Capitolo 66: La morte di Saul
Dopo la dichiarazione di guerra fra Israele e i filistei, “i Filistei si radunarono e vennero ad accamparsi a Sunem...” (1 Samuele 28:4) sul bordo settentrionale della pianura di Jezreel. Intanto Saul occupava con il suo esercito alcuni chilometri della zona meridionale della stessa pianura, ai piedi del monte Ghilboa. Fu proprio in questa pianura che Gedeone con i suoi trecento aveva messo in fuga le schiere di Madian; ma lo spirito che aveva animato il liberatore d’Israele era completamente diverso da quello che agitava l’animo del re. Mentre Gedeone era stato sorretto da una forte fede nel potente Dio di Giacobbe, Saul sentiva di essere solo e indifeso perché Dio lo aveva abbandonato, e vedendosi circondato dall’esercito dei filistei, “...ebbe paura e il cuore gli tremò forte”. 1 Samuele 28:5.PP 566.1
Saul aveva sentito dire che Davide era dalla parte dei filistei, e si aspettava che il figlio di Isai approfittasse di quell’opportunità per vendicare i torti subiti. Il re era profondamente angosciato. La sua passione irrazionale, che lo aveva incitato a uccidere colui che Dio aveva scelto, stava portando la nazione in una situazione di grave pericolo: la ricerca di Davide lo aveva talmente impegnato da trascurare di difendere il regno. I filistei, quindi, approfittarono del fatto che le postazioni erano sguarnite per penetrare fino nel cuore del paese.PP 566.2
Così mentre Satana aveva spinto Saul a impegnarsi con tutte le sue forze per catturare Davide e ucciderlo, lo stesso spirito aveva suggerito ai filistei di approfittarne per travolgere Saul e il popolo di Dio. Spesso il grande avversario si serve della stessa politica! Egli istiga coloro che non sono consacrati per accendere l’invidia e provocare la lotta nella chiesa, e dopo aver creato delle divisioni fra il popolo di Dio, si serve dei suoi agenti per causarne la rovina.PP 566.3
Il giorno seguente Saul doveva combattere con i filistei. Le ombre di un destino incombente si affollavano intorno a lui, ed egli desiderava ardentemente ricevere aiuto e guida, ma ogni sua ricerca del consiglio di Dio fu vana. “L’Eterno non gli rispose ne per via di sogni, né mediante l’Urim, né per mezzo dei profeti”. 1 Samuele 28:6. Ma se il Signore non abbandona mai una persona che si avvicina a lui con sincera umiltà, perché non rispose a Saul? Il comportamento del re aveva annullato tutti i mezzi di cui Dio si poteva servire per mettersi in contatto con l’uomo. Egli aveva respinto i consigli del profeta Samuele, aveva esiliato Davide, l’unto di Dio, aveva ucciso i sacerdoti del Signore; poteva forse aspettarsi di ricevere una risposta da Dio dopo aver interrotto i canali di comunicazione con il cielo? Avendo scacciato con il suo peccato lo Spirito della grazia, poteva ricevere dall’Eterno una risposta per mezzo di sogni e rivelazioni? Saul non si rivolse a Dio, animato dall’umiltà e dal pentimento. Egli ricercava la liberazione dai nemici e non il perdono dei peccati e la riconciliazione con il Signore. E proprio la ribellione e l’ostinazione che lo avevano separato da Dio gli impedivano di ritornare a lui pentito e rattristato. Allora l’orgoglioso sovrano, angosciato e disperato, cercò l’aiuto in un’altra direzione.PP 566.4
“Allora Saul disse ai suoi servi: Cercatemi una donna che sappia evocar gli spiriti ed io anderò da lei a consultarla”. 1 Samuele 28:7. Saul conosceva bene la natura della negromanzia; sapeva che era stata esplicitamente proibita da Dio, e che su tutti coloro che la praticavano pendeva una sentenza di morte. Quando Samuele era ancora vivo, Saul aveva ordinato che tutti gli incantatori e coloro che avevano degli spiriti fossero messi a morte; ma ora, in preda alla follia e alla disperazione, Saul ricorreva all’oracolo che aveva condannato come abominevole.PP 567.1
Fu riferito al re che in un nascondiglio a Endor vi era una donna che aveva uno spirito. Ella aveva stabilito un patto con Satana ottenendo in cambio del dono della sua persona per adempiere propositi satanici, la facoltà di operare miracoli e la conoscenza di segreti.PP 567.2
Dopo essersi travestito, Saul si recò di notte con due servi per cercare il nascondiglio dell’incantatrice. Che scena pietosa! Il re d’Israele era prigioniero della volontà di Satana. Saul percorreva un sentiero oscuro: dopo essere stato scelto dal Signore si era comportato a modo suo resistendo allo Spirito di Dio! Che schiavitù terribile quella di chi si abbandona al controllo del peggiore dei tiranni: se stesso! La fiducia in Dio e l’ubbidienza ai suo comandamenti era l’unica condizione che avrebbe permesso a Saul di diventare re d’Israele. A queste condizioni, a cui Saul non ottemperò, il suo regno sarebbe rimasto tranquillo e Dio avrebbe protetto e guidato il re. Il Signore aveva avuto molta pazienza con Saul, e per quanto la sua ribellione e caparbietà avesse ridotto a un silenzio quasi completo la voce divina, Saul aveva ancora la possibilità di pentirsi. Nel momento in cui abbandonò Dio per ottenere una rivelazione da un’alleata di Satana, recise l’ultimo vincolo che lo univa al suo Creatore, ponendosi sotto il pieno controllo della potenza demoniaca che per anni lo aveva condizionato e lo aveva portato alla soglia della morte.PP 567.3
