Loading...
Larger font
Smaller font
Copy
Print
Contents
Patriarchi e profeti - Contents
  • Results
  • Related
  • Featured
No results found for: "".
  • Weighted Relevancy
  • Content Sequence
  • Relevancy
  • Earliest First
  • Latest First
    Larger font
    Smaller font
    Copy
    Print
    Contents

    Capitolo 14: La distruzione di Sodoma

    Sodoma era la città più bella della valle del Giordano, sorgeva in una pianura considerata simile al “giardino di Dio” per la sua fertilità e bellezza. La vegetazione era lussureggiante, vi abbondavano le palme, gli ulivi e le viti, e i fiori diffondevano il loro profumo per tutto l’anno. I campi erano coperti di grano e i greggi e le mandrie pascolavano sulle colline circostanti. L’arte e il commercio contribuivano ad arricchire la superba città della pianura: i tesori d’oriente ne ornavano i palazzi, e le carovane del deserto portavano la loro merce preziosa per rifornire i suoi mercati e aumentarne i traffici. Era possibile appagare qualsiasi desiderio con un minimo sforzo e tutto l’anno sembrava un unico ciclo di festa.PP 128.1

    L’abbondanza generale provocò il diffondersi dell’edonismo e della superbia. L’ozio e la ricchezza resero insensibili quanti non avevano mai conosciuto la povertà e la sofferenza. L’amore per il piacere veniva alimentato dall’abbondanza e dagli agi e così la gente si abbandonò ai piaceri dei sensi. “Ecco” disse il profeta “questa fu l’iniquità di Sodoma, tua sorella: lei e le sue figliuole vivevano nell’orgoglio, nell’abbondanza del pane, e nell’ozio indolente; ma non sostenevano la mano dell’afflitto e del povero. Erano altezzose, e commettevano abominazioni nel mio cospetto; perciò le feci sparire, quando vidi ciò”. Ezechiele 16:49, 50. Gli uomini aspirano, più di qualsiasi altra cosa alle ricchezze e agli agi, ma proprio tutto questo fu la causa dei crimini che portarono le città della pianura alla distruzione. Questa vita oziosa e inutile rese gli abitanti una facile preda delle illusioni di Satana, che li portò a deturpare in loro l’immagine di Dio, finché essi divennero, per natura, più simili al grande ingannatore che a Dio. L’ozio è la maggiore maledizione che possa colpire l’uomo, poiché genera vizi e crimini; indebolisce l’intelletto, alterandone la capacità di comprensione e, infine, porta alla degradazione spirituale. Satana tende le sue trappole ed è pronto a distruggere coloro che si presentano indifesi: la loro rilassatezza, da ogni punto di vista, gli offre l’opportunità di insinuarsi, sfruttando occasioni apparentemente seducenti. Sono proprio i momenti di ozio, quelli in cui le sue tentazioni sono più efficaci.PP 128.2

    A Sodoma si viveva in funzione dei divertimenti, delle feste e delle orge. Vi si scatenavano le passioni più degradanti e brutali. La gente sfidava apertamente Dio e la sua legge e amava la violenza. Nonostante conoscessero l’esperienza della società che aveva preceduto il diluvio e sapessero che l’ira di Dio si era infine manifestata con la distruzione, gli abitanti di Sodoma continuarono con il loro stile di vita.PP 128.3

    Quando Lot si trasferì a Sodoma, la corruzione non aveva ancora raggiunto una diffusione generale e Dio, nella sua bontà, permetteva che esistessero ancora dei punti di riferimento morali, nonostante prevalesse il disorientamento.PP 129.1

    Quando Abramo riportò i prigionieri sottratti agli elamiti, l’attenzione della gente fu attratta dall’autenticità della sua fede. Gli abitanti di Sodoma conoscevano bene Abramo e lo deridevano per la sua dedizione al culto di un Dio invisibile. Tuttavia, la sua vittoria contro una forza militare molto superiore e la sua generosità nei confronti dei prigionieri e del bottino di guerra suscitarono meraviglia e ammirazione. Pur riconoscendo il suo valore, essi non poterono evitare di pensare che la sua vittoria fosse il risultato di un intervento divino. Inoltre, il suo spirito nobile e altruistico, così diverso da quello degli abitanti di Sodoma, costituiva un’altra prova della superiorità della religione che egli aveva onorato con il suo coraggio e la sua fedeltà.PP 129.2

