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La speranza dell’uomo - Contents
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    Capitolo 3: “La pienezza dei tempi”

    “Ma quando giunse la pienezza de’ tempi, Iddio mandò il suo Figliuolo... per riscattare quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l’adozione di figliuoli”. Galati 4:4, 5.SU 19.1

    La venuta del Salvatore fu preannunciata nell’Eden ad Adamo ed Eva che, appena udirono la promessa, sperarono in un suo immediato adempimento. Con gioia accolsero il loro primogenito, sperando che fosse già il liberatore. Ma l’adempimento tardava. Coloro che per primi avevano ricevuto la promessa morirono senza vederne l’adempimento. Sin dai tempi di Enoc, essa venne però ripetuta ai patriarchi e ai profeti e mantenne viva la speranza nella venuta del Liberatore, però non giunse. La profezia di Daniele rivelava, è vero, il tempo della sua venuta, ma non tutti la interpretarono correttamente. I secoli passarono e la voce dei profeti tacque. La mano degli oppressori pesava su Israele e molti erano pronti a esclamare: “I giorni si prolungano e ogni visione è venuta meno”. Ezechiele 12:22.SU 19.2

    Ma i piani di Dio non conoscono né fretta né ritardi, come le stelle nelle loro ampie orbite. Dio, mediante il simbolo della fornace fumante e della fiamma di fuoco, aveva rivelato ad Abramo che Israele sarebbe stato schiavo in Egitto e vi sarebbe rimasto quattrocento anni: “E, dopo questo,” aveva aggiunto “se ne partiranno con grandi ricchezze”. Genesi 15:14. Tutta la potenza dell’orgoglioso impero faraonico si era scatenata inutilmente per impedire l’adempimento di questa profezia. “E al termine di quattrocentotrent’anni, proprio il giorno che finiva, avvenne che tutte le schiere dell’Eterno uscirono dal paese d’Egitto”. Esodo 12:41. Nello stesso modo, in cielo, era stata fissata l’ora della venuta del Cristo. Quando il grande orologio segnò quell’ora, Gesù nacque a Betlemme.SU 19.3

    “Ma quando giunse la pienezza de’ tempi, Iddio mandò il suo Figliuolo”. Il Signore aveva diretto la storia delle nazioni, il corso delle tendenze e degli influssi, finché il mondo non fu maturo per la venuta del Liberatore. I popoli erano uniti sotto un solo governo. Si parlava ampiamente una sola lingua, riconosciuta ovunque come lingua letteraria. Da tutti i paesi della diaspora, gli ebrei si riunivano a Gerusalemme per le feste annuali. Tornando nei luoghi di residenza, potevano diffondere la notizia della venuta del Messia. Il paganesimo stava perdendo il suo influsso sul popolo. Gli uomini, stanchi di forme vuote e favole, desideravano una religione che potesse soddisfare le aspirazioni più profonde. Mentre sembrava che la luce della verità si allontanasse da loro, alcuni erano assetati di certezze e, immersi nell’angoscia e nel dolore, volevano conoscere il Dio vivente e avere la sicurezza di una vita futura.SU 19.4

    Da quando gli ebrei si erano allontanati da Dio, la loro fede si era affievolita ed era svanita la speranza. Le parole dei profeti non erano più comprese. Per il popolo la morte era un mistero terribile; l’aldilà evocava incertezza e malinconia. Il profeta udì attraverso i secoli non soltanto il lamento delle madri di Betlemme, ma anche il grido del cuore dell’umanità, il grido udito in Rama, “un pianto ed un lamento grande: Rachele piange i suoi figliuoli e ricusa d’esser consolata, perché non sono più”. Matteo 2:18. “Nella contrada e nell’ombra della morte” gli uomini erano disperati. Aspettavano ansiosamente la venuta del Liberatore che avrebbe fugato i loro dubbi e svelato il mistero del futuro.SU 20.1

    Al di fuori del popolo d’Israele, altri uomini avevano predetto la venuta di un Maestro divino. A questi ricercatori della verità fu concesso lo Spirito. Uno dopo l’altro erano sorti, come stelle nel cielo oscuro. I loro annunci profetici avevano acceso la speranza nel cuore di migliaia di Gentili.SU 20.2

