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Patriarchi e profeti - Contents
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    Capitolo 2: La creazione

    “I cieli furon fatti dalla parola dell’Eterno, e tutto il loro esercito dal soffio della Sua bocca... Poich’Egli parlò, e la cosa fu; Egli comandò e la cosa sorse”. Salmi 33:6, 9. “Egli ha fondato la terra sulle sue basi; non sarà smossa mai in perpetuo”. Salmi 104:5.PP 30.1

    Quando la terra uscì dalle mani del Creatore, era bellissima. Montagne, colline, pianure solcate da grandi fiumi e laghi incantevoli rendevano varia la sua superficie. Le alture non erano scoscese e irregolari e non esistevano ancora i precipizi spaventosi e i baratri terrificanti. Le asperità delle rocce erano nascoste sotto un suolo fertile, che produceva una vegetazione lussureggiante. Non vi erano paludi torbide o aridi deserti e ovunque si potevano ammirare graziosi arbusti e fiori delicati; le cime dei rilievi erano ricoperte da alberi più maestosi di quelli attuali. L’aria, ancora incontaminata, era pura e salubre. La bellezza del paesaggio superava quella dei più curati giardini di un palazzo reale. Gli angeli contemplavano la scena e gioivano della magnifica opera di Dio.PP 30.2

    Dopo la terra, ricca di vita, piante e animali, fu creato l’uomo. Dio gli aveva preparato una dimora stupenda perché egli costituiva il coronamento della creazione. A questa creatura fu dato il dominio su tutto ciò che lo circondava, perché Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza, ed abbia dominio... su tutta la terra... E Dio creò l’uomo a sua immagine... maschio e femmina”. Genesi 1:26, 27. L’origine dell’uomo viene presentata così chiaramente che non vi è nessuna possibilità di trarre conclusioni sbagliate. Dio ha creato l’uomo a sua immagine. In questa espressione non vi è nessun mistero, nessuna ambiguità; nessun elemento sostiene l’ipotesi che l’uomo si sia evoluto attraverso un lento e graduale sviluppo da forme più semplici di vita animale o vegetale.PP 30.3

    Questi insegnamenti sminuiscono la grande opera del Creatore, riducendola a pure congetture umane. Gli uomini si impegnano a tal punto a escludere Dio dalla sovranità dell’universo che finiscono per degradare se stessi, spogliandosi della propria origine divina.PP 30.4

    Il Signore aveva posto nel cielo gli astri e aveva dato ai fiori i loro colori delicati: aveva riempito la terra di meraviglie. Eppure Egli la considerava ancora imperfetta: il coronamento di tutto il creato doveva essere l’uomo, il signore della terra. Dio plasmò una creatura degna di colui che le aveva dato la vita. La genealogia ispirata ne fa risalire le origini non a microrganismi trasformatisi in germi, poi in molluschi e in seguito in quadrupedi, ma al Creatore stesso. Benché fosse stato formato dalla polvere, Adamo era “figlio di Dio”.PP 30.5

    Egli fu posto al di sopra degli esseri inferiori, quale rappresentante di Dio. Gli animali, infatti, pur non potendo comprendere o riconoscere la sovranità del loro Creatore, ricevettero la capacità di amare e servire l’uomo. Il salmista dice in proposito: “Tu l’hai fatto signoreggiare sulle opere delle tue mani, hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi... le fiere della campagna; gli uccelli del cielo... tutto quel che percorre i sentieri de’ mari”. Salmi 8:6-8.PP 31.1

    L’uomo era l’immagine di Dio, nell’aspetto e nel carattere. Solo il Cristo è tuttavia “l’impronta dell’essenza...” (cfr. Ebrei 1:3) del Padre; l’uomo fu creato simile a Dio, intimamente conforme alla volontà divina. La sua mente poteva comprendere le realtà spirituali, i suoi sentimenti erano nobili, gli impulsi e le passioni erano controllati dalla ragione. Nella sua purezza, egli era felice di questa condizione di assoluta armonia con Dio.PP 31.2