    Melchisedec, quando accordò la sua benedizione ad Abramo, riconobbe che era stato l’Eterno a concedere al patriarca la vittoria: “...Benedetto sia Abramo dall’Iddio altissimo, padrone de’ cieli e della terra! E benedetto sia l’Iddio altissimo, che t’ha dato in mano i tuoi nemici!...” Genesi 14:19, 20. Con il suo intervento Dio si stava rivolgendo a quel popolo, ma anche questi ultimi appelli furono respinti.PP 129.3

    L’ultima notte di Sodoma si stava avvicinando. Nubi minacciose proiettavano ormai la loro ombra sulla città, condannata alla rovina. Nessuno però se ne accorse, e mentre gli angeli si preparavano a compiere la loro opera di distruzione, gli uomini continuarono a sognare ricchezze e piaceri. L’ultimo giorno sembrò simile agli altri. Le ombre della sera si allungarono su un paesaggio dolce e sereno; i raggi del sole, ormai al tramonto, lo illuminavano facendolo apparire di una bellezza incomparabile. L’aria fresca aveva richiamato all’aperto gli abitanti della città e la folla si spostava alla ricerca dei divertimenti desiderando godere il più possibile in quelle ore.PP 129.4

    Verso il tramonto due stranieri si avvicinarono alla porta della città. In apparenza, sembravano due semplici viandanti che volessero fermarsi per la notte. Nessuno riconobbe in loro i potenti messaggeri del giudizio divino. L’incurante folla di gaudenti non suppose minimamente che il trattamento che avrebbe riservato loro, quella stessa notte, avrebbe rappresentato l’apice delle colpe che avevano condannato la superba città. Solo un uomo si mostrò gentile e premuroso, invitandoli nella propria casa. Lot, pur non avendoli riconosciuti, era abituato a essere cortese ed educato: faceva parte della sua fede, degli insegnamenti che aveva imparato da Abramo. Se non avesse manifestato queste sue qualità, probabilmente sarebbe stato abbandonato a se stesso nell’imminente catastrofe. Più di una famiglia, chiudendo la porta davanti a un estraneo, ha rifiutato un messaggero di Dio che avrebbe recato benedizioni, speranza e pace.PP 129.5

    Ogni azione, per quanto piccola, ha la sua importanza nel determinare il bene o il male. L’adempiere o il trascurare quelli che sembrano in apparenza dei piccoli doveri può rappresentare, nell’esistenza di ognuno, il presupposto delle più ricche benedizioni o delle peggiori sciagure. Il carattere è messo alla prova dalle piccole cose; Dio sorride per le semplici azioni che implicano una rinuncia quotidiana, quando esse sono espresse spontaneamente e con gioia. Dobbiamo vivere in funzione degli altri e non di noi stessi. La nostra vita può essere benedetta solo se dimentichiamo il nostro io e coltiviamo uno spirito di amore disinteressato e di altruismo. Sono le piccole attenzioni e le semplici cortesie che rendono la vita felice: il trascurarle è una delle cause più importanti delle miserie dell’umanità.PP 130.1

    Sapendo come gli stranieri fossero esposti alla violenza degli abitanti di Sodoma, Lot pensò che uno dei suoi doveri fosse quello di proteggerli, ospitandoli nella sua casa. Era seduto davanti alla porta quando vide avvicinarsi i viandanti; corse loro incontro e dopo essersi inchinato profondamente disse: “Signori miei, vi prego, venite in casa del vostro servo, albergatevi questa notte...”. Sembrava però che essi non volessero accettare l’invito, perché dissero: “No; passeremo la notte sulla piazza”. Genesi 19:2. Lo scopo di questa risposta era duplice: provare la sincerità di Lot e dare l’impressione di ignorare le abitudini degli uomini di Sodoma, ritenendo di poter rimanere sulla piazza tutta la notte senza correre alcun pericolo. La loro risposta però rese Lot più risoluto nella sua decisione di non abbandonarli in balìa di quella gentaglia e ripeté l’invito con maggiore insistenza, finché essi accettarono e lo seguirono a casa sua.PP 130.2

    Lot aveva preso una strada lunga e tortuosa per accompagnare i due uomini, nella speranza che i suoi pigri concittadini non si accorgessero delle sue intenzioni. Ma l’esitazione degli ospiti, la sua notevole insistenza, furono notati, al punto che prima che si fossero ritirati per la notte, una folla di persone senza scrupoli si era formata intorno alla casa. Era un foltissimo gruppo composto da giovani e vecchi, entrambi accesi dalle più vili passioni. Mentre gli stranieri stavano rivolgendogli delle domande sulla città, Lot udì le grida e le parole beffarde che provenivano dall’esterno e scandivano la richiesta che gli ospiti uscissero. Egli li pregò di non avventurarsi fuori per quella notte.PP 130.3

