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Patriarchi e profeti - Contents
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    Capitolo 62: L’unzione di Davide

    Pochi chilometri a sud di Gerusalemme c’era Betlemme, dove circa mille anni prima che Gesù nascesse in una mangiatoia e adorato dai saggi provenienti dall’Oriente vedeva la luce Davide, figlio d’Isai. Secoli prima dell’avvento del Salvatore, Davide, da ragazzo, sorvegliava il gregge che pascolava sulle colline circostanti Betlemme. Questo giovane e semplice pastore cantava salmi composti da lui stesso, e il dolce suono dell’arpa accompagnava la sua fresca voce. Il Signore aveva scelto quel ragazzo e ora lo stava preparando, attraverso la vita solitaria di pastore, per l’opera che gli avrebbe affidato in futuro.PP 537.1

    Il Signore parlò di lui al profeta Samuele: “...Fino a quando farai tu cordoglio per Saul mentre io l’ho rigettato perché non regni più sopra Israele? Empi d’olio il tuo corno, e va’; io ti manderò da Isai di Bethlehem perché mi son provveduto di un re tra i suoi figliuoli... Prenderai teco una giovenca, e dirai: Son venuto ad offrire un sacrifizio all’Eterno. Inviterai Isai al sacrifizio; io ti farò sapere quello che dovrai fare, e mi ungerai colui che ti dirò. Samuele dunque fece quello che l’Eterno gli avea detto; si recò a Bethlehem e gli anziani della città gli si fecero incontro tutti turbati, e gli dissero: Porti tu pace?” 1 Samuele 16:1-4. Gli anziani accettarono l’invito a partecipare al sacrificio esteso anche a Isai e ai suoi figli. Quando l’altare venne costruito e il sacrificio preparato, era presente tutta la famiglia di Isai eccetto Davide, il figlio minore rimasto a guardia del gregge, che era rischioso lasciare incustodito.PP 537.2

    Al termine del sacrificio, e prima di distribuire l’olocausto, Samuele osservò i nobili figli di Isai. Eliab, il maggiore, era quello che per statura e bellezza assomigliava di più a Saul. Il profeta attirato dai suoi lineamenti regolari e dal suo corpo ben formato, considerando il portamento principesco del giovane, pensò: “Questo è davvero l’uomo che Dio ha scelto come successore di Saul”. Ma mentre attendeva l’ordine divino di consacrare Eliab, il Signore gli rivolse queste parole: “...Non badare al suo aspetto né all’altezza della sua statura, perché io l’ho scartato; giacché l’Eterno non guarda a quello a cui guarda l’uomo: l’uomo riguarda all’apparenza, ma l’Eterno riguarda al cuore”. 1 Samuele 16:17. Se Eliab fosse stato chiamato a regnare, sarebbe stato un sovrano orgoglioso ed esigente. Nessun uomo può essere approvato da Dio per il suo aspetto. Egli non considera le apparenze. La vera bellezza dell’uomo consiste nella saggezza e nella perfezione rivelate attraverso il carattere e il comportamento. Sono la bellezza interiore e la bontà del cuore che ci qualificano davanti a Dio. Queste verità dovrebbero guidarci quando giudichiamo noi stessi e gli altri. L’errore di Samuele ci deve insegnare a non valutare le persone per la loro bellezza e il loro nobile portamento.PP 537.3

    Comprendiamo così come l’uomo non sia sufficientemente saggio per capire, senza l’ispirazione divina, i segreti del cuore o comprendere la volontà di Dio. I pensieri e le vie di Dio non sono alla portata delle menti limitate delle sue creature. Possiamo però rassicurarci al pensiero che i suoi figli sono invitati a occupare i posti adatti alle loro qualità e, se essi si sottomettono alla volontà di Dio, in modo che i suoi piani non siano limitati a causa della perversità umana, diventano idonei a compiere proprio l’opera che viene affidata loro.PP 538.1

    Eliab e i suoi sei fratelli impegnati nel servizio religioso, passarono sotto gli occhi del profeta senza che il Signore li scegliesse. Samuele, fortemente perplesso e preoccupato, dopo aver osservato l’ultimo dei fratelli, chiese a Isai: “Sono questi tutti i tuoi figli?” Il padre rispose: “Resta ancora il più giovane, ma è a pascere le pecore”. Samuele allora ordinò: “Mandalo a cercare, perché non ci metteremo a tavola prima che sia venuto qua”. Cfr. 1 Samuele 16:11, 12. Un messaggero raggiunse il pastore solitario annunciandogli che il profeta era giunto a Betlemme e lo voleva vedere. Il giovane, sorpreso, si chiedeva come mai il giudice e profeta d’Israele desiderasse conoscerlo; comunque ubbidì immediatamente. “Or egli era biondo, avea dei begli occhi e un bell’aspetto”. 1 Samuele 16:12. Mentre Samuele osservava con piacere quel giovane pastore, bello e umile, il Signore gli disse: “Alzati, ungilo, perché è lui”. Cfr. 1 Samuele 16:12.PP 538.2

