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Patriarchi e profeti - Contents
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    Capitolo 63: Davide e Golia

    Quando il re Saul comprese di essere stato respinto da Dio, e avvertì l’importanza delle severe parole che il profeta gli rivolgeva, lo pervase un senso di ribellione e disperazione. L’orgoglio del re non era stato piegato da un sincero pentimento. Non comprendendo quanto fosse riprovevole il suo peccato, Saul non solo non cercò di cambiare la propria vita, anticipando la rovina profetizzata per la sua famiglia, ma rimuginava su quella che riteneva un’ingiusta decisione di Dio: la perdita del trono d’Israele da parte sua e della sua discendenza. Ritenne che il coraggio dimostrato nell’affrontare i nemici potesse neutralizzare il suo peccato di disubbidienza. Non avendo accettato con sottomissione il castigo divino, il suo orgoglio lo aveva portato a una tale disperazione da rischiare di perdere la ragione. I consiglieri gli raccomandarono di cercare un musicista capace, nella speranza che le note distensive di un dolce strumento musicale lenissero le sue preoccupazioni. Provvidenzialmente gli fu presentato Davide, abile suonatore di arpa, le cui note sublimi e divinamente ispirate ebbero l’effetto desiderato. I pensieri melanconici a lungo rimuginati, che avevano circondato come una nube oscura la mente di Saul, svanirono.PP 541.1

    Quando il servizio di Davide non fu più richiesto a corte, il giovane pastore tornò a occuparsi del suo gregge sulle colline, conservando la sua umiltà e la sua semplicità. Quando era necessario, Davide veniva richiamato ad assistere il re per calmarlo, facendo uscire da lui lo spirito maligno. Ma per quanto Saul apprezzasse Davide e la sua musica, il giovane pastore tornava ai campi e alle sue colline con un senso di sollievo e felicità.PP 541.2

    La stima che Dio e gli uomini avevano per Davide cresceva. Egli era stato educato per compiere la volontà del Signore, per la quale ora si impegnava più che mai. Aveva nuove cose a cui pensare: era stato alla corte e aveva visto le responsabilità che incombevano sul re. Aveva scoperto alcune delle tentazioni che assalivano Saul e aveva conosciuto i segreti del carattere e del comportamento del primo re d’Israele. Aveva visto che la gloria della regalità era adombrata da un’oscura nube di dolore e sapeva che la famiglia reale di Saul era tutt’altro che felice. Tutto ciò destava in lui, che era stato unto per diventare re d’Israele, grandi preoccupazioni. Mentre meditava profondamente, ed era angustiato da questi pensieri inquietanti, prendeva la sua arpa facendone uscire note che elevavano il suo spirito fino al Creatore e allontanavano i tristi presentimenti che sembravano oscurare il suo futuro.PP 541.3

    Lo stesso Dio che aveva preparato Mosè per la sua opera, plasmò il figlio di Isai perché diventasse la guida del suo popolo, insegnandogli ad avere fiducia in lui. Prendendosi cura del gregge, comprendeva quale poteva essere l’interesse del grande Pastore per le sue pecore.PP 542.1

    Davide portava il gregge lungo le colline solitarie, attraverso le aspre gole dove si rifugiavano le bestie feroci. Non di rado un leone usciva dai boschi del Giordano, o un orso dalle tane sulle colline, avventandosi feroce e affamato sul gregge. Davide, pur avendo come arma, secondo le abitudini di quel tempo solo una fionda e un bastone, dimostrò bene presto forza e coraggio nel proteggere il suo gregge. In seguito, illustrerà questi momenti dicendo: “...Quando un leone o un orso veniva a portare via una pecora di mezzo al gregge, io gli correvo dietro, lo colpivo, gli strappavo dalle fauci la preda; e se quello mi si rivoltava contro, io lo pigliavo per le ganasce, lo ferivo e l’ammazzavo”. 1 Samuele 17:34, 35. Queste esperienze mettevano alla prova Davide, sviluppandone il coraggio, la forza e la fede.PP 542.2

    Davide si era distinto per le sue imprese anche prima di essere chiamato alla corte di Saul; infatti l’ufficiale che lo fece conoscere al re, disse di lui: “... È un uomo forte, valoroso, un guerriero, parla bene, è di bell’aspetto e l’Eterno e con lui”. 1 Samuele 16:18.PP 542.3

    Quando gli israeliti dichiararono guerra ai filistei, tre figli di Isai si unirono all’esercito di Saul, mentre Davide rimase a casa. Qualche tempo dopo, però, si recò all’accampamento perché suo padre gli aveva chiesto di portare un messaggio e un dono ai suoi fratelli maggiori e informarsi se stavano bene. Isai non sapeva che il giovane pastore stava per compiere una missione ben più importante: un angelo lo avrebbe guidato per salvare il popolo in un momento in cui l’esercito d’Israele era in pericolo.PP 542.4