    Quando l’uomo fu creato era molto più alto di quanto lo sia attualmente; aveva un corpo armonioso e nel suo volto, pieno di salute, risplendeva la luce della vita e della gioia. Eva era di statura un po’ inferiore, ma aveva un aspetto nobile, ed era molto bella. La coppia, prima del peccato, non indossava abiti ma era rivestita di un alone di luce e di gloria, simile a quello degli angeli. Se fossero rimasti fedeli a Dio sarebbero stati avvolti per sempre da questo manto di luce.PP 31.3

    Subito dopo aver creato Adamo, Dio fece passare davanti a lui tutti gli animali affinché ricevessero un nome. Egli vide così che tutti avevano un compagno, ma “non si trovò aiuto che gli fosse convenevole”. Sulla terra non esisteva nessuna creatura simile all’uomo. Allora Dio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo; io gli farò un aiuto che gli sia convenevole”. Genesi 2:18. L’uomo, quindi, non era stato destinato alla solitudine: egli fu creato come essere sociale. La splendida solitudine dell’ambiente in cui viveva e le sue piacevoli occupazioni non sarebbero state sufficienti a dargli la felicità. Neppure la compagnia degli angeli avrebbe potuto soddisfare il suo desiderio di simpatia e amicizia. Non esisteva ancora alcun essere che potesse amarlo e ricevere il suo amore.PP 31.4

    Fu Dio stesso a dare una compagna ad Adamo. Gli procurò “un aiuto... convenevole” che condividesse la sua natura, potesse stargli accanto, comprenderlo e amarlo. La prima donna fu creata da una costola presa dal fianco dell’uomo. Ciò significava che non avrebbe dovuto dominarlo, né essere considerata inferiore a lui. Sarebbe stata al suo fianco, con pari dignità: una compagna da proteggere e amare, parte di lui, ossa delle sue ossa, carne della sua carne. Eva era il suo secondo io: con lei Adamo avrebbe dovuto realizzare una stretta unione, un affetto profondo, secondo l’ideale che Dio aveva concepito per la relazione coniugale. “Poiché niuno ebbe mai in odio la sua carne; anzi la nutre e la cura teneramente...”. Efesini 5:29. “Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua moglie, e saranno una stessa carne”. Genesi 2:24.PP 31.5

    Il matrimonio fu dunque istituito da Dio che celebrò la prima unione tra un uomo e una donna. “Sia il matrimonio tenuto in onore...” (Ebrei 13:4), diceva l’apostolo Paolo. Esso fu infatti uno dei primi doni di Dio all’umanità, l’istituzione che, insieme al sabato, Adamo portò con sé al di là delle porte dell’Eden, dopo la caduta. Quando nel matrimonio i princìpi divini sono riconosciuti e rispettati, esso diventa una benedizione. Assicura l’integrità e la felicità dell’uomo, soddisfa le sue esigenze sociali, lo nobilita dal punto di vista fisico, psichico e morale.PP 32.1

    “E l’Eterno Iddio piantò un giardino in Eden, in oriente, e quivi pose l’uomo che aveva formato”. Genesi 2:8. Tutte le cose create erano di una bellezza perfetta: sembrava non mancasse nulla per garantire la felicità della coppia. Il Creatore dimostrò tuttavia una premura ancora maggiore, preparando per loro, come dimora, un giardino particolare. Vi erano alberi di ogni tipo e belle piante rampicanti che si slanciavano verso l’alto, ricurve per il peso dei frutti invitanti. Adamo ed Eva intrecciarono i rami delle piante per formare dei pergolati e in questo modo costruirono una casa dalle pareti di foglie e frutti. Una grande varietà di fiori profumati abbelliva il giardino, in mezzo al quale si trovava un albero di una bellezza straordinaria: l’albero della vita. I suoi frutti sembravano mele d’oro e d’argento e avevano il potere di rendere immortali.PP 32.2