    Davide si era dimostrato coraggioso e fedele nel compiere l’umile lavoro di pastore e ora Dio lo sceglieva per essere la guida del suo popolo. “Allora Samuele prese il corno dell’olio, e l’unse in mezzo ai suoi fratelli, e da quel giorno in poi, lo spirito dell’Eterno investì Davide”. 1 Samuele 16:13. Il profeta, compiuta la sua missione, tornò a Rama sollevato.PP 538.3

    Samuele non aveva fatto conoscere lo scopo della sua visita neanche alla famiglia di Isai: la cerimonia dell’unzione di Davide era stata compiuta in segreto. Essa aveva reso il giovane consapevole dell’alto destino che lo attendeva, aiutandolo a restare fedele al piano che Dio voleva realizzare attraverso la sua vita, attraverso tutte le esperienze e i pericoli che avrebbe affrontato nel corso degli anni.PP 538.4

    Il grande onore conferito al giovane Davide non ebbe l’effetto di inorgoglirlo; egli, nonostante questa prospettiva, continuò tranquillamente a svolgere il suo lavoro, attendendo con serenità l’adempimento del piano di Dio. Con la stessa umiltà e modestia che aveva dimostrato prima dell’unzione, tornò sulle colline per sorvegliare e proteggere il gregge con cura ancora maggiore, e nuovamente ispirato compose melodie che poi suonava con l’arpa. Davanti a lui si estendeva un paesaggio bello e variato. Le vigne ricche di grappoli erano illuminate dal sole; le foglie verdi degli alberi della foresta erano mosse dalla brezza. Davide osservava i raggi del sole che inondavano il cielo di luce come uno sposo che esce dalla sua camera nuziale o come un uomo forte che gioisce perché partecipa a una corsa. Guardava le cime audaci delle alture che si slanciavano verso il cielo, in lontananza le nude rocce della catena montuosa di Moab e, al di sopra di tutto, l’azzurro del cielo. Davide, pur non potendo scorgere Dio, ne vedeva le opere gloriose. La luce del giorno che illuminava foreste, montagne, prati e ruscelli, lo portava a pensare al Padre della luce, l’Autore di ogni cosa e di ogni dono perfetto. La sempre maggiore conoscenza del carattere e della maestà del Creatore predisponevano il cuore del giovane poeta all’adorazione e al ringraziamento. Attraverso la contemplazione di Dio e delle sue opere, la mente e il cuore di Davide si rafforzavano e sviluppavano per poter compiere l’opera che lo attendeva. Ogni giorno entrava in una comunione più intima con Dio. Temi sempre più profondi ispiravano le sue canzoni e il suono della sua arpa che accompagnava la ricca melodia della sua voce si diffondeva nell’aria echeggiando fra le colline, quasi in risposta ai gioiosi canti degli angeli.PP 539.1

    Chi può valutare le conseguenze di quegli anni di lavoro e pellegrinaggio tra le colline solitarie? La comunione con la natura e con Dio, la cura per il gregge, i pericoli e le liberazioni, i dolori e le gioie, la sua umile fatica, non avevano solo lo scopo di modellare il carattere di Davide e influenzarne la vita futura, perché i salmi di questo dolce cantore d’Israele avrebbero ispirato l’amore e la fede nei cuori dei figli di Dio di tutte le epoche portandoli più vicini a colui che ama tutti e in cui vivono tutte le sue creature.PP 539.2

    Questa bella adolescenza preparava Davide a occupare un posto al fianco degli uomini più nobili della terra. I suoi talenti, preziosi doni di Dio, erano impiegati per esaltare la gloria del Creatore. La contemplazione e la meditazione lo arricchivano di quella saggezza e pietà che lo rendevano l’amico di Dio e degli angeli, e gli facevano comprendere meglio il carattere di Dio. Gli venivano rivelati temi oscuri, vedeva appianarsi le difficoltà, diradare le perplessità e ogni raggio di nuova luce gli dava momenti di estasi e ispirava dolcissimi canti di consacrazione alla gloria di Dio e del Redentore. L’amore che lo animava, le afflizioni che lo circondavano, i trionfi che lo aspettavano, erano tutti soggetti su cui egli rifletteva; e quando pensava all’amore che Dio aveva dimostrato nella sua vita, lo animava un profondo senso di gratitudine e adorazione, e la sua voce innalzava una melodia più ricca, e la sua arpa veniva suonata con gioia maggiore. Così il giovane pastore procedeva di forza in forza, di conoscenza in conoscenza, perché lo Spirito del Signore era con lui.PP 539.3

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