    Mentre Davide si avvicinava all’esercito sentì il rumore di un tumulto, come se stesse per cominciare uno scontro militare. “...L’esercito usciva per schierarsi in battaglia e alzava gridi di guerra”. 1 Samuele 17:20. Gli israeliti e i filistei si stavano avvicinando, schierati gli uni davanti agli altri. Davide corse verso l’esercito d’Israele e mentre salutava e parlava con i suoi fratelli, Golia, il campione dei filistei uscì allo scoperto e provocò gli israeliti sfidandoli con insulti a presentare un uomo che s’impegnasse con lui in un duello. Quando Davide si accorse che gli israeliti erano veramente spaventati, e seppe che la sfida dei filistei si ripeteva da vari giorni, senza che fosse possibile trovare un campione che facesse tacere lo spavaldo, ne fu turbato e, infiammato di zelo, pensò di salvare l’onore di Dio e la reputazione del suo popolo. I soldati israeliti abbattuti, scoraggiati, si dicevano l’un l’altro: “...Avete visto quell’uomo che avanza? Egli s’avanza per coprir d’obbrobrio Israele”. 1 Samuele 17:25. Davide, indignato esclamò: “...E chi è dunque questo filisteo, questo incirconciso, che osa insultare le schiere dell’Iddio vivente?” 1 Samuele 17:26.PP 542.5

    Quando Eliab, il fratello maggiore di Davide, udì quelle parole, riconobbe i sentimenti che stavano animando l’animo del giovane. Davide, pur essendo un pastore, aveva dimostrato audacia, coraggio e forza particolari, e la visita misteriosa di Samuele alla casa paterna aveva fatto sorgere nei fratelli il sospetto del vero obiettivo di quella visita. Vedendo che Davide era stato onorato più di loro, si erano ingelositi e non lo rispettavano e amavano come avrebbero dovuto fare con un fratello onesto e sensibile come lui. Lo consideravano un semplice e giovane pastore; e ora Eliab, interpretando la domanda del fratello come un rimprovero nei confronti della sua codardia che gli aveva impedito di tentare di far tacere il gigante dei filistei, esclamò con ira: “...Perché sei sceso qua? E a chi hai lasciato quelle poche pecore nel deserto? Io conosco il tuo orgoglio e la malignità del tuo cuore; tu sei sceso qua per veder la battaglia”. 1 Samuele 17:28. Davide rispose in maniera rispettosa ma decisa: “...Che ho io fatto ora? Non era che una semplice domanda!” 1 Samuele 17:29.PP 543.1

    Le parole di Davide vennero riferite al re, il quale convocò il giovane. Saul rimase meravigliato quando sentì il pastore dire: “...Nessuno si perda d’animo a motivo di costui! Il tuo servo andrà e si batterà con quel filisteo”. 1 Samuele 17:32. Saul si sforzò di far desistere Davide, ma il giovane si dimostrò irremovibile, rispondendo in modo semplice, senza pretese, parlando delle esperienze vissute mentre proteggeva il gregge di suo padre. “L’Eterno che mi liberò dalla zampa del leone e dalla zampa dell’orso, mi libererà anche dalla mano di questo filisteo” (1 Samuele 17:37) aggiunse Davide.PP 543.2

    La sfida del gigante, che faceva tremare l’esercito d’Israele, si protraeva già da quaranta giorni. Gli israeliti, vedendo la sua forma massiccia, la sua altezza di sei cubiti e una spanna, perdevano tutto il loro coraggio. Il gigante “aveva in testa un elmo di rame era vestito di una corazza a squame il cui peso era di cinquemila sicli di rame, portava delle gambiere di rame”. 1 Samuele 17:5, 6. La corazza, fatta di piastre di rame che si sovrapponevano l’una all’altra, come le scaglie dei pesci, erano così unite che nessun dardo poteva penetrare nell’armatura, e dietro le spalle il gigante portava un grosso giavellotto di rame. “L’asta della sua lancia era come un subbio di tessitore, la punta della lancia pesava seicento sicli di ferro, e colui che portava la sua targa lo precedeva”. 1 Samuele 17:27.PP 543.3

    La mattina e la sera Golia si avvicinava all’accampamento degli israeliti gridando: “...Perché uscite a schierarvi in battaglia? Non sono io il filisteo e voi dei servi di Saul? Scegliete uno fra voi e scenda contro a me. S’egli potrà lottare con me e uccidermi, noi sarem vostri servi, ma se io sarò vincitore e l’ucciderò, voi sarete nostri sudditi e ci servirete. E il filisteo aggiunse: Io lancio oggi questa sfida a disonore delle schiere d’Israele: datemi un uomo e ci batteremo”. 1 Samuele 17:8-10.PP 544.1