    Dio aveva terminato l’opera della creazione. “Così furono compiti i cieli e la terra e tutto l’esercito loro”. Genesi 2:1. “E Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono...”. Genesi 1:31. L’Eden fiorì sulla terra. Adamo ed Eva potevano avvicinarsi liberamente all’albero della vita; neanche l’ombra del peccato e della morte deturpava ancora il creato. “...Le stelle del mattino cantavan tutte assieme e tutti i figli di Dio davan in gridi di giubilo...”. Giobbe 38:7. Il Creatore aveva posto i fondamenti della terra; lo aveva arricchito di bellezza e armonia e riempito di cose utili all’uomo; Egli aveva creato tutte le meraviglie della terra e del mare. La grande opera della creazione era stata compiuta in sei giorni. Ma il Signore “...si riposò il settimo giorno da tutta l’opera che aveva fatta. E Dio benedisse il settimo giorno e lo santificò, perché in esso si riposò da tutta l’opera che aveva creata e fatta”. Genesi 2:2, 3. Soddisfatto, Egli considerò la sua opera: tutto era perfetto, degno delle sue mani. Dopo aver compiuto ogni cosa, si riposò: non perché fosse stanco, ma piuttosto per gioire delle opere della sua saggezza, della sua bontà e della sua gloria.PP 32.3

    Dio consacrò il settimo giorno, distinguendolo dagli altri, come momento destinato al riposo dell’uomo. Seguendo l’esempio del Creatore, durante quel periodo sacro, ogni essere umano avrebbe cessato le sue attività per contemplare il cielo e la terra e riflettere sul significato della creazione. Ognuno avrebbe potuto scorgere le prove della saggezza e della bontà divine ed esse avrebbero ispirato un sincero sentimento di amore e rispetto per il Creatore.PP 33.1

    Il Signore stabilì in Eden il giorno che avrebbe ricordato per sempre la sua opera di Creatore, e lo benedì. La sua celebrazione fu affidata ad Adamo, padre e rappresentante dell’intera famiglia umana. Rispettare questo comandamento è un segno di riconoscenza, nella consapevolezza che Dio è il Creatore, il Padre di ogni essere umano e un giusto Sovrano. In questo senso, l’istituzione del sabato aveva un doppio significato: rappresentava infatti un richiamo alla memoria e alla gratitudine. Non era un concetto astratto e la sua applicazione non era ristretta a un solo popolo.PP 33.2

    Dio sapeva che il sabato sarebbe stato essenziale per l’uomo perfino in Eden. Un giorno su sette, Adamo e i suoi discendenti avrebbero avuto bisogno di lasciare gli impegni e le occupazioni per osservare e meditare le opere di Dio e la sua bontà, per ricordarsi del Creatore e risvegliare in lui la gratitudine per la possibilità di godere di tutto ciò che li circondava.PP 33.3

    Dando agli uomini il giorno del riposo, il Signore offriva loro l’opportunità di ammirare la natura, che attesta l’esistenza di un Dio vivente, Signore di tutto e di tutti. “I cieli raccontano la gloria di Dio e il firmamento annunzia l’opera delle sue mani. Un giorno sgorga parole all’altro, una notte comunica conoscenza all’altra”. Salmi 19:1, 2. La bellezza della terra è una manifestazione dell’amore divino. Le colline eterne, gli alberi maestosi, i germogli che si schiudono, i fiori delicati: tutto ci parla di Dio. Il sabato ricorderà sempre all’uomo colui che ha creato tutto questo e lo indurrà a cercare nella natura l’impronta della saggezza, della potenza e dell’amore di Dio.PP 33.4