Protetti dall’oscurità, Saul e i suoi servi attraversarono la pianura, e poi l’accampamento dei filistei, senza subirne conseguenze, valicarono la catena montuosa sino a raggiungere la dimora solitaria dell’evocatrice di spiriti a Endor. Là, una donna che possedeva uno spirito, si era nascosta per potere praticare in segreto i suoi incantesimi profanatori. Nonostante il travestimento, l’alta statura di Saul e il suo portamento regale rivelavano che egli non era un soldato qualsiasi. La donna sospettò che quel visitatore fosse Saul soprattutto quando ricevette ricchi doni e quando le fu chiesto: “...Dimmi l’avvenire, ti prego, evocando uno spirito, e fammi salire colui che ti dirò”. La donna rispose: “Ecco, tu sai quel che Saul ha fatto com’egli ha sterminato dal paese gli evocatori di spiriti e gl’indovini. Perché dunque tendi un’insidia alla mia vita per farmi morire?” Allora Saul “le giurò per l’Eterno, dicendo: Com’è vero che l’Eterno vive, nessuna punizione ti toccherà per questo. Allora la donna gli disse: Chi debbo farti salire? Ed egli: Fammi salire Samuele”. 1 Samuele 28:8-12.PP 568.1
Dopo aver praticato i suoi incantesimi ella disse: “Vedo un essere sovrumano che esce di sotto terra... È un vecchio che sale, ed è avvolto in un mantello. Allora Saul comprese che era Samuele, si chinò con la faccia a terra e si prostrò dinanzi”. 1 Samuele 28:13, 14.PP 568.2
In realtà non era il santo profeta di Dio ad apparire e parlare attraverso l’incantesimo; Samuele non era tra gli spiriti maligni. Quell’apparizione soprannaturale era prodotta unicamente dalla potenza di Satana, che poteva facilmente assumere le sembianze di Samuele, come d’altra parte poté assumere quella di un angelo, quando tentò il Cristo nel deserto.PP 568.3
Le prime parole della donna in trance erano state rivolte al re: “Perché mi hai ingannata? Tu sei Saul!” 1 Samuele 28:12. Lo spirito maligno che impersonificava il profeta aveva per prima cosa avvertito in segreto la donna malvagia dell’inganno che le veniva fatto. Il messaggio rivolto a Saul da colui che si spacciava per profeta, era: “Perché mi hai tu disturbato, facendomi salire? Saul rispose: Io sono in grande angustia, poiché i filistei mi fanno guerra e Dio si è ritirato da me e non mi risponde più né mediante i profeti né per via di sogni. Perciò t’ho chiamato perché tu mi faccia sapere quel che ho da fare”. 1 Samuele 28:15.PP 568.4
Saul aveva disprezzato i consigli che Samuele gli aveva dato da vivo e si era irritato per i suoi rimproveri. Ma ora, in un momento di angoscia e con la prospettiva della sconfitta, Saul pensava che la guida del profeta costituisse la sua unica speranza e per comunicare con il messaggero del cielo egli ricorse invano al messaggero dell’inferno. Saul si era completamente sottoposto all’autorità di Satana e colui che si diletta unicamente a provocare miseria e distruzione, approfittò per votare alla rovina quel re infelice. In risposta alla supplica di un Saul tormentato, venne trasmesso un messaggio terribile pronunciato apparentemente dalle labbra di Samuele: “Perché consulti me, mentre l’Eterno si è ritirato da te e t’è divenuto avversario? L’Eterno ha agito come aveva annunziato per mio mezzo: l’Eterno ti strappa di mano il regno e lo dà al tuo prossimo, a Davide, perché non hai ubbidito alla voce dell’Eterno, e non hai lasciato corso all’ardore della sua ira contro ad Amalek; perciò l’Eterno ti tratta così quest’oggi. L’Eterno darà anche Israele con te nelle mani dei filistei”. 1 Samuele 28:16-19.PP 568.5
Durante la sua vita, caratterizzata dalla ribellione a Dio, Saul era stato illuso e ingannato da Satana. Il tentatore cerca di sminuire il peccato, rendendone la trasgressione facile e invitante, nascondendo agli uomini gli avvertimenti e i rimproveri del Signore. La potenza incantatrice di Satana aveva indotto Saul a giustificare la sua sfida ai consigli e alle indicazioni di Samuele. Ma ora che il re si trovava in una situazione estrema Satana si rivolse nuovamente a lui, presentandogli la gravità del suo peccato, suggerendogli di non poter più sperare nel perdono e abbandonandolo nella disperazione. Non c’era niente di più efficace per distruggere il suo coraggio, confondere la sua capacità di giudizio e portarlo all’annichilimento.PP 569.1