    Consapevole del fatto che, sotto la spinta di una provocazione, il gruppo avrebbe facilmente fatto irruzione con la forza in casa sua, Lot uscì e cercò di fare in modo che desistesse, dicendo: “Deh, fratelli miei, non fate questo male!” Genesi 19:7. Usando il termine “fratelli” nel senso di vicini, egli sperava di accattivarsi la loro simpatia e di fare in modo che si vergognassero del loro vile progetto. Ma le sue parole furono come olio gettato sul fuoco: la loro ira divampò ed essi lo derisero perché aveva osato ergersi a loro giudice, minacciando di trattarlo peggio di come pensavano di fare con i suoi ospiti. Se non fosse stato liberato dall’angelo di Dio, lo avrebbero aggredito e fatto a pezzi. I messaggeri divini “...stesero la mano, trassero Lot in casa con loro, e chiusero la porta”. Genesi 19:10. Ciò che accadde in seguito rivelò l’identità degli ospiti che aveva accolto. Essi infatti “...colpirono di cecità la gente ch’era alla porta della casa... talché si stancarono a cercar la porta”. Genesi 19:11. Gli abitanti di Sodoma subivano le conseguenze di una duplice cecità: erano diventati insensibili a livello morale e venivano colpiti fisicamente da Dio affinché presi dal timore, desistessero dal loro proposito malvagio. L’ultima notte non fu caratterizzata da peccati maggiori rispetto a quelli commessi in precedenza, ma la misericordia divina, disprezzata per tanto tempo, smise di manifestarsi: il limite segreto tra la pazienza di Dio e la sua ira era stato superato. Il fuoco della sua vendetta stava per accendersi nella valle di Siddim.PP 131.1

    Gli angeli rivelarono a Lot lo scopo della loro missione: “...Noi distruggeremo questo luogo, perché il grido contro i suoi abitanti è grande nel cospetto dell’Eterno, e l’Eterno ci ha mandati a distruggerlo”. Genesi 19:13. Gli stranieri che Lot aveva cercato di difendere promisero a loro volta di proteggerlo e di salvare tutti i membri della sua famiglia che avessero voluto fuggire da quella città corrotta. La gente che aveva circondato la casa si era stancata e se ne era andata; così, Lot uscì per avvertire i suoi figli ripetendo loro il messaggio dell’angelo: “...Levatevi, uscite da questo luogo, perché l’Eterno sta per distruggere la città...”. Genesi 19:14. Ma a quelle parole essi si misero a ridere, considerandolo un burlone o un superstizioso. Stavano sufficientemente bene dove si trovavano e non vedevano da dove potesse venire il pericolo. Tutto era esattamente come prima; avevano vasti possedimenti e non riuscivano a capire come Sodoma, quella magnifica città, potesse essere distrutta.PP 131.2

    Lot tornò tristemente a casa e rivelò il suo insuccesso. Gli angeli allora gli ordinarono di alzarsi e di chiamare la moglie e le figlie che vivevano ancora con lui perché abbandonassero la città. Ma Lot non partì subito. Nonostante fosse addolorato a causa della violenza che regnava ovunque, non si rendeva conto della malvagità degradante e odiosa che dilagava in quell’orribile città e non comprendeva che i terribili giudizi di Dio erano necessari per porre un freno alla corruzione. Alcuni dei suoi figli erano profondamente legati a Sodoma e sua moglie si rifiutò di partire senza di loro. Il pensiero di dover abbandonare le persone più care gli sembrava insopportabile. Non era facile lasciare la sua casa lussuosa, i beni acquistati con il lavoro di una vita intera, per andarsene via come un vagabondo. Profondamente triste e in preda al dubbio, egli attese. Gli angeli di Dio sapevano che così sarebbero morti tutti tra le rovine di Sodoma. Allora lo presero per mano, insieme alla moglie e alle figlie, e lo condussero fuori dalla città.PP 132.1

    Gli angeli li lasciarono qui per tornare a Sodoma, dove dovevano compiere la loro opera di distruzione. In tutte le città della pianura non erano state trovate neanche dieci persone giuste; ma per rispondere alla preghiera del patriarca, Dio salvò l’unico uomo che ancora manifestava rispetto per lui. Un angelo, colui che Abramo aveva implorato, si avvicinò a Lot e ordinò: “...Salvati la vita! non guardare indietro, e non ti fermare in alcun luogo della pianura; salvati al monte, che tu non abbia a perire”. Genesi 19:17. A questo punto un’esitazione o un ripensamento sarebbero stati fatali. Uno sguardo nostalgico sulla città amata, una sosta per rimpiangere la magnifica casa abbandonata avrebbero causato la perdita della vita. Il giudizio divino si sarebbe abbattuto sulla città non appena questi poveri fuggiaschi avessero trovato scampo.PP 132.2