    Già da molti anni le Scritture erano state tradotte in greco, lingua allora largamente conosciuta in tutto l’impero romano. Gli ebrei erano dispersi ovunque, e la loro attesa della venuta del Messia era in qualche modo condivisa anche dai Gentili. Alcuni di quelli che gli ebrei chiamavano pagani comprendevano meglio di certi maestri d’Israele le profezie delle Scritture relative a questa venuta. Lo aspettavano come il Liberatore dal peccato. Alcuni filosofi studiarono l’organizzazione del culto ebraico, ma il fanatismo degli ebrei ostacolava il diffondersi della verità. Preoccupati di distinguersi dalle altre nazioni, non erano disposti a trasmettere le loro conoscenze del servizio simbolico. Il vero interprete doveva venire: Egli avrebbe spiegato il significato di tutti quei tipi e simboli che si riferivano proprio a lui.SU 20.3

    Dio aveva parlato al mondo mediante la natura, i tipi e i simboli, i patriarchi e i profeti. Gli uomini, infatti, vanno istruiti nel loro linguaggio. Colui che aveva stabilito il patto avrebbe parlato e la sua voce sarebbe stata udita nel suo tempio. Il Cristo avrebbe pronunciato parole chiare e pienamente comprensibili a tutti. Egli, autore della verità, l’avrebbe separata dagli insegnamenti umani che l’avevano offuscata. I princìpi del governo di Dio e il piano della redenzione sarebbero stati enunciati chiaramente e le lezioni dell’Antico Testamento presentate integralmente all’attenzione degli uomini.SU 20.4

    Fra gli ebrei, però, alcuni erano sinceri e discendevano da quella progenie santa che aveva conservato la conoscenza di Dio. Essi speravano ancora nella promessa fatta ai padri e rafforzavano la loro fede con le parole di Mosè: “Il Signore Iddio vi susciterà di fra i vostri fratelli un profeta come me; ascoltatelo in tutte le cose che vi dirà”. Atti 3:22.SU 21.1

    Sapevano che il Signore avrebbe unto un suo servitore “per recare una buona novella agli umili... per proclamare l’anno di grazia dell’Eterno”. Isaia 61:1, 2. Conoscevano anche le profezie che annunciavano lo stabilirsi della giustizia sulla terra, che parlavano delle popolazioni lontane che avrebbero atteso la sua legge, e delle nazioni e dei re che avrebbero camminato verso la sua luce, attratti dalla sua splendida aurora. Cfr. Isaia 42:4; 60:3.SU 21.2

    Le parole pronunciate da Giacobbe in punto di morte aprivano il loro cuore alla speranza: “Lo scettro non sarà rimosso da Giuda, né il bastone del comando di fra i suoi piedi, finché venga Colui che darà il riposo”. Genesi 49:10. Il declino politico d’Israele indicava che la venuta del Messia era vicina. La profezia di Daniele descriveva la gloria del suo regno, che doveva succedere a tutti i regni terreni. “Esso” dice il profeta “sussisterà in perpetuo”. Daniele 2:44. Pochi compresero la vera natura della missione del Cristo, mentre i più aspettavano un principe potente che avrebbe stabilito il suo trono in Israele e che sarebbe venuto come un liberatore dei popoli.SU 21.3

    La “Pienezza dei tempi” era giunta. L’umanità, corrotta da secoli di peccato, attendeva la venuta del Redentore. Satana era all’opera per rendere il distacco fra terra e cielo profondo e insanabile. Con le sue falsità aveva incitato gli uomini al peccato e si proponeva di sminuire la pazienza e l’amore di Dio, affinché il mondo fosse abbandonato al suo dominio.SU 21.4

    Egli voleva che la conoscenza di Dio fosse preclusa agli uomini, la loro attenzione distolta dal tempio dell’Eterno, in modo da stabilire il suo regno. La sua lotta per la supremazia sembrava avviata a un pieno successo. Ma Dio, in ogni generazione, ha sempre avuto i suoi fedeli rappresentanti. Anche fra i pagani vi sono stati uomini mediante i quali il Cristo ha operato per sollevare la gente dall’oppressione del peccato e dalla degradazione. Ma questi suoi rappresentanti furono disprezzati e odiati, e molti subirono una morte violenta. L’ombra oscura che Satana aveva gettato sul mondo si allargava sempre di più.SU 21.5

    Attraverso il paganesimo, Satana aveva allontanato per secoli gli uomini da Dio; ma il suo più grande trionfo lo ottenne pervertendo la fede d’Israele. I pagani, la cui religione era frutto di pura inventiva, si erano allontanati dalla vera conoscenza di Dio per immergersi nella corruzione. Lo stesso era accaduto a Israele. Alla base di ogni religione pagana c’è il principio secondo cui l’uomo può salvarsi con le proprie opere, ed era condiviso anche dalla religione ebraica. Era Satana l’autore di questa concezione. Una volta accettata, per l’uomo non c’è difesa contro il peccato.SU 22.1

