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Principi di educazione cristiana - Contents
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    La sofferenza di Dio

    Coloro che pensano alle conseguenze che derivano dall’affrettare o dal ritardare la diffusione del Vangelo, vi pensano in rapporto a se stessi e al mondo. Pochi vi pensano in rapporto a Dio, considerando le sofferenze che il peccato ha causato al nostro Creatore. Tutto il cielo ha sofferto nell’agonia di Cristo, però tale sofferenza non è né cominciata né finita con la sua incarnazione. La croce è una rivelazione, per i nostri sensi intorpiditi, del dolore che il peccato, fin dalle sue origini, ha causato al cuore di Dio. Ogni ingiustizia, ogni atto di crudeltà, ogni fallimento dell’umanità nel raggiungere l’ideale fissato dal Signore, contrista il Padre. Nella Bibbia è scritto che quando si abbatterono su Israele le calamità, frutto della sua separazione da Dio — oppressione nemica, crudeltà, e morte — egli “...si addolorò per l’afflizione d’Israele” (Giudici 10:16); “In tutte le lor distrette, egli stesso fu in distretta”. Isaia 63:9 (Diodati). Così, mentre “tutta la creazione geme ed è in travaglio” (Romani 8:22), il cuore del Padre infinito partecipa a questo dolore.PEC 152.3

    L’infelicità del nostro mondo, dove si raccolgono masse di persone colpite dal peccato e dalla malattia, è talmente profonda che non osiamo nemmeno immaginarla. Ma Dio la vive fino in fondo. Per distruggere il peccato e le sue conseguenze, egli ha dato il suo Figlio prediletto e ci ha offerto la possibilità di mettere fine a questa situazione di sofferenza, collaborando con lui. “E questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; allora verrà la fine”. Matteo 24:14.PEC 153.1

    Il mandato di Cristo ai suoi seguaci è: “Andate per tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura”. Marco 16:15. Non tutti sono chiamati a essere ministri o missionari nel senso stretto del termine, ma tutti possono essere suoi collaboratori nel portare la “lieta notizia” al prossimo. Il compito è affidato a tutti: grandi e piccoli, colti e ignoranti, vecchi e giovani.PEC 153.2

    In vista di questo mandato, oseremo educare i nostri figli e figlie soltanto per una vita di rispettabile formalismo, per una vita di sedicente cristianesimo priva del vero sacrificio di sé? Su una tale vita il verdetto di colui che è verità inevitabilmente sarà: “Io non ti conosco!”.PEC 153.3

    Eppure migliaia di genitori lo fanno, pensando di assicurare ai figli i benefici del Vangelo mentre essi stessi ne negano lo spirito. Ciò non è possibile. Quanti respingono il privilegio della compagnia di Cristo nel servizio, rinunciano all’unica formazione che rende idonei a partecipare con lui alla sua gloria. Essi rifiutano la preparazione che dà, in questa vita, forza e nobiltà di carattere. Più di un padre e di una madre hanno compreso troppo tardi che, negando ai figli la croce di Cristo, li abbandonavano al nemico, segnandone la rovina non solo per la vita avvenire, ma anche per quella presente.PEC 153.4

    Anche fra coloro che si preparano per servire Dio, molti sono distolti da metodi di educazione sbagliati. Troppo spesso si pensa che la vita sia fatta di periodi distinti: un tempo per lo studio e un tempo per il lavoro; un tempo di preparazione e un tempo di attuazione. Nel prepararsi per una vita di servizio, i giovani vanno a scuola per acquisire la conoscenza dai libri. Esonerati dalle responsabilità della vita quotidiana, sono assorbiti dallo studio e non di rado ne perdono di vista il vero scopo. L’entusiasmo della loro consacrazione iniziale a poco a poco scompare, e moltissimi si lasciano sopraffare da ambizioni personali ed egoistiche. Conseguito il diploma, migliaia di giovani si accorgono di avere perduto ogni contatto con la vita. Si sono così a lungo occupati di cose teoriche e astratte che quando devono mobilitarsi, anima e corpo, per affrontare le dure prove quotidiane, si trovano del tutto impreparati. Le energie che avevano pensato di impiegare in una nobile attività, sono invece usate nella lotta per la semplice sussistenza. Molti, dopo ripetuti fallimenti e disperando addirittura di potersi guadagnare onestamente da vivere, si abbandonano a pratiche discutibili o addirittura disoneste. Il mondo è così privato del servizio che avrebbe potuto ricevere, e Dio perde quelle persone che egli voleva innalzare, nobilitare e onorare come suoi rappresentanti.PEC 153.5

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