    Lot, disorientato e spaventato, per paura che qualche disgrazia lo colpisse uccidendolo, obiettò che non sarebbe riuscito a fare ciò che gli era stato richiesto. Vivendo in quella città malvagia, tra persone che non credevano in Dio, la sua fede si era indebolita. Il Principe del cielo era al suo fianco, eppure egli implorava di aver salva la vita come se Dio, che aveva dimostrato tanto interesse e amore per lui, non volesse più proteggerlo. Avrebbe dovuto fidarsi completamente del messaggero divino, ponendo le sue decisioni e la sua vita nelle mani del Signore, senza dubitare minimamente. Ma come tanti altri, cercò di fare da sé: “Ecco, questa città è vicina da potermici rifugiare, ed è piccola. Deh, lascia ch’io scampi quivi — non è essa piccola? — e vivrà l’anima mia!” Genesi 19:20. La città era Bale, successivamente chiamata Tsoar. Si trovava a pochi chilometri da Sodoma e come questa era stata votata alla distruzione. Lot chiese che fosse risparmiata, insistendo che si trattava solo di una piccola richiesta. Il Signore lo accontentò, dicendogli: “Ecco, anche questa grazia io ti concedo: di non distruggere la città, della quale tu hai parlato”. Genesi 19:21. La misericordia di Dio è grande, nonostante gli errori delle sue creature.PP 132.3

    Nuovamente venne ripetuto il solenne ordine di affrettarsi, perché la tempesta non avrebbe tardato ancora molto. Ma tra i fuggitivi qualcuno si fermò per contemplare la città ormai condannata e per questo divenne un monumento del giudizio divino. Se Lot non avesse esitato a ubbidire all’avvertimento degli angeli e si fosse subito diretto verso le montagne, senza obiettare né cercare di trattare, anche sua moglie, colpita dalla risolutezza di suo marito, si sarebbe salvata. L’esitazione di Lot, invece, la indusse a considerare con leggerezza gli avvertimenti divini e a cedere a quell’errore fatale. Sebbene ella si trovasse fisicamente nella pianura, fuori dalla città, il suo cuore era legato a Sodoma e perì con essa. Si era ribellata contro Dio perché il suo giudizio avrebbe coinvolto nella rovina i suoi beni e i suoi figli; nonostante Dio l’avesse in realtà favorita, facendola uscire da quella città corrotta, le sembrava di essere stata trattata duramente perché le ricchezze da lei accumulate in tanti anni erano state votate alla distruzione. Invece di accettare con gratitudine quella salvezza, ella si volse indietro con presunzione, perché desiderava che coloro che avevano rifiutato l’avvertimento di Dio fossero risparmiati. La sua ingratitudine per la vita che le era stata risparmiata provava che ne era indegna.PP 133.1

    Dovremmo stare attenti a non considerare con leggerezza i mezzi che Dio mette a disposizione per la nostra salvezza. Ci sono dei cristiani che dicono: “Non mi interessa di essere salvato se mia moglie e i bambini non sono salvati insieme a me”. Essi ritengono che il cielo non sarebbe un luogo felice, senza la presenza di quanti sono loro così cari. Ma chi nutre questi sentimenti ha una giusta comprensione della propria relazione con Dio, alla luce della sua grande generosità e bontà nei loro confronti? Hanno forse dimenticato che sono legati al rispetto del loro Creatore e Redentore dai vincoli più forti dell’amore, dell’onore e della lealtà? Gli appelli misericordiosi di Dio sono rivolti a tutti. Non dobbiamo trascurare i nostri fratelli che non accettano l’amore misericordioso del Salvatore, perché la redenzione di ogni anima è preziosa. Il Cristo ha pagato un prezzo infinito per la nostra salvezza e nessuno, riflettendo sul valore di questo grande sacrificio o sulla dignità dell’individuo, dovrebbe disprezzare la generosità di Dio solo perché altri compiono questa scelta. Il fatto che essi non considerino le sue giuste richieste dovrebbe incoraggiarci invece a onorare Dio con una maggiore attenzione e a rappresentare una guida per tutti coloro su cui possiamo esercitare un’influsso positivo, affinché accettino il suo amore.PP 133.2