    Il messaggio della salvezza viene trasmesso all’umanità mediante altri uomini. Ma gli ebrei avevano cercato di monopolizzare la verità attraverso la quale si ha la vita eterna. Essi avevano accumulato la manna vivente, che si era corrotta. La religione che cercavano di tenere per sé era divenuta un insulto. Privavano Dio della sua gloria e defraudavano il mondo con un Vangelo contraffatto. Si erano rifiutati di consacrarsi a Dio per la salvezza dell’umanità, diventando così agenti di Satana per la sua distruzione.SU 22.2

    Il popolo, che l’Eterno aveva chiamato a essere colonna e sostegno della verità, era diventato il rappresentante di Satana. Stava compiendo l’opera di Dio travisandone il carattere e inducendo gli uomini a considerarlo come un tiranno. I sacerdoti avevano perso di vista il significato del servizio che svolgevano nel tempio: la loro attenzione si limitava solo alle forme. Nel presentare i sacrifici, erano come attori sul palcoscenico. Le leggi affidate loro da Dio si ridussero a mezzi per accecare le menti e indurire i cuori. L’Eterno non poteva più operare attraverso questi strumenti; tutto il sistema andava abolito.SU 22.3

    L’inganno del peccato era giunto al suo culmine. Tutti i mezzi erano stati utilizzati per avvilire lo spirito degli uomini. Con dolore e sgomento il Figlio di Dio guardò questo mondo; con compassione osservò gli uomini ormai vittime della crudeltà di Satana. Ebbe pietà di questi esseri corrotti, depravati e perduti. Si erano scelti un capo che li trascinava incatenati al suo carro. In preda allo smarrimento e agli inganni si muovevano in processione malinconica verso la rovina eterna, la morte senza speranza, la notte senza mattino. Gli agenti di Satana avevano preso possesso degli uomini; gli esseri umani, creati a immagine di Dio, erano diventati dimora dei demoni. I nervi, i sensi, i sentimenti e gli organi degli uomini erano guidati da agenti soprannaturali all’indulgenza nei confronti delle più basse passioni. Nella loro fisionomia erano impressi i tratti dei demoni. I volti riflettevano le espressioni delle legioni di esseri malefici da cui erano posseduti. Ecco il quadro che si presentò agli occhi del nostro Redentore. Quale spettacolo per colui che è purezza infinita!SU 22.4

    Il peccato era diventato una scienza e il vizio era entrato a far parte della religione. La rivolta aveva affondato le sue radici nel cuore e l’ostilità dell’uomo verso il cielo era diventata violentissima. Questa, per tutto l’universo, era la prova che l’umanità lontana da Dio non poteva elevarsi. Colui che aveva creato il mondo doveva infondervi nuovamente vita e potenza.SU 23.1

    Gli esseri dell’universo si aspettavano che Dio si decidesse a distruggere gli abitanti della terra. Ma, se l’avesse fatto, Satana avrebbe cercato di realizzare il suo piano per legare a sé gli altri esseri celesti. Egli aveva dichiarato infatti che i princìpi su cui si basa il regno di Dio rendono impossibile il perdono. Se il mondo fosse stato distrutto, avrebbe affermato che le sue accuse contro Dio erano vere. Era pronto a criticare Dio e a diffondere negli altri mondi il suo spirito di ribellione. Ma Dio, invece di distruggere la terra, inviò suo Figlio a salvarla. Così veniva provveduta una salvezza per questo mondo ribelle. Nell’ora più difficile della crisi, quando sembrava che Satana stesse per trionfare, il Figlio di Dio venne come ambasciatore della grazia del cielo. L’amore di Dio si era sempre manifestato nei confronti del genere umano perduto, durante tutte le età, in ogni momento; nonostante la corruzione degli uomini, la sua misericordia si era continuamente rivelata. E quando venne “la pienezza dei tempi”, la divinità fu glorificata con l’effusione, nel mondo, di un’abbondante grazia che non conoscerà né ostacoli né interruzioni fino a quando il piano della salvezza non sarà interamente compiuto.SU 23.2

    Satana esultava perché era riuscito a cancellare nell’umanità l’immagine del creatore. Allora venne Gesù per ripristinare nell’uomo l’immagine del suo Creatore. Nessuno, al di fuori del Cristo, avrebbe potuto ristabilire il carattere corrotto dal peccato. Egli venne per cacciare i demoni che avevano preso possesso della volontà dell’uomo. Venne per sollevarci dalla polvere, per rimodellare, secondo il suo esempio, il nostro carattere ormai deformato dal peccato e per elevarlo con la sua gloria.SU 23.3

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