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Principi di educazione cristiana - Contents
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    Capitolo 9: I metodi di Gesù

    La più convincente illustrazione dei metodi di Gesù come insegnante si trova nella preparazione dei dodici apostoli. Su di loro avrebbero dovuto gravare pesanti responsabilità ed egli li aveva appunto scelti perché erano uomini disposti a lasciarsi riempire del suo Spirito e a essere preparati per portare avanti la sua opera sulla terra, una volta che egli se ne fosse andato. A loro, più che a tutti gli altri, egli diede il vantaggio della sua presenza. Tramite il contatto personale, Gesù impresse la propria immagine su questi collaboratori da lui scelti. Giovanni, il discepolo amato, dice: “La vita è stata manifestata e noi l’abbiamo vista...”. Giovanni 1:2.PEC 50.1

    Solo per mezzo della comunione dell’elemento umano con quello divino, mente con mente e cuore con cuore, poteva essere trasmessa quell’energia vivificatrice che l’educazione autentica può impartire.PEC 50.2

    Nella formazione dei discepoli, il Salvatore si attenne al metodo educativo stabilito alle origini. I primi dodici scelti da lui, con pochi altri che, per aiutarli, di quando in quando venivano in contatto, formavano la famiglia di Gesù. Lo accompagnavano nei suoi viaggi, ne condividevano prove e privazioni e, per quanto potevano, partecipavano all’opera da lui svolta.PEC 50.3

    Talvolta, egli insegnava mentre sedevano tutti insieme sui fianchi di un monte, altre volte sulla riva del mare, da una barca di pescatori o mentre camminavano per via. Sempre, quando Gesù parlava alla moltitudine, i discepoli si disponevano in circolo più vicino e gli si stringevano intorno per non perdere nulla delle sue istruzioni. Essi erano uditori attenti, con il desiderio ardente di comprendere quelle verità che poi avrebbero dovuto insegnare in ogni luogo e in tutti i tempi.PEC 50.4

    I primi allievi di Gesù furono scelti tra la gente comune. I pescatori della Galilea erano umili, illetterati, poco familiari con la dottrina e con le usanze dei rabbini; si erano, però, formati alla scuola della dura disciplina del lavoro e delle difficoltà. Erano uomini dotati di un’abilità naturale e di uno spirito ricettivo per cui potevano essere istruiti e modellati per l’opera del Salvatore. Vi sono nel mondo molti operai che svolgono pazientemnte i loro compiti quotidiani, inconsapevoli delle energie nascoste che, se stimolate, potrebbero fare di loro dei grandi condottieri nel mondo. Questi erano gli uomini che il Signore chiamò per essere suoi collaboratori. Essi ebbero anche il vantaggio di tre anni di formazione presso il più grande Educatore che il mondo abbia mai conosciuto.PEC 50.5

    In questi primi discepoli c’era un’accentuata diversità. Chiamati a essere maestri nel mondo, rappresentavano tanti differenti tipi di carattere. Matteo Levi, esattore delle tasse, chiamato da una vita di affari e di collaborazione con il nemico: Roma; Simone lo zelota, il nemico intransigente dell’autorità imperiale; Pietro, impulsivo e pieno di sé ma dal cuore ardente, con Andrea suo fratello; Giuda l’Iscariota (o uomo di Cariot, città della Giudea, ndt), uomo raffinato, capace, ma dallo spirito meschino; Filippo e Tommaso, sinceri e fedeli, sebbene un poco lenti a credere; Giacomo d’Alfeo e Giuda, meno in vista tra i fratelli, ma uomini forti, concreti sia nei difetti sia nelle virtù; Natanaele, un uomo sincero e fiducioso, qualità infantili ma autentiche e infine gli ambiziosi ma affettuosi ed espansivi figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni.PEC 51.1

    Per svolgere in modo efficace l’opera alla quale erano stati chiamati, questi discepoli, così differenti quanto a caratteristiche naturali, a preparazione e ad abitudini, avrebbero dovuto raggiungere l’unità di sentimenti, di pensiero e di azione. Per raggiungere questa unità, Cristo cercò di unirli a sé. Nella sua preghiera al Padre, Gesù espresse il fardello del suo impegno per loro: “...che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch’essi siano in noi... affinché il mondo conosca che tu mi hai mandato, e che li ami come hai amato me”. Giovanni 17:21, 23.PEC 51.2

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