    Il sole stava sorgendo quando Lot arrivò a Tsoar. La luce del mattino sembrava annunciare prosperità e pace alle città della pianura. Le strade cominciavano a riempirsi di vita e la gente usciva, chi per svolgere i propri affari, chi per divertirsi. I generi di Lot si burlavano dei timori e degli avvertimenti di quel vecchio poco intelligente. All’improvviso, come un lampo a ciel sereno, la tempesta si scatenò: il Signore fece piovere dal cielo sulle città e sulla fertile campagna zolfo e fuoco. I palazzi, i templi, le abitazioni lussuose, i giardini, le vigne, la gente allegra e festosa che solo la notte prima aveva insultato i messaggeri del cielo, tutto fu consumato. Il fumo della conflagrazione si sollevò come se provenisse da una grande fornace. Così la ridente valle di Siddim divenne desolata e, in testimonianza della realtà della condanna di Dio nei confronti della colpa, essa non fu più abitata né vi fu più eretta alcuna costruzione.PP 134.1

    Le fiamme che consumarono le città della pianura devono costituire un avvertimento anche per il nostro tempo. Esse ci insegnano una terribile e solenne lezione: se da un lato Dio dimostra una grande misericordia per i trasgressori, vi è tuttavia un limite che gli uomini non possono superare, perché oltre questo cessa la misericordia e inizia l’attuazione del giudizio.PP 134.2

    Gesù dichiara che vi sono peccati maggiori di quelli che portarono Sodoma e Gomorra alla distruzione. Coloro che ascoltano l’invito evangelico che chiama i colpevoli al pentimento e non vi prestano attenzione, si rendono davanti a Dio responsabili di errori più gravi di quelli degli abitanti della valle di Siddim; ancora maggiore è il peccato di coloro che, pur professando di conoscere Dio e osservare i suoi comandamenti, negano il Cristo nella loro vita quotidiana e nel loro carattere. Se si tiene conto degli avvertimenti del Salvatore, il destino di Sodoma rappresenta un solenne ammonimento non solo per coloro che sono colpevoli di peccati evidenti, ma anche per quanti si mostrano indifferenti alla guida e ai privilegi che provengono da Dio.PP 134.3

    Il Testimone fedele disse alla chiesa di Efeso: “Ma ho questo contro di te: che hai lasciato il tuo primo amore. Ricordati dunque donde sei caduto, e ravvediti, e fa’ le opere di prima; se no, verrò tosto a te, e rimoverò il tuo candelabro dal suo posto, se tu non ti ravvedi”. Apocalisse 2:4, 5. Il Salvatore attende una risposta alla sua offerta di amore e perdono, motivata da un affetto più tenero di quello che muove il cuore di un genitore umano a perdonare un figlio ribelle e insofferente. Egli implora gli smarriti: “...Tornate a me, ed io tornerò a voi...”. Malachia 3:7. Ma se colui che commette un errore rifiuta ripetutamente di ascoltare la voce che lo chiama con tenerezza e compassione, egli alla fine sarà abbandonato al suo smarrimento. La sensibilità spirituale di chi ha respinto per molto tempo la generosità di Dio diminuisce fino a rifiutare completamente l’influsso della grazia. Il Salvatore, alla fine, pronuncerà su quell’individuo una terribile condanna: “...S’è congiunto con gli idoli; lascialo!” Osea 4:17. Nel giorno del giudizio le città della pianura saranno giudicate meno severamente di coloro che, pur avendo conosciuto l’amore del Cristo, hanno preferito condividere i piaceri di un mondo malvagio.PP 134.4

    Tu che disprezzi le offerte della misericordia divina, hai pensato che il tuo comportamento è registrato nel libro dei ricordi del cielo? Là sono annotate tutte le azioni colpevoli di popoli, famiglie e individui. Dio può sopportare per molto tempo l’allungarsi di questo resoconto e continuare tuttavia a invitare al pentimento, offrendo ancora perdono. Ma verrà il momento in cui questo elenco sarà completo. Allora, sulla base delle vostre scelte, sarà deciso il vostro destino ed eseguito il giudizio di ciascuno.PP 135.1