    Anche se creati santi e innocenti, i nostri progenitori non furono preservati dal pericolo di compiere errori. Dio li aveva dotati di una responsabilità morale indipendente; essi erano capaci di comprendere la sua generosità e sapienza e quindi la legittimità delle sue richieste. Erano liberi di accettare o rifiutare di ubbidirgli. Avrebbero potuto avere il privilegio di comunicare con Dio e con gli angeli per sempre, ma prima di raggiungere definitivamente questa condizione la loro lealtà verso il Creatore sarebbe stata messa alla prova.PP 33.5

    All’inizio dell’esistenza dell’uomo, fu posto un freno all’egoismo, la causa fondamentale della fatale caduta di Satana. L’albero della conoscenza era vicino all’albero della vita, in mezzo al giardino: esso avrebbe rappresentato per i nostri progenitori una prova di ubbidienza, fede e amore. Dio aveva permesso loro di mangiare ogni tipo di frutto del giardino, eccetto quello dell’albero della conoscenza del bene e del male. La trasgressione di questo ordine avrebbe implicato la loro morte. Adamo ed Eva sarebbero stati esposti alla tentazione di Satana: tuttavia se avessero superato la prova si sarebbero definitivamente sottratti al suo potere e avrebbero goduto per sempre della protezione di Dio.PP 34.1

    Il Signore ha istituito la legge perché essa rappresenta una condizione indispensabile per l’esistenza dell’uomo. Non vi può essere alcun governo senza legge: l’uomo è soggetto all’autorità divina. Dio avrebbe potuto creare un essere incapace di trasgredire la sua legge; avrebbe potuto impedire ad Adamo di toccare il frutto proibito, ma in questo caso egli sarebbe stato un semplice automa, senza alcuna libertà morale. La sua ubbidienza non sarebbe stata volontaria, ma forzata: il carattere dell’uomo non avrebbe conosciuto nessuno sviluppo. Tutto ciò sarebbe stato incoerente rispetto al piano di Dio per gli abitanti degli altri mondi e indegno di una creatura intelligente: avrebbe perciò contribuito a rafforzare le accuse di tirannia mosse da Satana nei confronti di Dio.PP 34.2

    Dio aveva creato un uomo perfetto: gli aveva dato un carattere nobile, estraneo a inclinazioni malvage. Lo aveva dotato di una forza intellettuale notevole e gli aveva offerto ogni possibile stimolo alla fedeltà. La condizione della felicità eterna era l’ubbidienza; questa era l’unica via di accesso all’albero della vita.PP 34.3

    La dimora dei nostri progenitori sarebbe stata il modello di quelle che i loro figli avrebbero occupato sulla terra. Dio l’aveva resa magnifica, ma non si trattava di un palazzo lussuoso. Gli uomini contemplano con orgoglio edifici magnifici e costosi e si vantano delle loro opere: Dio, invece, aveva scelto un giardino. Il cielo azzurro era il soffitto, la terra, i fiori delicati e il verde dell’erba erano il tappeto, i rami degli alberi la veranda. Ai muri erano appesi gli ornamenti più belli, le magnifiche opere dell’Artista divino. L’ambiente in cui Adamo ed Eva vivevano prima del peccato costituisce un esempio per gli uomini di ogni tempo. La vera felicità non consiste nel soddisfare il proprio orgoglio con l’ostentazione del lusso; essa si trova piuttosto nell’intimità del contatto con Dio attraverso il creato. Se gli uomini prestassero meno attenzione a ciò che è artificiale e coltivassero la semplicità, realizzerebbero con maggiore facilità il progetto per cui Dio li ha creati. Chi è davvero saggio non cerca la felicità nell’orgoglio e nell’ambizione — che non troveranno mai un appagamento — ma nei motivi di gioia che Dio ha posto alla portata di tutti, nei veri piaceri che nobilitano l’uomo.PP 34.4