    Sebbene Saul avesse dato a Davide il permesso di accettare la sfida di Golia, le speranze di vedere la coraggiosa impresa del pastore coronata dal successo erano esigue. Davide fu rivestito con l’armatura del re: il pesante elmo di rame, la corazza di maglie e gli fu data anche la sua spada. Con questo equipaggiamento si preparò per compiere la sua missione, ma ben presto ritornò sui propri passi. Gli ansiosi spettatori pensarono subito che Davide avesse deciso di non rischiare la vita in uno scontro con un nemico così temibile. Ma il coraggioso giovane aveva ben altri pensieri e quando tornò da Saul chiese il permesso di togliersi la pesante armatura dicendo: “...Io non posso camminare con quest’armatura non ci sono abituato...”. 1 Samuele 17:39. Dopo essersi tolto l’armatura del re, preso il bastone da pastore, la bisaccia e una semplice fionda, scelse nel ruscello cinque pietre ben lisce, le mise nella sua sacca e si diresse verso il filisteo con la fionda in mano. Il gigante avanzava a grandi passi, preceduto dal suo scudiero, coraggiosamente, come se niente potesse contrastarlo, aspettandosi di incontrare il più forte guerriero d’Israele quando invece si trovò di fronte un ragazzo. Davide aveva un volto colorito che sprizzava salute; il suo corpo ben formato, non protetto dall’armatura, si presentava a suo vantaggio, tuttavia il suo profilo giovanile contrastava fortemente con il massiccio filisteo.PP 544.2

    Golia, meravigliato e arrabbiato esclamò: “...Sono io un cane che tu vieni contro a me con un bastone?...” 1 Samuele 17:43. E dopo aver ricoperto Davide delle peggiori maledizioni di tutti gli dèi che conosceva, lo derise gridando: “Vieni qua ch’io dia la tua carne agli uccelli del cielo e alle bestie de’ campi”. 1 Samuele 17:44.PP 544.3

    Davide non si fece intimorire dal campione dei filistei e andando incontro al suo antagonista gli disse: “...Tu vieni a me con la spada, con la lancia e col giavellotto; ma io vengo a te nel nome dell’Eterno degli eserciti, dell’Iddio delle schiere d’Israele che tu hai insultato. Oggi l’Eterno ti darà nelle mie mani e io ti abbatterò, ti taglierò la testa, e darò oggi stesso i cadaveri dell’esercito de’ Filistei agli uccelli del cielo e alle fiere della terra; e tutta la terra riconoscerà che v’è un Dio in Israele; e tutta questa moltitudine riconoscerà che l’Eterno non salva per mezzo di spada né per mezzo di lancia; poiché l’esito della battaglia dipende dall’Eterno, ed Egli vi darà nelle nostre mani”. 1 Samuele 17:45-47.PP 544.4

    Le parole di Davide, che già si rallegrava per il trionfo, pronunciate con coraggio e con voce musicale e chiara risuonarono nell’aria e furono udite distintamente dalle migliaia di uomini schierati per la guerra. Golia, furibondo sollevò la visiera del suo elmo e a fronte scoperta si slanciò contro l’avversario per vendicarsi. Il figlio di Isai stava attendendo il suo nemico: “E come il filisteo si mosse e si fe’ innanzi per accostarsi a Davide, Davide anch’egli corse prestamente verso la linea di battaglia incontro al filisteo mise la mano nella sacchetta, ne cavò una pietra, la lanciò con la fionda, e colpì il filisteo nella fronte; la pietra gli si conficcò nella fronte, ei cadde bocconi per terra”. 1 Samuele 17:48, 49.PP 545.1

    I due eserciti che pensavano che Davide sarebbe stato ucciso, rimasero sbigottiti quando la pietra sibilando nell’aria colpì il bersaglio e videro il forte guerriero tremare e alzare le mani come se fosse diventato improvvisamente cieco. Il gigante barcollava e, come la quercia tagliata al ceppo, cadde al suolo. Davide non attese un istante, saltò sul corpo del filisteo e con entrambe le mani gli prese la spada. Un momento prima il filisteo s’era vantato dicendo che avrebbe tagliato la testa al giovane e avrebbe dato il suo corpo in pasto agli uccelli del cielo. Ora, la sua stessa spada, veniva sollevata in aria facendo rotolare la testa del calunniatore, mentre un grido di esultanza si elevava dall’accampamento d’Israele.PP 545.2

    I filistei, terrorizzati, si ritirarono precipitosamente con grande disordine, mentre le grida di trionfo degli ebrei echeggiavano per le cime delle montagne, mentre si precipitavano sui nemici in fuga. “E inseguirono i filistei fino all’ingresso di Gath e alle porte di Ekron. I filistei feriti a morte caddero sulla via di Shaaraim, fino a Gath e fino a Ekron. E i figliuoli d’Israele, dopo aver dato la caccia ai filistei, tornarono e predarono il loro campo. E Davide prese la testa del filisteo, la portò a Gerusalemme, ma ripose l’armatura di lui nella sua tenda”. 1 Samuele 17:52-54.PP 545.3

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