    La condizione del mondo religioso contemporaneo è preoccupante. Ci si prende gioco della misericordia divina; la gente neutralizza la legge di Dio “...insegnando dottrine che son precetti d’uomini”. Matteo 15:9. In molte chiese del nostro paese prevale l’infedeltà, anche se essa non si manifesta nel suo senso più ampio, cioè come negazione aperta della Bibbia, ma semplicemente nella forma di un cristianesimo “di facciata”, che in realtà mina la fede nella Parola come rivelazione di Dio. Il fervore religioso e la pietà sono state sostituite da un vuoto formalismo e quindi prevalgono l’apostasia e il lassismo morale. Gesù afferma: “Nello stesso modo che avvenne anche ai tempi di Lot... lo stesso avverrà nel giorno che il Figliuol dell’uomo sarà manifestato”. Luca 17:28, 30. Gli eventi quotidiani dimostrano che queste parole si stanno adempiendo. Il mondo si sta avviando rapidamente verso la distruzione; presto Dio scatenerà i suoi giudizi e i peccatori saranno consumati insieme ai loro peccati.PP 135.2

    Il Salvatore dice: “Badate a voi stessi, che talora i vostri cuori non siano aggravati da crapula, da ubriachezza e dalle ansiose sollecitudini di questa vita, e che quel giorno non vi venga addosso all’improvviso come un laccio; perché verrà sopra tutti quelli che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate dunque, pregando in ogni tempo, affinché siate in grado di scampare a tutte queste cose che stanno per accadere, e di comparire dinanzi al Figliuol dell’uomo”. Luca 21:34-36.PP 135.3

    Prima della distruzione di Sodoma, Dio avvertì Lot dicendogli: “Salvati la vita! Non guardare indietro, e non ti fermare in nessun luogo della pianura; salvati e raggiungi i monti, altrimenti morirai!” La stessa voce avvertì i discepoli della distruzione di Gerusalemme: “Quando vedrete Gerusalemme circondata d’eserciti, sappiate allora che la sua desolazione è vicina. Allora quelli che sono in Giudea, fuggano a’ monti...”. Luca 21:20, 21. Essi avrebbero dovuto cercare scampo immediatamente, senza tentare di salvare i loro beni. In entrambi i casi si trattava di una fuga, di una netta separazione dai malvagi: il suo prezzo era la sopravvivenza. Ciò che si verificò ai tempi di Noè e di Lot e dei discepoli, prima della distruzione di Gerusalemme, avverrà negli ultimi giorni. Ancora una volta Dio fa udire il suo avvertimento, ordinando al suo popolo di prendere le distanze dall’iniquità dilagante.PP 136.1

    La corruzione e l’apostasia che avrebbero caratterizzato il mondo religioso negli ultimi tempi furono presentate al profeta Giovanni nella visione di Babilonia: “...La gran città che impera sui re della terra”. Apocalisse 17:18. Prima della distruzione il cielo deve pronunciare il suo appello: “...Uscite da essa, o popolo mio, affinché non siate partecipi de’ suoi peccati e non abbiate parte alle sue piaghe”. Apocalisse 18:4. Come ai giorni di Noè e di Lot era indispensabile allontanarsi dal peccato e dai peccatori, anche oggi non deve esistere nessun compromesso tra Dio e ciò che la società rappresenta né bisogna affidare la propria sicurezza al possesso di beni materiali. “...Voi non potete servire a Dio ed a Mammona”. Matteo 6:24.PP 136.2

    Come gli abitanti della valle di Siddim, anche oggi la gente sogna il benessere e la pace. Ma l’avvertimento degli angeli di Dio era: “Salvati la vita!” Si sentono altre voci che dicono: “Stai calmo, non c’è nessun motivo di allarmarsi”. Gli uomini gridano: “Pace e sicurezza”, mentre il cielo dichiara che un’improvvisa distruzione colpirà i trasgressori. La notte che precedette la distruzione delle città della pianura, gli abitanti coinvolti nel vortice dei piaceri, derisero i timori e gli avvertimenti del messaggero di Dio, ma poi morirono tra le fiamme. In quella notte, la porta della misericordia fu chiusa per sempre davanti agli abitanti di Sodoma, corrotti e privi di scrupoli. Dio non sarà deriso per sempre: non ci si può prendere gioco di lui a lungo. “Ecco, il giorno dell’Eterno giunge: giorno crudele, d’indignazione e d’ira ardente, che farà della terra un deserto, e ne distruggerà i peccatori”. Isaia 13:9. La maggior parte dell’umanità rifiuterà la misericordia divina e sarà distrutta improvvisamente e per sempre. Coloro che invece ascoltano l’avvertimento, abiteranno “nel ritiro dell’Altissimo” e “all’ombra dell’Onnipotente”. La sua verità sarà per loro una protezione, simile a uno scudo o a una corazza. A loro viene rivolta la promessa: “Lo sazierò di lunga vita, e gli farò vedere la mia salvezza”. Salmi 91:1, 4, 16.PP 136.3

