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Patriarchi e profeti - Contents
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    Capitolo 31: Nadab e Abihu

    Dopo la consacrazione del santuario, i sacerdoti furono scelti per adempiere al loro sacro compito. Il rituale durò sette giorni, in ognuno dei quali si svolsero cerimonie speciali; l’ottavo giorno i sacerdoti iniziarono le loro funzioni. Assistito dai suoi figli, Aronne offrì i sacrifici richiesti da Dio e benedisse il popolo. Tutto era stato compiuto secondo le indicazioni divine. Dio accettò i sacrifici manifestando la sua presenza gloriosa in un modo del tutto particolare: un fuoco soprannaturale consumò l’offerta sull’altare. Il popolo assistette a questo prodigio con timore e profondo interesse. Si trattava di un segno evidente della gloria e del favore divini. La risposta degli israeliti fu unanime: si inchinarono a terra e pregarono, come se si trovassero davvero in presenza dell’Eterno.PP 298.1

    Poco tempo dopo, una terribile disgrazia colpì la famiglia del sommo sacerdote. Durante il culto, mentre il popolo innalzava le preghiere di ringraziamento a Dio, due figli di Aronne presero il proprio incensiere e vi bruciarono l’incenso, facendone salire il profumo all’Eterno. Essi avevano trasgredito l’ordine che proibiva l’uso di “fuoco estraneo”: Dio stesso aveva acceso la fiamma destinata ai servizi del santuario. A causa di questo peccato, un fuoco proveniente dal Signore li investì davanti a tutto il popolo e li consumò.PP 298.2

    In Israele, Nadab e Abihu erano secondi solo a Mosè e Aronne: essi avevano ricevuto particolari onori da Dio, che aveva permesso loro di contemplare la sua gloria sul monte, insieme ai settanta anziani. Questo rendeva particolarmente grave il loro atto: la loro trasgressione non poteva essere scusata né considerata con leggerezza. Questi uomini avevano ricevuto un’importante rivelazione: insieme ai capi d’Israele avevano avuto il privilegio di salire sul monte per entrare in contatto diretto con Dio. Essi erano sopravvissuti alla visione dello splendore divino; non potevano illudersi che il loro importante incarico li avrebbe protetti da una punizione severa. Non potevano sperare di godere di una sorta di immunità. Questo equivoco fu fatale. Il privilegio di una rivelazione superiore richiede, a chi ne beneficia, un impegno di integrità corrispondente al dono ricevuto. Su questo piano, Dio non può accettare compromessi. Onori e benedizioni non dovrebbero mai indurci a un comportamento presuntuoso e superficiale: non rappresenteranno mai un’autorizzazione a peccare, né una garanzia di impunità da parte di un Dio compiacente. Tutti i vantaggi che Dio dà sono intesi a rafforzare la nostra fedeltà e fermezza nel compiere la sua volontà.PP 298.3

    Nadab e Abihu da giovani non erano stati educati a esercitare l’autocontrollo. Il carattere permissivo del padre, la sua mancanza di rigore nel sostenere la giustizia, l’avevano indotto a trascurare l’educazione dei figli, abbandonandoli alle loro tendenze naturali. Il lassismo li dominò a tal punto da indebolire il loro senso di responsabilità nei riguardi dei compiti più sacri. Essi non avevano imparato il rispetto dell’autorità paterna, e quindi non compresero la necessità di un’ubbidienza scrupolosa alle richieste di Dio. L’atteggiamento accondiscendente di Aronne li indusse alla trasgressione e li espose al giudizio divino.PP 299.1

    Dio voleva insegnare al popolo che è necessario avvicinarsi a lui con rispetto e timore, nelle forme che Egli aveva indicato. Il Signore non poteva accettare un’ubbidienza parziale. In quel momento di solenne adorazione, era impensabile che tutto non si svolgesse come Dio aveva ordinato. Egli aveva pronunciato una maledizione su chi si fosse allontanato dai suoi comandamenti, confondendo il sacro con il profano. Attraverso il profeta Isaia, il Signore dichiara: “Guai a quelli che chiaman bene il male, e male il bene, che mutan le tenebre in luce e la luce in tenebre... Guai a quelli che si reputano savi e si credono intelligenti... perché hanno rigettata la legge dell’Eterno degli eserciti, e hanno sprezzata la parola del Santo dell’Eterno”. Isaia 5:20, 21, 24.PP 299.2

    Nessuno si inganni, pensando che alcuni comandamenti di Dio siano secondari: egli non accetterà un surrogato di ciò che ha richiesto. Il profeta Geremia domanda: “Chi mai dice una cosa che s’avveri, se il Signore non l’ha comandato?” Lamentazioni 3:37. Nessuno degli ordini che Dio ha inserito nella sua Parola può essere trasgredito senza provocare conseguenze. Ogni scelta diversa da quella di una completa ubbidienza “finisce col menare alla morte”. Proverbi 14:12.PP 299.3