    Dio affidò ad Adamo la cura del giardino, “perché lo lavorasse e lo custodisse”; la sua occupazione non era faticosa, ma piacevole e stimolante. Nelle intenzioni divine, il lavoro doveva costituire una benedizione che avrebbe impegnato la mente, rafforzato il corpo e sviluppato le facoltà intellettuali. Nell’attività fisica e mentale Adamo trovò uno dei maggiori piaceri della sua esistenza. Quando, a causa della disubbidienza, venne allontanato dalla sua magnifica dimora, fu costretto a lottare con un terreno ostile per guadagnarsi il pane: allora proprio il lavoro, sebbene molto diverso dalle piacevoli occupazioni dell’Eden, fu per lui una fonte di felicità e una salvaguardia contro le tentazioni.PP 35.1

    Quanti considerano il lavoro come una maledizione per il peso della sofferenza e della fatica, si sbagliano: essi dimostrano di non conoscere il piano di Dio per l’uomo. I ricchi spesso guardano con disprezzo le classi lavoratrici: questo loro atteggiamento è del tutto contrario allo scopo per cui l’uomo è stato creato. Dio mise a disposizione di Adamo ricchezze ben superiori ai più ingenti patrimoni: tuttavia l’uomo non doveva rimanere inattivo. Il Creatore conosce i bisogni umani, sa ciò che è necessario alla felicità. Solo gli uomini e le donne che lavorano provano la vera gioia di vivere. Anche gli angeli sono lavoratori diligenti e collaborano con Dio per il bene degli uomini: il Creatore non ha riservato alcun posto, neppure in cielo, agli indolenti e ai pigri.PP 35.2

    Finché rimasero fedeli a Dio, Adamo e la sua compagna dominarono la terra, esercitando un potere illimitato su ogni essere vivente. Il leone e l’agnello giocavano pacifici e si riposavano ai loro piedi; gli uccelli volteggiavano felici senza alcun timore dell’uomo: quando cinguettavano per lodare il Creatore, i nostri progenitori si univano a loro nel ringraziare il Padre e il Figlio. Dio li aveva circondati delle sue cure paterne: li istruiva personalmente con infinita saggezza; essi ricevevano le visite degli angeli e potevano comunicare con il Creatore senza alcun intermediario.PP 35.3

    L’albero della vita assicurava loro grandi energie e avevano capacità intellettuali appena inferiore a quella degli angeli. I misteri dell’universo visibile, “le meraviglie di colui la cui scienza è perfetta” (cfr. Giobbe 37:16) erano per loro un’inesauribile fonte di conoscenza e di piacere. Dio stesso, colui che ha creato e sostiene la realtà, rivelò ai nostri progenitori le leggi e le forze della natura, la cui scoperta ha impegnato gli uomini per seimila anni. Essi parlavano con le foglie e i fiori degli alberi e imparavano i segreti della vita. Adamo conosceva ogni essere vivente dal grosso leviathan che nuota tra le acque all’insetto che ondeggia nel raggio di sole. Egli aveva dato un nome a tutte le creature e di ognuna conosceva la specie e le abitudini. La gloria di Dio nei cieli, gli innumerevoli mondi con le loro orbite, “l’equilibrio delle nuvole” (cfr. Giobbe 37:16), i misteri della luce e del suono, del giorno e della notte: i nostri progenitori potevano esplorare ogni segreto della realtà. Il nome di Dio era scritto su ogni foglia della foresta, su ogni pietra delle montagne, su ogni stella scintillante, in terra, nell’aria e nel cielo. L’ordine e l’armonia della creazione parlavano della potenza e della saggezza infinite. Con il passare del tempo Adamo ed Eva scoprivano nuove meraviglie che suscitavano in loro un amore sempre più profondo e li inducevano a continue esclamazioni di gratitudine.PP 36.1

    Finché ubbidirono alla legge divina, le loro facoltà di conoscere, di gioire e di amare si svilupparono e si accrebbero. Avrebbero raggiunto alti livelli di conoscenza, scoprendo così nuovi motivi di felicità, in una comprensione sempre più profonda dell’infinito, straordinario amore di Dio.PP 36.2

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