    Lot rimase solo per poco tempo a Tsoar. Vedendo che la corruzione era dilagante, come a Sodoma, ebbe timore di rimanervi a lungo a causa di una sua possibile imminente distruzione. Non molto tempo dopo, infatti, secondo quanto Dio aveva deciso, Tsoar fu distrutta. Lot si recò sulle montagne e abitò in una caverna, privo di tutte quelle comodità per le quali, a suo tempo, non aveva temuto di esporre la propria famiglia all’influsso di Sodoma. Ma la maledizione di quella città lo seguì. La condotta peccaminosa delle sue figlie era la conseguenza della depravazione in mezzo alla quale avevano vissuto in precedenza. Il loro carattere era stato così condizionato dall’immoralità che non riuscivano più a distinguere il bene dal male. I discendenti di Lot, i moabiti e gli ammoniti, furono popoli corrotti e idolatri, il cui comportamento depravato e immorale, manifestava un atteggiamento di ribellione nei confronti di Dio: essi divennero i peggiori nemici del suo popolo.PP 137.1

    Quale grande contrasto fra la vita di Abramo e quella di Lot! Erano vissuti insieme, avevano celebrato il loro culto su uno stesso altare, piantato le loro tende di nomadi l’una accanto all’altra, eppure erano così diversi! Lot aveva scelto i piaceri e i vantaggi che Sodoma poteva offrire; aveva abbandonato l’altare di Abramo, il sacrificio che di giorno in giorno veniva offerto al Dio vivente; aveva permesso che i suoi figli si inserissero in una società corrotta e idolatra. Nonostante tutto questo, aveva conservato il timore di Dio, tanto che le Scritture lo dichiarano uomo “giusto”. Il suo animo integro era addolorato dalle conversazioni volgari che era costretto a udire ogni giorno, dalla violenza e dai delitti che non poteva impedire. Era stato salvato come “un tizzone strappato dal fuoco” (Zaccaria 3:2) e ora, privato dei suoi beni, non aveva più né moglie né figli. Lot trascorse la vecchiaia coperto d’infamia, nelle grotte, come le bestie selvagge. Egli diede al mondo non una stirpe di uomini integri, ma due nazioni dedite a culti pagani, nemiche di Dio, in guerra con il suo popolo: questo, finché la coppa della loro malvagità fu colma ed essi furono condannati alla distruzione. Come sono terribili le conseguenze di un’azione insensata!PP 137.2

    Il saggio dice: “Non t’affannare per diventar ricco, smetti dall’applicarvi la tua intelligenza”. Proverbi 23:4. “Chi è avido di lucro conturba la sua casa, ma chi odia i regali vivrà”. Proverbi 15:27. L’apostolo Paolo dichiara: “Ma quelli che vogliono arricchire cadono in tentazione, in laccio, e in molte insensate e funeste concupiscenze, che affondano gli uomini nella distruzione e nella perdizione”. 1 Timoteo 6:9.PP 137.3

    Quando Lot si stabilì a Sodoma era deciso a non lasciarsi corrompere, e impose alla sua famiglia di rimanere fedele, ma evidentemente i suoi obiettivi non si realizzarono. La corruzione condizionò la sua fede e le amicizie dei suoi figli influirono sulla gestione dei suoi affari, determinando precise conseguenze.PP 138.1

    Molti commettono un errore simile. Quando devono scegliere una casa, considerano più importanti i possibili vantaggi materiali rispetto agli influssi morali della società che condizioneranno le loro famiglie. Cercano zone belle e prospere o si recano in una città promettente dal punto di vista economico, nella speranza di arricchirsi; ma i loro figli sono circondati da mille tentazioni e troppo spesso le amicizie che stringono impediscono loro di formarsi un buon carattere. Il lassismo morale, lo scetticismo e l’indifferenza in campo religioso tendono a vanificare l’educazione familiare. Vi sono molti esempi di giovani che si sono ribellati ai genitori e all’autorità divina: molti di loro si uniscono a persone non coerenti con la propria fede o addirittura apertamente ostili alla religione, finendo così per condividere la sorte dei nemici di Dio.PP 138.2