    “E Mosè disse ad Aronne, ad Eleazar e ad Ithamar, suoi figliuoli: Non andate a capo scoperto, e non vi stracciate le vesti, affinché non muoiate... perché l’olio dell’unzione dell’Eterno è su voi”. Levitico 10:6, 7. Poi Mosè ricordò al fratello queste parole di Dio: “Io sarò santificato per mezzo di quelli che mi stanno vicino, e sarò glorificato in presenza di tutto il popolo”. Levitico 10:3. Aronne ascoltò in silenzio. La morte dei due figli, fulminati all’improvviso per un peccato così terribile — una colpa che egli sapeva essere il risultato della sua negligenza — lo riempì di una profonda angoscia. Tuttavia, in apparenza, rimase impassibile. Con nessuna espressione di dolore poteva manifestare la sua simpatia per i colpevoli: il popolo non doveva infatti essere spinto a protestare contro Dio.PP 299.4

    Il Signore insegna al suo popolo a riconoscere la giustizia dei suoi interventi affinché altri possano essere salvati dal peccato. L’avvertimento rappresentato da quel terribile giudizio salvò gli israeliti dalla tentazione di abusare della pazienza di Dio: ora avrebbero potuto fare scelte consapevoli. Dio condanna coloro che approvano i colpevoli e cercano di giustificarne le trasgressioni. Il peccato indebolisce la sensibilità morale: chi lo compie non si rende conto della gravità della trasgressione. Senza la guida dello Spirito Santo la percezione del peccato è parziale. È dovere di ogni credente avvertire coloro che si trovano in questa situazione. Alcuni vanificano gli effetti di questo avvertimento perché nascondono a chi sbaglia la vera natura e le conseguenze dell’errore: spesso essi si vantano di rappresentare un vero esempio di carità. In realtà, essi si oppongono all’influsso dello Spirito Santo; rassicurano il colpevole, in modo che egli persista in una strada che lo porterà alla rovina. Si rendono complici del male, corresponsabili di un mancato pentimento. Molti, veramente molti, sono stati rovinati da questa forma di simpatia ipocrita.PP 300.1

    Nadab e Abihu non avrebbero mai commesso quell’errore fatale se non fossero stati ubriachi, se non avessero abusato del vino. Sapevano che il servizio nel santuario richiedeva un’attenta e solenne preparazione: in quel luogo, infatti, si manifestava la presenza divina. La loro sregolatezza li rese inadatti alle funzioni sacre. Con la mente annebbiata e senza una chiara percezione morale, essi non riuscirono ad avvertire la differenza tra il sacro e il profano.PP 300.2

    Ad Aronne e ai suoi figli superstiti fu dato questo avvertimento: “Non bevete vino né bevande alcoliche tu e i tuoi figlioli quando entrerete nella tenda di convegno, affinché non muoiate; sarà una legge perpetua, di generazione in generazione; e questo perché possiate discernere ciò che è santo da ciò che è profano, e ciò che è impuro da ciò che è puro, e possiate insegnare ai figliuoli d’Israele tutte le leggi che l’Eterno ha dato...”. Levitico 10:9, 11. L’uso di vino e alcolici tende a indebolire il corpo e ad annebbiare la mente, inibendo i freni morali; impedisce all’uomo di distinguere ciò che è sacro e comprendere il carattere vincolante degli ordini divini. Tutti coloro che occupano una posizione di responsabilità spirituale devono mantenere una rigorosa temperanza, per poter scegliere consapevolmente tra il bene e il male. Ciò permetterà loro di preservare la fermezza di princìpi e la saggezza necessarie per formulare giudizi corretti ed equilibrati.PP 300.3

    A ogni cristiano sono rivolti questi stessi avvertimenti; l’apostolo Pietro infatti dichiara: “Ma voi siete una generazione eletta, un real sacerdozio, una gente santa, un popolo che Dio s’è acquistato...”. 1 Pietro 2:9. Dio ci chiede di salvaguardare ogni nostra facoltà nel miglior modo possibile, così da rendere al nostro Creatore un servizio decoroso. L’uso di bevande alcoliche conduce alle stesse conseguenze subite da Nadab e Abihu. La coscienza diventa insensibile al male, fino al punto da confondere il sacro con il profano. Da qui l’avvertimento solenne rivolto ai credenti di tutti i secoli: “Non sapete voi che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi, il quale avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? Poiché foste comprati a prezzo; glorificate dunque Dio nel vostro corpo”. 1 Corinzi 6:19, 20. “Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate alcun’altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio”. 1 Corinzi 10:31. “Se uno guasta il tempio di Dio, Iddio guasterà lui; poiché il tempio di Dio è santo; e questo tempio siete voi”. 1 Corinzi 3:17.PP 301.1

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