Saul era prostrato per la stanchezza e il digiuno; era atterrito dal rimorso di coscienza e dopo quella terribile predizione, si sentì scuotere fin nell’intimo, come un albero durante una tempesta, e cadde prostrato a terra.PP 569.2
Anche l’evocatrice di spiriti era allarmata. Il re d’Israele giaceva davanti a lei privo di sensi. Se fosse morto nel suo nascondiglio quali conseguenze avrebbe subìto? Lo scongiurò di alzarsi e di prendere del cibo, affermando che dal momento che ella aveva messo in pericolo la sua vita per soddisfare un suo desiderio, egli avrebbe dovuto ubbidire alle sue richieste per preservare la sua. Anche i servi ripeterono le stesse suppliche e alla fine Saul cedette e la donna si affrettò a preparare un vitello ingrassato e del pane azzimo. Che scena fu quella! Nella rude caverna dell’incantatrice, in cui poco prima erano echeggiate parole di condanna in presenza del messaggero di Satana, sedeva colui che era stato scelto da Dio per essere re d’Israele e che il giorno successivo sarebbe morto in battaglia.PP 569.3
Prima dell’alba Saul tornò con i suoi soldati nell’accampamento d’Israele per prepararsi al conflitto. Ma l’evocazione di quello spirito oscuro lo aveva distrutto. Abbattuto e disperato, Saul non poteva assolutamente incoraggiare il suo esercito. Essendosi separato dalla Fonte di ogni forza, non poteva volgere le menti degli israeliti verso Dio, il loro liberatore. Tutto ciò contribuiva all’adempimento di quella terribile predizione.PP 569.4
Nella pianura di Shunem e sulle pendici del monte Ghilboa, le schiere degli israeliti e dei filistei furono impegnate in un combattimento terribile. Per quanto Saul, dopo la tragica esperienza nella grotta di Endor, avesse perso la speranza di vincere, combatté con valore ma anche con disperazione per il suo trono e il suo regno. Ma fu tutto inutile. “Gli israeliti fuggirono dinanzi ai filistei, e caddero morti in gran numero sul monte Ghilboa”. 1 Samuele 31:1. Tre figli coraggiosi del re erano morti al suo fianco. Gli arcieri stavano per raggiungere Saul, i suoi soldati erano caduti intorno a lui, i suoi figli, i prìncipi, erano stati falciati dalla spada e lui, ormai ferito, non poteva più combattere. Fuggire era impossibile ed essendo deciso a non farsi prendere vivo dai filistei, ordinò al suo scudiero: “Sfodera la spada e trafiggimi”. 1 Samuele 31:4. Vedendo che l’uomo rifiutava di colpire l’unto dell’Eterno, Saul si tolse la vita gettandosi sulla sua spada.PP 570.1
Così morì il primo re d’Israele, aggiungendo alle altre la colpa del suicidio. La sua vita era stata un fallimento e si era conclusa con il disonore e la disperazione per aver contrapposto la sua volontà perversa a quella di Dio.PP 570.2
La notizia della sconfitta si diffuse rapidamente, gettando nel terrore tutto Israele. La gente fuggì dalle città che i filistei poterono occupare indisturbati. Il regno di Saul, autonomo rispetto a Dio, aveva quasi provocato la rovina del suo popolo. Il giorno seguente, quando i filistei cercarono sul campo di battaglia di spogliare i caduti del bottino, scoprirono il corpo di Saul e dei suoi tre figli uccisi. Per completare il loro trionfo tagliarono la testa di Saul e la portarono, ancora sanguinante, insieme all’armatura per tutto il paese come trofeo di vittoria “ad annunziare la buona notizia nei templi dei loro idoli e al popolo”. 1 Samuele 31:9. L’armatura alla fine fu messa nel tempio di Astarte, mentre la testa fu appesa nel tempio di Dagon. La gloria per la vittoria ottenuta fu quindi attribuita al potere di questi falsi dèi e il nome dell’Eterno fu disonorato.PP 570.3
I corpi di Saul e dei suoi figli furono trascinati a Beth-Shan, una città non lontana da Ghilboa, vicino al fiume Giordano, dove furono appesi a delle catene per essere divorati da uccelli rapaci. Ma gli uomini coraggiosi di Jabes, ricordandosi come Saul avesse liberato la loro città nei primi anni felici del suo regno, manifestarono la loro gratitudine liberando i corpi del re e dei prìncipi e dando loro una decorosa sepoltura. Dopo aver attraversato di notte il Giordano, “tolsero dalle mura di Beth-Shan il cadavere di Saul e i cadaveri dei suoi figliuoli, tornarono a Jabes, e quivi li bruciarono. Poi presero le loro ossa, le seppellirono sotto alla tamerice di Jabes, e digiunarono per sette giorni”. 1 Samuele 31:12, 13. Così una nobile azione fatta quarant’anni prima, assicurò a Saul e ai suoi figli una sepoltura compiuta da mani sensibili e pietose in un momento oscuro di sconfitta e disonore.PP 570.4