    Quando dobbiamo scegliere una casa, Dio vuole che prima di tutto consideriamo gli influssi morali e religiosi che incideranno sull’ambiente in cui dovrà vivere la nostra famiglia. A volte sarebbe necessario andare in zone periferiche perché non sempre si possono avere dei buoni vicini. Qualora, comunque, il Signore ci chiami a essere presenti in determinati posti, Dio ci darà la forza di rimanergli fedeli, a patto che esercitiamo un’attenzione costante, preghiamo e confidiamo nella grazia del Cristo. In vista della formazione di un carattere cristiano non dobbiamo esporci senza un’effettiva necessità a influssi negativi. Introdursi deliberatamente in un ambiente dominato dal materialismo e dallo scetticismo religioso significa addolorare Dio e allontanare i suoi angeli dalle nostre case. Coloro che vogliono garantire ai loro figli ricchezze e onori, nella società contemporanea, trascurando i loro bisogni spirituali, si renderanno conto, alla fine, che il guadagno in realtà si sarà trasformato in una terribile perdita.PP 138.3

    Molti, come Lot, assisteranno alla rovina dei figli e riusciranno a stento a salvare se stessi. Il lavoro di tutta un’esistenza e la vita stessa sarà un triste fallimento. Se i loro figli fossero stati veramente saggi, pur disponendo di ricchezze materiali minori, avrebbero sicuramente ottenuto un’eredità eterna.PP 138.4

    L’eredità che Dio ha promesso al suo popolo non si otterrà in questo mondo. Abramo non ricevette “...neppure un palmo di terra...”. Atti 7:5.PP 138.5

    Amministrò delle ricchezze che utilizzò per onorare Dio, offrendole per il bene dei suoi simili, ma non considerò mai questo mondo come la sua dimora. Il Signore gli aveva chiesto di lasciare la sua patria, dedita al culto degli idoli, con la promessa del possesso della terra di Canaan; tuttavia l’adempimento non fu vissuto né da lui né da suo figlio, né dal figlio di suo figlio. Quando Abramo desiderò un luogo per seppellire il suo corpo, lo comprò dai cananei. Nella terra della promessa, l’unico suo possedimento fu una tomba, scavata nella roccia, nella cava di Macpela.PP 139.1

    La promessa del Signore non si adempì completamente neppure con l’occupazione di Canaan da parte del popolo d’Israele. “Or le promesse furon fatte ad Abramo e alla sua progenie...”. Galati 3:16. Anche Abramo avrebbe beneficiato di quell’eredità. Il compimento della promessa di Dio venne ritardato perché “...per il Signore, un giorno è come mille anni, e mille anni son come un giorno”. 2 Pietro 3:8. Sembrava ci fosse un ritardo, ma il momento sarebbe arrivato senza indugio. Cfr. Abacuc 2:3. Il dono promesso ad Abramo non comprendeva solo la terra di Canaan, ma il mondo intero. A questo proposito l’apostolo Paolo dice: “Poiché la promessa d’esser erede del mondo non fu fatta ad Abrahamo o alla sua progenie in base alla legge, ma in base alla giustizia che vien dalla fede”. Romani 4:13. La Bibbia insegna chiaramente che il giuramento fatto ad Abramo si adempì attraverso il Cristo. Tutti coloro che sono del Cristo sono “...progenie d’Abrahamo; eredi, secondo la promessa” (Galati 3:29), “di una eredità incorruttibile, immacolata e immarcescibile”, di una terra liberata dalla maledizione del male. 1 Pietro 1:4. “Il regno e il dominio e la grandezza dei regni che sono sotto tutti i cieli saranno dati al popolo dei santi dell’Altissimo...” (Daniele 7:27); e “...i mansueti erederanno la terra e godranno abbondanza di pace”. Salmi 37:11.PP 139.2

    Dio fece intravedere ad Abramo questa eredità eterna ed egli ne fu felice. “Per fede soggiornò nella terra promessa, come in terra straniera, abitando in tende con Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa, perché aspettava la città che ha i veri fondamenti e il cui architetto e costruttore è Dio”. Ebrei 11:9, 10.PP 139.3

    Dei discendenti di Abramo è stato detto: “In fede moriron tutti costoro, senz’aver ricevuto le cose promesse, ma avendole vedute e salutate da lontano, e avendo confessato che erano forestieri e pellegrini sulla terra”. Ebrei 11:13. Anche noi dobbiamo vivere su questa terra come forestieri e pellegrini, nell’attesa di una dimora “migliore, cioè una celeste”. Ebrei 11:16. Sono figli di Abramo coloro che cercano quella città così a lungo sognata “il cui architetto e costruttore è Dio”.PP 139.4

    Larger font
    Smaller font
    Copy
    Print
    Contents