, e in tre giorni lo farò risorgere”. Giovanni 2:19. Giuda aveva riferito loro le parole dette da Gesù ai discepoli in occasione dell’ultimo loro viaggio a Gerusalemme: “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e il Figliuol dell’uomo sarà dato nelle mani de’ capi sacerdoti e degli scribi; ed essi lo condanneranno a morte, e lo metteranno nelle mani dei Gentili per essere schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà”. Matteo 20:18, 19.SU 597.2

    Nell’udire quelle parole, i sacerdoti si erano fatti beffe di lui. Ma poi si ricordarono che le predizioni del Cristo fino allora si erano sempre adempiute. Chi avrebbe potuto garantire che Egli non sarebbe risuscitato il terzo giorno, come aveva dichiarato? Non riuscivano ad allontanare dalla loro mente questi pensieri. Come il loro padre, il diavolo, essi credevano e tremavano.SU 597.3

    Cessata la frenesia dell’eccitazione, l’immagine del Cristo si presentò di nuovo alle loro menti. Lo rividero davanti ai suoi nemici sereno, senza un lamento, mentre sopportava i loro scherni e le loro violenze. Ritornarono alla loro mente tutti i momenti del processo e della crocifissione e si convinsero che colui che avevano crocifisso era il Figlio di Dio. Sentivano che in ogni momento Egli avrebbe potuto presentarsi davanti a loro; da accusato diventare accusatore, da condannato giudice, ed esigere la morte dei suoi crocifissori.SU 597.4

    Riposarono poco in quel giorno di sabato. Sebbene non osassero varcare la soglia della casa di un Gentile per non essere contaminati, tuttavia si riunirono per decidere del corpo del Cristo. La morte e il sepolcro dovevano trattenere colui che avevano crocifisso. “I capi sacerdoti ed i Farisei si radunarono presso Pilato, dicendo: Signore, ci siamo ricordati che quel seduttore, mentre viveva ancora, disse: Dopo tre giorni, risusciterò. Ordina dunque che il sepolcro sia sicuramente custodito fino al terzo giorno; che talora i suoi discepoli non vengano a rubarlo e dicano al popolo: é risuscitato dai morti; così l’ultimo inganno sarebbe peggiore del primo. Pilato disse loro: Avete una guardia: andate, assicuratevi come credete”. Matteo 27:62-65.SU 598.1

    I sacerdoti dettero disposizioni perché il sepolcro fosse sorvegliato. Una grande pietra fu posta sulla sua apertura. Legarono la pietra con grosse corde, ne fissarono le estremità alla roccia, e vi apposero il suggello romano. La pietra non poteva essere rimossa senza che il suggello venisse rotto. Un corpo di guardia di cento soldati fu messo intorno al sepolcro per prevenire qualsiasi inganno. I sacerdoti fecero tutto quello che potevano perché il corpo del Cristo rimanesse dove era stato posto. Gesù era stato rinchiuso nella tomba come se dovesse restarvi per sempre.SU 598.2

    Questi piani vennero architettati da uomini deboli che non si rendevano conto dell’inutilità delle loro precauzioni. Ma la loro azione doveva dare maggiore gloria a Dio. I numerosi tentativi compiuti per impedire la risurrezione di Gesù, avrebbero costituito una grande prova in suo favore. Maggiore era il numero dei soldati posti intorno al sepolcro, più efficace sarebbe stata la testimonianza della sua risurrezione. Centinaia di anni prima della morte del Cristo, lo Spirito Santo aveva dichiarato attraverso il salmista: “Perché tumultuano le nazioni, e meditano i popoli cose vane? I re della terra si ritrovano e i principi si consigliano assieme contro l’Eterno e contro il suo Unto... Colui che siede ne’ cieli ne riderà”. Salmi 2:1-4. Le guardie romane e l’esercito romano non potevano trattenere nella tomba il Signore della vita. L’ora della liberazione si avvicinava.SU 598.3

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